Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL RAPPORTO DEI CONDUTTORI CON I SOLDI

 

 di Nicola Martella

 

1.  LE QUESTIONI: Da lettere ricevute in diversi mesi ho sintetizzato il seguente quadro di una situazione ecclesiale, che qui riporto quale caso ipotetico su cui riflettere. Ogni riferimento a persone, chiese, situazioni locali e quant’altro sono stati eliminati; in tal modo, il tutto è stato reso, in modo stereotipato, a caso generale, che può essere successo dappertutto.

     Caro Nicola, ti faccio parte della seguente storia. A me e a un certo numero di credenti della mia chiesa è arrivata, in forma anonima, una lettera di denuncia e un CD audio. Quest’ultimo contiene spezzoni di discorsi del consiglio di chiesa, quindi senza l’intero contesto, tuttavia con affermazioni ben chiare.

     Espongo i fatti, focalizzandomi su un solo argomento ascoltato, anche se si dovrebbe discutere su tante altre cose udite. Premetto che nella nostra chiesa, il pastore è sostenuto dai credenti con un mensile, proveniente dalle offerte. Dalle registrazioni si evince che il pastore si è giocato al calcio scommesse una somma di svariate migliaia di euro, per coprire un altro debito più basso contratto in precedenza. Chiesi agli altri conduttori, se questo fatto non portasse discredito al ruolo del pastore e non lo squalificasse. Mi fu risposto di no, perché ciò è stato fatto una sola volta e, il giorno dopo, il pastore in questione aveva messo al corrente gli altri conduttori dell’atto compiuto.

     Le mie domande, che ti pongo, sono queste: La comunità aveva il diritto di essere messa al corrente dell’accaduto? Il fatto che il pastore abbia giocato soldi al calcio scommesse è giudicabile come peccato, perché è un atto di sfiducia verso il Signore e perché mostra una gestione irresponsabile del denaro e priva di principi cristiani (da qualunque fondo egli abbia attinto quei soldi)? Può un credente, degno di doppio onore come un pastore, affermare che si tratterebbe di un atto irrilevante, perché compiuto una sola volta? (è poco credo in base alla cifra giocata). Gli si rifugia dietro all’affermazione: «L’ho fatto una sola volta, quindi non è un vizio». Quali provvedimenti scritturali dovevano essere presi in questa situazione?

     La risposta ufficiale del collegio di anziani è stata la seguente: La chiesa non è stata informata, perché l’accaduto non è peccato e perché il fratello, il giorno dopo la giocata, ha informato gli anziani del fatto con pentimento. Quindi, il fatto non è imputabile come vizio, perché è stato commesso una sola volta.

     Nicola, ti scongiuro, aiutami con questo rompicapo, anche se l’argomento deve diventare motivo di discussione sul tuo sito. {Rino Reggente, ps.; 26/06 – 15/10-2014}

 

2.  LE RISPOSTE

     ■ Alcune premesse: Non ho la possibilità di appurare la versione delle altre persone coinvolte (pastore, anziani, membri di chiesa). Quindi, affronto qui un caso ipotetico, sebbene evinto da fatti concreti, rispondo alle domande e mi limito ad analizzare biblicamente il caso ipotetico, in cui uno dei conduttori diventi un «amministratore infedele» dei beni della comunità o abbia una qualche dipendenza. Visto che un caso reso stereotipato può calzare in varie situazioni ecclesiali (le pulsioni umane sono sempre le stese), lascio a coloro che, in un luogo o in un altro, s’identificheranno con quanto descritto, l’incombenza di giudicare il caso concreto e di verificare quali di tali principi siano adatti alla situazione reale.

 

     ■ L’anonimato: Non entro nel merito del problema dell’anonimato, sebbene sia una cosa, che non mi piace. Può darsi che esso sia dovuto al fatto che i membri del consiglio di chiesa abbiano cercato d’insabbiare tali questioni, come pure al timore di esporsi e, quindi, di essere messi fuori comunione. Presumo che una registrazione del genere provenga da un membro del consiglio di chiesa, che non era d’accordo con tale modo di agire o perché perseguiva un altro obiettivo; se così fosse, sarebbe un cattivo segno per tale assemblea. In ogni modo, il ricorso a tali mezzi mostra un eventuale pessimo clima ecclesiale e uno probabile scollamento fra il gruppo dirigente e la base della comunità. Personalmente non posso che biasimare il ricorso all’anonimato, specialmente se nasconde una qualche tattica.

