Buongiorno, Nicola; prima di tutto ti ringrazio per il lavoro che svolgi; sono
un tuo fedele lettore non solo del tuo sito, ma anche della tua letteratura.
Sono membro di una assemblea cristiana, che io e mia moglie
abbiamo iniziato a frequentare alcuni anni fa e in cui da subito ci siamo
trovati bene. È una chiesa in crescita e in espansione. Il conduttore
è un ottimo strumento nelle mani del Signore, specialmente
nell’evangelizzazione, essendo capace di coinvolgere le persone e di portare
anime a Cristo. Perciò, si sono aggiunte nuove persone. E anche alcuni
amici, che hanno frequentato la chiesa per anni come «simpatizzanti», da qualche
tempo hanno espresso il desiderio di essere battezzati. Ciò non poteva
che creare una grande gioia in tutti. Il giorno dei battesimi è stato quindi
programmato.
Ora, però, tra questi simpatizzanti ce n’è uno, che frequenta la nostra
chiesa da molto tempo. Chiamiamolo Vincenzo. Dopo la separazione da sua moglie,
aveva conosciuto una donna straniera, che si era precedentemente convertita e
battezzata nel suo paese d’origine; chiamiamola Elide. Fu lei a portare Vincenzo
alle riunioni della nostra chiesa. Ambedue convivevano in questa zona e
hanno generato insieme una prole! Vincenzo non è legalmente divorziato
dalla sua precedente moglie; le motivazioni, che dà, sono abbastanza complicate
e sibilline, e non sto qui a cercare di elencarle, poiché non le abbiamo capite.
Il problema è sorto nel momento in cui, è stato dato l’annuncio dei
prossimi battesimi: Vincenzo si è alzato in piedi e ha pubblicamente chiesto
di essere battezzato. Per svariati anni, il conduttore ha cercato di
rimandare la questione; anche questa volta, imbarazzato com’era, rispose
pubblicamente a Vincenzo che la sua situazione sarebbe stata valutata come
chiesa e che le persone più ragguardevoli avrebbero preso una decisione
in merito. Varie persone nella sala, di cui il conduttore ha fatto i nomi, si
sono guardate imbarazzate (tra cui io stesso), meravigliandosi di essere
investiti inaspettatamente di tale responsabilità e chiedendosi che cosa volesse
significare ciò, che appariva come uno scaricabarile. Credo che oramai sia
proprio arrivato il momento in cui il conduttore debba chiarire la situazione
di Vincenzo con lui e con la comunità.
A mio parere, Vincenzo è sinceramente
convertito, e
durante le riunioni spesso prega e legge pubblicamente qualche
versetto, che lo ha toccato durante la settimana. Anche conoscenti comuni
confermano che continuamente parla di Cristo
ed evidenziano come insista sulla salvezza.
Tuttavia, non essendo battezzato Vincenzo non
partecipa ai simboli; e naturalmente così fa anche Elide. Dall’altra
parte, a parer mio, il conduttore, volendo aiutare Vincenzo,
vorrebbe che egli si pazientasse fino a un suo completo ravvedimento anche per
le questioni del suo passato; dall’altra parte, non vorrebbe che si allontanasse
dalla comunità, se lo prendesse di petto.
Caro Nicola, cosa ne pensi? Bel pasticcio! Cosa consiglieresti in tale
situazione? Come ci si deve praticamente muovere? Ti ringrazio fin da
subito per la tua eventuale risposta, ringraziandoti ancora per il servizio che
svolgi. Io ho la mia convinzione, che persegue una linea rigida al riguardo. Ma
vorrei anche il tuo parere, che è sempre di grande consiglio, riflessione e
benedizione. {Alberto Gatti, ps.; 26.09.2016} |
Caro Alberto, grazie di avermi fatto parte di questo caso della tua chiesa. Non
si tratta di essere rigidi o flessibili, ma di mettere in pratica la
verità mostrata con amore e misericordia, ma senza innacquarla.
Su divorzio e nuove nozze ci sono differenti convincimenti, anche
per coloro, che si sono convertiti dopo una catastrofe matrimoniale e dopo una
separazione. Avendo espresso altrove ciò, di cui la Bibbia mi convince [►
Etica: Divorzio], prescinderò da questi aspetti e chiedo anche ai
lettori di farlo. Limitiamoci qui al tema: «È legittimo battezzare chi
vive in una convivenza?».
Per prima cosa, è scritto che fornicatori, adulteri e simili,
se non si ravvedono, non erediteranno il regno di Dio (1 Cor 6,9s). Prima di
ritenerli non solo «credenti», ma anche «rigenerati», bisogna che si possa dire
di loro: «E tali eravate alcuni di voi...»
(v. 11).
Io ritengo che si possa passare sopra alla
situazione prima della rigenerazione, poiché così fa Dio e perché Egli ci
chiama a conversione dalla situazione, in cui ci si trova (appunto vv. 9s). Poi,
però deve avvenire il lavaggio, la santificazione e la giustificazione «nel
nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio» (v. 11).
