Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ALLERGIA ALIMENTARE E CENA DEL SIGNORE

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE PROBLEMATICHE: Caro Nicola, amato fratello in Cristo, è mio desiderio che questa mia ti trovi in buona e nella serenità, che il Signore concede a coloro, che lo servono con fedeltà.

     Il motivo che mi spinge a scriverti non è semplice, così ti chiedo, fratello, se puoi delucidarmi con la tua saggezza. Nella nostra chiesa si è convertita una donna, a cui sto portando degli studi di discepolato; così è venuto fuori l’argomento battesimo e credo che lei presto vorrà testimoniare della sua fede con il battesimo. Non è questo però il problema, ma il fatto che lei è allergica a tutta la frutta e derivati, che hanno seme. Questo vuol dire che non potrà bere vino o succo di uva.

     Nel passato abbiamo affrontato una questione simile e per questo motivo abbiamo deciso unanimemente di usare i bicchierini anziché il calice. Sebbene siamo stati giudicati (e forse lo siamo ancora) da fratelli, che non ci hanno chiesto il motivo della nostra decisione, ora però la questione è differente e molto seria. Infatti, alla neofita basta un goccio di vino o succo di frutta con seme per farla andare in choc anafilattico. La questione di fondo è questa: in coscienza questa sorella non può mai accostarsi alla cena o lo deve fare bevendo qualcos’altro?

     Ti sono grato se puoi darmi un parere basato sulla Scrittura e non sull’opinione personale. Ringraziandoti per la tua risposta, ti saluto con affetto in Cristo. {Scanio Tonile, ps.; 25-01-2011}

 

 

2.  LE RISPOSTE

 

2.1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui trattiamo il caso di un'allergia da frutta (con seme) e dai suoi derivati. Chiaramente la stessa cosa vale per chi è celiaco, ossia per chi ha un'intolleranza permanente alla gliadina, una componente del glutine contenuta nei cereali (frumento, orzo, segale, avena, farro, kamut). Tali alimenti sono tossici per il celiaco, poiché causano in lui gravi lesioni alla mucosa dell'intestino tenue.

     Tornando al caso specifico, se la Scrittura avesse una risposta esatta e diretta in merito, basterebbe cercarla e tutto sarebbe risolto. Visto che in genere la Bibbia tratta soltanto i casi normali e specialmente gli aspetti dottrinali di questioni del genere, è evidente che senza un ragionamento più ampio, in cui contano anche le opinioni, non se ne viene fuori. Se però ci basiamo solo sulle opinioni, troveremo pareri alquanto contrastanti. Ecco qui di seguito alcuni esempi, che mi vengono in mente.

     ■ I credenti con una formazione più mistica diranno che tale cristiana deve prendere lo stesso del vino (o del succo d’uva), confidando che Dio farà un miracolo.

     ■ I credenti con una formazione più razionale diranno che non bisogna mettere a rischio la vita di tale credente e che bisogna trovare vie più praticabili, sostituendo il vino / succo con la cosa più vicina possibile, che per lei non è pericolosa.

     ■ Qualche credente, che è medico o ha un interesse per la medicina, dirà che, trattandosi di un’allergia, bisognerebbe seguire anche la via della sensibilizzazione graduale sotto supervisione medica. In effetti, molte allergie vengono superate in tale modo, ossia abituando il corpo a piccolissime quantità della sostanza allergenica, per poi aumentare a mano a mano la dose.

     ■ Altri credenti daranno varie «ricette», alcune delle quali saranno alquanto bizzarre.

     ■ Altri credenti ancora ammetteranno di non sapere che cosa dire, trovandosi fra ciò che afferma la Scrittura (pane e vino) e il pericolo per la salute di tale credente.

 

Molti anni fa, quando abbiamo iniziato la nostra prima comunità, s’era convertito un uomo, che era alcolizzato. Dal momento del suo battesimo in poi, non avemmo nessun problema ad avere un calice o dei bicchierini col succo d’uva, poiché anche quest’ultimo è frutto della vite. Per amore di lui e d’altri, per un tempo passavamo soltanto succo d’uva per tutti.

