▼
1.
La questione
▼
2.
Alcuni casi concreti
▼
3.
Che cos’è la calunnia
▼
4.
Distinguere i diversi piani
▼
5.
Aspetti conclusivi
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1.
LA QUESTIONE: Mi arrivano
spesso lettere da parte di lettori, i quali, invece di entrare nel merito del
tema che viene affrontato al momento, hanno il grilletto facile e me ne sparano
addosso di tutti i colori. Una delle accuse, che mi vengono mosse è quella di
calunnia.
In genere i temi aperti sul sito «Fede controcorrente» nascono da richieste e
suggerimenti di lettori. Spesso si riferiscono a pubblicazioni o filmati
altrui, su cui essi vorrebbero sapere, oltre alla mia opinione, quella degli
altri lettori. Che il mio sito non sia principalmente di edificazione, ma di
discussione e confronto, non viene compreso da vari lettori. Essi non
abituati a dire la loro opinione sulla base della Bibbia e non sapendo
distinguere i vari piani del nostro approccio verso il prossimo (p.es. «non
giudicare» sul piano personale e privato e «giudicate voi» sul piano ecclesiale
e pubblico), si turbano in fretta e passano alle «prediche morali». Sebbene
nelle loro argomentazioni mostrino di essere ancora al «latte», si
trasformano in breve in «maestri».
Così, invece di portare argomenti, passano a dare bacchettate spiritualiste o
devozionali, non di rado, fuori luogo. Secondo loro, solo Dio dovrebbe
giudicare; e già
analizzare ciò che un autore ha scritto o mostra in un filmato, sarebbe
calunnia e cose del genere. La cosa singolare è che, quando invito tali lettori
a considerare tutti i brani, in cui veniamo esortati a vegliare, a provare gli
spiriti e a giudicare le cose inerenti alle chiese, e a lasciare tali
atteggiamenti di predica e di entrare nel merito delle cose discusse, portando
argomenti validi, tali credenti così spiritualistici all’inizio, si
trasformano in persone, che mostrano tutta la loro carnalità e riversano
su di me mucchi di illazioni, brutte parole, impropri e accuse di vario genere.
Dove poi non basta che mi accusino di calunnia, mi minacciano del
giudizio divino e di aver commesso il famoso «peccato imperdonabile» o la
famigerata «bestemmia contro lo Spirito».
▲
2. ALCUNI CASI CONCRETI: Qui
riporto soltanto alcuni dei casi concreti, accaduti ultimamente. Ho pubblicato
un articolo di Antonio Capasso su un libro di
Carlos Annacondia (con annesso tema di discussione) e un tema dal titolo
«Testo
e musica dello Spirito Santo: Corrado Salmé e il copyrighter dei suoi canti»,
discussione suggerita da un altro lettore.
2.1.
AUTORI VARI: Inutile chiedere a tali persone, che scrivono sulla mia
bacheca di un social network, delle prove documentarie. Preferiscono buttare le
pietre e scappare. Eppure si credono credenti particolari, più eccellenti in
carismi, devozione e spiritualità; basta andare sulle bacheche del loro social
network per accorgersene. Chiaramente ho corretto e redatto al meglio i loro
messaggi, che oltre a contenere sproloqui, sono pieni di errori e
sgrammaticature.
■ Biagio Biagetti: «Guerino, e chi sarebbe costui che fa della sana
esegesi biblica? Il Nicola Martella? Ah, ah, ah». {02-07-2010} Guerino De
Masi: «Caro Biagio, con gli anni, spero che capirai!». {02-07-2010}
■ Caterina Frega: «Ma Nicola nella foto sembra Lucio Dalla e
nell’articolo sembra canti: Attenti al Lupo! Hihihihi». {03-07-2010} «...pseudo
apologeta delle chiacchiere profane ammantate di pietà!» {12-07-2010}
■ Silvia Paone: Mi aveva scritto vari e lunghi messaggi, ripetendo sempre
le stesse cose. Ecco una parte dell’ultimo: «Voi criticate e Dio si usa dei suoi
uomini umili e disposti a ubbidirlo. Chi fa l’opera del nemico sono coloro che
sparlano e scandalizzano. Voi parlate e il fratello [Annacondia] mostra la
potenza di Dio in azione. Ripeto sono i vostri messaggi a turbarmi, non il
fratello Annacondia (…) …pensiamo a noi, va’ che è meglio, e non al fratello
argentino... e con questo chiudo perché non voglio contristarmi più!».
