Leggendo la sacra
Scrittura, essa certamente ci parla, mettendo a nudo il nostro peccato,
rivelandoci il pensiero di Dio, consolandoci in situazioni avverse, ammonendoci
quanto alla nostra condotta, esortandoci a fare la volontà di Dio,
incoraggiandoci a fare il bene, e così via. Che cosa dire però di coloro che,
stando magari in una situazione di grande necessità, usano la Bibbia come una
fonte di «oracoli» e prendono personalmente certi versi come delle promesse e
delle predizioni che Dio darebbe proprio a loro in quel momento? Di chi è la
colpa se poi tale presunto «oracolo» non si realizza? Perché la fede di tali
credenti viene delusa da attese del genere e il loro rapporto con Dio in qualche
modo s'incrina? |
La questione dei lettori
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Voglio chiederti un consiglio riguardo a dei miei parenti. Ora ti spiego meglio
la situazione. Un mio parente, sua moglie e sua figlia erano credenti
pentecostali e frequentavano una chiesa ADI (ma non erano carismaticisti). Poi
lui si ammalò di cancro e, in seguito a tale malattia, morì.
Da quanto mi è stato detto, so che purtroppo questa mia
parente si è risentita nei confronti di Dio per la perdita di suo padre. Il
fatto è che quando si pregava per la guarigione del padre, lei era convinta
d’aver «ricevuto» un brano biblico da parte di Dio che parlava di guarigione. Da
quanto ho capito, lei riteneva di aver «ricevuto» tale brano durante la sua
meditazione, ossia mentre pregava e leggeva la Bibbia; perciò l’aveva preso
molto seriamente come una promessa di Dio per suo padre.
Purtroppo però questo mio parente in seguito morì. La
figlia era così convinta che quel brano fosse una promessa divina per suo padre
che fece addirittura aprire la bara un attimo prima che venisse sotterrata.
Io vorrei essere loro d’aiuto. Purtroppo non so come
affrontare il problema, perché lei naturalmente si sente ingannata.
A essere sincero anch’io in passato ho attraversato un
momento difficile nella mia vita, avendo subito una grossa ingiustizia sul mio
posto di lavoro, e avevo «gridato a Dio». In quel periodo, quando leggevo la
Bibbia, mi si presentavano sempre versi in cui si affermava di confidare nel
Signore e che Egli avrebbe fatto trionfare la sua giustizia. Una coincidenza?
Aggiungo anche che alla fine Dio mi ha fatto giustizia in una maniera talmente
straordinaria, che definire ciò un miracolo sarebbe riduttivo.
Tu cosa mi puoi dire in merito? Cosa diresti a una
persona che si sente tradita da Dio? Questa mia parente continua a frequentare
comunque la chiesa, ma credo che dentro di lei qualcosa si sia rotto. Io, da
parte mia, non so cosa dire perché nel mio caso ho sperimentato la vittoria,
loro purtroppo no. Quando scoprirono che questo mio parente era malato, i medici
gli diedero 3 mesi di vita, invece poi visse ancora tre anni. Anche questo
contribuì a nutrire in loro l’attesa che Dio lo avrebbe guarito. La situazione è
difficile, me ne rendo conto. {Gennaro Rautano, ps.;
02-07-07}
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Pochi giorni fa avevo letto en passant qualcosa sul
tuo sito, nel quale hai fatto riferimento alla preveggenza collegata alla
Bibbia, ossia ha parlato della pratica di aprire una pagina a caso della Bibbia
per scopi divinatori. Purtroppo, come potrai immaginare, il problema è legato
nuovamente a mia madre; infatti una sua amica le ha detto che giornalmente apre
la Bibbia e poi dal versetto, che legge, riesce a «prevedere» eventi futuri.
Vorrei persuaderla che ciò è una pratica occulta e quindi un peccato per Cristo.
