Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Scienza (generale)

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ELEMENTI DI COSMOLOGIA DELL’ANTICO TESTAMENTO

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.

 

Carissimo Nicola, […]. Ti ringraziamo per i tuoi periodici avvisi di nuovi temi presenti sul tuo sito, molti dei quali di grandissimo interesse. […] vorrei, se possibile, approfittare della tua esperienza e conoscenza biblica per chiederti lumi su un paio di versetti dell’AT. Ci provo, anche se magari sarai stufo di sentire queste cose.

     ■ Isaia 40,22: «Egli è assiso sulla volta della terra, da lì gli abitanti appaiono come cavallette…» (NR). «Egli è colui che sta assiso sul globo della terra, i cui abitanti sono come cavallette…» (ND).

     Che significato ha la parola aramaica o ebraica in questione? È lecito tradurre «globo» invece di «volta» o è solo un’interpretazione posteriore? Isaia intendeva qualcosa di sferico o di superiore?

     ■ Giobbe 9,9: «Ha fatto l’Orsa e l’Orione, le Pleiadi e le regioni del sud» (ND). «È il creatore dell’Orsa, d’Orione, delle Pleiadi, e delle misteriose regioni del cielo australe» (NR).

     Australe sarebbe troppo bello! Cosa ci comunicò Giobbe riconoscendo che Dio fu il Creatore di tutto ciò? Intendeva veramente un cielo australe, cioè diverso da quello boreale? Per «sud» intendeva solo «verso il mezzogiorno» o qualcosa di più?

    Grazie per ciò che mi potrai dire. Dio benedica te, la tua famiglia e il tuo lavoro col sito, coi libri e con quanto il Signore ti metterà davanti. Maranatha! {Alberto Nuzzolo; 20 febbraio 2009}

 

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito.

 

 

1.  ISAIA 40,22: Dapprima traduciamo il testo: «È lui che troneggia sopra la circonferenza della terra, e i suoi abitanti sono come cavallette; è colui che ha disteso il cielo come un velo e lo ha spiegato come una tenda da abitare».

     Prendiamo atto che non si tratta di un linguaggio scientifico, ma descrittivo, esplicativo e a tratti poetico. Bisogna guardarsi dal proiettare qui a priori una concezione della terra sia come «globo», sia come «disco». Il termine «cielo» ha differenti significati, a seconda del contesto; qui è riferito all’atmosfera terrestre. In ebraico ricorre qui ḥūg hāā «cerchio della terra». Nelle Bibbie attuali tale espressione viene tradotta, secondo i casi, come segue: «cerchio (circonferenza, perimetro) [Lut, Schl, Elb (Kreis)], volta [Cei, NR, Menge (Rund)], globo [D, RV, ND] o orbe [Ric]» della terra.

     Tale espressione ricorre anche solo in Proverbi 8,27: «circolo sulla superficie del diluvio [primordiale]» (cfr. v. 24) e si riferisce alle fasi della creazione, quando diede una consistenza «rotonda» all’acqua diluviale primordiale e separò poi le acque dalle acque e la terra dalle acque (cfr. vv. 28ss); probabilmente intende dapprima l’atmosfera. In Is 40,22 intende ciò che uno vede all’orizzonte intorno a sé e ciò che lo sovrasta.

     In Giobbe 26,10 ricorre il verbo corrispondente (ḥāg) che significa «tracciare un cerchio, fare un cerchio col compasso»: «Un limite ha tracciato Egli come un cerchio sulla superficie delle acque fino all’estremo confine della luce e delle tenebre». Qui ricorrono nel contesto elementi simili a Pr 8 e a Is 40 (cfr. trono). Probabilmente Giobbe si riferisce qui all’atmosfera che Dio creò, separando le acque dalle acque alle origini, facendo sì che la terra fosse illuminata all’interno di tale atmosfera, mentre lo spazio risulta buio.

     In Giobbe 22,14 ricorre anche ḥūg haššāmajim «cerchio del /i cielo /i», indicando l’estremo confine dell’atmosfera, dove solo Dio poteva muoversi. Il termine derivato ḥāgū (pl.) significa «fessure delle rocce, gole, valli strette» (Cc 2,14; Gr 49,16; Ab 1,3); meḥūgāh designa il «compasso» che il falegname usa per misurare e marcare le distanze (Is 44,13).

