Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Uniti nella verità

 

Strutture paraecclesiali

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL VERME DELL’ACCADEMISMO (1)

 

di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. Accademismo e «istituti biblici»

3. Approfondiamo la questione

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: La presentazione ordinata del sapere è certamente una necessità. Insegnare a usare gli «strumenti del mestiere» è importante. Altra cosa è il culto di un accademismo erudito, chiuso e fine a se stesso. Quanto diremo qui di seguito, lo riferiamo specialmente in ambito cristiano a scuole bibliche, istituti biblici, accademie teologiche, facoltà teologiche e università teologiche. Per brevità parleremo di «istituti biblici».

     L’accademismo ha diversi «vermi» (o meglio «serpi») nascosti in sé, come ad esempio i seguenti.

     L’accademismo ha spesso poca attinenza con la situazione reale e con i bisogni reali.

     L’accademismo pensa che la meta desiderabile sia quella di alzare maggiormente il livello d’insegnamento. In tal modo diventa un’attività elitaria.

     L’accademismo si riduce ad avere se stesso come punto di riferimento e a parlare a se stesso. I suoi «termini tecnici» diventano il cifrario di un’elite di iniziati.

     ■ Gli studenti che si avviano all’accademismo, vedono in esso un sapere elitario desiderabile. In genere, l’attività scolastica li porta sempre più ad allontanarsi dal mondo reale, e l’accademismo stesso diventa oggetto della loro attenzione e studio. A fine studio si sentono dei «diversi» nel mondo reale e, se non riescono ad agganciare quest’ultimo abbastanza presto, saranno anche degli «esclusi».

     Negli studenti forgiati nella fucina dell’accademismo, al grande sapere scolastico si appaia una grande fragilità caratteriale, umana e spirituale. In genere hanno avuto «insegnanti», ma non «maestri», ossia maestri di vita. Hanno imparato la teoria, ma non l’anno verificata e sperimentata nella pratica. A ciò si aggiunga che spesso sono diventati dei «cloni» dei loro insegnanti, non sempre persone mature che sanno esprimere le loro convinzioni e le sanno argomentare.

     ■ Dopo lo studio, quando gli studenti tornano nella vita reale, parlano alla gente comune da accademici, attirandosi ammirazione, ma restando spesso incompresi. L’orgoglio accademico li porta spesso all’orgoglio caratteriale e a disprezzare la «massa ignorante», che non si lascia guidare alla conoscenza (scolastica). Questo è da sempre l’atteggiamento d’arroganza della nomenclatura religiosa e dei Farisei (Gv 7,59). Quando gli studenti terminano gli studi, spesso si pongono in contrapposizione con chi sta alla guida, ma magari non ha fatto studi accademici. Il conflitto è assicurato, così anche le penose conseguenze. Alcuni di loro finiscono nell’isolamento. Altri attraggono gente intorno a sé come una specie di guru. Altri ancora imparano con dolore a «riprogrammarsi» e a usare le loro conoscenze per il bene reale degli altri, non nell’inseguimento di una chimera accademica che serva specialmente a sé.

 

 

2.  ACCADEMISMO E «ISTITUTI BIBLICI»

 

2.1.  CHE TITOLI HAI PER PARLARNE?: Io stesso ho frequentato dapprima una scuola biblica e poi un’accademia teologica. In seguito ho insegnato per più di vent’anni in un «istituto biblico», scegliendo di smettere alla fine dell’anno scolastico del 2006. Uno dei motivi principali per desistere è stato, tra altri, proprio il crescente accademismo e differenze d’opinioni al riguardo con la direzione. Infatti quando iniziai a insegnare era una «scuola biblica», quando smisi, ventilava d’essere «facoltà teologica». Ancora giorni fa, uno degli insegnanti aggiungeva alla sua firma in calce alla sua lettera: «Consulente... e docente di… presso la facoltà teologica…».

     Durante il mio tempo d’insegnamento, anch’io ho fatto «errori adolescenziali», poiché negli «istituti biblici» nessuno t’insegna in genere a insegnare. Dopo aver «ingranato», mi sono esercitato a essere al servizio degli studenti, un loro amico e un «maestro» che si interessa di loro come persone e che sta dalla loro parte. Di là dalle cose insegnate, ho cercato di rispondere sempre a tutte le loro domande. Oltre a trasmettere loro una personale passione per lo studio esegetico della Parola di Dio, ho cercato di indurre in loro autonomia di pensiero, libertà d’animo, indipendenza dalle sovrastrutture dogmatiche e ideologiche di qualsiasi tipo e, quindi, maturità.