{Innocenzo Palmita, ps.; 5 dicembre 2008}
La risposta ▲
È difficile poter dire qualcosa che aiuti questi tuoi parenti. Bisognerebbe
conoscere più da vicino le persone interessate, avere la loro fiducia, sentirle
raccontare le cose e con quale spirito lo fanno, accertare quali sono i loro
sentimenti attuali e il loro rapporto personale con Dio, e incanalare
possibilmente il discorso su un piano biblico. Qui di seguito riporto alcune
riflessioni di carattere generale.
■ L’immagine di Dio: Alla base di tante
infelicità vi è, come ho potuto accertare in tanti colloqui pastorali, una falsa
immagine di Dio o almeno un’immagine distorta del Signore. Quando ci si
costruisce Dio a propria immagine e somiglianza, poi si diventa infelici quando
il Dio vivente — Egli non corrisponde a tale «costruzione mentale» (idea o
idolo) — non realizza le nostre attese e non ci dà ciò che ci aspettiamo.
Diverse patologia spirituali dipendono proprio da tale
immagine distorta di Dio (p.es. zio buono, pozzo di san Patrizio, Dio della
prosperità). Dell’immagine distorta di Dio, delle sue conseguenze e su come
intervenire in senso pastorale ho scritto in quest'opera: Nicola Martella, «Chi
è Dio?»,
Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996), pp. 103-111.
Similmente anche un’immagine sbagliata o distorta di se stessi o dell’uomo in
genere può contribuire a varie patologie spirituali (cfr. pp. 95-102). Lo stesso
dicasi di un’immagine sbagliata o distorta della trascendenza e del mondo dei
demoni (pp. 112-121).
■ Proiezione dei propri desideri?: Un altro
aspetto connesso è la proiezione del nostro modo di pensare sull’immagine che
nutriamo di Dio. Quando si vive in un certo ambiente ecclesiale che pone su Dio
certe attese (il Signore come Dio di guarigioni, miracoli, prosperità) e sui
credenti (devi crederci veramente; devi pregare con «unzione»; se lo chiedi con
un cuore veramente purificato e santificato…; ecc.), ciò può diventare una fonte
d’infelicità. Infatti il Dio della Bibbia, a differenza degli idoli e delle
proiezioni idolatriche mentali (o false immagini di Dio) «è nei cieli; egli
fa tutto ciò che gli piace» (Sal 115,3ss), non è obbligato a rispondere a
nessuna preghiera e, dove e quando lo fa, è una sua grazia immeritata. Solo la
superstizione religiosa pensa che si possa fare una qualche coercizione sulla
trascendenza.
■ Quali preghiere Dio non ascolta?: Da uno
studio della Parola prendiamo atto della seguente situazione. ● Dio rifiuta di
vedere chi lo supplica e non li ascolta, quando non c’è un sincero ravvedimento
riguardo ai propri atti malvagi (Is 1,15). ● La devozione religiosa degli empi o
degli stolti è in abominio all’Eterno, ma essi non sanno neppure che, così
facendo, fanno male (Pr 15,8; cfr. v. 29; Ec 5,1). ● Le preghiere vengono
impedite non facendo il proprio dovere, ad esempio di marito verso la propria
moglie (1 Pt 3,7). ● Mentre alcuni non ottengono nulla, perché non domandano a
Dio, altri chiedono e non ricevono, perché domandano per il male, ossia per
spenderlo nei propri piaceri (Gcm 4,2s). ● Alcuni non ricevono nulla da Dio
perché non chiedono secondo la sua volontà e per la sua gloria (cfr. Rm 1,10;
Col 1,9; 4,12). Gesù pregò di essere risparmiato, ma poi chiese al Padre di
realizzare la sua volontà (Mt 26,42 «se non è possibile… sia fatta la tua
volontà»). ● Alcuni diventano infelici perché fanno prima i loro propri
piani e le loro proprie scelte e poi chiedono a Dio di benedire tutto ciò (Gcm
4,13ss).