     Il termine indica quindi qualcosa di circoscritto. In Is 40,22 l’autore descrive probabilmente ciò che uno vede intorno a sé, ossia l’orizzonte e l’atmosfera al disopra, che è quel «velo» e quella «tenda» che sovrasta la terra e la rende diversa dagli altri pianeti conosciuti. Per cui non è sbagliato tradurre «volta». Ammetto che i testi sapienziali (Gb; Pr) suscitano un certo fascino e la curiosità riguardo a ciò che tali uomini antichi sapevano della creazione primordiale (cfr. il concetto tehôm «diluvio [primordiale]» come in Gn 1-2). [Per l’approfondimento di tehôm si veda Nicola Martella, Esegesi delle origini, Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 20-24].

     L’asserzione principale di questo testo nel suo contesto è comunque questo: Dio troneggia al disopra di questo habitat degli uomini e da tale punto d’osservazione privilegiato i potenti della terra sono per lui come delle cavallette, ossia minuscoli e insignificanti. In ogni modo, bisogna chiedersi come sperimentassero gli antichi la sfericità della luna e del sole (p.es. durante l’eclisse), di cui vedevano il «cerchio» nel cielo. Nei giorni di luna piena si possono vedere perfino alcuni particolari sulla luna. Possibile che essi non abbiano tratto, per analogia, significati per la terra?

 

 

2.  GIOBBE 9,9: Dapprima traduciamo il testo: «Colui che ha fatto il l’Orsa [maggiore] e l’Orione e le Pleiadi e le camere del sud». I traduttori spiegano nelle note che per «camere del sud» s’intende il firmamento visibile nell’emisfero meridionale. Lutero traduce direttamente «stelle del sud». Menge traduce «camere (cioè costellazioni) del sud».

     Il termine ëdër designava l’interno di una casa in contrapposizione con la parte esterna, una camera interna, particolarmente la stanza privata del proprietario, la camera da letto e simili. Il termine temān indica ciò che sta a sud di qualcosa, ad esempio una zona (Gs 15,1; Is 43,6; Zc 6,6; 9,14); così fu indicato anche il vento del sud (Gb 39,26; Sal 78,26). Cantico 4,16 recita così: «Lèvati, Aquilone [= vento del nord], e vieni, o Austro [= vento del sud]! Soffiate sul mio giardino, sì che se ne spandano gli aromi!».

     Di astronomia si parla anche nei seguenti brani. Dio chiese a Giobbe: «Sei tu che stringi i legami delle Pleiadi, o potresti tu scioglier le catene d’Orione? Sei tu che, al suo tempo, fai apparire le costellazioni e guidi la grand’Orsa insieme ai suoi piccini?» (Gb 38,31s). E Amos dichiarò: «Egli ha fatto le Pleiadi e Orione» (Am 5,8).

 

 

3.  SUNTO E CONCLUSIONE

     ■ Isaia 40,22: Questo brano intende dapprima ciò che uno vede all’orizzonte intorno a sé e ciò che lo sovrasta. Anche brani come Giobbe 26,10 e Proverbi 8,27, in cui il termine ḥūg ricorre, riportano alla creazione primordiale, quando Dio creò l’atmosfera intorno alla terra, partendo dal tehôm («diluvio [primordiale]»); ciò fa del nostro mondo un pianeta speciale, in cui esiste un limite fra luce e tenebre, mentre sugli altri pianeti l’universo appare buio. Isaia voleva esprimere il fatto che il Dio vivente troneggia al disopra del mondo degli uomini e questi, comunque appaiano potenti agli altri, sono dinanzi a Lui piccoli e insignificanti.

 

     ■ Giobbe 9,9: Nel testo ebraico, accanto ad altre costellazioni, individuate dagli studiosi quanto a significato, appare alla fine l’espressione «le camere del sud». Traduttori ed esegeti interpretano tale espressione come le costellazioni visibili nell’emisfero meridionale.

     Di là dagli aspetti poetici di Giobbe, è incredibile la conoscenza che gli antichi avevano del cielo. In Egitto, ad esempio, le piramidi erano costruite così da orientarsi a costellazioni particolari (Orione), identificate con le loro divinità (Osiride), e la loro posizione imitava addirittura la disposizione di tali astri. Lo studio delle costellazioni era una delle discipline più antiche e più approfondite.

     Quanto scritto in Giobbe sarebbe un importante indizio che nella Bibbia gli antichi non avessero una concezione della terra come piatta e a forma di disco. Questo potrebbe gettare luce anche sui brani trattati nel punto precedente.

 

Elementi di cosmologia dell’AT? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Sci/A1-Cosmologia_AT_Ori.htm

25-02-2009; Aggiornamento: 15-08-2009

 

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