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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PIANO PERSONALE E ISTITUZIONALE DEI CONDUTTORI

Disciplina e abuso di potere nella chiesa

 

 di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. Il piano personale

3. Il piano istituzionale

4. Aspetti conclusivi

5. Disciplina per gli altri ministeri

 

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1.  ENTRIAMO IN TEMA: Nei rapporti interpersonali bisogna distinguere il piano personale e quello istituzionale. Se all’uno si applicano le prerogative dell’altro, non solo si commettono madornali errori, ma si compiono ingiustizie e le conseguenze sono imprevedibili e pesanti.

     Il piano personale è quello normale dei rapporti di un credente biblico qualsiasi col suo prossimo. Il piano istituzionale è quello che riguarda la relazione fra guide della chiesa, fra missionari fondatori e conduttori o fra conduttori e la comunità; esso riguarda specialmente l’esercizio dell’autorità, il comportamento morale di chi detiene un ufficio o esplica un ministero pubblico e anche il contenuto del suo insegnamento.

     Sia l’AT che il NT distinguono questi due piani. Quando il buonismo dei cristiani li confonde, produce oltre alla tirannia, un cristianesimo debole, in cui i superbi trionferanno, ammantandosi magari con l’esercizio di una devozione particolare di tipo legalistico o mistico. Ad esempio, non basta che un conduttore, che esercita un abuso di potere o non si attiene all’insegnamento biblico, chieda scusa in privato alla persona vittima dell’illecito. Egli è una persona pubblica e deve rendere conto pubblicamente dei suoi atti.

     Qui di seguito trattiamo il particolare caso dei conduttori di chiesa (episcopi o sorveglianti, presbiteri o anziani). Per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, faccio notare che i principi risultanti da tale analisi biblica e da tale disquisizione si applicano chiaramente a chiunque detiene un ufficio pubblico nell'opera di Dio, secondo le funzioni ministeriali indicate dall'apostolo Paolo: «E lui ha dato gli uni come missionari [fondatori = apostoli]; e altri, come proclamatori [= profeti]; e altri, come araldi [= evangelisti]; e altri, come curatori d’anime [= pastori] e insegnanti [= dottori]» (Ef 4,11). A loro si aggiungono chiaramente anche i «servitori» (= diaconi), ossia i collaboratori o responsabile settoriali, i quali sono menzionati subito dopo i conduttori in 1 Timoteo 3. [ 5.]

 

 

2.  IL PIANO PERSONALE: Per piano personale intendiamo i rapporti generali di un credente verso il suo prossimo nella vita comune di tutti i giorni.

     ■ Antico Testamento: Porto qui un solo esempio, tratto dal Levitico: «Non odierai il tuo fratello in cuor tuo; riprendi pure il tuo prossimo, ma non ti caricare d’un peccato a motivo di lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso» (Lv 19,17s).

     La soluzione di una controversia interpersonale era condizionata dalla riparazione materiale o immateriale del danno subito, aggiungendo l’indennizzo prescritto (Lv 6,2-5; Nu 5,6s).

 

     ■ Nuovo Testamento: Qui Gesù istruì i suoi discepoli riguardo a come affrontare le questioni interpersonali sul piano generale. Nella legge regale, in un tipico contesto giudaico, dopo aver dato l’insegnamento di base (Mt 5,20ss), concluse: «Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare, e qui ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia qui la tua offerta dinanzi all’altare, e va’ prima a riconciliarti col tuo fratello; e poi vieni a offrire la tua offerta» (vv. 23s).

     Nella prospettiva della futura ekklesia o assemblea messianica, Gesù insegnò la proceduta di base da seguire per addivenire alla risoluzione dei conflitti: «Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo. Se t’ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; ma, se non t’ascolta, prendi con te ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano. Io vi dico in verità: Se voi legherete qualsivoglia sulla terra, sarà legato nel cielo; e se voi scioglierete qualsivoglia sulla terra, sarà sciolto nel cielo» (Mt 18,15.18). Anche i versi, che seguono (19-22), appartengono a questo contesto; «due di voi sulla terra s’accordano», «due o tre sono radunati nel nome mio», numero di volte da perdonare, compresa la parabola e sua conclusione vv. 23-35).

     Anche gli apostoli, basandosi sulle parole di Gesù, diedero indicazioni simili (1 Cor 5,11s; 6,1-8).

 

 

3.  IL PIANO ISTITUZIONALE: Per piano istituzionale intendiamo specialmente i rapporti specifici, che legano un conduttore a un eventuale missionario fondatore, ad altri conduttori, alla comunità e ai suoi singoli, nell’esercizio delle sue funzioni, della sua autorità, delle sue decisioni e dei contenuti del suo insegnamento dottrinale.

     È chiaro che la gestione degli abusi sul piano istituzionale non può essere affrontata come quelli sul piano personale. Sebbene ambedue questi piani contemplino delle sanzioni, gli abusi sul piano istituzionale prevedono anche particolari aspetti pubblici.

     Oltre all’aspetto, in cui sono coinvolte le guide, qui rientrano anche i casi, in cui singole persone hanno causato pesanti conseguenze materiali o immateriali alla collettività. Per far comprendere le questioni, riporto un esempio tratto dall’AT e uno del NT. Nel caso di Achan, dopo la sua individuazione, non è bastata la sua confessione privata dinanzi alle guide del popolo né il suo eventuale pentimento, ma ha dovuto subire un processo pubblico e pesanti sanzioni per sé e la sua famiglia (Gs 7; 22,20; 1 Cr 2,7). Nel NT troviamo il caso di Anania e Saffira (At 5,1-11). È interessante notare che, essendo avvenuto tutto pubblicamente (cfr. 4,35.37), Pietro non chiamò Anania (e successivamente Saffira) da parte per rimproverarli in privato, ma li affrontò davanti a tutti, dove pure avvenne il pesante giudizio.

 

3.1.  ANTICO TESTAMENTO: Dei tanti casi faccio riferimento ad alcuni particolari.

     ■ Maria (e Aaronne): Un primo caso fu costituito dalla messa in discussione dell’autorità di Mosè da parte di due persone di rilievo, che erano pure suo fratello e sua sorella. Maria aveva una forte personalità carismatica (Nu 26,58; Mi 6,4 Mosè, Aaronne e Maria) e l’esercitava nel bene (Es 15,20) e nel male (Nu 12,1ss). È probabile che fu lei a istigare Aaronne. Essi presero come pretesto il fatto che Mosè aveva preso una moglie cuscita (Nu 12,1), per screditare Mosè come guida unica e per accreditare se stessi (v. 2). Essendo la cosa pubblica, non fu risolta in privato o in famiglia, secondo il proverbio «i panni sporchi si lavano in casa», ma pubblicamente e alla presenza dell’Eterno (vv. 3s). Pubblicamente Dio difese il suo servo Mosè, rimproverò Aaronne e Maria (vv. 6ss) e colpì Maria, quale istigatrice, di un ripugnante morbo cutaneo (vv. 9s). Aaronne non fu colpito per non squalificarlo nella sua funzione sacerdotale, ma il suo giudizio fu solo rimandato. Nonostante la confessione di Aaronne e l’intercessione di Mosè, Maria dovette rimanere rinchiusa fuori del campo sette giorni, prima di essere guarita (vv. 11-15), portando così la vergogna pubblica. La cura funzionò, poiché da lì in poi nel Pentateuco non si sente più parlare di Maria come avversaria di Mosè (Nu 20,1 morte; Dt 24,9 suo giudizio come paragone). [Per l’approfondimento si veda Augusto Melini, «I veri motivi di molte divisioni», in Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001), pp. 112-115].

 

     ■ Datan, Abiram e soci: Il levita Kore e tre discendenti di Ruben (egli era il primogenito di Giacobbe), Datan, Abiram e On vollero far valere i loro presunti diritti di capi e sacerdoti del popolo. Coinvolsero altri 250 «principi dell’assemblea, membri dei consiglio, uomini di grido» (Nu 16,1s), e si radunarono contro Mosè e contro Aaronne (v. 3). Anche qui la questione non fu risolta in un consiglio privato, a porte chiuse, o in una riunione di tutti i capi, ma pubblicamente dinanzi all’Eterno, svolgendo proprio le funzioni che essi arrogavano a sé (vv. 4-7). In un incontro preliminare con tutti i Leviti, Mosè difese il sacerdozio di Aaronne dinanzi alle pretese del levita Kore di essere come lui (vv. 8-11). In un incontro particolare, ma non privato (essi avvenivano sempre alla presenza di tutti i capi), ingiunto da Mosè con Datan e Abiram, essi non andarono, ma si ostinarono e accusarono Mosè come capo e guida (vv. 12ss). Si arrivò quindi all’assemblea pubblica, in cui i dissidenti si appressarono a fungere da sacerdoti del Signore (vv. 16-27). Il giudizio fu pesante da parte dell’Eterno per loro e le loro famiglie (vv. 28-35).

     Tale evento fu oggetto di un salmo storico a memoria di tutte le generazioni: «Furono mossi a invidia contro Mosè nel campo, e contro Aaronne, il santo dell’Eterno. La terra s’aprì, inghiottì Datan e coperse il sèguito d’Abiram. Un fuoco s’accese nella loro assemblea, la fiamma consumò gli empi» (Sal 106,16ss).

