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Il quadro generale
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Aspetti specifici |
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IL QUADRO GENERALE:
Ho ricevuto una lettera che inizia come segue. Caro Nicola, […] vorrei presentarti un problema che sta
vivendo una sorella ungherese, mia amica, alla quale ho fatto visita
recentemente in Ungheria. Il problema che l’affligge è il seguente: lei (essendo
nata in una famiglia cattolica) è stata battezzata da bambina; crescendo
è venuta in contatto con dei credenti metodisti e si è convertita. Tutt’ora frequenta e partecipa alla vita di questa
comunità metodista, di cui condivide la dottrina, è sottomessa al conduttore e
da tale comunità non intende assolutamente staccarsi. Recentemente è nato in lei il desiderio di ricevere il
battesimo per immersione (a testimonianza della conversione avvenuta in
passato) e ne ha parlato con il conduttore della sua comunità. Questi le ha
espresso il proprio pensiero, sostenendo che il battesimo ricevuto da bambina
sia sufficiente.
Ciononostante, in lei il desiderio persiste e sta
valutando l’idea di farsi battezzare dal responsabile di una
comunità «dei Fratelli», con cui ha contatto, continuando tuttavia a
esser membro della sua comunità metodista; la sorella in questione ha deciso di
astenersi alla santa Cena, fino a quando il Signore non le farà capire cosa
fare. {Eliseo Manduzio}
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2.
ASPETTI SPECIFICI:
La lettera prosegue con richieste di chiarimenti specifici. Alle singole
questioni di Eliseo Manduzio, faccio seguire le mie risposte.
Questioni: Come deve comportarsi questa credente? La
Bibbia cosa insegna? Deve rimanere in questo stato e partecipare alla santa
Cena? (anche quando, ad esempio, frequenta una «chiesa dei Fratelli» in Italia)?
In generale, chi può partecipare alla santa Cena? I credenti, oppure i
credenti battezzati per immersione? In altre parole, il battesimo per immersione
è una prerogativa necessaria per prendere parte alla santa Cena?
Risposta: Al riguardo ci sono certamente diverse opinioni.
Qui posso parlare solo delle mie convinzioni evinte dalla Scrittura. Quando ero
conduttore di chiesa in una comunità locale qui a Roma e avevamo ospiti,
avvertivamo pubblicamente che avevano libertà di accostarsi ai simboli
solo coloro, che erano credenti rigenerati, battezzati da adulti e in comunione
con la propria chiesa locale, ma davamo licenza ai credenti protestanti,
provenienti dall’estero, di agire secondo coscienza. Questa regola è rimasta
anche attualmente. La stessa cosa facciamo nell’attuale
comunità di Tivoli. Altra cosa è se una tale credente decidesse di
trasferirsi qui da noi per un lungo periodo o di diventare membro della nostra
comunità.
Pur non volendo giudicare quelle chiese
che danno la Cena del Signore a coloro che, divenuti credenti, non sono
ancora battezzati, ritengo che si debba accedere ai privilegi di un certo
«status» (p.es. matrimonio), solo dopo aver assolto a tutte le prerogative anche
di carattere formale (p.es. sposarsi). Perché non discepolare intensamente tale
credente e non battezzarlo in tempi rapidi, invece di creare tali discrepanze
ambigue (si aspetta per battezzarlo, ma gli si permette di accedere ai
simboli del pane e del vino!?). Si vuole anche qui la botte piena e la moglie
ubriaca?
Il battesimo è un atto formale
importante all’interno del «nuovo patto». I patti di Dio erano spesso
raffigurati proprio dal matrimonio. Un parallelo si trova nella circoncisione,
che era un atto formale importante all’interno del «vecchio patto». A nessun
straniero era permesso di mangiare della
Pasqua (anche la «Cena del nuovo patto» è una Pasqua; cfr. 1 Cor 5,7).
Infatti è scritto: «Questa è la norma della Pasqua: Nessuno straniero ne
mangi» (Es 12,43). A questa norma generale Mosè aggiunse un comma
esplicativo che mostrava l’eccezione: «E quando uno straniero soggiornerà con
te e vorrà far la Pasqua in onore dell’Eterno, siano
circoncisi prima tutti i maschi della sua famiglia;
e poi s’accosti pure per farla, e sia come un nativo del paese; ma
nessuno incirconciso ne mangi»
(v. 48). Qui troviamo, a mio avviso, un principio teologico e un
procedimento pedagogico valido anche per la Pasqua del nuovo patto: prima si
aderisce al patto in senso sia esistenziale (conversione) sia formale
(battesimo), poi si accede ai benefici derivanti (tra cui la Cena pasquale).
È strano che una chiesa, che conosco,
che sanziona aspramente (e a ragione) i rapporti prematrimoniali, dichiarandoli
abuso di privilegi riservati alla coppia entrata nel patto matrimoniale, poi
permetta a chi si converte di accedere subito ai benefici del nuovo patto, senza
realizzare che prima «conviene che noi adempiamo così ogni giustizia»
(M 3,5), e quindi senza reclamare che si ubbidisca alla prima richiesta
del Signore verso chi ha creduto in lui: farsi battezzare! (Mt 28,19; cfr. Mc
16,16; At 8,12; 18,8).