{03-07-2010} Per metterla a tacere, poiché ha continuato a tediarmi, ho dovuto
toglierle l’amicizia.
2.2.
SALVATORE IACHELLA: Ogni tanto ha pubblicato sulla mia bacheca di un
social network o mi ha scritto cose che mi hanno lasciato perplesso, ramanzine e
prediche moraleggianti. Quando gli ho chiesto prove documentarie, esse non sono
arrivate o ha rincarato la dose. Ecco qui l’ennesimo e ultimo suo intervento; si
notino le incongruenze: accuse senza prove, ferimenti vari e pretesa di
equilibrare ciò usando «cerotti» devozionali e spiritualistici, il grassetto è
redazionale.
■ La sua missiva: Caro Nicola, questi nostri fratelli si danno da fare
con amore per il Vangelo di Cristo. Non e bello che chi sta a guardare senza
fare nulla, sia cosi indaffarato nella maldicenza e nella critica. Ti
consiglio vivamente nell’amore, che ci lega, di provare a prendere la Bibbia e
andare per strada, come fanno loro, mettendoci la faccia, il cuore, il tempo, il
danaro, solo per amore come fanno loro; e poi vedrai che la smetterai di
esercitare il
ministero dello sdirrupo [? dialetto: distruzione, demolizione; N.d.R.] e
della critica maldicente. Ciao, Nicola io ti amo e, amandoti, ti dico
queste cose. Prega per me, come io sto pregando per te. {13 luglio 2010}
■ Gli ho risposto: Salvatore Iachella, se hai da dire qualcosa in merito
alle cose trattate sei il benvenuto. Mi sono sinceramente stancato di ascoltare
le tue
ramanzine. Che ne sai tu del mio ministero? Dio non ha dato carismi diversi
ai membri del corpo di Cristo?
Tu non riesci a distinguere fra il «non giudicate» personale e il
«giudicate voi» dottrinale; questo è un tuo problema di maturità spirituale,
intellettuale e soprattutto dottrinale. Perciò, o collabori da persona matura e
leale, oppure dovrò fare a meno dei tuoi commenti... angoscianti.
Saluti e benedizioni... Nicola Martella
■ La sua nuova missiva: Perdonami,
se ti ho angosciato, non era mia intenzione volevo solo farti notare che
Corrado [Salmé] è su Facebook e quindi come dice la Scrittura, e tu la
conosci, se hai qualcosa con tuo fratello, vai da lui e diglielo. Quindi
se ritieni che lui e Julim stanno facendo qualcosa che non e conforme alla
Parola, diglielo direttamente. Cosi come stai facendo, non e biblico e altresì
sconveniente, e un uomo della tua cultura dovrebbe saperlo.
Per quel che riguarda il «giudicate voi», ti informo che a Poggio
Ubertini di studi sul tema ne ho seguiti parecchi nei miei 51 anni di vita, so
esattamente a cosa è riferito. Ma quello che stai facendo tu, prendendo spunto
da quei versetti, non è altro che maldicenza, perche non esorta né
tantomeno edifica il corpo di Cristo, anzi lo divide in fazioni; e Cristo non e
diviso. So bene qual è il tuo ministero, essendomi informato sulla tua
persona e ringrazio Dio per quello che fai per Gesù; ma questo criticare e
generare critiche è
demoniaco; è mio dovere esortarti a non farlo. Poi tu sei libero di
proseguire nella critica, io non posso impedirtelo. Ciao, Nicola, ricorda che
sono tuo fratello e ti voglio bene. {13 luglio 2010}
■
Osservazioni e risposta: Si noti anche qui la macedonia fra illazioni e
devozionalismo soggettivo. Si noti anche il pressapochismo con cui si cita la
Scrittura. Gesù non disse: «Se hai qualcosa contro il tuo fratello», ma: «Se
poi il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e
lui solo» (Mt 18,15). Sotto mostrerò che le questioni pubbliche (scritti,
filmati, ecc.) e che investono dottrina e morale, devono essere affrontate
pubblicamente. Faccio notare che quando pubblicai le mie analisi critiche sugli
scritti di Corrado Salmé, lo contattai e gli mandai il link in anteprima,
chiedendogli di fare osservazioni e obiezioni. Lui mi rispose con ironia e
declinò l’invito. Si noti la contraddizione sul mio ministero nelle due
missive. Da una parte mi dà del calunniatore, maldicente e addirittura esecutore
di una prassi demoniaca, dall’altra ci mette sopra il «cerotto» del «ti voglio
bene». Tale atteggiamento incoerente e irresponsabile è tipico.