     Il sacerdozio aaronitico fu poi confermato, una volta per sempre, mediante l’ordalia delle verghe (Nu 17).

 

3.2.  NUOVO TESTAMENTO: Anche qui dei tanti casi faccio riferimento ad alcuni particolari.

     ■ Aspetti dottrinali: Quando veniva toccata la sostanza dell’Evangelo, Paolo non aveva scrupoli a scrivere lettere a singole chiese (p.es. Corinto), a gruppi di chiese (p.es. Galati) o a tutte le chiese (p.es. circolare chiamata «agli Efesini»). Un gravissimo problema, che l’apostolo affrontava spesso senza sconti per nessuno, era costituito dai Giudei cristianizzati, che arbitrariamente si introducevano nelle chiese, usurpando spesso posizioni di guida e predicando un altro Evangelo pieno di legalismo (Gal 1,6-9) e/o misticismo (2 Cor 11,3s.13ss). Chiaramente Paolo affrontò le questioni anche di persona, recandosi in tali chiese (2 Cor 13,1ss).

     Il vizio di giudaizzare nelle chiese a maggioranza gentile, in certe occasioni, diventava pressante per i cristiani giudaici. Quando Cefa (= nome giudaico di Pietro) arrivò ad Antiochia, si comportò dapprima in modo normale con i credenti gentili, ma dopo l’arrivo di emissari di Giacomo («quelli della circoncisione»), cominciò a giudaizzare, trascinando nella simulazione altri Giudei e perfino Barnaba (Gal 2,11ss). Paolo, visto che essi «non procedevano con dirittura rispetto alla verità dell’Evangelo», non cercò di affrontare la situazione in modo privato, ma disse «a Cefa in presenza di tutti: “Se tu, che sei Giudeo, vivi alla gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare?...» (v. 14ss).

 

     ■ Abuso di potere: A quel tempo gli apostoli formavano delle squadre missionarie e fondavano chiese; famose sono rimaste le squadre che Paolo fondò con Barnaba e con altri, per questo parlò spesso col «noi». Meno conosciute sono le squadre degli altri apostoli (= missionari). Nella terza sua epistola anche Giovanni usò il «noi» nella relazione con una certa chiesa e il suo conduttore. È quindi molto probabile che erano stati proprio Giovanni e la sua squadra a fondare tale comunità. Sta di fatto che un certo Diotrefe cercò d’avere il primato fra i fratelli (3 Gv 1,9). L’apostolo aveva scritto alla chiesa per potersi recare in essa ai fini di istruzione ed edificazione, come allora succedeva (cfr. i predicatori itineranti nei vv. 8s). Tuttavia, Diotrefe, abusando del suo potere, non riceveva Giovanni e la sua squadra, al contrario, «e non contento di questo, non riceve egli stesso i fratelli e ostacola coloro, che vogliono [farlo], e li caccia fuori della chiesa» (v. 10b). Stando così le cose, all’apostolo Giovanni non rimaneva che una sola opzione, ossia affrontarlo personalmente e pubblicamente: «Perciò, quando vengo, io riporterò a memoria le opere, che fa, blaterando contro di noi con male parole» (v. 10a).

 

     ■ Conduttori sotto disciplina: Differentemente dalla sciatteria odierna, nel primo secolo i missionari fondatori e le loro squadre detenevano una paternità e un’autorità sulle chiese fondate. I fondatori sentivano il diritto e dovere di intervenire in situazioni, in cui i conduttori venivano accusati per questioni dottrinali e morali. Certo, considerando la situazione odierna dei conduttori di certe comunità verso i missionari fondatori, sembra di stare su un altro pianeta. È successo diverse volte qui in Italia che un missionario, dopo aver fondato una comunità e aver poi istaurato dei conduttori locali nella chiesa, ha sperimentato da parte loro come è stato progressivamente emarginato e destituito d’ogni autorità e d’ogni ministero in tale chiesa locale, fino a quando, amareggiato e depresso, non si è allontanato da essa per non rendersi colpevole (1 Cor 3,17), ossia per non essere motivo di spaccature nell’opera da lui fondata.

     Tornando al NT, vediamo quali istruzioni diede il missionario fondatore in merito a tali cose al suo collaboratore Timoteo. Dopo aver evidenziato l’onore e il diritto al sostegno dei conduttori «che faticano nella parola e nell’insegnamento» (1 Tm 5,17s), gli ingiunse di applicare la seguente norma: «Non ricevere accusa contro un anziano, se non con due o tre testimoni. Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, affinché anche gli altri abbiano timore» (vv. 19s).