 

2.2.  ASPETTI DELLA SITUAZIONE ITALIANA: Quanto qui elencato, è certamente solo parziale, ma serve per dare un’idea di come l’accademismo e lo scolasticismo si facciano strada anche negli «istituti biblici» in Italia. C’è da dire che essi spesso non hanno la titolarità giuridica di assicurare quanto offrono.

     ■ C’è la «Facoltà di Teologia Biblica “Gesù è il Signore”» (Caserta) che pur volendo essere pratica non vuole rinunciare a una «istruzione accademica». Essa è promossa dalla carismatica «Chiesa Evangelica della Riconciliazione» (ex restaurazione). Essa rilascia un «Diploma in Teologia», ma in Italia non ha nessun valore legale, visto che gli studenti che lo conseguono «possono accedere, previa verifica, a un Master presso il Department of Religious Studies della State University of Missouri (USA)» e visto che per l’Italia «sono in corso contatti con altre istituzioni» (www.riconciliazione.org/).

     ■ In un prospetto del 2006 la «Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose» (Aversa) si è presentata come «un’istituzione accademica della Fondazione “Chàrisma”» (p. 2). Essa ha come ambito obiettivo, tra altri, addirittura quello di «promuovere la formazione e l’aggiornamento di docenti di ruolo e non di ruolo delle scuole di ogni ordine e grado»! Più sotto si legge però che «il riconoscimento e/o l’accreditamento dei corsi» in Italia è ancora solo un auspicio. Nonostante ciò, essa offre tra altri un «corso di laurea triennale in Teologia» e uno in «Studi Religiosi» (p. 4). Nonostante che per questi ultimi la Facoltà abbia solo «avviato la procedura di accreditamento dei corsi» presso una «prestigiosa università straniera» (quale?), si afferma che tali due lauree abbiano già «valore legale ai sensi delle leggi vigenti in materia». Le stesse cose si possono leggere invariate a tutt’oggi sul sito della «Facoltà» (www.facoltapentecostale.org/). Qui in modo più umile e generale si afferma come un’evenienza futura: «In particolare sottoscriverà convenzioni e accordi volti a far conseguire il riconoscimento e/o l’accreditamento dei corsi». Nonostante ciò si pone all’avanguardia: «La Facoltà Pentecostale di Scienze Religiose è la prima struttura formativa di livello accademico nel mondo pentecostale italiano».

     ■ Cose simili si possono evincere da vari prospetti dell’Istituto Biblico Evangelico Italiano (Roma). In un prospetto di un paio d’anni fa s’intendeva offrire addirittura questo: «3 anni = Laurea». Si dimenticava di dire come garantire la validità giuridica di tale «laurea» in Italia. Sul sito si parla attualmente, in modo più umile e realistico, di questo: «Il Certificato di Teologia dell’IBEI è Candidato per l’accreditamento con la EEAA» (= Associazione Evangelica Europea per l’Accreditamento; www.ibei.it/). Consigliamo di leggere qui le ben definite «Finalità dell’Accreditamento».

     ■ Addirittura gli «Studi Biblici del Sud» (attività A.I.S.R.; Trapani) pur insegnando nelle locali delle chiese intende offrire «tre anni di Scuola Biblica e due anni di Accademia Biblica» (www.chiesaevangelica.info/Scuola_Biblica.htm). Di là da varie cose singolari presenti nel programma (p.es. 1° anno «amare se stessi», 2° anno «amare il prossimo» e 3° anno «amare Dio»), è bello leggere: «Ogni docente sarà, in prima istanza, studente di tutti gli altri docenti affinché si impari gli uni dagli altri». Anche qui si promette qualcosa, di cui bisognerebbe dimostrare di possedere i titoli; infatti non capisco come i responsabili possano realizzare questo aspetto: «Abilitazione all’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e private». Può darsi che mi sfugge qualcosa della legislazione italiana.

     ■ Il «Centro di Formazione Biblica Rhema Italia» (Verona) Mette l’enfasi sull’applicazione della Parola di Dio nella pratica (www.rhemaitalia.it/). Alla domanda: «Dopo avere conseguito il diploma presso il CFBR, ottengo automaticamente una licenza e/o un’ordinazione al ministero?», si risponde: «No. Gli studenti, dopo aver conseguito il diploma, non ottengono automaticamente alcuna licenza né ordinazione al ministero. Questi titoli vengo conferiti dal RMAI (Rhema Ministerial Association International). I candidati devono soddisfare determinati requisiti per poter ottenere una licenza e in seguito un’ordinazione al ministero». I fini non sono quindi direttamente accademici. Non entriamo in merito alle convinzioni dottrinali.

