Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’OSSERVANZA DELLA LEGGE NOACHITICA SALVA?

Il falso evangelo del Talmud

 

 di Andrea Viel - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Andrea Viel}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Riporto qui di seguito uno stralcio della lunga lettera, in cui Andrea Viel prende posizione in merito alla domanda di un lettore sul Decalogo e alla mia risposta. [► Dichiarati peccatori solo dal Decalogo?] In questo luogo parliamo di «legge noachide», noetica o noachitica, che prende il nome da Noach, il nome ebraico di Noè. Partendo da ciò che dice occasionalmente il Talmud, il libro delle tradizioni giudaiche, alcuni hanno creato una vera e propria «religione noachitica», dai tratti spesso spiritualistici, universalistici, giudaistici e gnostici. Infatti, basandosi su quanto affermato dai rabbini talmudici, si asserisce che i non giudei (o gentili) che si attengono ai sette sedicenti principi della «legge di Noè», sarebbero salvati. Tale religione noachitica porta non di rado i tratti di un «evangelo diverso», basato su un umanesimo universalistico, estraneo alla dottrina e all'etica del nuovo patto. {Nicola Martella}

 

 

1. Le tesi {Andrea Viel}

 

Condivido con te che il Decalogo o meglio, come dici, le Dieci Parole, date a Mosè sul Sinai insieme a tutte le 613 mitzvot [precetti, N.d.R.], è specifico per il popolo d’Israele. Sono leggi specifiche che regolano il rapporto e l’appartenenza reciproca tra Dio e il suo popolo.

     Prima di tale patto sinaitico, Dio ha comunicato in vari modi con gli umani — il canale di comunicazione non era affatto interrotto, altrimenti l’uomo sarebbe lasciato stare a se stesso. Ha trovato persone che lo temevano maggiormente, altri che andavano per la loro strada, ma con tutti ha avuto un rapporto individuale. L’uomo (e la donna) senza legge viveva d’un legame individuale con il suo Creatore.

     Di certo, con Abramo, con i suoi discendenti, ma anche con tutti quelli che erano intorno a lui e s’identificavano nell’unico Dio a cui Abramo faceva proseliti, Dio chiede d’osservare un patto, che anche secondo il tuo riferimento, non è tanto nell’osservanza a regole, quanto nell’osservanza del patto della circoncisione. Quindi una regola d’appartenenza.

     Da evidenziare che comunque c’erano altre leggi per chi non s’identificava con il patto di Noè [intende Abramo? N.d.R.] e a seguire. Sono quelle chiamate Leggi Noachitiche. Il Talmud (o tradizione orale) riporta: «Sette precetti furono comandati ai figli di Noè: leggi sociali per stabilire corti di giustizia [o, secondo Nahman, il principio di giustizia sociale], per impedire la bestemmia [maledire il nome di Dio], l’idolatria, l’adulterio, lo spargimento di sangue, il furto e il mangiare la carne d’un animale vivo» (Sanhedrin 56a)

     Il presupposto qui è che molto prima che Dio si fosse rivelato e avesse dato la Torah sul Sinai, la generazione di Noè era già unita da norme comuni di comportamento etico. Una di queste norme si riferisce alla proibizione d’una forma arcaica di mangiare, cioè mangiare la carne d’un animale vivo. Quattro precetti si riferiscono al rapporto dell’uomo con il suo simile: la proibizione di spargere sangue, il furto, l’adulterio e la necessità d’avere un sistema di legge e di giustizia. Solo due comandamenti sono di contenuto religioso: il divieto di bestemmiare il nome di Dio e quello riguardo all’idolatria. Non esiste il comandamento d’adorare Dio. Effettivamente se Dio non s’era ancora rivelato, non si poteva dare un comandamento d’adorarlo, benché si comandava di non dire male del nome di Dio, o non pronunciare il nome di Dio per motivi futili, e di non correre dietro a idoli vari.

     Con Abramo s’identifica l’appartenenza all’unico vero Dio, ma la letteratura rabbinica, parla del «pio fra i popoli del mondo», dei «pii gentili» (hasidei umoth ha-olam).