Ecco la mia risposta, dopo opportuna riflessione: Salvatore Iachella, visto che
non hai portato nessuna prova documentaria delle gravi accuse che tu mi
hai mosso, sebbene io te le abbia richieste, a questo punto la mia risposta alle
tue
pesanti e angoscianti illazioni non potrà essere che pubblica. Ognuno
deve prendersi le proprie responsabilità dinanzi a Dio e agli uomini. Saluti...
Nicola Martella
2.3.
ETTORE SOCRATE E PAOLO FITTAIOLO: Dopo che hanno scritto tali cose
perlopiù sulla mia bacheca di un social network, anche a loro ho chiesto di
entrare nel merito delle cose, mostrandomi con prove documentarie, dove io abbia
fatto ciò, che essi mi addebitano. Essi hanno soltanto aumentato la dose. Si
noti l’ingenuo spiritualismo senza maturità dottrinale, che poi si trasforma
nella carnalità più virulenta.
■ Ettore Socrate: Shalom Nicola, non pensi di fare male, scrivendo
male di Corrado, che tanti evangelici amano? Scusa il gioco di parole...
{12-07-2010}
■ Paolo Fittaiolo: Noi amiamo tutti coloro che fanno la volontà del
nostro Signore Gesù Cristo, quindi non si può parlare male di nessun fratello
in Cristo Gesù, perché non fa parte della sana dottrina. Se poi sbagliano,
sarà Dio a giudicare, io non guardo i difetti dei fratelli, ma guardo i
pregi, come Gesù Cristo guarda i nostri; perché se Gesù Cristo guardava
tutti i nostri difetti, per certo eravamo già tutti condannati. Pace di Dio a
tutti voi {12-07-2010}
■ Ettore Socrate: Amen! Sono
d’accordo con te Paolo! Purtroppo il fratello Nicola, che io stimo sinceramente
(perché nelle sue critiche lui ci crede davvero e crede di farlo per un senso
di giustizia), spesso, presso dalla sua euforia di super discernimento,
a volte offende le persone senza rendersene conto... {12-07-2010}
■ Ecco la
mia risposta: Ettore Socrate e Paolo Fittaiolo, i vostri «sfoghi» non
aggiungono nulla nel merito dell’argomento trattato. Se avete veramente qualcosa
da dire, leggete l’intero scritto e poi intervenite nel merito delle cose;
altrimenti lasciate perdere
■ Ecco la risposta che Raffaele Di Bari si è sentito di dare loro: Ettore,
hai detto «a volte offende le persone...»; per correttezza, potresti
citare le offese? Non mi pare di aver letto offese in questi post.
Paolo, capisco che ci siano fratelli che, essendo amati da molti, godano di
una certa immunità (tema molto attuale), ma credici, se c’è una cosa che è
giusto fare all’interno della chiesa (e non verso quelli di fuori), è proprio
quella di
discernere il comportamento di chi, chiamandosi cristiano, ha degli
atteggiamenti controversi.
Qui non si tratta di giudicare, ma di parlare insieme per arricchirsi a
vicenda, di
vagliare al millimetro l’operato di chi fa proclamo di Cristo in
pubblico, che ha una responsabilità enorme e che, se sbaglia una virgola,
deve saperlo, per il suo bene e per quello di coloro che lo ascoltano e che
devono essere «ritrovati dal Pastore».
Ricordiamoci sempre dell’esempio della sentinella, e del concetto
importante che,
se non ti avviso che stai sbagliando, sono corresponsabile.
Ricordiamoci sempre che le nostre opinioni scritte su una pagina web,
sono davvero abbastanza lapidarie, perché rimangono scritte per molto tempo e
chi le legge non percepirà mai la sfumatura di sarcasmo o di leggerezza che
potrebbe esserci.
Tu scrivi su Nicola Martella che sarebbe «preso dalla sua euforia di super
discernimento»: è pesante da leggere, fosse anche rivolta all’ultimo degli
insegnanti. C’è una
sottile invidia e cattiveria dietro questa frase.
