1. ENTRIAMO IN TEMA
(Nicola Martella): Luigi Esposito, uno degli amministratori del sito
giudaicomessianici.it, ha pubblicato sul loro Forum una replica al mio articolo
«Falsi
maestri fra i giudeo-messianici odierni», che poi è stato dibattuto
nel tema di discussione «Falsi
maestri fra i giudeo-messianici odierni? Parliamone». Ci tengo a precisare alcune cose che egli afferma nella
sua replica. Essendo lui e Andrea Viel nella mia lista di distribuzione, ambedue
hanno ricevuto, come gli altri, il mio invito alla lettura di tale articolo; non
è quindi vero che non ho dato loro comunicazione. Inoltre, ho letto allora con
attenzione l’intero sito cercando ogni riferimento ai loro nomi e cognomi, e a
quel tempo non ce n’era; anche controllando ora, non l’ho trovato. Il
riferimento al gruppo
Facebook ora c’è; ma ci si aspetta che i responsabili si presentino sul
proprio sito e non altrove. Inoltre tale ironia, di cui parla Luigi Esposito,
nel definirsi «Scrittore, filosofo e teologo» nel Windows Live Space
personalmente non l’ho notata; l'ironia è un genere retorico-letterario che
viene caratterizzato in modo particolare, perché si comprenda subito, ma di ciò
lì non c'era traccia, quando l'ho letto.
Ciò che mi ha colpito in
tutta la replica di Luigi Esposito è la frase: «Ciò che invece lei ha compreso
bene, è che noi non consideriamo Gesù come il Figlio di Dio o come Dio
incarnato, e non accettiamo il Nuovo Testamento come “Parola di Dio”». Qui è
sintetizzata la quintessenza della fede etero-cristiana del gruppo intorno a
giudaicomessianici.it! È una conferma delle mie preoccupazioni, proprio quelle
che hanno mosso la stesura dell’articolo.
Per non ripetermi, ho chiesto a Giampaolo Natale di analizzare tale
replica e di scrivere in merito. Ecco qui di seguito le sue considerazioni.
2.
OSSERVAZIONI E OBIEZIONI
(Giampaolo Natale): Dalla risposta del sito giudaicomessianici.it si
comprende che lo spirito d’iniziativa con il quale è stato realizzato è
lodevole, ossia «cercare umilmente di capire chi era davvero Yeshua di
Nazareth». Il problema è che la risposta data confermerebbe esattamente le
preoccupazioni che Nicola Martella ha sollevato sul vostro credo. Viene
affermato: «Ciò che invece lei ha compreso bene è che noi non consideriamo
Gesù come il Figlio di Dio o come Dio incarnato».
Siccome pensate che solo la Torah e le scritture ebraiche «sono la rivelazione
di Dio», avreste dovuto accorgervi che proprio quelle testimoniano di Lui, Gesù
(Gv 5,39), ed è lo stesso Gesù che ai due discepoli sulla via di Emmaus, «cominciando
da Mosé e da tutti i profeti, spiegò loro
in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano»
(Luca 24,27). Quali erano le cose che lo riguardavano e che erano scritte
nei profeti? Innanzitutto che «la giovane concepirà e partorirà un figlio e
gli porrà nome Emmanuele» (Dio con noi; Is 7,14), il cui nome è chiamato
inoltre «Consigliere Ammirabile, Dio potente, Padre Eterno, Principe della
Pace» (Is 9,5), e che sarà altresì il regale figlio di Davide (Is 9,5-6).
Tali circostanze hanno trovato esatto adempimento nell’annuncio della nascita di
Gesù descritta negli Evangeli (Mt 1,23) e nella sua genealogia, in quanto sia
Giuseppe che Maria erano chiaramente discendenti ed eredi del trono e della casa
di Davide (Mt 1; Lc 3). Sia le scritture ebraiche (Targum Palestina 7° sec.
d.C.)
che l’Antico Testamento (Mi 5,1) descrivevano Bethlemme come la città, nella
quale sarebbe nato il dominatore in Israele, le cui «origini risalgono ai
tempi antichi ai giorni eterni». Avrete inoltre scoperto che a causa del
censimento indetto da Cesare Augusto, Giuseppe e Maria si recarono proprio a
Betlemme e «mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto» e che
nella stessa notte un angelo del Signore si presentò da alcuni pastori è
annunciò che nella città di Davide era «nato per voi un Salvatore che è
Cristo il Signore» (Lc 2,9-11) Tale dominatore era stato però già annunciato
nella Genesi, in quanto Giacobbe preannunciò: «Lo scettro non sarà rimosso da
Giuda né il bastone del comando dai suoi piedi finché venga Sîloh
[crittogramma del Messia] e a lui ubbidiranno i popoli» (Gn 49,9); e che
la stessa letteratura giudaica attestava che tale verso parlava del Messia
(Jalkut Simeoni 12° sec. d.C., Rabbi Chama Ben Rabbi Chanina, Rasi 1040-1105),
testimoniando in tal modo quello che gli apostoli avrebbero poi confermato, e
cioè che «il nostro Signore è sorto dalla tribù di Giuda» (Eb 7,14).