     I pii gentili, sono coloro, tra i gentili, che non s’identificano nel Dio d’Abrahamo, d’Isacco e di Giacobbe, ma rispettano i sette precetti di Noè. Il punto fondamentale di questo concetto è che si dice di loro: «I giusti fra i Gentili hanno il loro posto nel mondo a venire» (Tosefta, Sanhedrin, XIII, 2). Questo «posto nel mondo a venire» è il termine tradizionale per salvezza, di solito usato per tutti gli ebrei che vivono secondo i comandamenti della Torah.

     Nel Mishneh Torah, XIV, 5, 8 è scritto, «Un pagano che accetti i sette comandamenti [di Noè] e li osservi scrupolosamente è un “pagano giusto” e avrà un posto nel mondo a venire».

     In un sito ebraico viene scritto: «Il goi (significa popolo gentile) non ha alcun obbligo d’osservare le leggi della Torah perché questa fu data al solo popolo d’Israele come legge nazionale. Secondo il diritto ebraico talmudico il goi che risiede entro il territorio israeliano ha però l’obbligo d’osservare la legge noachide e viene punito in caso d’inadempienza. Il goi che risiede all’estero, cioè fuori dalla terra d’Israele, non ha alcun obbligo se non il rispetto della legge della nazione in cui risiede. Però secondo la religione ebraica, davanti a D-o ha il dovere dell’onestà, che consiste nel rispetto della legge noachide anche quando la nazione in cui vive ha leggi disoneste. In quel caso la legge noachide deve essere riconosciuta come legge divina e quella della propria nazione come profana. Ma in linea di massima le religioni e le leggi delle nazioni hanno obblighi che riconducono indirettamente all’osservanza della legge noachide».

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Il testo originario di Andrea, da cui ho tratto qui l’inizio, è troppo lungo per essere un contributo d’un tema di discussione che ne deve contenere altri. Inoltre il suo scritto fa sorgere più domande che dare risposte, crea più confusione che dare chiarezza. Dovrei rispondere punto per punto, ma ho già risposto altrove a cose simili. Perciò non posso pubblicarlo integralmente, ma mi dedico a tale unità in sé conclusa.

     Andrea afferma che Abramo facesse proseliti per l’unico Dio. Mi interesserebbe sapere dove si trova un solo brano chiaro in cui ciò avvenne. Al contrario, l’Abimelek e il Faraone (rispettivamente re dei Filistei e degli Egiziani) lo rimproverarono per le sue furbizie. Andrea, credendo d’interpretare il mio pensiero, parla della «osservanza del patto della circoncisione» come «regola d’appartenenza», che sarebbero prevalenti sulla «osservanza a regole». Mi verrebbe da dire: «Se non è zuppa, è pan bagnato». No, la relazione fra Dio e Abramo si basa sul patto di grazia che mette la fede d’Abramo in conto di giustizia (Gn 15,6.17s). Le regole (anche la circoncisione era tale!) vennero dopo come «fase amministrativa» del patto (Gn 17,1ss; 26,5). [Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Abramo (Patto con ~)», pp. 76s; per la dinamica dei patti cfr. pp. 254-266.]

     Poi Andrea trae molte delle sue argomentazioni dal Talmud che nella sua versione finale è un libro medioevale (T. di Gerusalemme 4°-6° sec.; T. di Babilonia 5°-7° sec.). In tal modo pretende di poter veicolare l’interpretazione biblica (anche del NT). Il Talmud non ha per me nessuna autorità spirituale né morale, essendo un testo pieno di contraddizioni, pieno di cose turpi e amorali (p.es. in campo sessuale e matrimoniale, come rapporti di pedofilia) e pieno di false dottrine antigesuaniche, vilipendi anticristiani e cose scandalose sul modo di trattare i gojîm (gentili, pagani, usato anche per i cristiani) quando i Giudei costituiscono la maggioranza.

     Per me, che sono un esegeta, valgono argomenti esegetici, tratti dalla sacra Scrittura e che rispettino lo sviluppo della rivelazione e il contesto letterario, storico e culturale in cui i singoli testi sono inseriti. Se Andrea vorrà argomentare esegeticamente va bene, alla talmudizzazione del NT non sono molto interessato.

