Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Prassi di chiesa

 

 

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IN ATTI 2 SI TRATTAVA DI UNA QUOTIDIANA

«CENA DEL SIGNORE»?

 

 di Nicola Martella

 

1. La questione

     Non vorrei essere strumentalizzato per altri fini. Ciò che affermo qui di seguito, riguarda solo gli aspetti storici e non la prassi variegata delle chiese odierne.

     In un gruppo di Internet un cattolico militante citava il seguente brano per accreditare la quotidiana celebrazione dell’eucarestia. «Tutti quelli che credevano stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le proprietà e i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore» (At 2,44-46).

     Quindi, in ambiente cattolico (ma non solo) si fa riferimento a questo brano per giustificare un uso quotidiano del memoriale del nuovo patto. Per questo essi celebrano la messa e l’eucarestia anche diverse volte al giorno.

 

2. Osservazioni e obiezioni

     Faccio notare che l’espressione «rompere il pane» nella Scrittura corrispondeva alla nostra espressione «prendere un boccone».

     Quindi è sbagliato proiettarci dentro l’improbabile consuetudine di celebrare allora quotidianamente insieme la «Cena del Signore». Tanto più che tale attività avveniva nelle case, in genere piccole in Oriente, e che quindi coinvolgeva poche persone.

     È difficile pensare che una «cena pasquale» annuale (qual era l’ultima cena) diventasse improvvisamente un’attività quotidiana, senza che ne troviamo una norma esplicita, che la giustifichi. Tanto più che gli Ebrei usavano il pane azzimo per la «cena pasquale» e un memoriale alquanto elaborato; ciò avrebbe sfinito i credenti. Si tenga presente che quando è scritto: «Ogni qual volta voi mangiate questo pane» (1 Cor 11,26), intendeva il pane azzimo pasquale, usato da Gesù nell’istituire il memoriale del nuovo patto. Infatti, fu mentre mangiavano la Pasqua che Gesù ruppe il pane, che era azzimo (Mt 26,26). Alle usanze pasquali fece riferimento Paolo nella sua applicazione morale: «Purificatevi del vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito. Poiché anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata. Celebriamo dunque la festa, non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e di malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità» (1 Cor 5,7s).

     Negli Atti non esiste nessuna decisione apostolica né alcuna discussione conciliare (cfr. At 15), che mostri un cambiamento improvviso da una norma annuale, avuta per più di 1400 anni, a una nuova prassi quotidiana. Che un altro uso fosse iniziato già in Atti 2, subito dopo Pentecoste, è alquanto improbabile, visto che nella chiesa di Gerusalemme i credenti erano e rimasero «tutti zelanti per la legge» mosaica (At 21,20).

 

3. Alcuni approfondimenti

     In Atti 2,46 le espressioni «rompevano il pane» e «prendevano il loro cibo insieme» si equivalgono; è il tipico linguaggio ebraico, che afferma due volte la stessa cosa, aggiungendo particolari. La prima espressione afferma che «prendevano un boccone» insieme e che lo facevano nelle case; la seconda espressione rafforza la prima e mostra come lo facevano, ossia «insieme» e «con gioia e semplicità di cuore». Quindi, il verso 46 non intende assolutamente nulla riguardo a una prassi di celebrare la «Cena del Signore», ma è solo un’accentuazione dei versi precedenti: comunione dei beni e comunanza della vita quotidiana.

     «Rompere il pane» con qualcuno significava condividere il cibo con costui. Il pio Giudeo faceva la benedizione del cibo e poi spezzava il pane e lo porgeva agli altri. Quando c’era un ospite di riguardo, si chiedeva a costui di recitare la benedizione. Ad esempio, quando i due discepoli delusi se ne tornarono a Emmaus, invitando il forestiero, che conobbero per strada, a rimanere con loro per la notte (non sapevano che era Gesù), si legge: «E quando si fu messo a tavola con loro, prese il pane, lo benedisse, e spezzatolo lo dette loro» (Lc 24,28ss); essi lo riconobbero proprio «nello spezzare il pane» (v. 35).

     L’espressione «rompere il pane» era ben radicata nella cultura religiosa ebraica. Ad esempio, fu usata per designare la cena del lutto (Gr 16,7). Nella chiesa primitiva un elemento della comunione fraterna era appunto mangiare insieme, oltre che pregare insieme e nel seguire le direttive apostoliche (At 2,42). Tale espressione designava un’agape comune che la chiesa di Troia ebbe insieme a Paolo e alla sua squadra missionaria (At 20,7; era sabato sera); essi mangiavano, mentre egli parlava, ma appena ci fu l’occasione, da solo «ruppe il pane e prese cibo» (v. 11). Paolo, dopo la tempesta e dopo aver rassicurato gli altri viaggiatori sulla nave, «preso del pane, rese grazie a Dio, in presenza di tutti; poi, rottolo, cominciò a mangiare. E tutti, fattosi animo, presero anch’essi del cibo» (At 27,35s).

     In seguito, Paolo usò tale espressione anche per il pane della Cena del Signore (1 Cor 10,16), poiché quest’ultima avveniva allora come una vera e propria cena, durante la quale persone di diverso ceto sociale condividevano tale pane (oltre al vino;1 Cor 11,18-34). Qui però Paolo non evidenziò i tempi e i momenti, in cui, ciò avveniva.

     In Atti 2,42.46 troviamo il senso normale del termine e nulla fa pensare a un altro uso.

 

4. Aspetti conclusivi

     Non entro qui in merito riguardo al ritmo, che le chiese del primo secolo avessero nel celebrare la «Cena del Signore». Non è qui neppure il luogo per mostrare come dalla Pasqua annuale si sia passati, nel corso della storia, a prassi differenti, ad esempio settimanali o addirittura quotidiane. Qui intendevo solo rispondere a una strumentalizzazione dell’espressione «rompere il pane» in Atti 2,42.46.

     Per l’approfondimento rimando al seguente tema di discussione: «Rompere il pane: la cena del Signore?».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-At2_Cena-del-Sign_Sh.htm

17-10-2011; Aggiornamento: 18-10-2011

 

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