■ La risposta di una fede sana: È difficile
sapere in quale situazione si trovi la parente del lettore quanto alla
preghiera. Né sappiamo perché Dio non abbia risposto alle loro suppliche.
Abbiamo detto comunque che Dio è sovrano di rispondere o meno e di glorificarsi
in una certa situazione in una maniera che non è accertabile con la nostra
ragione, non è razionalizzabile e non c’è sempre rivelato. Dio può trarre gloria
al suo nome salvando Israele dalle mani del nemico (Es 14,4.17; Ez 28,22) o
permettendo che esso venga sconfitto o anche deportato e poi raccolto (Ez 28,25;
36,23; 38,16; 38,23; 39,27). Gesù voleva principalmente che il nome (= persona)
di suo Padre fosse glorificata (Gv 12,28); questo dev’essere altresì il
sentimento d’ogni credente (cfr. 1 Pt 4,11).
La risposta di una fede sana si può vedere nella
risposta che gli amici di Daniele diedero a Nebukadnezar: «Ecco, il nostro
Dio che noi serviamo, è potente da liberarci, e ci libererà dalla fornace del
fuoco ardente, e dalla tua mano, o re. 18Se no, sappi o re, che noi
non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto»
(Dn 3,17). Quindi Dio può soccorrerci, noi gli chiediamo che lo faccia; Egli può
anche non farlo, ma ciò non condizionerà la nostra fede e le nostre scelte.
■ Un uso coercitivo della Bibbia: In certi
ambienti c’è un uso sbagliato della Bibbia. Essa viene usata come un libro di
divinazione. Alcuni pregano, puntano il dito da qualche parte e credono
fermamente che quel brano sia diretto a loro; questo modo di fare si chiama
«sticomanzia» o divinazione mediante un verso (stico) biblico. Non so se la
parente del lettore abbia fatto così, probabilmente no; se lo avesse fatto,
avrebbe praticato divinazione. Poiché alcuni versi non si applicano direttamente
a tale persona in tale situazione, si fa uso di simbolismi, allegorie,
numerologia e d’altro per arrivare a un «responso divino».
Altri, sempre in certi ambienti, pur non usando la
sticomanzia, trattano la lettura quotidiana della Bibbia come una specie di
oroscopo. Essi applicano quanto leggono direttamente alle proprie persone e alla
loro situazione. Il rischio è quello che, essendo chi legge in un certo bisogno,
prenda ciò che sta nel testo come una promessa o predizione diretta proprio a
lui. Qui, come detto, gioca un ruolo la proiezione dei propri desideri. È un
modo scorretto di usare la Scrittura e porterà sempre a cocenti delusioni. Poi,
come ha fatto la parente del lettore, si sarà arrabbiati con Dio perché non Egli
non avrebbe realizzato quanto tale credente (spesso ingenuo e non biblicamente
ferrato) ha creduto che Dio gli promettesse o predicesse.
Dio non ci ha dato la Bibbia per trarne dirette
predizioni per uscire dai guai della vita. Dio ha comunicato nella sacra
Scrittura la sua analisi del mondo e degli uomini, il suo piano di salvezza
nella storia e i suoi obiettivi escatologici. La Bibbia è altresì una grande
fonte di conoscenza, ammaestramento e consolazione. «Tutto quello che fu
scritto per l’addietro, fu scritto per il nostro ammaestramento, affinché
mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture noi riteniamo la
speranza» (Rm 15,4).
La sacra Scrittura può portare a ravvedimento e alla
salvezza, ammaestrare, consolare, incoraggiare, esortare, avvertire, mettere in
guardia, alimentare la speranza e così via. «Or queste cose avvennero loro
per servire d’esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi, che ci
troviamo agli ultimi termini dei tempi» (1 Cor 10,11).
Un uso errato, però, a causa di attese sbagliate,
porterà a risultati negativi, a delusioni e a volte a perdere la fiducia in Dio.
