Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Ministeri ecclesiali

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CONSIGLIO DI CHIESA 1: NATURA E DINAMICHE

 

 di Nicola Martella

 

In questo articolo approfondiamo che cosa sia il consiglio di chiesa, quindi la sua natura e le sue dinamiche interne. Nel prossimo articolo approfondiremo i conflitti interni e la loro valutazione.

 

 

 

1.  ALCUNI TERMINI UTILI: La designazione «consiglio di chiesa» non esiste direttamente nella Bibbia. Si trovano accenni a un «consiglio» (= collegio) in questo brano, in cui Giacobbe disse di Simeone e Levi, suoi figli, quanto segue: «Non entri l’anima mia nel loro consiglio, non si unisca la mia gloria al loro raduno!» (Gn 49,6). Il primo termine, rilevante per il nostro tema, è sôd «colloquio confidenziale (Sal 55,14; cfr. Gb 19,19 miei confidenti); consiglio comune (Sal 83,3 tengono consiglio contro; Pr 15,22); segreto (Pr 11,13; 20,19; 25,9; Am 3,7); gruppo radunato per dialogare, deliberare, ecc. (Gr 6,11 giovani; 15,17 schernitori; Sal 64,2 consiglio (segreto) dei malvagi; 89,8 santi; 111,1 giusti); l’assemblea deliberante (Ez 13,9 consiglio del mio popolo; cfr. Gn 49,6)».

     In Genesi 49,6 il secondo termine, rilevante per il nostro tema, è qāhāl «raduno, assemblea» di ogni tipo e maniera. Nella Settanta i due termini furono tradotti come segue: būlḗ «decisione, determinazione, consiglio (= opinione), disegno; adunanza, assemblea, consiglio (collegio)»; sýstasis «riunione, concorso; assembramento, capannello; congiura, cospirazione; ecc.»; in altri casi la Settanta traduce con ekklēsía «adunata, assemblea, riunione, ecc.» di qualsiasi tipo (cfr. 1 Re 8,65; 2 Cr 30,13.17; Sal 22,22; Gle 2,16) o con altri termini.

 

 

2.  LE QUESTIONI NEL NT: Nelle nostre Bibbie compare la locuzione «collegio degli anziani», il quale avrebbe imposto le mani a Timoteo per comunicargli il carisma, che fu confermato per proclamazione (1 Tm 4,14). In effetti, il termine greco è presbytérion, che qui è da intendere come «anzianità; diritto d’anzianità», il quale dava a Paolo l’autorità d’imporre le mani a Timoteo; che sia stato Paolo a imporre le mani al suo collaboratore, per comunicargli il carisma, lo affermò egli stesso anche altrove (2 Tm 1,6; cfr. Dt 34,9). In ogni modo, che tale termine potesse intendere, in altri contesti, anche «l’anzianato», è mostrato da Luca 22,66, dov’è scritto letteralmente che si radunò presbytérion tũ laũ «l’anzianato del popolo», e cioè il sinedrio. Quindi, possiamo definire «l’anzianato» come «ufficio e dignità di anziano» quale guida dell’assemblea locale.

     Di là dalla terminologia, la realtà esiste. Abbiamo visto che la struttura nella prima chiesa rispecchiava quella della sinagoga. Abbiamo parlato delle guide della chiesa, che erano dapprima i dodici emissari (gr. apóstoloi) del Signore; poi andando essi in missione o dedicandosi alcuni di loro al ministero itinerante (1 Cor 9,5; Gal 2,11), furono dapprima affiancati e poi sostituiti dagli anziani. Quando Paolo si recò per l’ultima volta a Gerusalemme, trovò solo Giacomo e gli altri anziani della chiesa (At 21,18).

 

 

3.  I DUE TIPI DI MINISTERI NEL NT: Sia in ambiente di missione, sia nelle assemblee locali, sono previste due differenti figure: i titolari e i loro collaboratori.

