Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FALSI MAESTRI FRA I GIUDEO-MESSIANICI ODIERNI?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Abbiamo sempre piacere quando i Giudei mostrano interesse per Gesù quale Messia e nasca un risveglio fra di loro. Già gli apostoli erano allora preoccupati per i tanti falsi maestri che sorgevano e si infiltravano tra le chiese. noi condividiamo la loro preoccupazione anche oggigiorno. Nell'articolo «Falsi maestri fra i giudeo-messianici odierni» ho espresso il fatto che già il termine «Giudei messianici» sia molto ambiguo esprimendo nel giudaismo storico e nel cristianesimo giudaico cose completamente differenti. Questi ultimo è identificano il Messia con Gesù di Nazareth, i primi ne attendono uno completamente diverso.

     In tale complesso scenario, proliferano gruppi giudeo-messianici con genesi e obiettivi dottrinali completamente differenti. Alcuni assomigliano agli antichi Ebioniti (o Nazareni), che vedevano in Gesù solo un figlio di Davide umano, senza pretese divine. Altri hanno una dottrina completamente cristiana, sebbene curino un numero di tradizioni giudaiche più o meno cospicuo. Esiste anche un certo «giudaismo di ritorno» fra i gentili, i quali infarinati di Talmud arrivano con esso ad affermare che i Giudei sarebbero già salvati in quanto popolo di Dio e che i non Giudei si salverebbero osservando i cosiddetti precetti di Noè, che il Talmud considera sette. Per tale tipo di giudeo-messianismo la vera Parola di Dio è solo la Torà (Legge di Mosè), mentre il Nuovo testamento non raggiungerebbe mai tale perfezione e autorità. Gesù Cristo, istituendo il nuovo patto, non avrebbe abrogato il vecchio patto, ma lo avrebbe semplicemente rinnovato .

     La lista potrebbe continuare, ma ricordiamo ancora la sedicente pretesa che i Giudei odierni, appartenendo al popolo storico di Dio, siano più vicini alla verità. Viene quindi palesata anche la presunzione che essi, più che altri, siano in grado di spiegare quale sia il cristianesimo delle origini e l'autentico messaggio di Gesù e degli apostoli. Perciò essi si propongono (e sono visti da alcuni) come depositari di un «vero» cristianesimo. Ai cosiddetti «rabbini cristiani» si dà quasi una delega in bianco, pensando che essi siano esperti del cristianesimo originario, mentre invece sono esperti tutt'al più di un cristianesimo intriso di fariseismo medioevale (Talmud) e di altre tradizioni, come quelle mistiche ed esoteriche (Cabala, Zoar, ecc.). Tra i tanti gruppi legati al cosiddetto «giudaismo messianico» nascono frange che effettivamente pensano che il giudaismo (talmudico, cabalistico, zoariano, ecc.) sia in fondo il cristianesimo migliore. Come rispondere a tali presunzioni?

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Siena

2. Giampaolo Natale

3. Marco Soranno

4. Vincenzo Russillo

5. Franco Masini

6. Ivan Basana

7. Bruno Colucci

8. Gianni Siena

9. Bruno Colucci

10. Nicola Martella

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Siena}

 

Agli inizi del 20° secolo, un ebreo di nome Myer Pearlman entrò in una chiesa pentecostale californiana, perché attratto dal gioioso cantare della comunità radunata. Fu subito sopraffatto dall’atmosfera e si convertì a Cristo, egli testimoniò che la sua lunga attesa del Messia era finita: aveva trovato Colui che «attendeva». Nella riunione successiva, mentre pregava e piangeva di gioia per la comunione con Dio che stava avendo, sperimentò l’azione rigeneratrice dello Spirito Santo e ne conobbe la pienezza personale. Pearlman era una persona molto colta (conosceva diverse lingue compreso il greco del Nuovo Testamento che leggeva correntemente). Ci ha lasciato un apprezzabile testo di dottrina («Le dottrine della Bibbia») che, pur nella sua umana limitazione, esprime la sincera posizione d’un ebreo che ha riconosciuto la divinità del Messia in Gesù di Nazareth.

     Quando uscì il film di Mel Gibson («La Passione di Cristo»), il rabbino Riccardo Di Segni (presidente delle comunità ebraiche italiane), anche per rispondere ai commenti antisemitici di certi spettatori (gli ebrei sono attentissimi a ogni fermento «cristiano» che potrebbe rivolgersi contro di loro), affermò che la deità di Cristo è il frutto della credenza dei cristiani di lingua greca posteriori all’annuncio dei missionari d’origine ebraica. Il rabbino citato (che pure non centra con i personaggi citati da Martella) è una persona molto colta e, ne sono certo, sa molto bene che la Deità di Gesù faceva parte integrante dell’annuncio degli apostoli: nel giudaismo del 1° secolo le concezioni «peculiari» del cristianesimo erano ben presenti.