     Ricordo che tanti anni or sono, quando fu dibattuta tale questione nelle riviste evangeliche tedesche, furono espressi vari pareri del tutto differenti. Infine, prese la parola un missionario, che operava nell’Estremo Oriente e nella giungla. Egli si rivolse a coloro che pretendevano che si usasse solo vino (specialmente rosso) e pane di frumento. Fece notare che in quella zona del mondo non esisteva la vite e che essi celebravano la Cena del Signore, usando pane di riso e vino di riso, e per calice si servivano di un barattolo di Coca Cola. Chiedeva ironicamente, se dovevano mandare regolarmente un aereo in Occidente per importare pane e vino, pur di rimanere «ortodossi» agli occhi dei credenti occidentali. Per me tale testimonianza fu molto illuminante.

     Gesù, quando comandò il memoriale dell’ultima sua pasqua e del nuovo patto, prese gli alimenti più comuni in Medio Oriente. Pane e vino si trovano in coppia in 19 versi della Bibbia come alimenti di base; «spezzare il pane» era oramai una espressione idiomatica come per noi «prendere un boccone», quindi mangiare.

 

2.2.  DIFFERENZE LEGITTIME: Penso che un brano, che possa orientare qui la riflessione, la discussione e la ricerca della soluzione, sia il seguente: «Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri, ma giudicate piuttosto che non dovete porre pietra d’inciampo sulla via del fratello, né essergli occasione di caduta. [14] Io so e sono persuaso nel Signor Gesù che nessuna cosa è impura in se stessa; però se uno stima che una cosa è impura, per lui è impura. [15] Ora, se a motivo di un cibo il tuo fratello è contristato, tu non procedi più secondo amore. Non perdere, col tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! [16] Il privilegio che avete, non sia dunque oggetto di biasimo; [17] perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello Spirito Santo. [18] Poiché chi serve in questo a Cristo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini. [19] Cerchiamo dunque le cose che contribuiscono alla pace e alla mutua edificazione. [20] Non disfare, per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure ma è male quand’uno mangia dando intoppo. [21] È bene non mangiar carne, né bere vino, né far cosa alcuna che possa esser d’intoppo al fratello. [22] Tu, la convinzione che hai, conservala per te stesso dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva. [23] Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con convinzione; e tutto quello che non vien da convinzione è peccato» (Rm 14,13-23).

     Partendo dal contesto storico e culturale, preciso che qui si trattava di cristiani giudei e di quelli gentili. I primi avevano scrupoli culturali legati alla legge mosaica e alle tradizioni e guardavano con sospetto i gentili, mentre questi ultimi non ne avevano di scrupoli alimentari e giudicavano i primi; ciò era fonte di conflitto e di frustrazioni. Paolo presentò la via del rispetto altrui da parte di chi, essendo in posizione di forza (i cristiani gentili), non disprezzava i deboli (i cristiani giudei), ma faceva di tutto per non umiliarli e affliggerli.

     In tale testo ci sono elementi che si possono applicare anche a situazioni simili, come appunto quella presentata dal lettore. In questo caso non ci sono aspetti di cultura religiosa, ma legati alla salute e all’incolumità della persona. Ho messo in maiuscoletto le parti che si adattano allo specifico caso. Non si tratta di un alimento solo ritualmente impuro, ma letale per la vita. Viene evidenziato che l’amore non contrista, ma serve, crea pace ed edifica. Non bisogna disfare l’opera di Dio per una vivanda o una bevanda, né bisogna perdere per tale motivo chi è stato riscattato dal Signore. In tale testo, mangiando carne e bevendo vino, si trattava d’inciampo, di caduta e d’intoppo spirituali; nel caso attuale, la credente affetta da tale allergia non pretenderà che gli altri smettano di bere vino, ma chiederà per se stessa d’esserne esonerata. Se lei ne beve, non è condannata per motivi di coscienza e, perciò, pecca, ma uno choc anafilattico potrebbe mettere fine alla sua vita. Se, come insegnò Gesù, l’amore più grande è dare la vita per i propri amici (Gv 15,30), tanto più non si vorrà mettere il pericolo la vita altrui.

