Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Tutto ciò che serve per istruire il neofita nella sana dottrina e in una sana morale cristiana, per così orientarsi nell'insegnamento biblico di base, nella devozione e nel discernimento spirituale riguardo alle questioni che attengono alla fede biblica e al saggio comportamento nel mondo. È «vademecum» per chiunque voglia trasmettere la fede biblica.

   Ecco le singole parti principali:
01. La via che porta a Dio;
02. Le basi della fede
03. La Sacra Scrittura
04. Dio
05. Creazione e caduta dell’uomo
06. Gesù Cristo
07. Lo Spirito Santo
08. La salvezza dell’uomo
09. Il cammino di fede
10. La chiesa biblica
11. Ordinamenti e radunamenti
12. L’opera della chiesa
13. Il diavolo
14. Le cose future
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LA CONDUZIONE, I SUOI SISTEMI E PERICOLI

 

 di Edoardo Piacentini – Nicola Martella

 

Ho ricevuto uno scritto di Edoardo Piacentini. Egli interveniva con esso nella discussione dell’articolo «Comportamenti erronei di conduttori verso i membri». Per l’inquadramento delle questioni rimandiamo al tema di discussione corrispondente. Mi sono limitato soltanto ad adattarlo, a strutturarlo e dargli dei titoli intermedi. In tal modo, ho potuto rispondere al suo scritto punto per punto.

 

 

1.  PERCHÉ DICO NO A UNA CONDUZIONE MONOCRATICA (Edoardo Piacentini)

     ■ Pericoli del pastorato: Nella Bibbia non è detto che bisogna lasciare a un solo anziano la responsabilità di una comunità; anzi, quando ciò accade, è molto pericoloso, perché si apre la porta a un’autocrazia con tutti i suoi frutti negativi. Il grave errore, cui sono incorsi la maggior parte dei movimenti evangelici, nonostante il modello di comunità neotestamentaria, a cui s’ispirano, è stato quello d’aver dato un carattere monarchico al pastorato. In molte comunità evangeliche il pastore è, infatti, l’unico conduttore e responsabile della vita della comunità e per quanto riguarda gli anziani, se ne fa volentieri a meno! Un uomo solo, sia questi un anziano, un pastore o fosse pure un apostolo, non deve mai dominare la comunità, poiché, oltre a non poter fare tutto da sé, per quanto ne possa essere capace, la chiesa si trova a essere privata dalla sana guida, che proviene dal consiglio di diversi consiglieri.

 

     ■ L’affare di famiglia: Inoltre, nel caso in cui un anziano o un pastore assuma da solo il governo della comunità, può capitare che in realtà esso diventi il governo della famiglia di quell’anziano o di quel pastore. Ci sono stati casi in cui la moglie e i figli dell’anziano o del pastore hanno influenzato l’andamento della vita della comunità, perché le decisioni prese non sono state altro che il risultato di discussioni familiari.

 

     ■ Il principio plurale: Nella chiesa primitiva la guida della comunità era affidata a un collegio d’anziani (in greco = presbyterion), formato da un insieme di presbyteroi o anziani, i quali collaboravano tra loro di pari consentimento (1 Timoteo 4,14), svolgendo ognuno il ruolo affidatogli da Dio. Ogni anziano, inoltre, si circondava di discepoli, che non solo istruiva (1 e 2 Timoteo, Tito), ma con i quali condivideva anche il suo ministero (Romani 16,21; 1 Corinzi 4,17; Filippesi 2,19-23; 1 Tessalonicesi 3,5-6; Tito 1,5-9). Era, dunque, completamente estraneo alla chiesa primitiva il concetto che il pastore fosse l’unico responsabile della comunità, dirigendo e svolgendo in prima persona ogni sua attività.

     L’apostolo Paolo, in più occasioni, ha ricordato che lo Spirito Santo distribuisce ai membri della comunità diversità di doni spirituali e di ministeri (Romani 12,3-8; 1 Corinzi 12,4-11; ecc.); perciò ognuno deve espletare il suo ruolo sotto il comando e l’autorità del Signor Gesù, prendendo esempio dal corpo umano, le cui membra funzionano tutte, svolgendo ciascuna la sua funzione sotto la direzione del cervello.

     L’apostolo Pietro raccomanda vivamente agli anziani, essendo egli stesso anziano con loro, di non signoreggiare le eredità (1 Pietro 5,3).

     L’apostolo Giovanni, inoltre, censura l’orgoglio di Diotrefe, che avendo il primato nella chiesa e preoccupato di difendere la sua supremazia, non solo non riceveva l’apostolo, ma proibiva anche agli altri fratelli di ospitarlo (3 Giovanni 1,9-10).

     Ed è proprio per evitare queste deplorevoli situazioni, il Nuovo Testamento prevede una pluralità d’anziani (Atti 14,23; 20,21; Filippesi 1,1, Tito 1,5), che l’apostolo Paolo chiama, appunto, il «collegio degli anziani» (1 Timoteo 4,14), ossia il presbiterio locale. Quando la Chiesa è retta da un collegio d’anziani, le decisioni sono prese da diversi consiglieri, che non soltanto salvaguardano la comunità dalle imposizioni di una sola persona, ma l’arricchiscono anche con esperienze diverse e doni vari.

 

     ■ Limitazioni del singolo: D’altra parte, è davvero difficile immaginare che una sola persona possa avere tutti i doni dello Spirito Santo, elencati nel Nuovo Testamento. Un profeta [o proclamatore ispirato, N.d.R.], che usa toni solenni, difficilmente potrebbe essere un buon consigliere. Un donatore generoso potrebbe facilmente fallire nell’amministrazione. Un insegnante, che spiega con chiarezza le Scritture, potrebbe rivelarsi un predicatore poco incisivo e incapace di motivare i credenti.

 

     ■ Forza dei molti: Oggi, si sente forte l’esigenza che Dio susciti un risveglio spirituale nella sua chiesa. Questo risveglio non può prescindere da una chiesa di membri consacrati, i quali non solo testimoniano nella società, con la loro nuova vita, d’essere veri credenti, ma dedicano al servizio di Dio i doni spirituali e le capacità naturali che hanno ricevuto. Questi doni differenti sono stati elargiti da Dio per l’edificazione della chiesa, ed è perciò necessario comprendere che non tutti hanno gli stessi compiti, capire nel miglior modo possibile qual è il ruolo, che ci è stato affidato, ed essere disposti a svolgerlo generosamente, non per il proprio successo personale e senza calcolare il proprio tornaconto.

     I responsabili delle comunità, consapevoli che da soli non possono esplicare tutte le attività della chiesa, devono ringraziare Dio per quei fratelli che possiedono doni diversi dai propri e incoraggiarli a collaborare insieme, affinché le loro abilità possano compensare le proprie insufficienze. Insieme potranno così edificare la chiesa e attendersi il sospirato risveglio. Dio ci benedica. {04-06-2012}

 

 

2.  ALCUNE OSSERVAZIONI SULLA CONDUZIONE (Nicola Martella)

     ■ Pericoli antipodici di conduzione: Come ho già ribadito altre volte, ci sono due pericoli in cui si può cadere riguardo alla conduzione. Il primo consiste nella conduzione monocratica, in cui un solo uomo crede di poter essere l’unico capitano indiscusso di una nave. L’altro è quello che, per avere, a tutti i costi, una pluralità nella conduzione (collegio), si riconoscano «conduttori di paglia», ossia che non hanno le qualità prescritte dal NT; essi saranno una palla al piede degli altri conduttori e un peso affliggente per la comunità. Chiaramente il sistema di conduzione migliore e che dà stabilità a un’opera ecclesiale e le permette una eventuale moltiplicazione, è quello collegiale, in cui tutti i conduttori corrispondano alle qualità minime prescritte dal NT (1 Tm 3; Tt 1).

 

     ■ Pastore: L’altro aspetto riguarda il termine «pastore», che entrato nella convenzione ecclesiologica comune come titolo, carica o ufficio, per designare il conduttore monocratico di una chiesa. Vedo che Edoardo Piacentini, pur prendendo distanza dal pastore unico, rimane termino logicamente ancorato a tale dizione, quando parla continuamente di «pastore» e «pastorato». Probabilmente si tratta di una «deformazione professionale» o della potenza delle convenzioni ecclesiali. Suggerisco che si parli di «conduttore» per designare ogni tipo di guida di una chiesa locale.

     In nessun brano del NT esiste un solo caso del genere, in cui un conduttore di chiesa fu chiamato, ad esempio, «pastore Filemone». Nel NT «pastore» non è un titolo o una carica, ma una funzione ministeriale, che possono avere i conduttori (presbyteroi, episkopoi), i missionari (apostoloi) e addirittura anche i collaboratori (diakonoi, ecc.). In Efesini 4,11 «pastori e insegnanti» sono una sola funzione ministeriale, poiché esiste un solo articolo, che lega ambedue nel quarto gruppo menzionato da Paolo.

     Un altro appunto riguarda l’uso improprio che si fa del termine apostolos in varie chiese odierne. Come per altri termini ecclesiali, uno dei problemi è che tale termine non è stato tradotto, ma solo adattato come «apostolo» alla lingua italiana, creando molti equivoci cognitivi e teologici. Tale termine intende «mandato, incaricato, emissario, missionario» e non si distingueva allora, ad esempio, dal termine anghelos «inviato, ambasciatore, rappresentante, ecc.; cfr. Ap 2s), che ha creato anch’esso molti equivoci per gli stessi motivi di apostolos. Una tendenza pericolosa, che si sta diffondendo, è quella di traslocare l’apostolos sempre più all’interno della chiesa locale, come una specie di «cardinale» dei conduttori di una stessa mega-chiesa o di un gruppo di chiese. Ciò non solo è teologicamente e storicamente errato, ma sta creando le basi per una nuova gerarchia piramidale nelle chiese. Ciò è mostrato dal fatto che persone che anni fa si titolavano, ad esempio, «pastore Vincenzo Depulpitis», con l’avvento della frenesia «profetica» passarono a titolarsi «profeta Vincenzo Depulpitis»; ora con l’avvento della nuova moda «apostolica», sono passati a chiamarsi «apostolo Vincenzo Depulpitis»; ho seguito negli ultimi anni proprio un caso del genere, che potrei documentare, oltre ad altri.