Esaminiamo i nostri cuori, e intimamente cerchiamo dentro di noi se stiamo
parlando di un gruppo o di una persona in modo fazioso e prendendo posizione per
difendere un movimento o la propria famiglia o la propria storia; oppure,
esaminandoci, scopriamo se stiamo solo cercando di capire se il dato
fratello vada incoraggiato nel suo ministero, o se dobbiamo pregare per lui.
{12-07-2010}
Dopo la mia ultima
risposta, da parte di Ettore Socrate è seguita una raffica di impropri:
■ Bel critico che sei che ti tieni solo i commenti che
più ti fanno comodo, la mia era una critica costruttiva! Sei solo un pallone
gonfiato! {13-07-2010; ore 12.01} Gli risposi semplicemente: «Dio ti tratti
secondo le tue parole». Poi ha fatto tutto da solo.
■ Ahahahahah, sei pieno di te stesso! {13-07-2010; ore 13.22}
■ Non hai l’umiltà di accettare critiche, le fai solo tu agli altri... ma stai
tranquillo che ti sta finendo questo sparlare di tutti... {13-07-2010; ore
13.22}
■ Prima di parlare, dovresti imparare l’educazione. {13-07-2010; ore 13.23}
Come detto, questi
sono soltanto alcuni casi di persone che si fanno dapprima «avvocati dei
buoni sentimenti», per poi dirtene di tutti i colori e superare spesso ogni
limite della buona creanza. Ho evitato di mettere quei casi di cacofonia
e di ingiurie tipiche degli empi.
▲
3.
CHE COS’È LA CALUNNIA: Mi
meraviglia sempre di nuovo l’uso improprio della parole da parte di
coloro che mi rimproverano di calunniare qualcuno. A volte un articolo riguarda
l’analisi di un articolo, di un libro o di un filmato, che un lettore ha posto
alla mia attenzione; si tratta quindi di un materiale pubblico, a cui io e altri
rispondiamo pubblicamente.
Per non accusare gli altri ingiustamente di calunnia, è assolutamente necessario
definire che cosa essa sia. Il temine «calunnia» proviene dal latino (calumnia
da calvi «ingannare») e secondo vari dizionari significa: «delitto
commesso da chi incolpa di un reato una persona che egli sa innocente, o simula
a suo carico le tracce di un reato»; quindi, per estensione: «falsa accusa;
diffamazione, denigrazione» e anche «bugia, cosa non vera» (Sapere; cfr.
qui).
Ciò significa che, se si riportano correttamente le parole scritte (articolo,
libro) o dette (filmato) da qualcuno, non c’è calunnia. Quando si pratica
apologetica, ossia si analizzano tali parole alla luce della sacra Scrittura,
facendo osservazioni e obiezioni, non c’è calunnia. Ciò è qualcosa di diverso
dal portare una «accusa consapevolmente falsa contro qualcuno per infamarlo o
comunque recargli danno» (Hoepli; cfr.
qui).
Coloro che accusano qualcuno di calunnia, dovrebbero portare le prove
documentarie che ciò sia accaduto. A coloro che mi accusano ingiustamente di
calunniare il mio prossimo, rispondo con le parole di Gesù, dopo che fu
schiaffeggiato da una guardia, dicendo: «Così rispondi tu al sommo sacerdote?»;
egli rispose: «Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché
mi percuoti?» (Gv 18,22s). Anche Paolo, quando si trovò dinanzi al
Sinedrio, evidenziando di essersi «condotto dinanzi a Dio in tutta buona
coscienza» e il sommo sacerdote Anania comandò di percuoterlo sulla bocca,
egli reagì così: «Dio percuoterà te, parete scialbata; tu siedi per
giudicarmi secondo la legge, e
violando la legge comandi che io
sia percosso?» (At 23,1ss).
Tali risposte autorevoli sono abbastanza eloquenti verso i miei detrattori, che
mi accusano ingiustamente di calunniare il mio prossimo. Essi, spesso per
ignoranza, usano impropriamente il termine «calunnia». Quando poi chiedo loro
fatti concreti e prove documentarie, in cui avrei calunniato qualcuno,
secondo i casi, arriva da loro solo «aria fritta» (nessun argomento), altre
parole pesanti o affermano candidamente: «No, io parlo in generale». In tal modo
si rendono solo colpevoli.
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4.
