1. LE QUESTIONI: Da lettere
ricevute in diversi mesi ho sintetizzato il seguente quadro di una situazione
ecclesiale, che qui riporto quale caso ipotetico su cui riflettere. Ogni
riferimento a persone, chiese, situazioni locali e quant’altro sono stati
eliminati; in tal modo, il tutto è stato reso, in modo stereotipato, a caso
generale, che può essere successo dappertutto.
Caro Nicola, ti faccio parte della seguente storia. A me e a un certo numero di
credenti della mia chiesa è arrivata, in forma anonima, una lettera di
denuncia e un CD audio. Quest’ultimo contiene spezzoni di discorsi del
consiglio di chiesa, quindi senza l’intero contesto, tuttavia con affermazioni
ben chiare.
Espongo i fatti, focalizzandomi su un solo argomento ascoltato, anche se si
dovrebbe discutere su tante altre cose udite. Premetto che nella nostra chiesa,
il pastore è sostenuto dai credenti con un mensile, proveniente dalle offerte.
Dalle registrazioni si evince che il pastore si è giocato al calcio scommesse
una somma di svariate migliaia di euro, per coprire un altro debito più basso
contratto in precedenza. Chiesi agli altri conduttori, se questo fatto non
portasse discredito al ruolo del pastore e non lo squalificasse. Mi fu risposto
di no, perché ciò è stato fatto una sola volta e, il giorno dopo, il pastore in
questione aveva messo al corrente gli altri conduttori dell’atto compiuto.
Le mie domande, che ti pongo, sono queste: La comunità aveva il diritto di
essere messa al corrente dell’accaduto? Il fatto che il pastore abbia giocato
soldi al calcio scommesse è giudicabile come peccato, perché è un atto di
sfiducia verso il Signore e perché mostra una gestione irresponsabile del denaro
e priva di principi cristiani (da qualunque fondo egli abbia attinto quei
soldi)? Può un credente, degno di doppio onore come un pastore, affermare che si
tratterebbe di un atto irrilevante, perché compiuto una sola volta? (è poco
credo in base alla cifra giocata). Gli si rifugia dietro all’affermazione: «L’ho
fatto una sola volta, quindi non è un vizio». Quali provvedimenti scritturali
dovevano essere presi in questa situazione?
La risposta ufficiale del collegio di anziani è stata la seguente: La
chiesa non è stata informata, perché l’accaduto non è peccato e perché il
fratello, il giorno dopo la giocata, ha informato gli anziani del fatto con
pentimento. Quindi, il fatto non è imputabile come vizio, perché è stato
commesso una sola volta.
Nicola, ti scongiuro, aiutami con questo rompicapo, anche se l’argomento deve
diventare motivo di discussione sul tuo sito. {Rino Reggente, ps.; 26/06 –
15/10-2014}
2. LE RISPOSTE
■ Alcune premesse: Non ho la possibilità di appurare la versione delle
altre persone coinvolte (pastore, anziani, membri di chiesa). Quindi,
affronto qui un caso ipotetico, sebbene evinto da fatti concreti,
rispondo alle domande e mi limito ad analizzare biblicamente il caso ipotetico,
in cui uno dei conduttori diventi un «amministratore infedele» dei beni della
comunità o abbia una qualche dipendenza. Visto che un caso reso stereotipato può
calzare in varie situazioni ecclesiali (le pulsioni umane sono sempre le stese),
lascio a coloro che, in un luogo o in un altro, s’identificheranno con quanto
descritto,
l’incombenza di giudicare il caso concreto e di verificare quali di tali
principi siano adatti alla situazione reale.
■
L’anonimato: Non entro nel merito del problema dell’anonimato, sebbene sia
una cosa, che non mi piace. Può darsi che esso sia dovuto al fatto che i membri
del consiglio di chiesa abbiano cercato d’insabbiare tali questioni, come pure
al timore di esporsi e, quindi, di essere messi fuori comunione. Presumo che una
registrazione del genere provenga da un membro del consiglio di chiesa, che non
era d’accordo con tale modo di agire o perché perseguiva un altro obiettivo; se
così fosse, sarebbe un cattivo segno per tale assemblea. In ogni modo, il
ricorso a tali mezzi mostra un eventuale pessimo clima ecclesiale e uno
probabile scollamento fra il gruppo dirigente e la base della comunità.
