Caro Nicola, mi
sono ritrovato in mezzo a una discussione presente qui nella nostra regione. Non
voglio scendere troppo sul personale, ma ti racconto brevemente i fatti, prima
di arrivare alle domande.
Nel gruppo, che frequento attualmente [N.d.R.: ne parliamo come «Monbello»],
siamo poche persone. Ultimamente una ragazza di un’altra chiesa locale
[N.d.R.: ne parliamo come «Civitale»], fidanzata con un credente locale, ha
deciso di battezzarsi proprio a Monbello, per dare testimonianza sulla spiaggia.
Da Civitale l’hanno subito bloccata. Arrivo, quindi, alle questioni sul
battesimo.
■ 1. I conduttori di Civitale affermano che sia necessario fare un
corso di discepolato, prima di fare il battesimo.
●
Il conduttore attuale di Monbello, invece, cita Matteo 28 e Marco 16,
facendo presente che in nessuna parte è previsto un corso di discepolato. Sempre
a suo parere, basta credere in Gesù, e poi il discepolato lo si fa nella
riunione settimanale e la domenica. Conclusione, una persona può essere
battezzata anche dopo una settimana, se la sua richiesta è sincera.
■ 2. I conduttori di Civitale affermano che il battesimo lo possono
ministrare solo gli anziani della ragazza e non chiunque altro lì a
Monbello.
● Secondo il conduttore di Monbello, invece,
Gesù ha detto ai discepoli di andare a battezzare, quindi chiunque può
battezzare, basta che abbia accettato pubblicamente Gesù (sempre citando
Matteo 28 e Marco 16).
■ 3. I conduttori di Civitale affermano che per la Cena del Signore
è necessario il battesimo. ● Il conduttore di
Monbello, invece, citando Romani 4, afferma che Abramo è stato salvato prima
della circoncisione. Se uno vuole partecipare alla Cena del Signore, perché
impedirglielo?
Ora, io ho cercato
di parlare col conduttore di Monbello, ma è fermo nelle sue convinzioni.
Comunque, di là da queste problematiche e dal caso specifico, vorrei chiedere a
te delle direttive, per meglio approfondire la questione legata al battesimo. Io
sto facendo una ricerca particolare e, visto che lui vuole una risposta su base
biblica, voglio prepararmi al meglio. Ti ringrazio in anticipo e ti saluto con
amore fraterno. {Innocenzo Palmita, ps.; 13-05-2013} |
Per poter dire
alcunché su una situazione locale e sul rapporto fra due comunità, bisognerebbe
conoscere le questioni nel dettaglio e personalmente. Quindi, mi limiterò agli
aspetti generali, dando il mio punto di vista, risultante dallo studio costante
della sacra Scrittura, dalle mie esperienze di fondatore e conduttore di chiesa
e dalla mia attività pastorale.
Chi si converte in una comunità, fa bene a camminare con quest’ultima e a
seguire i consigli dei suoi conduttori, che in genere sono molto più
lungimiranti e sanno ciò, che è il bene dei credenti e dei neofiti. Il
conduttore di un’altra comunità, sebbene abbia buone intenzioni (p.es. dare
occasione di testimonianza nella sua zona), fa una cosa sbagliata a voler
battezzare nella propria comunità chi si è convertito altrove, senza cercare il
consenso dei conduttori naturali di tale neofita. Infatti, così facendo, si
trasmette un insegnamento poco coerente ai neo-credenti, che così potranno
sempre scegliersi arbitrariamente ciò, che aggrada loro meglio.
Ora passo a rispondere i vari punti, seguendo la stessa numerazione.