     Passiamo ora alle cosiddette «leggi noachitiche». Le cose dette dal Talmud sulla presunta legge noachitica sono non solo piene di imprecisioni teologiche, ma costituiscono una falsa dottrina dal punto di vista dell’Evangelo e della dottrina del nuovo patto. Ecco qui di seguito alcuni motivi.

     ■ In Genesi 9 non ci sono tutti tali sette presunti punti. Ad esempio, dove si parla di bestemmia, d’idolatria, d’adulterio, di furto? Solo proiettandoli nel testo e speculando su di esso si troverà questo e altro! Tutto ciò che viene detto poi da Andrea e dai siti noachitici su tali sette presunte norme, sono asserzioni basate su presupposti non verificabili con l’esegesi di Genesi 9. Mi mostri ad esempio dove all’interno del patto noetico sono scritti espressamente i presunti due comandamenti di contenuto religioso: «il divieto di bestemmiare il nome di Dio e quello riguardo all’idolatria». Tanto ci si abitua alle convenzioni, a cui si aderisce, che nessuno va a più a verificare le cose, se veramente esistono! Così si aprono le porte all’arbitrio, alle speculazioni, ai miti e alle favole; e quelle giudaiche sono proverbiali. Paolo raccomandava a Tito, suo collaboratore: «Riprendili perciò severamente, affinché siano sani nella fede, non dando retta a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che voltano le spalle alla verità» (Tt 1,13s).

     Sebbene si affermi che Dio avrebbe comandato a Noè di non bestemmiare e di non farsi idoli (dove?), poi stranamente si afferma che non esisterebbe il comandamento d’adorare Dio, perché non si sarebbe ancora rivelato! Stranezze dei seguaci delle cosiddette «leggi noachitiche»! Dio s’era rivelato a Noè (Gn 6,13), gli aveva dato comandi (Gn 6,14ss; 7,1; 8,16; 9,1ss), gli aveva manifestato la sua grazia (Gn 6,8), lo aveva dichiarato giusto (Gn 7,1), lo aveva salvato dal diluvio (Gn 8,1) e gli aveva elargito il suo patto (Gn 9,9-17). I suoi tempi non c’era una generazione che si atteneva alla volontà di Dio, essendo tutta corrotta (Gn 6,5.11ss), ma solo Noè camminava con Dio (Gn 6,9), eseguì i comandi divini (Gn 6,22; 7,5) e, dopo aver costruito un altare, offrì il culto all’Eterno, che gradì (Gn 8,20s). Noè non avrebbe quindi adorato Dio, perché non c’era comandamento? [Per l’approfondimento si veda nel Manuale Teologico dell’Antico Testamento, l’articolo «Noè (Patto con ~)», pp. 238s.

 

     ■ I pii gentili si salverebbero perché metterebbero in pratica i presunti sette precetti di Noè? Se a un “pagano giusto” basta accettare e osservare scrupolosamente tali precetti noetici per avere «un posto nel mondo a venire», come recita il talmud, Cristo è morto inutilmente.

     Dopo tanto cercare, ho trovato in rete l’origine della citazione sui gojîm e la «legge noachide». Peccato che tale autore ha mancato di citare l’arbitrio, le angherie e i soprusi che, secondo il Talmud, i Giudei potevano usare sui gojîm (e sui cristiani chiamati spregiativamente «epicurei») nelle zone a maggioranza giudaica e sugli stessi Giudei divenuti cristiani. Tale blog ebraico non è certo l’ultima autorità. Ecco solo due esempi tratti dalla letteratura rabbinica.

     «Queste cose (sopra) si intendono per gli idolatri. Ma anche gli israeliti che lasciano la loro religione e diventano epicurei devono essere uccisi e noi dobbiamo perseguitarli fino alla fine. Infatti essi affliggono Israele e distolgono il popolo da Dio» (Hilkhoth Akum 10,2).

     «Gli ebrei che diventano epicurei, che si danno all’adorazione delle stelle e dei pianeti e peccano maliziosamente; anche coloro che mangiano la carne di animali feriti, o che vestono abiti vani, meritano il nome di epicurei; in simil modo, coloro che negano la Torah e i Profeti d’Israele — la legge è che tutti questi debbano essere uccisi; e coloro che hanno il potere di vita e di morte devono farli uccidere; e se ciò non potesse essere fatto, essi dovranno essere portati alla morte con l’inganno» (Chošen Hammišpat 425,5).