Quando si confonde il proprio desiderio con la volontà di Dio nel caso specifico
e si crede di trovarne conferma in un verso biblico, quando ciò non si avvererà
si resterà amareggiati. Ma tutto ciò si basa, come già detto su una immagine
distorta di Dio e su un uso errato della Bibbia e della preghiera. In tali casi
non è Dio o la sua Parola a ingannare, ma è la persona che inganna se stessa
poiché confonde i propri desideri con la volontà di Dio e perché nutre attese
sbagliate che affondano le radici nella devozione spiritualista del gruppo
cristiano d’appartenenza. La coercizione devozionali del gruppo fa sviluppare
certe attese e un uso discutibile della fede, della Parola e della preghiera.
■ La Bibbia fonte di consolazione: È una cosa
completamente diversa, quando abbiamo un certo problema e la Bibbia ci aiuta con
i suoi emendi e i suoi ammaestramenti a confidare in Dio. Se siamo angariati da
altri (come nel caso del lettore), leggere i brani in cui i personaggi biblici
vissero esperienze simili, ci aiuta a imitarli nel bene, a non commettere i loro
eventuali errori e a nutrire la speranza che Dio potrà fare similmente nella
nostra vita. Noi come tali credenti del passato possiamo invocare Dio
d’intervenire nella nostra particolare situazione. Questo è un modo legittimo e
genuino di procedere. Dio è però sovrano di liberarci dal problema o di
liberarci nel
problema. Al momento i suoi obiettivi ci sfuggono, ma in seguito guardando
indietro possiamo capire qualcosa delle misteriose vie di Dio. Il re Ezechia
riconobbe col senno del poi: «Ecco, è per la mia pace che io ho avuto grande
amarezza…» (Is 38,17).
■ Che cosa fare?: Abbiamo visto che Dio non
tradisce alcuno né rinnega se stesso (2 Tm 2,13). Un’immagine distorta di Dio,
di noi stessi, della fede e della devozione porta a tali confusioni, in cui
proiettiamo i nostri desideri sulla volontà di Dio. Poi rimaniamo delusi, ma
invece di dubitare di noi stessi e del nostro modo di vivere la fede, nutriamo
in noi stessi il profondo e indicibile sospetto che Dio non ci ami abbastanza e
che, in qualche modo ci abbia ingannati. Bisogna ricordarci che «Dio è in
cielo e tu sei sulla terra» (Ec 5,2). Egli non accetta le coercizioni
dottrinali, la stolta devozione (v. 1) e i «ragionamenti insensati» (v. 3). Egli
vuole credenti che mantengano la loro parola e non siano stolti (v. 4).
Una fede malata porta a gesti patologici. Ad esempio,
c’è stato un caso simile, in cui un credente carismaticista in Scandinavia
riteneva che Dio gli avesse rivelato che avrebbe risuscitato il suo bambino
morto. Alla fine, la polizia dovette seppellire il morto con la forza, poiché
aveva già fatto i vermi. Questo è il risultato, quando abusiamo di Dio
per le nostre necessità, strumentalizziamo la sua Parola e
strapazziamo la fede, facendone un uso gnostico-spiritualista — invece di
servire Dio come Signore, di usare la Scrittura in modo legittimo e di
esercitare la fiducia in Dio.
Che cosa fare quindi? Bisogna dapprima
distruggere l’immagine falsa o distorta che si nutre di Dio, della Scrittura,
della fede e di se stessi e bisogna smantellare il cattivo uso che si fa del
rapporto con Dio, con la sua Parola e con la fede (oltre che con se stessi e con
la realtà). Poi bisogna ricostruire questi elementi riportandoli ai valori
biblici; ciò avviene mediante la «sana dottrina», ossia studiando la Parola di
Dio con la persona interessata. Solo così si può avviare una lunga fase di
guarigione interiore. La persona in causa deve però assoggettarsi a tale
diagnosi, deve volere tale terapia e altresì assoggettarsi praticamente alla
cura.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Attese_deluse_EnB.htm
07-07-2007; Aggiornamento: 06-12-2008 |