Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli
firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito
può dare uno pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul tema
▲
(I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I
contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1.
{Nicola Martella}
▲
Simpatica frase concisa e a effetto. Purtroppo
il lettore non dice il perché. Umiltà sua, dà però un consiglio impellente!
Perché leggere Darwin, visto che le sue tesi sono considerate con «sufficienza»
da diversi autorevoli evoluzionisti odierni? Lo stesso Darwin aveva rispetto
della Bibbia, non era agnostico. Di Einstein abbiamo diverse affermazioni su Dio
e la Bibbia, a cui non era contrario; anzi ha attinto dalla Bibbia diversi
tratti del suo pensiero.
In ogni modo, ricordiamo le parole di Gesù: «Il
cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno» (Mt 24,35).
Tutti i pensatori e filosofi troveranno altri che li smentiranno. Gesù ha preso
qui un impegno che le sue parole non passeranno di moda né di attualità. Quindi
vale la pena occuparsi delle parole di Dio e di quelle di Gesù.
2.
{Antonio Leonelli
}
▲
La Bibbia (escluso il Vangelo) è un insieme di turpitudini e nefandezze e quindi
non può essere stata ispirata da Dio. La parola di Dio è nei libri di Voltaire,
Beccaria, Einstein. {24-05-07}
Desidero chiarire il mio pensiero. Ho parlato
di Darwin e Einstein, di Voltaire o di Beccaria, ma avrei potuto aggiungere i
nomi di tutti coloro che, con i loro scritti, hanno cambiato drasticamente la
visione del mondo, sia dal punto di vista etico che cosmologico. Sono convinto
che Essi hanno potuto distinguersi dal resto dell’Umanità proprio perché
ispirati da Dio, esattamente come gli autori della Bibbia. Con una differenza:
quando Dio ha ispirato i testi biblici, ha dovuto usare un linguaggio elementare
per essere compreso dagli uomini del tempo,
come fa un padre quando parla al suo bambino di cinque anni. Mano a mano che il
bambino cresce, quel padre cerca di dare spiegazioni sempre più precise,
approfondite e veritiere. La stessa cosa fa Dio, che è Padre di tutti noi, e non
può aver cessato di parlarci dopo i tempi della Bibbia. Ha continuato a farlo e
in modo sempre più preciso, adeguando via via il Suo linguaggio alla nostra
sempre maggiore capacità di capire. È per questo che, se vogliamo illuminarci
nella ricerca della Sua verità, non dobbiamo fermarci a elucubrare sulla Parola
che ci ha detto quando non eravamo ancora in grado di capire molte cose (come
bambini di cinque anni, ai tempi della Bibbia) ma ci dobbiamo sforzare a
studiare la Sua parola più recente, certamente più difficile da capire, ma degna
del livello di maturità da noi raggiunto oggi. È stato Lui ad aprire le menti di
Voltaire, Beccaria, Einstein. Anche di Darwin, che non è affatto «guardato con
sufficienza» dagli scienziati, perché l’evoluzione non è una semplice teoria, ma
un dato di fatto confermato ogni volta che viene completata la mappatura del
genoma d’una nuova specie animale (tra le più recenti, il babbuino e
l’ornitorinco) e si scopre che una grossa percentuale è identica a quella del
genoma umano. Bisogna tenersi al corrente di queste scoperte, perché è
soprattutto attraverso d’esse che Dio ci parla oggi e ridimensiona la nostra
pretesa di sentirci speciali. Lo aveva già fatto quando ha ispirato Galileo,
Copernico, Keplero, rivelandoci che noi uomini non siamo al centro
dell’Universo, come invece ci aveva fatto credere da bambini, per infonderci
sicurezza. Ce lo ha rivelato solo nel Seicento, perché ha ritenuto che in quel
momento eravamo ormai maturi per accettare una verità così sconvolgente, molto
più di quella di Darwin. Possiamo sempre illuderci che la Terra sia al centro
dell’Universo, né che siano mai esistiti i dinosauri (vissuti per centinaia di
milioni d’anni e poi scomparsi milioni d’anni prima della comparsa dell’Uomo), e
ignorare le Parole che Dio ci sta dicendo oggi, attraverso il lavoro serio e
intelligente di milioni di studiosi di tutto il mondo che trovano, analizzano,
confrontano, enormi quantità di reperti fossili in Paleontologia o di geni in
Biologia Molecolare. Come ogni adulto che non vuole crescere, possiamo sempre
cullarci nelle Parole tranquillizzanti che nostro Padre ci ha detto quando
eravamo bambini, ma questo non ci aiuta a trovare l’illuminazione della Verità.