Personalmente non posso che biasimare il ricorso all’anonimato, specialmente se
nasconde una qualche tattica.
■
Dipendenza da gioco: Se in casi del genere esiste una vera eventuale
dipendenza da gioco, bisogna verificarlo sul posto. Che anche conduttori di
chiesa possano cadere in tale laccio, è possibile, come scrivono libri e
pubblicazioni di cura pastorale. In tali situazioni la persona interessata
tenderà a minimizzare, delle altre persone intorno alcune le daranno ragione,
mentre altre non gli crederanno, affermando che chi gioca prima una cifra e poi
un’altra, non ha giocato una volta sola. Sul tema della dipendenza da gioco
abbiamo scritto e dibattuto altrove. [►
La dipendenza da gioco: un male trascurato;
►
La vincita che ti cambia la vita]
■ Meglio non lasciare dubbi : In situazioni del genere, rimane spesso il
dubbio riguardo alle motivazioni, che portano un conduttore a mettere al
corrente gli altri responsabili. Può darsi che lo faccia, quando la situazione è
già degenerata (p.es. per una ludopatia non più controllabile o per cifre non
più giustificabili) e per il timore delle conseguenze, quando verrà scoperto
l’ammanco di denaro nella cassa della chiesa. Può darsi che ciò accada per
sincero ravvedimento, che porta il malcapitato anche a restituire le somme
sottratte e a confessarlo alla comunità. In situazioni del genere, se non si è
sinceri fino in fondo o non si è disposti a chiarirsi con l’intera assemblea,
rimane sempre il dubbio che la dipendenza da gioco sia di vecchia data e che
l’eventuale sottrazione di denaro dalle casse ecclesiali sia successa altre
volte, magari per importi minori, e che nessuno se ne sia accorto.
■
L’irreprensibilità: Qualunque sia la situazione, in cui è coinvolto un
conduttore, bisogna ricordare che la qualità principale, richiesta a un
responsabile di chiesa, è essere irreprensibile, ossia al di sopra d’ogni
sospetto e riprensione (1 Tm 3,2; Tt 1,6s). Quando viene meno questo
prerequisito, si fanno sorgere molti sospetti negli altri e si è squalificati.
Allora all’autorità della Parola si sostituisce, in genere, l’ipocrisia e
l’autoritarismo della carnalità, che viene ammantata con un’apparenza
spirituale. Perciò, è molto importante che il conduttore mostri molto
scrupolo, quando cade in qualunque modo, e faccia estrema chiarezza. In
situazioni del genere, gli può essere perdonato pressoché ogni debolezza, tranne
la doppiezza, i sotterfugi e l’ipocrisia.
■
L’amministrazione fedele: Il conduttore è chiamato «economo di Dio».
«Il conduttore sia irreprensibile, come
amministratore [o economo] di Dio… non avido
di guadagno disonesto» (Tt 1,7); lo stesso è detto dei
«servitori» (1 Tm 3,8). Quando qualcuno si mostra infedele proprio nell’economia
della chiesa, ciò è un’infedeltà; tutto ciò, che procede dalla malafede, è
sempre peccato e squalifica. Chi gioca d’azzardo con i soldi della chiesa,
è un economo infedele, quindi non è irreprensibile. Se anche giocasse con i
propri soldi, tale avidità di guadagno, lo
squalificherebbe, non essendo più un esempio d’irreprensibilità. L’avidità di
guadagno distrugge le persone stesse (Pr 1,19), le proprie case (Pr 15,27),
è causa di contese (Pr 28,5), alimenta la menzogna (Gr 6,13; 8,10), è oggetto
dell’ira di Dio (Abc 2,9) è associata alla dissolutezza e a cose simili (Ef
4,19). L’amministratore infedele, per non essere scoperto o per assicurarsi il
futuro, deve fare carte false, raggirando il suo datore di lavoro (cfr. Lc
16,1ss). Gesù insegnò in tale questione quanto segue: «Chi è fedele nelle
cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime,
è pure ingiusto nelle grandi» (Lc 16,10); inoltre, affermò che non si può
servire Dio e Mammona allo stesso tempo (v. 13).