DISTINGUERE I DIVERSI PIANI:
Se non si distinguono i diversi piani di rapporti sociali, oltre a palesare di
essere ingenui e sprovveduti nelle cose che si affermano, si mostra mancanza di
conoscenza umana e biblica. C’è il piano privato e quello pubblico, c’è
l’aspetto personale e quello ecclesiale o dottrinale. Di là dal fatto che
bisogna sempre rimanere corretti, nei due piani non valgono le stesse regole.
Una cosa è «non giudicare» gli usi e i costumi altrui (cfr. Rm 14), altra
cosa è il «giudicate voi» riguardo all’operato morale e alle concezioni
dottrinali, per così distinguere i falsi fratelli e separarsi da loro (1 Cor
5,11s). Sul
piano personale e privato, Gesù comandò: «Se… ti ricordi che il
tuo fratello ha qualcosa
contro di te… va’ prima a
riconciliarti col tuo fratello»
(Mt 5,23s). «Se poi il tuo
fratello ha peccato contro di te,
va’ e riprendilo fra te e lui solo»
(Mt 18,15); poi segue la regola in caso di intransigenza altrui.
■ Tale regola non vale sul piano pubblico e dottrinale. Giovanni
Battista non si recò in udienza privata da Erode, per dirgli il suo
disappunto riguardo all’adulterio, in cui viveva il re. A costo delle pesanti
conseguenze, egli gli diceva pubblicamente: «E non t’è lecito di tenere la
moglie di tuo fratello!» (Mc 6,17ss).
■ Gesù
affrontò pubblicamente scribi, Farisei, Sadducei e quanti altri, le cui opinioni
erano note. Egli non faceva maldicenza, quando si esprimeva su di loro. Gesù li
apostrofò pesante modo, mostrando l’incoerenza del loro pensiero e del loro
comportamento (Mt 23; Lc 6,25s; 11,42-52). Quando alcuni Farisei vennero a
dirgli: «Parti, e vattene di qui, perché Erode ti vuol far morire», egli
non si recò dal re per dirgli la sua opinione, ma disse pubblicamente: «Andate
a dire a quella volpe…» (Lc 13,31); la volpe era considerato un animale
negativo e nocivo (Cc 2,15).
■ L’apostolo
Paolo sapeva distinguere il piano privato e personale da quello pubblico
e dottrinale. Sul piano personale poteva dire: «Per questo io mi
compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie
per amor di Cristo; perché, quando son debole, allora sono forte» (2 Cor
12,10). Al suo collaboratore e discepolo confidò: «Alessandro, il ramaio, mi
ha fatto del male assai. Il Signore
gli renderà secondo le sue opere. Da lui
guardati anche tu, poiché egli ha fortemente osteggiato le nostre parole.
Nella mia prima difesa nessuno s’è trovato
al mio fianco, ma tutti
mi hanno abbandonato; non sia loro imputato!» (2 Tm 4,14ss). Già qui
ci sono elementi personali (cfr. anche 2 Tm 1,15s) e ministeriali.
Eppure, sul
piano pubblico, dottrinale e morale Paolo non fece sconti a nessuno. Qui non
si trattava della sua persona, ma dell’Evangelo. Quando in Galazia Pietro
si mise a giudaizzare, trascinando con sé anche altri, non si trattava del piano
personale, ma del procedere «con dirittura rispetto alla verità dell’Evangelo»
o meno (Gal 2,14). Visto che i fatti erano noti, non leggiamo che Paolo andò a
trovare Pietro personalmente, ma lo prese di petto «in presenza di tutti».
Scrivendo proprio ai Galati, prese pubblicamente posizione verso coloro che
predicavano un falso evangelo, maledicendo i giudaisti (Gal 1,6-9).
Similmente accadde, scrivendo ai Corinzi: egli smascherò pubblicamente i
falsi apostoli giudei di stampo gnostico (gli allora carismaticisti),
chiamando tali seduttori in malo modo (2 Cor 11,3s.13ss). Qui smascherò anche un
fornicatore e biasimò i Corinzi che lo tolleravano (1 Cor 5,1-5),
comandando in fine: «Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi» (vv.
11s), ossia ogni falso fratello che vive in modo immorale.
Per questi motivi Paolo diede la seguente istruzione riguardo a coloro che
stavano nella luce della ribalta (conduttori, servitori, ecc.): «Non ricevere
accusa contro un anziano, se non sulla deposizione di due o tre testimoni.