     Per esempio, nell’Epistola agli Ebrei si legge che Melchisedec è «senza padre e senza madre, senza genealogia, senza origine e fine di giorni... simile al Figlio di Dio» (Eb 7). Ciò significa che le reali radici storiche di Melchisedec si perdevano nella notte dei tempi e non erano più note, e in ciò era «simile» (= non identico) a Gesù, le cui origini sono eterne (secondo il Nuovo Testamento l’incarnazione di Gesù avvenne mediante la nascita da una ragazza fidanzata e vergine).

     Nel tentativo di salvare l’uomo dal peccato ci hanno provato diverse persone durante il corso della storia, ma hanno fallito: l’unico capace di dare speranza e senso alla vita s’è dimostrato Gesù Cristo, che conosco da 34 anni (ne ho 54), e la mia vita cominciò in tutti i sensi quando avevo vent’anni compiuti.

     Questi «rabbi» pseudo-messianici che vogliono ridurre Gesù a un personaggio alla loro portata, non hanno nessuna conoscenza del Messia; essi ne hanno indicati diversi... Barabba (Gesù morì al suo posto). Bar Kokhbah fu indicato da Rav Akhivàh come il messia, ma il giudaismo conobbe così la seconda distruzione definitiva (seconda guerra giudaica). Un sagace rabbino,anteriormente ai fatti, disse a Akhivàh: «L’erba ti spunterà sulla faccia prima che il Messia sia tornato!».

     Gli ebrei conobbero un altro sedicente messia: Shabbetay Zevi, che infiammò il cuore degli ebrei dell’Europa orientale e, dopo aver illuso le attese ebraiche, si convertì all’Islam, assumendo l’identità di Mehmet Effendi.

     Ho seguito anch’io il movimento Lubavitch e mi sono persuaso che si tratta dell’ennesimo «update» messianico.

     L’attesa messianica è un nervo scoperto per i Giudei, eppur sempre fonte di delusione per coloro che s’entusiasmano. La disputa dei farisei con Gesù, che non lo riconoscevano, rivela l’attesa ebraica sempre attuale d’un messia umano, dinastico (discendente di Davide) e «politico». Gesù li confutò dicendo che il Messia è anche Figlio di Dio e Signore di Davide (Sal 110); ma anche per questo fu crocifisso come blasfemo.

     Gli ebrei hanno un indubbio vantaggio su di noi se volessero conoscere l’identità del Messia, hanno gli Oracoli di Dio (la Scrittura) e li conoscono da molto tempo, ben prima del sorgere delle chiese formate esclusivamente da non ebrei. Io mi rivolgo con fiducia ai rabbini quando si tratta di comprendere la Scrittura e sono testimone del fatto che non esistano sapienti migliori: quel che conosco, lo devo alle poche ma ricche spiegazioni degli ebrei colti. Ma sull’identità di Gesù mi fido di più della potenza della Parola che convince mediante l’azione persuasiva dello Spirito Santo: da quando Pietro confessò Gesù quale Messia Divino (Mt 16), non è cambiato ancora nulla... sarà così sino alla fine!

     L’ultimo sedicente «messia» comparirà e sarà il peggiore di tutti: gli ebrei stanno tornando a casa, anche da questo sappiamo che il Ritorno del Signore è vicino, e il fallimento di coloro che in Israele s’ostinano a disconoscere Gesù sarà manifesto a tutto il popolo. L’ostilità crescente verso Israele e l’ebraismo, su scala mondiale e mai vista prima (!), prelude al tentativo del nemico (satana) di disfarsi di questo popolo. Quando si rievoca la Shoah, con tutto il dolore e la vergogna che provoca (siamo stati noi europei a consegnare al carnefice sei milioni d’innocenti), non dobbiamo dimenticare che questo avviene, malgrado ogni remora, in adempimento delle Parole di Dio che stende le mani a un popolo che non lo ascolta affatto. Inoltre Gesù mise pure in guardia i suoi discepoli dai facili entusiasmi: la «contiguità» giudea e cristiana, che continua malgrado le polemiche e le divergenze, espone ogni sincero cristiano a essere ingannato dai falsi «unti». È un insegnamento per chiunque arriva a conoscere la grazia... Stiamo attenti. {15-12-2008}

 

 

2. {Giampaolo Natale}

 

Caro Nicola ho letto il tuo articolo e concordo pienamente con le tue osservazioni.

     Mi preme di sottolineare che in tale sito (tra le tante cose) viene sostenuto quanto segue: «Essere ebreo significa appartenere a un popolo più che a una religione. Secondo il precetto rabbinico, chiunque sia nato da una madre ebrea è considerato ebreo, indipendentemente dalla sua fede e dalle sue credenze».

     Viene inoltre ribadito: «A parte pochi principi fondamentali che vengono accettati come verità assolute, nessun ebreo può imporre agli altri cosa credere».

     Tali personaggi dimenticano però che la Legge mosaica lasciava ben poco spazio al libero arbitrio infatti se da un lato «le cose occulte appartengono al Signore», dall’altro «le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre perché mettiamo in pratica le parole di questa legge» (Dt 29,28). Questo significa che tutto ciò che era rivelato, era dottrina di Dio, mentre ciò che non era rivelato apparteneva al Signore e alla sua infinita saggezza. Chi s’allontanava dalla rivelazione scritta, era da considerare apostata, anche se di puro sangue ebreo.

     La tradizione ebraica dei rabbini (tanto decantata nel sito) ha cercato invece di sostituire costantemente la Parola di Dio nel corso dei secoli in due modi:

     ■ Aggiunsero alla rivelazione divina tante speculazioni legalizzanti che, una volta entrate nella tradizione, finirono per annullare la Parola di Dio (Matteo 15,6).

     ■ Cercarono di scoprire e spiegare ciò che non era rivelato, creando «favole giudaiche», insegnando «dottrine d’uomini», «genealogie»… (vedi cabala, gnosi giudaica; Tito 1,14; Matteo 15,9; 1 Timoteo 1,4). È utile ricordare che Paolo mise in guardia Tito (e non solo) «da quelli della circoncisione», che erano presenti sull’isola di Creta e seminavano queste false dottrine dappertutto (Tito 1,10).

 

È altrettanto errata la dizione secondo cui ebreo significherebbe una mera discendenza razziale, perché Paolo ricordava ai Romani che «non tutti i discendenti d’Israele sono Israele» (Romani 9,6), volendo in tal modo indicare che come non tutti i discendenti fisici d’Abramo furono eredi della promessa (infatti i figli d’Agar non lo furono), così non tutti discendenti fisici nella linea d’Isacco sono figli spirituali di Dio.

     Certo essere ebreo vuol dire appartenere a un popolo, alla discendenza d’Abramo «ai quali appartengono l’adozione la gloria i patti la legislazione, il servizio sacro e le promesse» (Romani 9,4), ma questo non può essere sufficiente per la salvezza dell’anima. Ho ascoltato una volta un fratello, il quale disse che gli ebrei non hanno bisogno di convertirsi, ma solo di tornare all’Eterno con tutto il loro cuore. Questo è altrettanto errato e segue la stessa ideologia di pensiero del suddetto sito. È solo in Cristo infatti che abbiamo pace con Dio.

     Concludo dicendo che i rabbini d’Israele sembrano vegliare costantemente sulle eventuali e temute conversioni d’ebrei al cristianesimo, ma io veglierei (come ribadito da Nicola) sulle eventuali «conversioni» al legalismo giudaizzante d’alcuni membri della cristianità odierna. {16-12-2008}

 

 

3. {Marco Soranno}

 

Ho come la sensazione che l’ebraicità della fede cristiana sia quasi una moda teologica: molti evangelici non capiscono cosa significhi realmente parlare delle radici giudaiche della Chiesa, cosa riscoprire e cosa invece non riprendere perché ombra delle cose che furono.

     Si parla molto di Israele, si parla di danze ebraiche, di feste ebraiche, di chiese ebraiche, ma di portare l’ebreo Gesù nel cuore non ne sento quasi parlare abbastanza, come mai?

     Io parto da due presupposti: leggiamo sì la Bibbia con la percezione dell’uomo ebraico, senza la lente «gentile» imbevuta di filosofia greca e lassismo occidentale, che influenza la fede, ma al tempo stesso non giudaizziamo la nostra fede. {16 dicembre 2008}

 

 

4. {Vincenzo Russillo}

 

Sinceramente sono molto preoccupato, per la diffusione di queste idee. Più volte ho letto interventi di questi signori («Romefriend», «mErA», ecc.) sul forum di evangelici.net. Avvolte mi soffermo a leggere gli interventi e nessuno riesce a controbattere loro, per trascuranza o per mancanza di conoscenza.

     Proprio dalla lettura di questi loro scritti, avevo preso spunto per segnalarti il loro operato che a dire il vero mi lasciava perplesso. Devo ringraziarti, per delineato, aver punto per punto, un «identikit» di questo movimento. Adesso ho appreso qualcosa in più su di loro e mi sono in qualche modo «immunizzato».

     Credo che intraprendere un dialogo con loro sia molto arduo. Sono come i seguaci della «torre di guardia». Molto settari e credono d’essere detentori dell’unica verità.

     Alla contestazione d’una loro falsa dottrina, affermano che gli altri libri al di fuori della Torà non sono stati ispirati da Dio o che sono stati modificati.

     Insistono con tesi poco convincenti e in netto contrasto con gli insegnamenti di Gesù, come ad esempio: la salvezza s’ottiene convertendosi all’ebraismo, osservando le pratiche ebraiche e così via. Mosè, invece, disse: «Il Signore Dio vi susciterà in mezzo ai vostri fratelli un profeta come me; ascoltatelo in tutte le cose che vi dirà» (Atti 3,22). Lo stesso Cristo si dichiarò superiore a Davide, dicendo: «Davide dunque lo chiama Signore; come può essere suo figlio?» (Luca 20,44).

     È vero quanto affermano che nemmeno uno yod passerà, infatti tutto quello che Dio aveva previsto si sta compiendo, ma è anche vero che il Messia disse rivolgendosi al centurione: «Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande». Chi conosce Lui come Salvatore, potrà essere salvato, perché, come disse Giovanni, «l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo», è già arrivato per salvarci. {20-12-2008}

 

 

5. {Franco Masini}

 

Contributo: Giusto oggi, vigilia della nascita di nostro Signor Gesù Cristo, mi permetto di commentare quanto avete scritto a proposito del giudaismo rinascente o quanto meno militante e quindi pericoloso per noi Cristiani di tiepida fede, per i quali giustamente temete, ma non per me che di Fede ne ho tanta; ma siccome la potrei anche perdere, ecco che cerco sempre di ragionare, riflettere, ponderare, purché non si sorpassino i limiti dell’educazione e rispetto […].

     Penso che gli ebrei ortodossi o quanto meno messianici o giudaici tout court, siano persone caparbie e orgogliose che non vogliono ammettere il grande cambiamento introdotto dal NT e lo combattano più per puntiglio che per vocazione sebbene possano creare dei problemi alla comunità che già ne ha abbastanza, non sono almeno da noi così gravi. Quello che penso di loro, biblicamente o teologicamente parlando, è che il popolo d’Israele (che peraltro ammiro e anche tanto per la costanza con la quale porta avanti la sopravvivenza del suo piccolo stato che, circondato com’è da tantissimi nemici, non ha vita facile!), ebbene biblicamente parlando la mia idea (che per carità, può anche essere sbagliata!) è che, una volta ultimato il suo compito, storicamente imposto da Dio, quello cioè di dare i natali, ma anche la morte a Suo Figlio, nella persona di Gesù Cristo, ebbene potrebbe anche sparire, sennonché rimane a tutela della legge di base, la Torah, che è pur sempre la nostra legge, quella cioè sulla quale ci siamo formati ed evoluti nel NT. Insensato è il loro modo d’agire, di non adeguarsi al cambiamento che ormai da 2000 anni incombe sulla scena del mondo e che sicuramente porterà alla salvezza. Buon Natale e... grazie di cuore. {24 dicembre 2008}

 

Risposta: In effetti, non ho scritto sul «giudaismo rinascente», ma sul «giudaismo di ritorno» fra persone che frequentano chiese cristiane e scrivono su siti cristiani. Essi cercano di indottrinare proprio i «Cristiani di tiepida fede» con la loro ideologia giudaizzante. Passi che i Giudei storici «non vogliono ammettere il grande cambiamento introdotto dal NT», ma qui si tratta di Gentili che vogliono ritornare alla «schiavitù della legge» e indurre gli altri cristiani a farlo, come se Paolo non avesse già affrontato questioni del genere nelle sue lettere, specialmente in quella ai Galati. Sebbene Cristo ci abbia «sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, talché serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera» (Rm 7,6), essi vogliono ritornare al giogo del vecchio patto. La liberazione dalla legge mosaica è chiamata da Paolo così: «La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha emancipato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8,1ss). E tali Gentili giudaizzanti vogliono ritornare dall’emancipazione alla tutela di precettori!

     Il piano di Dio con Israele non è finito, sebbene i Giudei, nel complesso, rifiutino Gesù quale Messia promesso. Un giorno però, specialmente durante la tribolazione finale, gli Israeliti «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Giovanni 19,37; Zaccaria 12,10; Ap 1,7). Allora un resto fedele invocherà Gesù come suo Messia. E quanti d’Israele usciranno dalla tribolazione finale, avendo accettato Gesù quale Salvatore, saranno salvati nel regno messianico (Rm 11,26s).

     In effetti, Israele è l’esempio della pazienza di Dio e della sua fedeltà alle sue promesse. Il suo compito non è terminato, dando i natali e poi la morte al Messia, che rifiutò. Paolo scrisse: «Dio non ha reietto il suo popolo, che ha preconosciuto. […] E così anche nel tempo presente, v’è un residuo secondo l’elezione della grazia. […] E anche quelli [= i Giudei], se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio è potente da innestarli di nuovo» (Rm 11,2.5.23). Si parla della loro «pienezza» futura, quando accetteranno Gesù quale Messia (v. 12) e della loro «riammissione» (v. 15), e ciò sarà qualcosa di cui gioveranno quanto a benedizioni anche i Gentili e il mondo intero. Sebbene «alcuni dei rami sono stati troncati… per la loro incredulità», essi, «che sono dei rami naturali», quando crederanno in Gesù, «saranno innestati nel loro proprio ulivo» (vv. 17.20.24), poiché sebbene ostili oggi all’Evangelo, «per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri» (vv. 27s).

     In effetti, Israele è altresì un miracolo storico, che testimonia della fedeltà di Dio alle sue promesse. Se si volesse fare un esperimento nella storia — prendere un qualsiasi popolo, disperderlo fra le nazioni, perseguitarlo per due millenni e poi pretendere di costituire un loro Stato — una tale impresa fallirebbe. L’esistenza degli Israeliti per due millenni e il ritorno d’Israele nella sua terra è una dimostrazione non della bravura di un popolo, ma della fedeltà di Dio alle sue promesse, sebbene i Giudei si ostinino a non riconoscere Gesù di Nazareth come il loro proprio e unico Messia! Se Dio fa ciò verso un popolo oggi ostinato, quanto sarà grande la sua benedizione quando finalmente farà la volontà di Dio, ossia accettare Gesù come unico Salvatore e Signore! {Nicola Martella}

 

 

6. {Ivan Basana}

 

Nota editoriale: Ho chiesto a Ivan Basana una dichiarazione della sua posizione e di Edipi circa il gruppo che fa capo a Viel e Esposito (giudaicomessianici.it). Tale necessità è dovuta al fatto che non si faccia di tutta l'erba un fascio riguardo alle iniziative di cristiani biblici a favore d'Israele e perché non si confonda chi vuole giudaizzare la chiesa da chi vuole invece incoraggiare la conversione di Giudei all'Evangelo e iniziative in loro favore. Ecco la su risposta ufficiale quale direttore di «Evangelici d'Italia per Israele», di cui sono grato.

 

Riguardo alla posizione d’EDIPI o mia personale relativamente al gruppo di Viel-Esposito è di stupore e curiosità in quanto ho conosciuto Andrea Viel più per motivi tecnico-professionali che non spirituali. Lui è o era un operatore che s’interessava di video-riproduzioni e nel momento in cui abbiamo (con la mia azienda) rilevato «Fede-Film» per trasformarla in «Cinema Verità», c’è stato un iniziale e maldestro contatto con lui. M’aveva incuriosito la sua affermazione relativamente al suo nome che poteva esser l’anagramma di Levi e quindi un camuffamento di Ebrei-marrani veneti (il toponimo Viel è frequente nelle province di Belluno, Treviso e Venezia). Il pericolo reale del loro gruppo è la propensione a un atteggiamento incline a giudaizzare la chiesa. Per quanto riguarda EDIPI penso che il nostro sito sia più che chiaro riguardo a chi siamo e cosa ci proponiamo. Non siamo e non vogliamo essere una denominazione, piuttosto un movimento di fratelli evangelici (alcuni di loro sono anziani e pastori di chiesa) con una particolare sensibilità al ruolo che riveste Israele ai nostri giorni. Nessuno di noi vuol fare assemblee messianiche, in quanto operiamo e viviamo nelle rispettive comunità evangeliche d’appartenenza; e c’è una fattiva collaborazione con il fratello Rinaldo Diprose (consigliere teologico di EDIPI) che conosco da molti anni, in quanto io sona nato spiritualmente nella iniziale assemblea, allora dei fratelli, di Padova curata da Pietro Bolognesi.

     Ti ho scritto questo, perché tu possa conoscermi meglio e da questa mia missiva puoi estrapolare e pubblicare le parti più adatte alla tua domanda. {29 dicembre 2008}

 

 

7. {Bruno Colucci}

 

Buon giorno, mi sono registrato sul vecchio sito dei giudaico-messianici e dopo un breve diverbio con gli autori ne sono uscito veramente rattristato e sconcertato (vedi sotto il tema: «Quale Bibbia» e con Nick Bruggol).

     È la seconda volta che faccio un’esperienza del genere. La prima volta ho contattato l’autore del sito «imninalu» (cfr. la serie sul NT: Romani), che con grande interesse per quello che scriveva sul V.T., ho intrattenuto con lui (giudeo-messianico rom) una ricca e lunga corrispondenza per due anni circa intorno al 2005. Le divergenze sono affiorate quando ha cominciato a scrivere la propria esegesi sul N.T. culminate con la sua spiegazione della lettera ai Romani (di cui sopra riporto il link della sezione). La lunga esperienza epistolare non ha più avuto seguito per la mia «mancanza di condi(visione)» relativa alla sua interpretazione.

     Leggendo il tuo articolo in merito su «Fede controcorrente», ho capito che quello che sembrava una rondine fuori stagione, è invece una corrente di pensiero e anche pericolosa! […] Un saluto nel Signore Gesù. {20 gennaio 2009}

 

 

8. {Gianni Siena}

 

Caro Nicola, pace del Signore a te e al sito. Noi non abbiamo nulla (!) da spartire con questi «giudeo- messianici», sappiamo che gli ebrei aspettano ancora il messia, ma Egli già venne in casa sua e non fu ben accolto (Gv 1,11). Sappiamo anche che Gesù fu dato in pasto ai carnefici romani per coprire qualcosa che i capi giudei stavano tramando nel momento stesso dell’arresto del Signore. Erano timorosi di perdere l’appoggio del popolo, avevano timore che i romani distruggessero capitale e nazione (Gv 11,47-48). Qualche tempo dopo il «fantasma» dell’abbietta esecuzione preoccupava ancora i maggiorenti ebrei (At 5,28).

     Vorrei sapere che cosa significasse per un ebreo, in quel periodo, l’attesa d’un messia davidico ma solamente umano? Concezione peculiare ma insufficiente dei farisei, che Gesù denunciò. Egli citò le Scritture che sottolineano le origini (umana e divina) del Figlio dell’Uomo (Mc 12,35-37).

     La concezione farisaica aveva dei risvolti politici molto marcati tratti dalla Bibbia, dunque, non saremo noi ad annullare il diritto politico del Messia a regnare su ogni uomo… «chiunque» Egli sia! Ma se crediamo che si tratti di Gesù, è che sappiamo anche con quanta sincera chiarezza Egli mise in guardia i suoi seguaci dal pensare a un «regno a breve». Lo fece anticipando in modo «brutale» la prossima distruzione del tempio e della città santa, e della dispersione dolorosa del popolo… contro ogni «previsione» inculcata (Mt 24; Lu 21; Mc 13). Tutto ciò è storia e se gli ebrei piangono (spesso soli) le vittime della bi-millenaria shoah (in questi giorni ricordiamo le vittime del nazismo), ciò avvenne per non aver ascoltato il Nazareno.

     L’attesa «imminente» del Regno di Dio era forte tra i discepoli di Gesù e solo la parola del Maestro risorto valse a distoglierli da quell’idea, che è dimostrabile come pericolosa (At 1,8-9). Essi erano dunque dei buoni giudei e non desideravano altro che il bene del loro popolo, ma fecero bene ad ascoltare Gesù.

     Nella concezione suddetta (farisea) il manifestarsi del messia avrebbe rovesciato l’impero romano e dato preeminenza all’impero davidico. In quel rovesciamento vi sarebbe stato un fatto che Gesù non avrebbe mai accettato: i popoli schiavi d’Israele.

     Il timore che le nazioni hanno del popolo ebraico è ben espresso nell’infame libro dei «Protocolli dei Savi di Sion». L’ho letto e, certamente, non è opera d’un ebreo; ma tutti devono sapere che dal popolo ebraico uscirà l’anticristo. Non sarà altrimenti, quel «mistero d’empietà» era già operante nel 1° secolo, dietro le quinte della storia, esso ha continuato a operare ma ostacolato dai piani di Dio (2 Ts 2,6-7). A suo tempo, costui sarà rimosso dal Signore stesso, al suo riapparire in gloria (2 Ts 2,7).

     Oggi i segnali di questo mistero sono evidenti, nel tentativo di cancellare l’influenza che il cristianesimo esercita sul mondo intero. Nel tentativo d’introdurre dosi massicce di «evoluzionismo» nella testa di miliardi d’esseri umani. Anticamente s’insegnava che v’erano uomini «nati dalla terra» e al servizio degli «dei» (uomini anch’essi ma d’origini «superiori»). Oggi si vuol far credere che siamo i discendenti di brute scimmie preistoriche. Dietro questa propaganda v’è a mio avviso la stessa mano d’empietà, essa contamina anche gli ebrei: in certi scritti rabbinici v’è una sottolineata superiorità del popolo ebraico rispetto agli altri (goyim).

     L’apostolo Paolo dibatté questa questione e sottolineò il vantaggio indubbio dei giudei: a essi furono affidate le rivelazioni di Dio (Ro 3,1-2). L’apostolo ricordò anche, però, che per l’incredulità d’una parte d’essi è avvenuta una parziale apostasia in Israele. Ma che questa non annulla la fedeltà amorevole di Dio (Ro 3,3).

     Le mie parole non convinceranno i «giudeo-messianici» suddetti (= che negano la deità del Messia) a recedere da posizioni che la storia ha già dimostrato false, né mi spaventa l’impossibilità di «dialogo» con essi. I primi cristiani non riuscirono a «dialogare» con i loro consimili ebrei, essi erano addolorati ma consapevoli della tragica fine prossima del giudaismo (1 Ts 2,16) Il sistema «mosaico» (= quel che ne restava nel legalistico sistema religioso ebraico d’allora) era prossimo al collasso (Eb 8,13).

     Gli autentici eredi ebrei attuali dei primi ebrei cristiani sono dolorosamente consapevoli del fallimento d’Israele e dell’origine dei guai del loro popolo a partire dalla morte di Gesù. Nel libro di Michea (5,1-2) v’è scritto che quei guai sono da collegare a quell’Uomo ingiustamente dato in mano agli iniqui. L’Unto ucciso ingiustamente e con il consenso di tutti (Dan 9,26) è la riprova che Gesù solo è il Messia (= Cristo): «Da quando uscì l’ordine di riedificare Gerusalemme» (Dan 9,25), le 62 settimane d’anni finiscono esattamente nell’anno della crocifissione del Figlio di Dio; con il calendario ebraico alla mano è facile fare questi conteggi cronologici. [Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Daniele», Radici 5-6 (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 83ss. Nicola Martella (a cura di), «Le settanta settimane di Daniele», Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 380-386.] Quello che mi dispiace è che negli scritti e nelle dichiarazioni degli ebrei su Gesù, le Scritture profetiche citate non sono mai prese in considerazione. I nostri predecessori e primi discepoli di Gesù furono perseguitati e maltrattati per aver osato proclamare queste verità amare, ma che la storia può testificare.

     Si dice che gli ebrei vogliano ricostruire il Tempio, e avverrà prima o poi, ma questo non sarà foriero di pace e requie per le pecore d’Israele: le Profezie sono ancora pronte ad adempiersi nuovamente come nel 70 e nel 135 d.C. La Parola di Dio assicura però che alla fine Israele si convertirà; al momento, è ancora presto per entusiasmarsi dietro i successi di questo popolo nel ricostruirsi una patria e un’identità. La rinascita dello stato ebraico è, a mio avviso, strumentalizzata a fini che inguaieranno gli ebrei. Gioisco per le «doglie» suddette, perché anche questo è stato preannunciato da Dio ed è una tappa dolorosa ma inevitabile per la rinascita finale del Popolo di Dio. Tutto ciò mi fa gioire, ma questo mi dice pure che l’ora di fare festa non è ancora giunta, qualcosa mi spinge a «aspettare» ancora un po’… Lo Spirito ha agito e la Nazione s’è ricomposta, ma lo Spirito del Signore sarà ancora più incisivo: Israele dovrà risuscitare spiritualmente! (Ez 37,1-14). Questo auspico a Israele e a quei «giudeo-messianici» suggerirei di rileggersi la Bibbia ebraica da cima a fondo… Io so che lo Spirito Santo guida le persone sincere e desiderose di conoscere la Verità, anche quando non hanno ancora una piena comprensione.

     Io amo Israele, non ho nessuna remora ad affermarlo, ma aspetto di poter riabbracciare i miei Fratelli ebrei… non posso fare altro e pregare per la loro salvezza. Per il resto aspetto il ritorno del mio Signore e Maestro, che dette la sua vita per me, un giorno di circa duemila anni fa. Lo aspetto dal cielo (= ed è il Figlio di Dio), mentre il «messia» sponsorizzato dagli uomini è dalla terra e avrà l’animo alle cose della terra. {24-01-2009}

 

 

9. {Bruno Colucci}

 

Contributo: Ciao Nicola, […]. I rappresentanti del sito giudaico-mesianici non li conosco e solo da voi (rimbalzato dalla loro risposta sul loro sito) ho capito chi fossero. Attraverso una lettura dei loro articoli ho comunque notato che sono impegnati con maldestra capacità a lucidare la ruggine della loro tradizione o a mistificare la verità del Vangelo.

     Quello che non capisco è cosa ci fanno due gentili (io pensavo che fossero ebrei) a schierarsi dottrinalmente su un fronte che per loro è comunque precluso. O forse hanno scoperto d’avere nel dna qualcosa della casa d’Israele dispersa? {22 gennaio 2009}

 

Risposta: Luigi Esposito è, come lui stesso dice, un Gentile. Andrea Viel potrebbe essere discendente di «ebrei marrani», ossia i suoi avi mutarono il loro nome (Levi), facendone un anagramma, per sopravvivere alla persecuzione cattolica. Lui faceva parte d’una chiesa carismaticista fino a poco tempo fa, visto che era in tale veste che mi scriveva; la sua scoperta del giudaismo talmudico dovrebbe essere una cosa relativamente recente, in cui lentamente è scivolato, probabilmente sotto l’influenza di altri.

     Ambedue comunque, rispetto al giudaismo classico (2 Cor 3,13-16), hanno scelto di mettersi di proposito il «velo» in faccia, quando leggono l’AT, quindi dopo aver conosciuto l’Evangelo. Come i Galati, chiamati da Paolo «insensati», hanno cominciato con la grazia e lo Spirito e vogliono raggiungere la perfezione con la carne e con le opere (Gal 3,1ss), rinnegando così Gesù quale Messia, quindi come Salvatore e Signore. Essi vogliono ora seguire il Talmud, ossia gli scritti di quei rabbini farisei, che Giovanni Battista e Gesù chiamarono «razza di vipere» (Mt 3,7 + Sadducei; 12,34) e che Gesù apostrofò in modo altrettanto pesante in Matteo 23 (ipocriti, guide cieche, ecc.) e in altri brani, in cui li accusa di aver abolito la Parola di Dio mediante le loro tradizioni (Mt 15,6; Mc 7,13).

     Se non si ravvedono in fretta, penso che le loro menti diventeranno sempre più ottuse rispetto all’Evangelo (2 Cor 3,14). Allora Gesù Cristo dovrebbe essere di nuovo posto a infamia ed essere crocifisso, cosa che chiaramente è impossibile: «Quelli che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire, se cadono, è impossibile rinnovarli da capo a ravvedimento, poiché crocifiggono di nuovo per conto loro il Figlio di Dio, e lo espongono a infamia» (Eb 6,4ss). Non si può che pregare che Dio abbia pietà di loro.