■ Il ruolo del consiglio di chiesa: In situazioni del genere, qualora
esista un oggettiva infedeltà verso il Signore e verso la chiesa, essa non può
rimanere nel perimetro del «consiglio di chiesa». Così viene meno il
rapporto fiduciario fra conduzione e chiesa. Inoltre contraddice il preciso
ordinamento della Scrittura: «Non ricevere accusa contro un anziano, se non
sulla deposizione di due o tre testimoni. Quelli che peccano, riprendili in
presenza di tutti, affinché anche gli altri abbiano timore» (1 Tm 5,19s;
cfr. v. 21). Ribadiamo che ogni infedeltà, fatta di proposito, per errore o
debolezza, è peccato (Lv 5,15.21 [= 6,2]; Gr 14,7; Ez 14,13). Perciò, in
situazioni del genere, laddove un conduttore fallisca verso la chiesa,
nelle cose del Signore e nella moralità, non solo deve pentirsi, ma deve essere
ammonito dinanzi all’intera comunità, senza sconti né parzialità. L’autorità
massima in una chiesa locale non sono i conduttori, ma l’assemblea di tutti i
credenti battezzati. [►
L’ultima istanza nell’assemblea locale] Sarà poi essa a esprimersi
sulla condotta di tale conduttore, sulle sanzioni e se possa continuare a
esercitare tale ministero.
■ Elementi del ravvedimento: Accanto al sincero pentimento, ci dev’essere
la
restituzione alla chiesa del maltolto. Nella Bibbia il perdono è
condizionato dalla restituzione del maltolto, sommando a esso l’eventuale danno
(Lv 6,5ss; Nu 5,5ss).
■ La stima della comunità in bilico: A ciò si aggiunga che ciò, che si
fa, prima o poi uscirà fuori (Mc 4,22). Allora, in situazioni del genere, non
starà più solo in gioco la credibilità del conduttore, ma anche quella del «consiglio
di chiesa»; in tal modo, per ciò che potrà succedere, si metterà in pericolo
la chiesa stessa e la testimonianza, scandalizzando le anime. Inoltre, i
credenti
perdono la stima di chi non è irreprensibile, di chi si ritiene che predica
bene e razzola male. I membri del «consiglio di chiesa» vengono visti come
complici, che hanno insabbiato tutto. In situazioni del genere, una comunità
non ci si fa pasturare da coloro, che non hanno mostrato irreprensibilità,
neutralità e non hanno messo in pratica le direttive chiare della Scrittura; a
loro non viene riconosciuta l’autorità spirituale. Prima o poi, una tale chiesa
rischia di sgretolarsi e sfasciarsi.
■ Gestione della cassa della chiesa: In genere, è sconsigliabile che i
conduttori gestiscano anche la cassa della chiesa; poiché essa sarà sempre una
tentazione. È meglio che lo facciano due collaboratori in qualità di cassiere, e
che i conduttori vigilino sul loro operato. Perciò, si fa sempre bene a togliere
ai conduttori l’amministrazione dei soldi della chiesa e l’accesso
diretto a essi, senza passare per un cassiere, che deve documentare le entrate e
le uscite, euro per euro. I conduttori devono occuparsi delle questioni
spirituali e morali della chiesa locale. Gli apostoli, quand’erano i conduttori
della chiesa di Gerusalemme, demandarono le cose pratiche a sette uomini fedeli
(At 6,2s), affinché essi stessi potessero dedicarsi completamente alle cose
spirituali (v. 4 preghiera e ministero della Parola).
■
Conduttori e finanze: Dove i conduttori hanno le mani nei soldi, il
pericolo di fallire nell’amministrarli è grande, come pure le tentazioni. Un
qualunque conduttore, che abbia già fallito con i soldi, premesso che
ancora rimanga al suo posto, non dovrebbe avere assolutamente più nulla a che
fare con la cassa della comunità. E questo per il suo bene, per il bene della
chiesa e per la testimonianza.
►
Il rapporto dei conduttori con i soldi? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Condutt_soldi_UnV.htm
18-11-2014; Aggiornamento: 22-11-2014 |