Nella penultima opera, che ci ha visti coinvolti
come missionari fondatori, avevamo avuto due casi di convivenza, a
distanza di anni; abbiamo discepolato i credenti coinvolti, ma prima di
battezzarli, abbiamo detto loro di mettere a posto la loro vita morale. In meno
di un mese, tali credenti si sono sposati e li abbiamo potuti battezzare.
Non si può avere la botte piena e la moglie
ubriaca, come recita il proverbio. Capisco che Vincenzo si sia convertito nella
situazione, in cui si trovava; tuttavia, Elide era credente e si era
messo con un non credente, ha convissuto con lui e ha generato una prole con
lui. Dove sono stati il conduttore e gli altri responsabili di chiesa in tutto
ciò? Perché non hanno ammonito e poi disciplinato tale donna?
Ora, secondo Vincenzo, ci sarebbero tutti quegli
impedimenti al divorzio, che egli elenca La questione è questa: Vincenzo
vive in fornicazione e adulterio; ne vuole uscire o no? Egli vuole essere
sottomesso al Signore o no? Se sì, spieghi con le carte alla mano come
stanno le cose al conduttore e agli altri responsabili di chiesa. Con loro trovi
la via giusta e santa dinanzi a Dio, non quella che gli fa comodo, per
motivi ancora da accertare.
Battezzare chi vive in adulterio e
fornicazione, è una grande leggerezza, un precedente nella chiesa e un grave
errore dottrinale, spirituale e morale, che graverà sull’opera locale del
Signore e la priverà della benedizione di Dio.
Se Vincenzo è sinceramente convertito, come tu affermi, ciò si mostra nell’ubbidienza
della fede proprio in cose del genere, che sono basilari. Se non è disposto
a emendare la sua vita, mostra che non ha ancora sperimentato una vera
rigenerazione spirituale, ma è solo cristianizzato.
Per cui è un errore trattarlo come un discepolo di Cristo e quasi
membro di chiesa. Farlo pregare e leggere brani, durante le riunioni, è un
inganno per Vincenzo stesso e un abituarsi a trattarlo «come se fosse» un
membro della famiglia di Dio. Chiaramente è Dio che conosce i cuori, ma sono
altresì i frutti, che mostrano l’albero. Inoltre, ecco la prova del nove,
ossia la medaglia con due facce: «Tuttavia il
solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore
conosce quelli che sono suoi”, e “Si ritragga dall’iniquità chiunque
nomina il nome del Signore”» (2 Tm 2,19). Una parte non può stare
senza l’altra.
Per cui, non basta amare il Signore, parlare di Cristo e
insistere sulla salvezza; questo fa parte dell’indottrinamento. Poi, devono
seguire le opere degne del ravvedimento. Se non è così, tale «credente» è
un pericolo per la testimonianza e un cattivo esempio per gli altri.
Se si volessero mettere in pratica le direttive apostoliche,
bisognerebbe concludere che chi si chiama «fratello», ma vive da fornicatore (o
in una delle altre cose elencate), dovrebbe essere giudicato dalla chiesa come «malvagio»
e allontanato da essa (1 Cor 5,11ss), a meno che non si ravvede e mette a
posto la sua vita. Chiaramente non sto affermando che in tale assemblea debbano
procedere così riguardo a questo caso, che non conosco direttamente, ma questo
dovrebbe scuoterli e farli agire con discernimento. Come si fa ad
ascoltare preghiere e brani scritturali da parte di colui, di cui Paolo richiede
questo: «Togliete il malvagio di mezzo a voi
stessi»? E come si può mai battezzarlo, se
non emenda del tutto la sua vita?
Tenendo presente tali cose, di là da un primo
periodo, in cui si voleva essere indulgenti, per recuperare coloro che
vivevano in fornicazione, penso che il conduttore e i responsabili abbiano agito
con leggerezza in tale situazione. Ogni discepolato non deve contenere
soltanto le «quattro leggi spirituali» (la via della salvezza), ma anche
l’istruzione nella morale cristiana. La troppa indulgenza verso il «caso
umano» ha prodotto tolleranza verso la convivenza; poi, la cosa ha preso
tale piega verso la «brava gente», e si è preferito procrastinare le
questioni al giorno lontano, che sarebbe venuto. Come se tutto si risolvesse con
l’astensione da pane e vino. No, la questione è di carattere morale (e
spirituale). Chi è quasi dentro al regno di Dio, è ancora fuori.
Chi persevera nel peccato, non ha conosciuto veramente Dio (1 Gv 3,6; cfr. v.
9), sebbene magari parli di Lui.
Ora la richiesta del battesimo rende
tutto più drammatico. Coloro, che sono vissuti come «quasi rigenerati» e
«quasi entrati» nel regno di Dio, avranno difficoltà a capire un
tale diniego. Infatti, il ferro si fa bene a batterlo, fintantoché è caldo. E
ora il conduttore e gli altri responsabili di chiesa si prenderanno le loro
responsabilità? Andranno fino in fondo a tale questione, applicando le
direttive scritturali? E Vincenzo sarà disposto a uscire da tale
ravvedimento «quasi
completo», per entrare nella piena ubbidienza, che ci si aspetta dai
figli di Dio? Chi vuol piacere al Signore fa opere degne di ravvedimento, a
qualunque costo.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Batt_conviv_EdF.htm
29-09-2016; Aggiornamento: |