{28-05-7}
3.
{Nicola Martella}
▲
Ho mandato il tutto a Fernando De Angelis, curatore del settore
«creazione-evoluzione» del sito [►
Proiezioni Culturali; ►
Dizionario sull'evoluzione] perché ti risponda. Egli ha
pubblicato opere su questo particolare tema. Sta pubblicando attualmente un
libro proprio su creazione ed evoluzione [►
Trattato critico sull’evoluzione]. Appena la risposta sarà
disponibile, ti metterò al corrente. Inoltre ho chiesto anche il parere di
Nicola Berretta, biologo; anch'egli ha scritto su creazionismo ed evoluzionismo
su «Lux Biblica», una rivista teologica.
4.
{Antonio Leonelli}
▲
Non so quali titoli abbia il sig. Nicola Martella per parlare di evoluzione. Ha
partecipato a campagne di scavi paleontologici? Sa come si datano i
fossili? Ha idea di come si mappa un genoma? Quante mandibole di ominidi
ha confrontato? Consiglio a tutti e anche a lui di leggere l'illuminante testo
di Juan Luis Arsuaga,
Luce si farà sull'origine dell'uomo (Feltrinelli, 2001).
{28-05-7}
5.
{Nicola Martella}
▲
Antonio, vedo che non sei interessato a un confronto, ma solo a fare illazioni.
Perché? Ti ho appena scritto che ho passato la tua e-mail all'esperto di
creazionismo-evoluzionismo di «Fede Controcorrente»; egli ha già scritto libri
sull'argomento e molteplici articoli sul mio sito. Ma pare che non ti interessa
ascoltare, ma ti ritieni l'unico sapiente e l'unico esperto in materia.
Il mio non è un forum, dove arriva tutto ciò che si manda, ma
è un portale, dove si pubblicano solo cose serie e documentate. Finora ho letto
solo proclami e nell'ultimo contributo solo domande retoriche
— che si possono semplicemente
rigirare al mittente («E tu
hai mai...?»), insieme con tante altre domande che mi risparmio. Se non hai la
pazienza di aspettare una risposta da un tuo interlocutore, mi sembra che non
vuoi discutere, ma fare solo ideologia. Ciò non getta buona luce su di te.
6.
{Antonio Leonelli}
▲
Intanto mi scuso perché avevo capito che Nicola Martella fosse l'autore del
libro in uscita. Per il resto, concordo sul fatto che non sono interessato a
confrontarmi con Voi, ma ho solo risposto alla Vostra e-mail del 19 maggio che
non avevo sollecitato. Mi rendo conto che non posso dialogare con chi pensa di
trovare le Verità cosmologiche (sull'Universo, sulla vita, ecc.) e quelle etiche
nelle pagine di vecchi libri ormai superati sia dal dal punto di vista
scientifico (dai tempi di Copernico) che da quello etico (dopo i crimini
nazisti, l'obbedienza cieca non è più un valore e non lo sono mai stati
l'intolleranza, l'inganno, l'incesto, praticati largamente dai principali
protagonisti del Vecchio Testamento). Quanto alle mie «domande retoriche» sono
il minimo che si può chiedere a chi pretende di scrivere su argomenti così
specialistici. Per quanto mi riguarda, riconosco la mia ignoranza, che cerco
indegnamente di colmare leggendo libri come quello che vi ho consigliato o altri
che sono il frutto del lavoro sul campo di eminenti studiosi, che prima di
avanzare illazioni sottopongono le proprie conclusioni alla critica basata non
su vecchi libri ma su altre osservazioni sul campo. Nonostante ne abbia letti
molti, non mi sognerei mai di scrivere un libro sull'evoluzione, dato che non
sono in grado di distinguere un fossile di Homo Sapiens da uno di Neanderthal.
Se altri, in analoghe condizioni, si sentono di farlo, facciano pure! {28-05-7}
7.
{Nicola Berretta}
▲
Credo che Antonio Leonelli confonda la
necessità d’usare un linguaggio semplice nei confronti di chi non si reputa
ancora in grado di comprendere, col plagio e la mistificazione. Se è pur vero
che, quando ci rapportiamo con un bambino, siamo tenuti a comunicare con loro
utilizzando termini accessibili alla loro comprensione, sarebbe del tutto errato
se questa necessità d’essere semplici ci facesse sentire autorizzati a
trasmettere loro delle fandonie. Col crescere, i bambini perderebbero la fiducia
nei loro genitori.