■ 1. Un
corso di discepolato basilare è essenziale per ogni neofita. Ciò dovrebbe
avvenire subito dopo la conversione e dovrebbe portare poi al battesimo con
consapevolezza di ciò, che si crede. Tempo fa ho constatato ciò, traducendo dal
greco l’epistola agli Ebrei, dove l’autore affermò: «E,
infatti, dovendo voi essere maestri da tempo, avete di
nuovo bisogno che vi s’insegni quali siano gli
elementi dell’inizio degli oracoli di Dio; e siete diventati coloro, che
hanno bisogno di latte e non di cibo sodo»
(Eb 5,12; traduzione propria). Ciò significa che a tali neofiti furono trasmessi
tali «elementi iniziali degli oracoli di Dio»,
solo che essi rimasero a tale «latte» e non andarono oltre, rimanendo
«infantili» (v. 13) e senza discernimento (v. 14). Tale insegnamento basilare fu
chiamato letteralmente anche «la parola dell’inizio di Cristo» e «il
fondamento» (Eb 6,1s). Esso fu impartito subito dopo che tali neofiti giudei
furono «illuminati, sia assaggiarono il dono sopracceleste, sia furono fatti
partecipi dello Spirito Santo, e gustarono la buona parola di Dio e le potenze
del secolo avvenire» (Eb 6,4s; traduzione propria). In tale stadio spesso
non si sa neppure, se tali neofiti sono solo «credenti» o già
«rigenerati», ma conviene lo stesso discepolarli. Per mia esperienza posso dire
che alcuni nascono dall’Alto durante tale cammino; e certuni, sebbene amano Gesù
come Salvatore, lo accettano anche come Signore (quindi, permettendo allo
Spirito di rigenerarli), durante l’eventuale lotta, che precede il battesimo e
non di rado nella cura pastorale connessa.
Penso che ogni missionario,
fondatore di chiesa o conduttore abbia, suo malgrado, immerso nelle acque
«credenti» sulla base della dichiarazione della loro bocca, che poi sono
tornati nel mondo. Tali «aborti» e tale leggerezza rimangono sempre un neo e
un problema di coscienza per tali servitori. Io personalmente sono diventato
molto prudente; durante il corso di discepolato, chiedo al Signore di mostrarmi
coloro, che non sono veramente nati di nuovo e di creare le condizioni, in cui
tali neofiti stessi abbiano o diano motivo per rimandare il loro battesimo. Sono
grato al Signore che Egli è intervenuto così anche nell’ultima tornata di
discepolato.
Appellarsi a
Matteo 28 (e Marco 16) per affermare che da nessuna parte sarebbe previsto
un corso di discepolato, mostra la propria scarsa conoscenza del testo biblico
originale. Conviene, quindi tradurre letteralmente Matteo 28,18ss: «E
Gesù, accostatosi, parlò loro [= apostoli], dicendo: “Ogni autorità mi è stata
data in cielo e sulla terra. [19] Andando, ammaestrate tutti i popoli,
immergendoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, [20]
insegnando loro di custodire tutte quante le
cose, che vi comandai. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino al
completamento dell’era”».
Si tenga presente che l’azione principale
(un imperativo!) nel v. 19 è «ammaestrate tutti i
popoli». Il verbo mathēteúō
significa «essere discepolo (seguendo precetti e istruzioni), ammaestrare,
insegnare, istruire, discepolare». Quindi, l’attività principale degli apostoli
doveva essere quella di ammaestrare i neofiti. Il resto del v. 19 e il v. 20
indicano le circostanze, espresse in greco con dei participi, che
indicano le espressioni secondarie. Anche in tali circostanze gli elementi sono
due, concomitanti fra loro, l’immersione nell’acqua e l’istruzione relativa agli
ordini di Cristo, lasciati agli apostoli. Il verbo didáskō intende «insegnare,
dare istruzione, spiegare o esporre la dottrina, così che l’allievo la
comprenda». Il discepolo, da parte sua, dev’essere disposto a praticare ciò, che
è espresso dal verbo
tēréō «osservare, conservare, custodire».
Non si può trascurare il
fatto che
l’immersione in acqua sia compresa fra due azioni: ammaestrare prima e
insegnare poi, suggerendo che l’istruzione di base avviene prima e
l’insegnamento dettagliato segue poi, dopo l’immersione in acqua.
Ecco una nota al margine.
L’esperienza mostra che chi afferma che «basta credere in Gesù»,
palesa una grande ingenuità. Come abbiamo detto, non sempre coloro, che
affermano di credere in Gesù, sono dei rigenerati né sono disposti a prendere la
propria croce e seguire Cristo a tutti i costi. Una richiesta può essere
sincera, ma il tutto può essere solo un sentimento, poiché la comprensione
della salvezza può essere deficitaria e la rigenerazione inesistente. Abbiamo
visto tante persone venire, infiammarsi per Gesù e poi sparire per sempre.