 

2.3.  NORMA ED ECCEZIONE: Si tenga presente la seguente analogia sacrificale. Nella legge mosaica erano prescritti i normali sacrifici ovini e bovini; in caso di povertà, furono comandati come sostituti degli uccelli puri (tortore, piccioni; Lv 5,7.11; 12,8). Se la povertà era estrema, si poteva sostituire questi ultimi addirittura con il «fior di farina», e questo per attuare l’espiazione del peccato! (Lv 5,11ss). Il bisogno di espiazione del peccatore era più importante del mezzo stesso, in caso di eccezione; la grazia risiedeva in Dio e non nel mezzo. Come si vede, era Dio a offrire, a suo arbitrio, il mezzo di espiazione per mostrare la sua clemenza al peccatore; inoltre, in casi estremi, l’Eterno stesso aveva dato la possibilità di sostituire la norma con l’eccezione. La devozione non doveva essere il privilegio di pochi, né doveva portare alla disperazione. Dio non rinunciava alla norma, ma concedeva l’eccezione!

     Si veda come eccezione anche il fatto che Davide mangiò i pani consacrati, cosa che era normalmente proibito, ma in quel caso c’era l’estremo pericolo per la vita sua e dei suoi uomini, cosicché il sacerdote Achimelek acconsentì (1 Sm 21,4ss; Mt 12,2ss). Gesù usò proprio tale episodio di Davide per rispondere ai Farisei, che accusavano i suoi discepoli di fare «quel che non è lecito di fare in giorno di sabato», ossia di svellere delle spighe e di mangiarle, perché avevano fame. Egli diede a intendere che la norma del sabato era giusta per l’antico patto, ma la conservazione della vita ne permetteva la violazione. Egli aggiunse: «E se sapeste che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”, voi non avreste condannato gli innocenti» (Mt 12,7; cfr. anche Lc 14,1-6 per guarigione di sabato e confronto con figlio o bue che cade in un pozzo). Questo è un importante principio di misericordia, che supera la norma rituale e che si può applicare in casi simili.

 

2.4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Che fare allora concretamente? Il pane e il vino nella Cena del Signore hanno soltanto carattere simbolico di rammemorazione della morte e della risurrezione di Cristo, in attesa del suo ritorno; bisogna guardarsi da ogni forma di sacramentalismo velato. Bisogna chiedere a Dio la saggezza per capire il caso concreto e per dare risposte praticabili. Non conoscendo la cartella clinica di tale neo-credente, ho abbozzato già sopra alcune possibili soluzioni praticabili. Certamente si può intercedere per tale credente perché Dio mostri le vere cause di tale allergia; rimosse queste, il problema migliorerà senz’altro. Non sempre, però si riesce a capire le vere cause. Ho parlato sopra anche della sensibilizzazione alle sostanze allergeniche sotto supervisione medica; non so se tale credente abbia già cercato questo tipo di approccio al problema. Se tutto ciò non avesse effetto al momento, si dovrà continuare a intercedere per tale credente e, intanto, bisogna sostituire per lei il vino o succo d’uva con la cosa più vicina possibile, che per lei non rappresenta una fonte di pericolo; quale essa sia, lo saprà lei più di altri.

     Abbiamo visto sopra almeno due precedenti, in cui alla giusta norma vennero fatte le misericordiose eccezioni: la prima fu fatta da parte di Dio stesso (farina al posto del sangue di una vittima); la seconda fu fatta da parte del sacerdote (pani consacrati), che applicò la sacra norma esclusivista in modo consono al pericolo per la vita di coloro, che stavano morendo di fame; la terza fu fatta da Gesù stesso riguardo alla norma del sabato e alle eccezioni, che riguardavano la conservazione della vita o il ristabilimento della salute. Tali antichi casi sono propedeutici a quello attuale, essendo sorretti dallo stesso principio: in tale neo-credente c’è la volontà di piacere a Dio secondo la giusta norma, ma altresì c’è l’impossibilità di attuarla.

     L’attuazione di tale analogia, sarà un segno d’amore, di fede, di speranza e di unità. Sia lei che gli altri credenti avranno occasione per basarsi esclusivamente sulla grazia immeritata di Dio, la quale permetterà di sperimentare riguardo a Cristo ancor di più che «la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9).

 

Allergia alimentare e Cena del Signore? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Allergia_aliment_Cena_UnV.htm

07-02-2011; Aggiornamento: 16-02-2011

 

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