Quelli che peccano,
riprendili in presenza di tutti,
affinché anche gli altri abbiano timore» (1 Tm 5,19s). È chiaro che i
testimoni non servono laddove ci sono scritti (libri, articoli) e filmati, che
testimoniano delle cose.
▲
5.
ASPETTI CONCLUSIVI:
Sarebbe ingenuo e drammatico voler accusare di calunnia Giovanni Battista, Gesù,
Paolo e altri scrittori e personaggi del NT. Ciò che è pubblico e rispecchia i
fatti evidenti e accertati, non è calunnia. Bisogna distinguere, come
abbiamo visto, i diversi piani di relazione sociale.
■ Sul piano personale e privato sta al centro la riconciliazione: la
confessione da parte del reo (Lc 15,18.21) e il perdono da parte della parte
lesa (Mt 6,14s; 18,21s). Qui, per amore del Signore, si può subire anche qualche
torto (1 Cor 6,7) e si può coprire col manto dell’amore moltitudine di peccati
(1 Pt 4,8).
■ Sul piano pubblico, dottrinale e morale sta al centro la correzione.
Chiaramente si deve cercare di recuperare chi ha deviato dalla verità
(Gcm 5,19s). Laddove, però, si affermano cose in pubblico (libri, articoli,
filmati, ecc.) e si propagano tali convincimenti, l’ovvia risposta dev’essere
pubblica. Non si tratta più del piano personale, ma di quello delle idee e
dei comportamenti. Come abbiamo visto, qui Paolo ingiunse a Timoteo di
riprendere i rei «in presenza di tutti… senza prevenzione, non facendo nulla
con parzialità» (1 Tm 5,20s). A Tito l’apostolo comandò di riprendere
severamente i credenti, che davano retta «a favole giudaiche e a comandamenti
d’uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,13s).
Lo stesso
Giacomo non andò per il sottile, quando mise alla berlina i ricchi (Gcm
2,6s) e gli amorali, chiamandoli «gente adultera», poiché vivevano in
compromesso col mondo (Gcm 4,4). Gli esempi concreti li ho fatti sopra.
Si potrebbe aggiungere la risposta che diede pubblicamente Pietro a
Simone il Mago, che si era convertito, ma non era nato di nuovo, ma anzi voleva
comprare lo Spirito Santo come una potenza da dispensare a proprio arbitrio (un
po’ come vorrebbero fare i santoni carismaticisti d’oggi; At 8,18-24).
Quando il mago giudaico Elima, dinanzi al proconsole Sergio Paolo, contrastava
alle parole di Paolo e Barnaba, «cercando di stornare il proconsole dalla
fede»,
Paolo lo rimproverò pubblicamente e severamente così: «O pieno d’ogni
frode e d’ogni furberia, figlio del diavolo, nemico d’ogni giustizia, non
cesserai tu di pervertire le diritte vie del Signore?» (At 13,8ss); poi
seguì l’annuncio del giudizio personale. Abbiamo anche visto riguardo a Pietro
che Paolo gli resistette «in faccia perché egli era da condannare» (Gal
2,11).
Chi è
incapace di distinguere questi due piani, ha una fede ingenua e nutre un
falso pietismo e una pericolosa falsa tolleranza (cfr. 1 Cor 5). L’altra parte
della medaglia è che costui, credendosi «maestro» pur necessitando ancora di
«latte» quanto a conoscenza, angoscerà anche coloro che si prodigano per
una corretta apologetica, accusandoli ingiustamente di calunnia e cose simili.
Mentre gli uni scrivono e parlano pubblicamente alle masse,
influenzandole con la loro visione dottrinale, si vorrebbe che chi pone
osservazioni e obiezioni alle loro opinioni e al loro operato, si taccia! E che
ciò avvenisse in nome di uno «spiritualismo dei buoni sentimenti», che la
Bibbia non conosce, ma che è l’efflusso di una mancanza di vera conoscenza
biblica e di un umanesimo cristianizzato.
Chi ha aderito a una grazia che non costa nulla, vorrebbe anche solo un
cristianesimo dei buoni sentimenti, un Dio a propria immagine e una verità
addomesticata.
►
Accuse di calunnia? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Accuse_di_calunnia_UnV.htm
16-07-2010; Aggiornamento: 19-07-2010 |