■ 2. Il principio dei conduttori di tale ragazza mi sembra sano: sono i
conduttori, che hanno le direttive sulle anime, che vengono al Signore nella
loro comunità. Chiaramente essi possono demandare ad altri credenti della chiesa
di praticare l’immersione in acqua. Io, personalmente, coinvolgo anche i
collaboratori della chiesa, mantenendo la supervisione e dedicandomi alla
Parola.
Gesù non aveva
incaricato chiunque lo avesse accettato pubblicamente di rappresentarlo,
e ciò non risulta da Matteo 28, ma diede tale incombenza solo ai suoi apostoli e
a quanti essi avrebbero incaricato in seguito col consenso della chiesa (cfr. At
6 collaboratori; At 15 anziani). Fu Gesù, che incaricò Anania riguardo a Paolo
(At 9,10-18); questi non era un credente qualunque, ma un
«discepolo» (gr. mathētḗs), ossia uno che era
stato ammaestrato o discepolato (gr. mathēteúō; vedi sopra) a sua volta,
ben sapeva il fatto suo e godeva di autorità in ciò, che faceva.
■ 3.
Concordo con quanto affermano tali conduttori: prima l’onere e poi l’onore:
prima l’immersione e poi la Cena del Signore. Romani 4 non c’entra
nulla, poiché al tempo di Abramo la Pasqua non esisteva; nell’ultima cena Gesù
festeggiò la Pasqua. A nessun estraneo era permesso di prendere dell’agnello
pasquale (Es 12,43). Se voleva parteciparvi, doveva prima identificarsi col
popolo di Dio e diventare Ebreo, facendosi circoncidere: «Quando
uno straniero soggiornerà con te e vorrà fare la Pasqua in onore dell’Eterno,
siano prima circoncisi tutti i maschi della sua famiglia. Poi venga
pure a fare la Pasqua, e sia come un nativo del paese; ma nessun incirconciso ne
mangi» (v. 48). Lo stesso principio
resta nel nuovo patto: prima uno creda col cuore e lo testimoni col battesimo,
poi acceda ai simboli.
Non basta la dichiarazione delle labbra, ma ci vuole l’ubbidienza. Non
basta avere Gesù come Salvatore, bisogna accettarlo anche come l’unico Signore
personale, disponendosi a ubbidirlo in tutto. L’immersione in acqua è uno di
questi comandi di base, che il Messia ha lasciato.
Abbiamo visto venire tante persone entusiastiche per Gesù, fare grandi fiammate
e poi sparire nel mondo. È vero che l’apostolo Paolo ha scritto: «Ognuno
provi se stesso, e così mangi del pane e
beva del calice» (1 Cor 11,28); tuttavia,
qui parlava non a neofiti, ma a credenti normali. Egli parlò anche del
giudizio per mancanza di discernimento e delle amare conseguenze anche
fisiche (vv. 29s).
I conduttori, che permettono
l’accesso ai simboli del pane e del vino a coloro, che fanno una dichiarazione
verbale, diventano correi, esponendoli a eventuali giudizi da parte del
Signore nel caso, in cui non sono veramente rigenerati. Fare un atto
ecclesiale precipitoso, qualunque esso sia, senza legittimità, rende
colpevoli e fa «partecipare ai peccati altrui» (1 Tm 5,22). Ciò vale
specialmente, quando una tale persona, che è stata appena illuminata e ha un po’
gustato la grazia di Dio, si ritira indietro a propria perdizione (Eb 10,39).
Per andare sul sicuro, è
bene che «ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine»
(1 Cor 14,40). Se siamo contro la convivenza e i rapporti prematrimoniali e a
favore del matrimonio, dobbiamo evitare che i neofiti accedano ai privilegi del
nuovo patto, senza essere entrati in esso mediante una vera
rigenerazione, di cui il segno è l’immersione in acqua.
►
Battesimo e dintorni: parliamone {Nicola Martella} (D)
►
Battesimo per immersione e compagine ecclesiale {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Battes_dintorni_EdF.htm
14-05-2013; Aggiornamento: 17-05-2013 |