Che fiducia potrei
avere io oggi in un Dio che mi ha comunicato cose errate, ritenendomi non in
grado di comprendere la verità? Non potrebbero allora anche le «verità»
che adesso Dio mi trasmetterebbe attraverso Voltaire, Einstein o Darwin essere
altrettante bugie fuorvianti, rispetto a una «verissima
verità» che forse, se proprio gli aggraderà, Dio comunicherà all’uomo tra
un paio di miliardi d’anni?
Noto infatti nel
Signor Leonelli un ottimismo positivista di cui non mi è chiara l’origine
oggettiva. Cosa gli assicura che l’essere umano sia oggi così «adulto», per cui
Dio si è compiaciuto di rivelargli la verità? Non potrebbero quelle di
Darwin essere bugie infantili, alla stessa stregua di quelle che avrebbe in
precedenza rivelato attraverso la Genesi, o in altre parti della Bibbia? E se
tali potrebbero teoricamente essere, perché dare a loro più credito della Bibbia
stessa?
Questa mia critica ha
ovviamente un senso, a meno che non s’abbia una certezza del fatto che l’uomo
sia oggi divenuto «adulto» e non sia più il «bambino» di 2 o 3.000 anni fa.
Questa certezza però deve essere maturata «all’esterno di sé», non è
infatti il «bambino» colui che è autorizzato a definire il momento quando non lo
è più. Mi viene ad esempio in mente mia figlia, che già a quattro anni parlava
del suo passato esordendo con un tenero, ma ridicolo: «Quando ero piccola,…»
!!!
Concordo in ogni caso
con lui quando afferma l’alta considerazione di cui gode Darwin nella comunità
scientifica, giusta o sbagliata che sia. Darwin, con la sua teoria, ha dato un
contributo essenziale allo sviluppo della biologia, così come di altre
discipline scientifiche, nel corso di tutto il 20° secolo. Il problema nasce,
come sempre, dalle estrapolazioni non provate che sono nate da queste teorie.
Forse Antonio Leonelli non considera il fatto che i nostri geni sono perlomeno
al 30% uguali a quelli dei fiori (tralascio le percentuali relative a topi e
maiali…). Se da questo dovessimo automaticamente dedurre che siamo per un 30%
simili ai fiori, allora lo slogan dei ragazzi di Woodstock che si definivano
«figli dei fiori» andrebbe forse preso un po’ più alla lettera... Spero che
questo aiuti a riflettere sul fatto che l’utilizzo di percentuali di somiglianza
nel patrimonio genetico possono avere un significato opinabile. L’affermazione
oggettiva secondo cui il nostro genoma è simile per il 98% a quello d’uno
scimpanzé può essere soggetta a una miriade d’interpretazioni, tra cui
anche quella secondo cui noi e
loro abbiamo progenitori comuni. La capacità di distinguere tra dato oggettivo e
interpretazione del dato stesso è una dote molto rara, anche — e direi
soprattutto !!! — tra gli scienziati. {29-05-7}
8.
{Fernando De Angelis}
▲
Tornare bambini per dialogare?
In questa lettera lei non fa domande, ma espone con assoluta sicurezza la sua
visione delle cose che, a quanto pare, la soddisfa pienamente. Ho via via avuto
contatto con evoluzionisti che godono della massima stima sul piano nazionale e,
in genere, abbiamo potuto avere dei dialoghi amichevoli, con un loro riconoscere
la ragionevolezza di certe critiche che si possono fare all’evoluzionismo:
queste persone le chiamo «gli sportivi» (o «gli atleti») dell’evoluzionismo.
Altri invece sembra che abbiano tutto da insegnare e niente da imparare e, a
volte in modo anche esplicito, non sono in realtà disposti a dialogare
seriamente con chi non è della loro parte: questi li chiamo «i tifosi»
dell’evoluzionismo ed evito d’intrattenermici.
Quando lei scrive che
«l’evoluzione non è una semplice teoria, ma un dato di fatto confermato ogni
volta che viene completata la mappatura del genoma d’una nuova specie», ragiona
più da tifoso che da sportivo e non tiene conto che lo stesso Einstein da lei
citato ha dichiarato: «Considero le dottrine evoluzionistiche di Darwin,
Haeckel, Huxley, come tramontate senza speranza» [H. Muschalek, Dio e gli
scienziati (Paoline, Alba 1972), pp. 30s].
Ogni giorno, sul sito
www.dissentfromdarwin.org, nuovi scienziati firmano un manifesto antidarwinista e qualche mese fa erano già
600. Le nuove scoperte appoggiano al 100% l’evoluzionismo solo se sono
interpretate con quel presupposto, ma a me pare invece evidente che, più si
scopre la complessità degli esseri viventi, più diventa insostenibile
attribuirne la loro origine a meccanismi darwiniani.