     Io che sono contro ogni antisemitismo e ogni razzismo, devo confessare che tali asserzioni non fanno onore ai rabbini (talmudici e post-talmudici) e alla loro ideologia di una supremazia sionista che infrange leggi e morale pur di imporsi.

 

     ■ Le asserzioni del Talmud sulle leggi noachitiche e sulla salvezza dei «pii gentili» non sono saggezze divine ma eresie giudaiche, contro cui Paolo mise in guardia i Galati, dichiarando ciò un «evangelo diverso» e «altro», degno di maledizione (Gal 1,6ss). Tali giudaisti gnostici che si spacciavano per superapostoli, propagarono tale «evangelo diverso» dappertutto, ad esempio anche in Corinto (2 Cor 11,4s.13ss), in Colosse, in Filippi, portando solo confusione.

 

     ■ Conosco vari siti noachitici. Essi sono spesso pieno di spiritualità universalistica e gnosticismo giudeo-cristiano e li ritengo pericolosi per la verità biblica. Vedo che Andrea trae da blog e siti giudaici e da tali siti noachitici i tuoi argomenti e se ne lascia influenzare. Sono preoccupato. Si tratta infatti d’un «altro evangelo». Farebbe meglio a dare maggiore ascolto alla Scrittura, invece che a un universalismo gnosticheggiante di natura giudaico o simile.

 

     ■ Ho scritto vari articoli che approfondiscono le questioni da sollevate da Andrea, alcuni già pubblicati e altri che pubblicherò in seguito, relative al valore della legge mosaica nel nuovo patto. Per ora faccio notare quanto segue. Un ebreo ha scritto ad altri ebrei: «Poiché qui v’è bensì l’abrogazione del comandamento precedente a motivo della sua debolezza e inutilità (poiché la legge non ha condotto nulla a compimento); ma v’è altresì l’introduzione d’una migliore speranza, mediante la quale ci accostiamo a Dio» (Eb 7,18s). «Poiché se quel primo patto fosse stato senza difetto, non si sarebbe cercato luogo per un secondo... Dicendo: “Un nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quel che diventa antico e invecchia è vicino a sparire» (Eb 8,7.13). E Paolo, anch’egli ebreo degli ebrei, aggiunse: «Ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, cosicché serviamo in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera» (Rm 7,6; cfr. vv. 1-6). Questa è la teologia del nuovo patto!

 

     ■ Il favoleggiare speculativo dei Giudei era una grande tentazione per i cristiani, giudei e non, diede parecchio filo da torcere a Paolo nella difesa della «sana dottrina» (= l’Evangelo) e divenne oggetto delle raccomandazioni che l’apostolo diede ai suoi collaboratori. Al riguardo ho citato sopra già Tt 1,13s. Si vedano anche i seguenti brani rivolti a Timoteo.

            ● «Ti ripeto l’esortazione… di rimanere ad Efeso per ordinare a certuni che non insegnino dottrina diversa né si occupino di favole e di genealogie senza fine, le quali producono questioni, anziché promuovere l’economia di Dio, che è in fede» (1 Tm 1,4).

            ● «Rappresentando queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito delle parole della fede e della buona dottrina che hai seguita da presso. Ma schiva le favole profane e da vecchie; esèrcitati invece alla devozione; perché l’esercizio corporale è utile a poca cosa, mentre la devozione è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella a venire» (1 Tm 4,6ss).

            ● «Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole. Ma tu sii vigilante in ogni cosa, soffri afflizioni, fa l’opera d’evangelista, compi tutti i doveri del tuo ministero» (2 Tm 4,3ss).

 

Per la lenta involuzione giudaizzante, avvenuta in Andrea Viel, e per la sua successiva conversione al giudaismo storico, rimandiamo ai seguenti articoli (si vedano anche i temi connessi): ► Andrea Viel ha rigettato Gesù quale Messia; ► Dalla luce di Cristo alle tenebre del giudaismo; ► Falsi maestri fra i giudeo-messianici odierni.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Legge_noachide_salva_Sh.htm

21-07-2008; Aggiornamento: 03-07-2010

 

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