 

     ■ Dipendenza da gioco: Se in casi del genere esiste una vera eventuale dipendenza da gioco, bisogna verificarlo sul posto. Che anche conduttori di chiesa possano cadere in tale laccio, è possibile, come scrivono libri e pubblicazioni di cura pastorale. In tali situazioni la persona interessata tenderà a minimizzare, delle altre persone intorno alcune le daranno ragione, mentre altre non gli crederanno, affermando che chi gioca prima una cifra e poi un’altra, non ha giocato una volta sola. Sul tema della dipendenza da gioco abbiamo scritto e dibattuto altrove. [ La dipendenza da gioco: un male trascurato; La vincita che ti cambia la vita]

 

     ■ Meglio non lasciare dubbi : In situazioni del genere, rimane spesso il dubbio riguardo alle motivazioni, che portano un conduttore a mettere al corrente gli altri responsabili. Può darsi che lo faccia, quando la situazione è già degenerata (p.es. per una ludopatia non più controllabile o per cifre non più giustificabili) e per il timore delle conseguenze, quando verrà scoperto l’ammanco di denaro nella cassa della chiesa. Può darsi che ciò accada per sincero ravvedimento, che porta il malcapitato anche a restituire le somme sottratte e a confessarlo alla comunità. In situazioni del genere, se non si è sinceri fino in fondo o non si è disposti a chiarirsi con l’intera assemblea, rimane sempre il dubbio che la dipendenza da gioco sia di vecchia data e che l’eventuale sottrazione di denaro dalle casse ecclesiali sia successa altre volte, magari per importi minori, e che nessuno se ne sia accorto.

 

     ■ L’irreprensibilità: Qualunque sia la situazione, in cui è coinvolto un conduttore, bisogna ricordare che la qualità principale, richiesta a un responsabile di chiesa, è essere irreprensibile, ossia al di sopra d’ogni sospetto e riprensione (1 Tm 3,2; Tt 1,6s). Quando viene meno questo prerequisito, si fanno sorgere molti sospetti negli altri e si è squalificati. Allora all’autorità della Parola si sostituisce, in genere, l’ipocrisia e l’autoritarismo della carnalità, che viene ammantata con un’apparenza spirituale. Perciò, è molto importante che il conduttore mostri molto scrupolo, quando cade in qualunque modo, e faccia estrema chiarezza. In situazioni del genere, gli può essere perdonato pressoché ogni debolezza, tranne la doppiezza, i sotterfugi e l’ipocrisia.

 

     ■ L’amministrazione fedele: Il conduttore è chiamato «economo di Dio». «Il conduttore sia irreprensibile, come amministratore [o economo] di Dio… non avido di guadagno disonesto» (Tt 1,7); lo stesso è detto dei «servitori» (1 Tm 3,8). Quando qualcuno si mostra infedele proprio nell’economia della chiesa, ciò è un’infedeltà; tutto ciò, che procede dalla malafede, è sempre peccato e squalifica. Chi gioca d’azzardo con i soldi della chiesa, è un economo infedele, quindi non è irreprensibile. Se anche giocasse con i propri soldi, tale avidità di guadagno, lo squalificherebbe, non essendo più un esempio d’irreprensibilità. L’avidità di guadagno distrugge le persone stesse (Pr 1,19), le proprie case (Pr 15,27), è causa di contese (Pr 28,5), alimenta la menzogna (Gr 6,13; 8,10), è oggetto dell’ira di Dio (Abc 2,9) è associata alla dissolutezza e a cose simili (Ef 4,19). L’amministratore infedele, per non essere scoperto o per assicurarsi il futuro, deve fare carte false, raggirando il suo datore di lavoro (cfr. Lc 16,1ss). Gesù insegnò in tale questione quanto segue: «Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi; e chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi» (Lc 16,10); inoltre, affermò che non si può servire Dio e Mammona allo stesso tempo (v. 13).