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Abbiamo visto che nella Bibbia il piano personale veniva distinto da quello istituzionale. La confusione di questi due piani porta sempre a gravi danni nelle chiese. In nome di un buonismo cristianizzato si affrontano in privato questioni, che non riguardano soltanto il rapporto fra due credenti qualsiasi, ma che attengono alla sfera pubblica della chiesa locale, alla linea dottrinale, alla gestione dell’autorità e alla moralità dei conduttori. Laddove ci sono abusi di potere e tutto viene ammantato da un certo devozionalismo, i superbi ritengono che possono andare avanti nel loro arbitrio, credendo che basti controbilanciarlo con una certa spiritualità mista ora ad autoritarismo, ora a umiltà ben recitata, se non addirittura con una devozione misticheggiante, proprio come a Corinto.

     Tuttavia, a lungo andare, a essere in pericolo è proprio la testimonianza e la comunità stessa. Sebbene Dio sia longanime, Egli non riterrà l’empio per innocente (Es 34,6s). Il Signore Gesù, scrivendo ai conduttori di sette chiese dell’allora provincia romana Asia, indicò che il loro comportamento avrebbe portato serie conseguenze sul destino della loro chiesa locale. A uno disse: «Io ti vomiterò dalla mia bocca» (Ap 3,16), ossia io ti ricuserò come conduttore. A un altro annunziò l’eventualità che la sua comunità si estinguesse per suo ordine: «Ricordati dunque dove sei caduto, e ravvediti, e fa’ le opere di prima; se no, verrò a te, e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se tu non ti ravvedi» (Ap 2,5). Che i candelabri siano chiese locali, lo spiegò lo stesso Gesù: «Le sette stelle sono gli inviati [= rappresentanti, responsabili] delle sette chiese, e i sette candelabri sono le sette chiese» (Ap 1,20). [Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella (a cura di), Uniti nella verità, come affrontare le diversità (Punto°A°Croce, Roma 2001) e nell’articolo «La conduzione quale chiave per l’unità» il punto «4.3. Le lettere alle sette chiese», pp. 35s. Sulla struttura formale di tali lettere si veda Nicola Martella, «L’Apocalisse», Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), pp. 212.]

     Abbiamo visto che gli abusi sul piano istituzionale prevedono anche aspetti pubblici. Laddove i conduttori hanno commesso precisi misfatti, abusando del loro potere verso la chiesa, verso altri conduttori o verso il missionario fondatore, non basta il ravvedimento privato durante una riunione a quattr’occhi o un consiglio di chiesa, ma ci vuole una confessione pubblica dinanzi all’intera chiesa locale. Laddove ciò succeda, tale conduttore deve rimettere il suo mandato; deve inoltre aspettare che la chiesa si raduni in pubblica assemblea (senza di lui) per decidere sul proseguo del suo ministero o sulle sanzioni da adottare. L’assemblea nel suo insieme rimane sovrana rispetto ai propri conduttori.

 

 

5.  DISCIPLINA PER GLI ALTRI MINISTERI: In questo articolo abbiamo trattato il particolare caso dei conduttori di chiesa, comunque essi vengano oggi chiamati (anziani, pastori, reverendi, episcopi, presbiteri). Abbiamo visto che, di là dai brani specifici che parlano espressamente dei conduttori, vari brani dell'AT e del NT si adattano in generale a qualunque persona, che detiene un ufficio pubblico nell'opera di Dio: missionari, proclamatori ispirati nella chiesa (cfr. 1 Cor 14,3), araldi dell'Evangelo, curatori d’anime e insegnanti (Ef 4,11). Ciò vale chiaramente anche per chiunque svolga la funzione ministeriale di conduttore e di «servitore», ossia di collaboratore o responsabile settoriale (1 Tm 3; Tt 1). Ciò vale quindi anche per i missionari, sia per quelli fondatori di chiese, sia per i «missionari di scopo», ossia che sono mandati in missione con un particolare scopo, ma diverso da quello di fondare direttamente chiese. Per estensione ciò si applica a chiunque abbia ricevuto un mandato di servire in un aspetto particolare dell'opera (p.es. scuole bibliche, librerie cristiane, assistenza medica, corsi biblici, editoria cristiana, campeggi cristiani, ecc.). Ciò vale anche per quelli che in certi ambienti vengono chiamati «servitori del Signore», alcuni dei quali fondano chiese e altri fanno i predicatori itineranti.

 

Piano personale e istituzionale dei conduttori? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori {Nicola Martella} (A)

Dinamiche patogene nel rapporto fra missionari e conduttori? Parliamone {N. Martella} (T)

 

Apostoli oggi? {Francesco Bozzi} (A)

Apostoli oggi nella «Chiesa dei Fratelli»? {Nicola Berretta} (A)

Il rapporto fra missionari e conduttori nell’opera di Dio {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Conduttori_pers_istituz_UnV.htm

01-10-2010; Aggiornamento: 12-11-2010

 

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