     Nel NT l’apostolos è solo l’inviato di una chiesa per fondare nuove chiese in campi nuovi, ossia laddove Cristo non è ancora nominato. In esso non è previsto un apostolos all’interno di una chiesa locale o come titolare di un gruppo di chiese in una zona, ma solo come missionario, ossia come emissario di una o più chiese per fondarne altre.

 

     ■ Il principio plurale: Condivido quello, che ho chiamato così. Faccio presente che il concetto di «assemblea» è diverso nel NT ed oggi. Al tempo del NT, non esistevano locali di culto e si trattava di «chiese in casa». A Gerusalemme, ad esempio, era ovvio incontrarsi in molte case, secondo la loro capacità, sia per pregare, sia per la catechesi, sia per mangiare insieme (At 2,46; 5,42; cfr. At 20,20). È scritto che Pietro, dopo essere uscito di prigione, si diresse «alla casa di Maria, madre di Giovanni soprannominato Marco, dove molti fratelli stavano radunati e pregavano» (At 12,12). Chiaramente lì non entravano circa 10.000 persone fra uomini, donne e bambini. Si noti che lì mancavano «Giacomo e i fratelli» (v. 17), forse intendeva gli altri conduttori come in Atti 21,18.

     Per tali motivi è pensabile che nello stesso luogo ci fossero varie «chiese in casa» (cfr. At 8,3; Rm 16,5.10s; 1 Cor 16,19). Si noti che la l’assemblea di Colosse era formata da almeno due «chiese in casa» (Col 4,15; Flm 1,2). In Colossesi 4,15 viene menzionato Ninfa, che era di Colosse, e al v. 17 Archippo, come in Filemone 1,2. Anche quest’ultimo era di Colosse. Quindi, è pensabile che il «collegio dei conduttori» fosse formato dalle guide di tali varie «chiese in casa». Ciò è mostrato anche dal fatto che nell’ambiente ellenistico si sviluppò effettivamente la conduzione monocratica, più affine al mondo culturale greco.

     Rimane la questione come tale principio plurale possa applicarsi alle variegate situazioni ecclesiali locali. Qui bisogna approfondire le varie possibilità e le questioni teologiche.

     Faccio notare che, sebbene il principio della squadra rimane, alcuni dei versi sopra menzionati non riguardano il rapporto fra conduttori (presbyteroi, episkopoi) e servitori (diakonoi), ma il rapporto fra missionario e i suoi collaboratori (1-2 Tm; Tt). Timoteo e Tito erano emissari del missionario quale capo della squadra ed erano mandati nelle chiese fondate, per stabilizzarle. Timoteo era compagno di Paolo (Rm 16,21) nell’opera missionaria e non nella guida di una chiesa locale; era suo emissario nelle chiese fondate (1 Cor 4,17; Fil 2,19-23; 1 Ts 3,5s). Ciò valeva anche per Tito (2 Cor 12,17s; Tt 1,5) e per altri (cfr. fratelli 2 Cor 9,3; Tichico Ef 6,21s; Col 4,7s; 2 Tm 4,12; Onesimo Col 4,9; Epafròdito Fil 2,25-30; 4,18; Artemas o Tichico Tt 3,12; cfr. Zena, il legista, e Apollo Tt 3,13). Quindi, sebbene il principio dei conduttori e dei missionari, che si circondano di validi collaboratori rimane lo stesso, è meglio distinguere le due cose e i brani, che si riferiscono a loro.

     Per onestà, come ho mostrato altrove, la locuzione «collegio degli anziani» non esiste in 1 Timoteo 4,14. Esso è auspicabile, ma non lo si può trarre da tale brano. Rimando ai seguenti articoli per le motivazioni: «Conduzione monocratica o collegiale?»; «Per forza un collegio di anziani?».

 

     ■ Limitazioni del singolo e forza dei molti: Sono d’accordo con le questioni generali poste. È vero che il «sospirato risveglio» dipende dalla consacrazione di conduttori, collaboratori e membri di chiesa e dall’esercizio dei loro carismi in modo collegiale e nei ruoli ricevuti dal Signore. È anche vero che esso dipende anche da un rinnovamento spirituale e da una riforma morale dei credenti. Un «risveglio» in senso proprio riguarda soltanto i credenti e non gli increduli, che devono essere prima vivificati; infatti, si può svegliare soltanto chi dorme in senso spirituale e morale, non chi è spiritualmente morto. Poiché questo aspetto ci porterebbe fuori tema, rimando all’articolo «Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé» e al tema di discussione connesso.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduzione-sistemi_EdF.htm

07-06-2012; Aggiornamento: 08-06-2012

 

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