     ■ Esiste anche la «Scuola Biblica Uomini Nuovi» (Marchirolo, Varese) che offre addirittura un «Master di Teologia Biblica Pratica» in collegamento con Kingdom Faith (Sussex, Inghilterra; www.eun.ch/scuolabiblica/).

 

     La lista potrebbe continuare, ma abbiamo voluto dare solo un campione della situazione generale. Qui non abbiamo voluto assolutamente mettere in cattiva luce le buone intenzioni e i nobili scopi di queste istituzioni, che portano certamente avanti il loro ministero con dedizione e sacrificio. Spetta al lettore verificare fino a che punto il «verme dell’accademismo» abbia intaccato queste opere.

 

 

3.  APPROFONDIAMO LA QUESTIONE: Abbiamo parlato sopra del pericolo del culto di un accademismo erudito, chiuso e fine a se stesso. Alcuni vecchi mali della cultura scolastica, che sta penetrando da tempo anche in ambito cristiano sono appunto l’accademismo, la separazione tra teoria e pratica, l’enciclopedismo fine a se stesso, il disciplinarismo esasperato e la frammentazione del lavoro didattico.

     Ciò si mostra anche nelle pubblicazioni di tali «istituti biblici»: esse sono riferite a discussioni teologiche di carattere filosofico, all’analisi teologica del passato, al lavoro teorico, a contrapposizioni di carattere ideologico e simili. Certo anche questo può essere utile, ma difficilmente si troverà in tali pubblicazioni un’analisi concreta della realtà (in tutti i suoi aspetti) e dei fenomeni contemporanei e ancor meno proposte concrete e praticabili (d’indirizzo biblico, teologico e culturale) per incidere concretamente nel mondo attuale. Per dirla con un’immagine, molti «istituti biblici» assomigliano più alla cura museale del passato che a «fucine» in cui si progettano e si esperimentano modelli e prototipi per il futuro. In essi si insegnano e si studiano sovrastrutture ideologiche e dottrinali del passato, che spesso non hanno più nessun nesso (almeno diretto) col presente; ma si è spesso ciechi e sordi rispetto a ciò che succede nel presente, per il quale non si hanno risposte e proposte. Si è spesso «profeti» rivolti all’indietro, che non sanno dire nulla di ciò che succede intorno a loro e di ciò che verrà.

     Da una parte c’è l’artista, il «profeta», l’artigiano, il progettista, l’ideatore, l’inventore, il creatore, il designer, lo stilista e l’innovatore — tutta gente attenta all’attualità, alla sua analisi, alle tendenze nell’immediato futuro e alle risposte concrete e rapide. Dall’altra c’è il filosofo, il teorico, il pensatore, l’ideologo, l’accademico, lo scolastico — attività anche importanti, ma spesso o rivolte al passato o che si fermano alla teoria del presente. Ambedue queste categorie portano in sé pericoli: i pragmatici assoggettano le teorie alla pratica (p.es. le dottrine all’esperienza); i teorici disdegnano la concretezza delle cose e vivono nelle loro astrazioni (p.es. «alta» teologia) e preferiscono parlare ai loro simili. Ambedue queste categorie creano certamente imitatori, riproduttori, emuli, seguaci e «cloni».

     Per evitare tutto ciò, gli «istituti biblici» dovrebbero cercare una via di mezzo, dovrebbero essere specialmente «esegeti» della Parola e «profeti» nel presente, meno cultori di una filosofia teologica e più «fucina» teologica e culturale per aiutare le chiese e la missione nei loro intenti e mandati.

     Le «scienza teologiche» senza creazione e sperimentazione pratica diventano mere «filosofie teologiche» che servono solo a se stesse e ai loro pari. Senza proposte per il presente, senza creazione, senza pratica si fa soltanto scolasticismo, esercitazione scolastica, ripetizione del vecchio. La «scienza», per essere tale, dev’essere anzitutto creazione, proposta concreta dopo attenta analisi, sperimentazione, costruzione del nuovo.

 

 

 Seconda parte: ► Il verme dell’accademismo (2).
   ■ 4. I limiti didattici dell’accademismo
   ■ 5. Alcune osservazioni costruttive
   ■ 6. Punti da ponderare

 

Il verme dell’accademismo? Parliamone {Nicola Martella}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_TP/A1-Accademismo_verme1_UnV.htm

09-02-2007; Aggiornamento: 09-04-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce