Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ALCUNE OBIEZIONI ALLA COSIDDETTA «TORÀ ORALE»

 

 di Nicola Martella

 

1. Entriamo in tema

2. Esisteva al tempo dell’AT una «Torà orale»

3. Gesù e la legge orale

4. Gli apostoli e la «questione giudaica»

5.  Alcune osservazioni sul giudaismo

6. La «tradizione orale» è sempre la stessa trappola

 

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1.  ENTRIAMO IN TEMA: In questo articolo parleremo spesso di Torà, termine che in ebraico significava «insegnamento, istruzione». Alcuni autori perché giudeo-cistiani, perché avventisti o perché affascinati da una visione giudaica del cristianesimo, ritenuto più «primordiale», cercano di argomentare rispetto al sabato e ad altri costumi del giudaismo, appellandosi alla cosiddetta «Torà orale». Questo argomento è molto amato dagli Ebrei, dal Medioevo a oggi, per accreditare le loro variegate tradizioni. Le categorie sopra menzionate trattano tali argomenti spesso tacitando che nel cristianesimo non giudaico non era prevista l’osservanza della legge mosaica né quella sabbatica. Il concilio di Gerusalemme non impose tutto ciò ai credenti delle nazioni, fatta eccezione di quattro precetti (At 15), tra i quali non comparivano le prescrizioni sabbatiche, la circoncisione, le leggi rituali e quant’altro era caro al cristianesimo giudaico. Non tenere presente tutto ciò, significherebbe di dare a intendere che siccome l’ebreo Gesù di Nazaret ubbidiva alla Torà scritta, ciò sarebbe stato prescrittivo per i suoi seguaci non giudaici.

     Secondo gli Ebrei la cosiddetta «Torà orale» sarebbe stata data presso il Sinai a Mosè insieme alla «Torà scritta». Non c’è nulla di più fantasioso per accreditare le proprie tradizioni nate nel corso dei secoli, perlopiù in tempi post-apostolici.

 

 

2.  ESISTEVA AL TEMPO DELL’AT UNA «TORÀ ORALE»: Nella stessa Torà scritta Mosè insegnò da parte di Dio questa prescrizione: «Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla, ma osserverete i comandamenti di Jahwè, Dio vostro, che io vi prescrivo» (Dt 4,2). Chiunque si fosse titolato come profeta di Dio e si fosse accreditato mediante un segno o un prodigio, se avesse insegnato diversamente (l’apostasia), sarebbe dovuto essere messo a morte (Dt 13,1ss). Infatti il profeta legittimo doveva riferire le parole di Jahwè senza detrarne verbo (Gr 26,2).

     Nell’AT non esiste il termine «Torà orale». L’espressione «Torà di Jahwè» intendeva sempre quella scritta. Come si poteva chiamare la Torà scritta perfetta (Sal 19,7), se a essa era da affiancare una sedicente Torà orale, sia quale autorità, sia quel ermeneuta della prima?

     La conoscenza era strettamente connessa alla Torà, quella scritta s’intende, che era chiamata «Torà del tuo Dio» (Os 4,6; cfr. Rm 2,20 + verità; 3,20). Era stato Dio a dare agli Israeliti «prescrizioni giuste e leggi di verità, buoni precetti e buoni comandamenti», riassunti come «Torà [data] per mezzo di Mosè, tuo servo» (Ne 9,13). Il salmista sintetizzava così: «la tua Torà è verità» (Sal 119,142). Daniele parlò del giudizio storico «scritto nella Torà di Mosè», chiamata «sua verità», ossia di Dio (Dn 9,13). La «Torà di verità» era nella bocca del sacerdote, poiché le sue labbra erano «guardiane della conoscenza» (Ml 2,7s).

     Fin dal libro di Giosuè si parlò del «libro della torà» e di «tutto ciò che v’è scritto» in esso (Gs 1,8). Egli «lesse tutte le parole della Torà… secondo tutto ciò ch’è scritto nel libro della Torà» (Gs 8,34). Anche alla fine della sua vita evidenziò «tutto ciò ch’è scritto nel libro della legge di Mosè» (Gs 23,6). Di una presunta «Torà orale» non v’era traccia!

La formula canonica «è / sta scritto» si trovava quindi già nell’AT e intendeva «nel libro della Torà» (Gs 8,34), «nel libro della Torà di Mosè» (Gs 8,31; 23,6; 2 Re 14,6), «nella Torà, nel libro di Mosè» (2 Cr 25,4), «nella Torà di Mosè» (1 Re 2,3; 2 Cr 23,18; Esd 3,2; Dn 9,13), «nel libro di Mosè» (2 Cr 35,12; Esd 6,18), «nella Torà data dall’Eterno a Israele» (1 Cr 16,40), «nella Torà dell’Eterno» (2 Cr 31,3) o semplicemente «nella Torà» (Ne 10,34.36).

 

 

3.  GESÙ E LA LEGGE ORALE: Quando nel NT fu detto che «la legge è stata data per mezzo di Mosè» (Gv 1,17) si intendeva solo quella scritta; infatti «è / sta scritto» era la formula canonica di ciò che specialmente la Torà e l’AT in genere prescrivevano. Non a caso Gesù chiese: «Nella legge che sta scritto?» (Lc 10,26). E altresì ricordò ai Giudei: «Nella vostra legge è scritto…» (Gv 8,17). Era considerato autorevole ciò che era (o stava) scritto «nella legge del Signore» (Lc 2,23), «nella legge di Mosè» (1 Cor 9,9) o semplicemente «nella legge» (Lc 10,26; 1 Cor 14,21). Addirittura bastava dire che «è / sta scritto» (Mt 4,4.6.10; 21,13; Gal 3,10; ecc.).

     Come abbiamo visto, gli Ebrei chiamano «Torà orale» quella che la sacra Scrittura chiama «tradizione». I capi religiosi rimproveravano Gesù e i suoi discepoli di trasgredire alla «tradizione degli antichi» (Mt 15,2; Mc 7,3ss). Gesù dal canto suo rispondeva loro: «E voi, perché trasgredite il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione?... E avete annullata la parola di Dio a motivo della vostra tradizione» (Mt 15,3.6). Altro che accordo tra Gesù e i rabbini! I Farisei, quando udivano discorsi del genere, ne rimanevano scandalizzati (Mt 15,12). Gesù chiamava «guide di ciechi» tali seguaci della cosiddetta «Torà orale» (Mt 15,14). Gesù non aveva per loro mezzi termini: «Voi, lasciato il comandamento di Dio, state attaccati alla tradizione degli uomini… Come ben sapete annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra!... annullando così la Parola di Dio con la tradizione che voi vi siete tramandata. E di cose consimili ne fate tante!» (Mc 7,8s.13). Per la «tradizione degli uomini» contrapposta a Cristo si veda Col 2,8.

     Non a caso Gesù accusava gli scribi e i Farisei, a causa delle loro interpretazioni e tradizioni: «Guai a voi, dottori della legge, poiché avete tolta la chiave della conoscenza! Voi stessi non siete entrati, e avete impedito quelli che entravano» (Lc 11,52).

     Nella «legge del regno» la contrapposizione fra «[voi avete udito che] fu detto [agli antichi]» e «ma io vi dico» mostra tale tensione fra la tradizione e Gesù (Mt 5,21s.27s.31s.33s.38s.43s).

 

 

4.  GLI APOSTOLI E LA «QUESTIONE GIUDAICA»: Paolo stesso affermò di essere stato «estremamente zelante delle tradizioni dei miei padri» (Gal 1,14), ossia della Torà orale, prima di essere stato «chiamato mediante la sua grazia» (v. 15). Egli che era stato Fariseo quanto alla legge e irreprensibile quanto alla giustizia che è nella legge (Fil 3,5s), reputò tutto ciò un danno a motivo di Cristo e «di fronte alla eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale rinunziai a tutte codeste cose e le reputo tanta spazzatura alfine di guadagnare Cristo» (vv. 7s).

   Paolo metteva in guardia, oltre che contro i giudaizzanti (At 15,1.5; cfr. Gal 2,14; 5,1ss), anche contro i «miti giudaici», considerandoli non solo una pratica oziosa ma anche un pericolo per la verità dell’Evangelo (Tt 1,14; cfr. 1 Tm 1,4; 4,7; 2 Tm 4,4). Così faceva anche Pietro (2 Pt 1,16).

 

 

5.  ALCUNE OSSERVAZIONI SUL GIUDAISMO: La cosa da cui rifuggo con tenacia è la giudaizzazione (sabbatizzazione) dell’Evangelo e della prassi ecclesiale. Se la salvezza viene dai Giudei, non tutto ciò che è giudaico libera. I Giudei che hanno rifiutato Gesù di Nazareth come Messia, al tempo del NT sono stati i più grandi avversari dell’Evangelo e i più grandi mistificatori delle verità annunziate dagli apostoli, come risulta dagli scritti del NT e da altri contemporanei. Molte delle grandi eresie che hanno permeato la chiesa con la gnosi, il misticismo, il ritualismo, l’esoterismo, la cabala, ecc. sono di stampo giudaico. Se «non bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca», non si deve neppure «prendere fischi per fiaschi».

   Non tutto ciò che è giudaico, è biblico. Se non si può comprendere il NT senza l’AT (Rm 15,4), come invece richiedeva Marcione, non lo si può capire senza considerare gli sviluppi (positivi e negativi) nel giudaismo al tempo del NT (cfr. Rm 11,28s). Bisogna ricercare un approccio sano verso le cose, non uno morboso o di dipendenza. Il giudaismo ha luci e ombre. In molti aspetti, il giudaismo al tempo del NT aveva conservato aspetti rilevanti della verità (p.es. il monoteismo); in altri aveva annacquato molti aspetti della verità con la casistica della tradizione, spostando l’accento primario dalla grazia di Dio all’ubbidienza alla Torà (scritta e orale) quale strumento per piacere a Dio, per entrare nel regno e per essere salvati. Si veda qui il colloquio tra Gesù e Nicodemo (Gv 3) e la polemica del Maestro con scribi e Farisei (Lc 11,52). Abbiamo parlato sopra della «legge del regno» o «legge messianica del nuovo patto» e abbiamo mostrato il contrasto nell’asserzione di Gesù: «Fu detto... ma io vi dico» (Mt 5).

   Ci vuole quindi sobrietà nel giudicare correttamente il giudaismo al tempo del NT e quello durante il corso della storia. Un’accettazione incondizionata o un rifiuto totale è cecità da uno o dall’altro occhio. Il contrario di una menzogna (qui p.es. l’Evangelo ellenizzato e filtrato con Platone o Aristotele) non è per forza la verità, ma può essere una menzogna di senso contrario (qui p.es. l’Evangelo giudaizzato o filtrato con lo gnosticismo giudaico).

 

 

6.  LA «TRADIZIONE ORALE» È SEMPRE LA STESSA TRAPPOLA: Quando le sinagoghe o le chiese non sanno come sostenere biblicamente le loro dottrine e le loro pratiche religiose, rituali o morali, si rifanno da sempre a una cosiddetta «tradizione orale» che risalirebbe alle «origini» insieme alla «tradizione scritta» e che sarebbe per di più la corretta chiave ermeneutica per quest’ultima. La via per far sembrare «biblica» la dottrina o la prassi, ormai accreditata con l’uso e la convenzione, è l’interpretazione allegorica delle Scritture. Così hanno fatto i rabbini, così hanno fatto i teologi delle chiese. Il rimprovero di Gesù per gli scribi e i Farisei del suo tempo rimane fino a oggi anche per tutti coloro che voglioso seguire la loro via.

   Un cristianesimo che voglia chiamarsi «biblico» non deve andare di là da ciò che è scritto (1 Cor 4,6). Non deve neppure usare metodi interpretativi viziati dal soggettivismo, dall’arbitrio e dalla speculazione allegorica, per accreditare dottrine e pratiche sviluppatesi nel tempo. Si potrebbe finire per proclamare «visioni menzognere, divinazione, vanità, imposture del loro proprio cuore» (Gr 14,14), illudendosi di farlo da parte di Dio, mentre le cose non stanno così (Gr 23,21; Ez 13,7). Si potrebbe finire per predicare un «altro Cristo» e un «altro Evangelo» (Gal 1,6ss). Si potrebbe diventare uno di coloro che «aggiungono» e «tolgono» a quanto è stato scritto, a danno di se stessi e degli altri (cfr. Ap 22,18s).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Tora_orale_UnV.htm

12-04-2007; Aggiornamento: 05-07-2010

 

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