 

     ■ Il ruolo del consiglio di chiesa: In situazioni del genere, qualora esista un oggettiva infedeltà verso il Signore e verso la chiesa, essa non può rimanere nel perimetro del «consiglio di chiesa». Così viene meno il rapporto fiduciario fra conduzione e chiesa. Inoltre contraddice il preciso ordinamento della Scrittura: «Non ricevere accusa contro un anziano, se non sulla deposizione di due o tre testimoni. Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, affinché anche gli altri abbiano timore» (1 Tm 5,19s; cfr. v. 21). Ribadiamo che ogni infedeltà, fatta di proposito, per errore o debolezza, è peccato (Lv 5,15.21 [= 6,2]; Gr 14,7; Ez 14,13). Perciò, in situazioni del genere, laddove un conduttore fallisca verso la chiesa, nelle cose del Signore e nella moralità, non solo deve pentirsi, ma deve essere ammonito dinanzi all’intera comunità, senza sconti né parzialità. L’autorità massima in una chiesa locale non sono i conduttori, ma l’assemblea di tutti i credenti battezzati. [ L’ultima istanza nell’assemblea locale] Sarà poi essa a esprimersi sulla condotta di tale conduttore, sulle sanzioni e se possa continuare a esercitare tale ministero.

 

     ■ Elementi del ravvedimento: Accanto al sincero pentimento, ci dev’essere la restituzione alla chiesa del maltolto. Nella Bibbia il perdono è condizionato dalla restituzione del maltolto, sommando a esso l’eventuale danno (Lv 6,5ss; Nu 5,5ss).

 

     ■ La stima della comunità in bilico: A ciò si aggiunga che ciò, che si fa, prima o poi uscirà fuori (Mc 4,22). Allora, in situazioni del genere, non starà più solo in gioco la credibilità del conduttore, ma anche quella del «consiglio di chiesa»; in tal modo, per ciò che potrà succedere, si metterà in pericolo la chiesa stessa e la testimonianza, scandalizzando le anime. Inoltre, i credenti perdono la stima di chi non è irreprensibile, di chi si ritiene che predica bene e razzola male. I membri del «consiglio di chiesa» vengono visti come complici, che hanno insabbiato tutto. In situazioni del genere, una comunità non ci si fa pasturare da coloro, che non hanno mostrato irreprensibilità, neutralità e non hanno messo in pratica le direttive chiare della Scrittura; a loro non viene riconosciuta l’autorità spirituale. Prima o poi, una tale chiesa rischia di sgretolarsi e sfasciarsi.

 

     ■ Gestione della cassa della chiesa: In genere, è sconsigliabile che i conduttori gestiscano anche la cassa della chiesa; poiché essa sarà sempre una tentazione. È meglio che lo facciano due collaboratori in qualità di cassiere, e che i conduttori vigilino sul loro operato. Perciò, si fa sempre bene a togliere ai conduttori l’amministrazione dei soldi della chiesa e l’accesso diretto a essi, senza passare per un cassiere, che deve documentare le entrate e le uscite, euro per euro. I conduttori devono occuparsi delle questioni spirituali e morali della chiesa locale. Gli apostoli, quand’erano i conduttori della chiesa di Gerusalemme, demandarono le cose pratiche a sette uomini fedeli (At 6,2s), affinché essi stessi potessero dedicarsi completamente alle cose spirituali (v. 4 preghiera e ministero della Parola).

 

     ■ Conduttori e finanze: Dove i conduttori hanno le mani nei soldi, il pericolo di fallire nell’amministrarli è grande, come pure le tentazioni. Un qualunque conduttore, che abbia già fallito con i soldi, premesso che ancora rimanga al suo posto, non dovrebbe avere assolutamente più nulla a che fare con la cassa della comunità. E questo per il suo bene, per il bene della chiesa e per la testimonianza.

 

Il rapporto dei conduttori con i soldi? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Condutt_soldi_UnV.htm

18-11-2014; Aggiornamento: 22-11-2014

 

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