Ritengo, quindi, che il battesimo per
immersione sia una prerogativa necessaria per prendere parte alla Cena
pasquale del nuovo patto. Come l’amore in una coppia non inficia l’atto formale
del matrimonio, ma anzi lo richiede biblicamente parlando, così la fede
personale in Gesù richiede che si ubbidisca a Lui nella prima cosa che Egli ha
connesso all’atto di ravvedersi e credere: battezzarsi.
Questioni: Deve farsi assolutamente
battezzare per immersione, obbedendo al comandamento del Signore? Se si
facesse battezzare dal responsabile della «chiesa dei Fratelli»
(naturalmente con il consenso del suo conduttore), diventerebbe membro della
chiesa, in cui si fa battezzare oppure può tranquillamente continuare a
frequentare la sua attuale assemblea metodista?
Risposta: Ciò sarebbe un «nobile» compromesso, ma non
l’ideale. La più grande istanza per un credente è la coscienza, che
sceglie sulla base di una chiara convinzione biblica. Aspetti di quella, che io
chiamo «etica della libertà e della responsabilità», sono affermati da Paolo: «Beato
colui che non condanna se stesso in quello, che approva… Tutto quello che
non viene da convinzione è peccato» (Rm 14,23). Dove due convinzioni
collidono in modo frontale, bisogna fare delle scelte, proprio per
conservare la propria autonomia di convinzione (qui il battesimo da adulti per
immersione) e per rispettare quella altrui (qui il pedobattesimo). Ma non si può
avere il letto fatto e la gelosia d’amore. Normalmente ci si fa battezzare nella
chiesa, che si intende frequentare. Farsi battezzare in un’altra
chiesa, non risolverà il fatto che nella
propria chiesa c’è un’altra convinzione… che prima o poi ritornerà a galla
in altro modo, alimentando la dissensione. Mi sembra più logico e più leale
verso le due chiese e verso se stesso di prendere una decisione che salvaguardi
le convinzioni e la pace.
Questioni: Se il suo conduttore le impedisse di
farsi battezzare nella «chiesa dei Fratelli», come deve comportarsi? Intendo
dire, deve sottomettersi a questa decisione e partecipare alla santa Cena?
Oppure si tratta di una decisione non biblica?
Risposta: Come detto, l’istanza della coscienza radicata
in una convinzione biblica ha
precedenza su ogni autorità umana, anche ecclesiale, altrimenti torniamo
al clericalismo e alla delega spirituale. Se riteniamo che Dio ci chieda
chiaramente una cosa, e questa diventa un’assoluta convinzione, bisogna
essere
coerenti. La posizione di un conduttore e di una chiesa può avere ragioni
storiche o è basata su accordi interecclesiali di natura ecumenica. Non possiamo
sempre convincere gli altri dell’erroneità della loro posizione e della
correttezza della nostra. Ma nel rispetto reciproco possiamo seguire ognuno le
nostre chiare convinzioni. In caso di impedimento da parte del conduttore della
propria chiesa, bisogna essere coerenti. Infatti, una «ferita» aperta e
mal curata produrrà anche in seguito «infezioni», con tragiche conseguenze.
Questioni: Ancora, se il suo conduttore
decidesse di battezzarla, potrebbe farlo? (in quanto egli stesso non è
stato battezzato per immersione da adulto, ma ha ricevuto solamente il battesimo
per aspersione da bambino).
R: Questa questione non è contemplata nella Scrittura. In
essa l’atto di ravvedersi e credere precedeva la conferma formale mediante il
battesimo. Si potrebbe argomentare così che il battesimo sia soprattutto
un’ubbidienza di chi crede e che l’atto riguardi soprattutto lui, che così
professa pubblicamente l’ubbidienza della sua fede. Al riguardo ci possono
essere però percezioni differenti. Che dire ad amministrare il battesimo è un
conduttore, che sta vivendo una vita segreta di peccato e di disubbidienza, e lo
si scopre solo a distanza di anni? Penso che Dio veda la convinzione del
discepolo, che vuole ubbidire più la convinzione di chi amministra qualcosa.
Questioni: Mi rendo conto di aver posto molte domande e
forse in maniera anche contorta, ma è un problema, che sta parecchio al cuore
di questa sorella, che sta vivendo nel dubbio riguardo le decisioni da
prendere. Ti sarei molto grato se potessi rispondermi in maniera approfondita ed
esaustiva.
Risposta: Ho cercato di fare del mio meglio. Spero e prego
che questi miei chiarimenti serviranno a dipanare la tua matassa di pensieri e a
sciogliere i dubbi di tale sorella. Šalôm.
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Battesimo e dintorni
{Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Battesimo_immersione_UnV.htm
16-11-2006; Aggiornamento: 15-05-2013
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