 

 

10. {Nicola Martella}

 

Andrea Viel ha scritto sul suo sito a mio riguardo. Qui segue la mia risposta a lui. Si veda il suo profilo su Facebook.

 

Caro Amico Andrea Viel, shalom. Non so perché tu non riceva le mie comunicazioni. In ogni modo, ti scrivo al tuo nuovo indirizzo (presente sul tuo sito). Sul fatto che nella tua comunità c’era una pastora ti rimando a quanto da te affermato in «Il pastorato femminile? Parliamone 1» (12-2007) e a comunicazioni personali, di cui dovrei avere da qualche parte una copia. Non eri felice di questo, ma la comunità carismatica da te frequentata, era condotta da una pastora, visto che, come tu dicevi, fra i credenti filippini (come tua moglie), ciò è normale. Ti ricordo pure le tue simpatie per la controversa esoterista Kathrin Kuhlmann (oltre per altre donne pastore che hanno influenzato positivamente la tua vita, come tu dicevi) e la tua ammirazione per la pastora Roselen Boerner Faccio del Ministero Sabaoth di Milano; se vuoi ti mando tale parte.

     Tutto questo mi pare ora secondario rispetto alle tue scelte attuali. Se uno ha delle convinzioni, non deve vergognarsi d’esporle e d’esporsi. Sarei curioso di sapere che cosa ne pensa tua moglie, oltre alla tua ex (?) comunità.

     Ricordo quello che mi scrivevi nel nostro confronto «Contingenza e responsabilità» non tanto tempo fa (11-2007), indicando all’Evangelo di Gesù: «Se Gesù ci ha dato un comandamento di proclamare il vangelo a tutti, perché solo l’essere salvati, una reale nuova nascita può non solo farci evitare le fiamme eterne, ma produrre un tale cambiamento — cose vecchie passate, ogni cosa nuova — che il rapportarci l’uno con l’altro diventa occasione di crescita e sviluppo, e non di distruzione e odio; come mai il nostro messaggio non ha forza?» E ancora: «Il logo dei miei programmi televisivi è GC3Veuropa. Che vuol dire, Gesù Cristo Via Verità Vita per l’Europa. Questo, e solo questo, m’interessa nel mio messaggio in televisione».

     Dove stanno ora tali cose in te? In poco più di un anno hai rinnegato Gesù quale Messia e sei tornato alla logica di «precetto sopra precetto»? Sei passato dall’Evangelo (grazia mediante il sacrificio di Gesù, il Cristo) a che cosa (legge, opere, auto-giustificazione)? Chi o che cosa ti ha ammaliato? I Galati e i Corinzi, sobillati da ideologi giudaisti, insegnano. Possibile che tu da seguace convinto di Gesù, il Messia promesso e adempimento del Tenak (AT), sia passato a uno che vuole giustificarsi con le opere della legge mosaica? Dopo aver abbandonato il Figlio di Dio, pensi di avere ancora il Padre? (1 Gv 2,23; 2 Gv 1,9). Stento a crederci. Valga per Andrea Viel e i suoi accoliti quanto Gesù disse ai Giudei d'allora: «V’ho detto che morrete nei vostri peccati; perché se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei vostri peccati» (Gv 8,24).

     Saluti in Gesù Messia, unico Mediatore fra Dio e gli uomini... Nicola Martella

 

Faccio seguire alcuni versi sulla «sana dottrina» del nuovo patto e su ciò che mette fuori dottrina:

    ■ «Io vi ho scritto non perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete, e perché tutto quel ch’è menzogna non ha a che fare con la verità. Chi è il mendace se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Esso è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non ha neppure il Padre; chi confessa il Figlio ha anche il Padre» (1 Gv 2,21ss).

    ■ «Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non lo ricevete in casa, e non lo salutate; perché chi lo saluta partecipa alle opere malvagie di lui» (2 Gv 1,9ss).

    ■ «Predica la Parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, sgrida, esorta con grande pazienza e sempre istruendo. Perché verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si rivolgeranno alle favole» (2 Tm 4,2ss), ossia «a favole giudaiche e a comandamenti d’uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,14).

    ■ «Ogni Scrittura ispirata da Dio è utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia compiuto, appieno fornito per ogni opera buona» (2 Tm 3,16s).

    ■ «Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell’albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro» (Ap 22,18s).

 

 

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Dalla luce di Cristo alle tenebre del giudaismo {Nicola Martella} (A)

Giudaico-messianici ed etero-cristiani {Giampaolo Natale - Nicola Martella} (A)

Costumi dei cristiani giudaici e questioni connesse {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/T1-Falsi_maestri_messianici_oggi_Sh.htm

15-12-2008; Aggiornamento: 06-03-2012

 

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