     ■ Aspetto missionario: Paolo come missionario aveva la sua squadra; egli era stato incaricato come emissario del Signore e, a sua volta, chiamava altri a coadiuvarlo. Paolo come titolare della missione mandava i suoi collaboratori per esplicare delle incombenze (1 Cor 4,17; 2 Cor 12,18; Ef 6,21s; Col 4,8s; 2 Tm 4,12; cfr. 2 Cor 8,18.22; 9,3; Fil 2,28ss), li richiamava a sé (2 Tm 4,9.11.13), li lasciava in un certo luogo per terminare l’opera, che egli aveva cominciato (Tt 1,5), sostituiva l’uno con l’altro nella loro attuale incombenza (Tt 3,12), eccetera.

 

     ■ Aspetto ecclesiale: Similmente accadeva nella chiesa locale. Gli apostoli riconobbero dei loro collaboratori, che li coadiuvavano nelle incombenze pratiche, mentre essi stessi potevano dedicarsi maggiormente all’opera spirituale (At 6,2-6). Le due figure previste nella chiesa locale erano le seguenti (1 Tm 3,1-7.8-13; Tt 1,5-9): i conduttori (1 Tm 3,2 epískopos «sorvegliante, ecc.»; 1 Tm 5,17; Tt 1,5 presbýteros «anziano»[1]) aveva il compito di episkopḗ «sorveglianza, supervisione, sovrintendenza» (1 Tm 3,1), detenevano la presidenza nella chiesa locale e servivano con la Parola e l’insegnamento (1 Tm 5,17); essi pascevano il gregge (1 Pt 5,1ss) e svolgevano anche la cura pastorale (Gcm 5,14). I collaboratori (1 Tm 3,8.12 diákonoi «servitori; chi esegue i comandi di un altro»; da diṓkō nell’accezione di «seguire qualcuno; correre su commissione») avevano un incarico di natura pratica (cfr. diakonéō «essere un servitore, essere al servizio di, amministrare alle dipendenze di qualcuno e curando gli interessi di quest’ultimo»; 1 Tm 3,10).

 

 

4.  UN CONSIGLIO DI CHIESA?: Abbiamo visto che si parla di «anzianato» (gr. presbytérion), intendendo con esso il «consiglio degli anziani». Non è sbagliato parlare di «consiglio di chiesa», se si intende la stessa cosa. Abbiamo visto che in tutti i brani del NT, in cui furono prese decisioni, si riunirono solo i missionari (o emissari; gr. apóstoloi) e gli anziani. Non è mai scritto che altri, che coadiuvavano questi ultimi (collaboratori, servitori, assistenti, diaconi o come si voglia chiamarli), partecipassero a tale consesso e avessero un diritto di voto o di veto.

     Può succedere che, durante la fase missionaria di un’opera, un missionario si raduni con i suoi collaboratori, alfine di insegnare loro il modo come affrontare i problemi, cosicché un giorno, quando alcuni di loro saranno riconosciuti come conduttori, lo potranno affiancare nelle decisioni. In tal modo, un giorno, quando il missionario andrà via, essi potranno anche sostituirlo nella gestione della chiesa. Tuttavia, fintantoché essi sono collaboratori, la loro funzione è solo di interlocuzione e, di supporto e di consiglio, non decisionale né deliberante. In caso contrario, ciò costituirebbe un abuso rispetto alle direttive bibliche.

     Di questo e di altro parleremo nel prossimo articolo dal titolo «Consiglio di chiesa 2: Conflitti interni».



[1]. Come abbiamo visto, gli anziani erano nel giudaismo membri del sinedrio o grande consiglio; essi furono chiamati così, perché nell’antichità erano selezionati fra i capitribù e i capifamiglia, quindi fra le persone più anziane.

 

Dinamiche e conflitti nel consiglio di chiesa? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Cdc1_N+D_UnV.htm

22-04-2015; Aggiornamento: 28-07-2015

 

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