Riguardo alla deità di Gesù non si può trascurare che il Salmo 2 era
riconosciuto come messianico centinaia di secoli prima di Cristo e che le frasi
«servite il Signore» e «rendete omaggio al figlio», essendo dei
parallelismi, diventano degli equivalenti logici: «Servire il Signore equivale a
rendere omaggio al Figlio».
Guai a dimenticare inoltre che «il Signore ha detto al mio Signore siedi alla
mia destra» (Sal 110,1) e che tale salmo, oltre a essere presentato
dall’autore della lettera agli Ebrei come messianico (Eb 5,6; 7,17), attribuisce
il termine «Adonai» al Messia ed è citato dallo stesso Gesù in Matteo 22,43-45
per dichiarare in modo ineludibile la propria deità. Non si può dimenticare
neanche che il Salmo 23 — che presenta Jahwè come «il mio pastore» —
viene applicato da Gesù a se stesso con l’espressione «Io sono il buon
pastore» (Gv 10,11-14). Guai a ignorare poi che il «Germoglio giusto»
che «regnerà da re e prospererà eserciterà il diritto e la giustizia nel
paese» (una chiara profezia messianica), è chiamato «Jahwè nostra
giustizia» (Ger 23,5,6).
Tante cose ci sarebbero ancora da dire, ma è chiaro che chi decide di rimanere
incredulo davanti a tale messaggio di salvezza, si assume le responsabilità
dovute, poiché «chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di
credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui» (Gv
3,36).
Ha fatto bene Nicola Martella a confutare le eresie perché «ogni spirito il
quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e
ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio ma è lo spirito
dell’anticristo» (1 Gv 4,2-3). Avete fatto bene anche voi a dire che non
siete «depositari d’una verità assoluta», in quanto Gesù disse che «chiunque
è per la verità ascolta la mia voce» (Gv 18,37) e «a me [Gesù], perché io
dico la verità, voi non credete» (Gv 8,45); e intimò ai Giudei di non
chiamare Dio loro padre, in quanto, «se Dio fosse vostro Padre, m’amereste
perché io sono proceduto e vengo da Dio» (Gv 8,42).
Il cristianesimo del primo secolo era, a tale riguardo, molto più preoccupato di
quello odierno, perché metteva in guardia i credenti da «chiunque va oltre e
non rimane nella dottrina di Cristo» (2 Gv 1,9) e prescriveva di non
ricevere in casa e di non salutare chi propugnava tali eresie, poiché chi lo
faceva «partecipa alle sue opere malvagie» (vv. 10-11). Questo non
significa mancanza d’amore, di rispetto o di tolleranza religiosa verso l’altro,
poiché «questo è l’amore che camminiamo secondo i suoi comandamenti» (2
Gv 1,6) e questo «amore esige che lo mettiamo chiaramente in guardia e
rifiutiamo d’ascoltare le sue menzogne» (Phil Johnson, Frutti velenosi da
radici antiche, p. 99). Concludo con una esortazione: «Oggi se udite la
sua voce non indurite i vostri cuori» (Eb 4,7), ma «ravvedetevi e
ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei
peccati, e voi riceverete il dono dello Spirito Santo» (Atti 2,38).
3.
ASPETTI CONCLUSIVI
(Nicola Martella): Ecco alla fine alcune testimonianze della gente del tempo di
Gesù e della prima chiesa. Si noti che tutti gli apostoli di Gesù erano Giudei
la prima chiesa era composta esclusivamente da giudei e tale era anche Paolo.
Essi tutti credevano che Gesù fosse il Figlio di Dio e che la risurrezione dai
morti ne fosse la più grande testimonianza. Ecco qui di seguito alcune
testimonianze della gente al tempo del NT e addirittura di spiriti; ciò crea un
visibile contrasto con le credenze tale gruppo di giuadaico-messianici.
Il Giudeo
Marco scrisse «l'Evangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1). Un
altro giudeo, Giovanni, scrisse il suo Evangelo «affinché crediate che
Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo
nome» (Gv 20,31).
Non è strano che il tentatore si rivolgesse a Gesù affermando: «Se tu
sei Figlio di Dio, allora...» (Mt 4,3.6), e tali giudaico-messianici lo
neghino? I demoni si rivolgevano a lui, chiamandolo «Gesù, Figlio del
Dio altissimo» (Mc 5,7; Lc 4,41). Gesù stesso aveva la coscienza di essere
il Figlio di Dio e richiedeva una fede corrispondente (Gv 9,35; Gv 11,4.27).
Essi fanno come il sommo sacerdote che disse a Gesù: «Ti scongiuro per
il Do vivente a dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» (Mt 26,63).
Dopo che però Gesù lo attestò loro, egli si scandalizzò, lo accusò di bestemmia
e lo dichiarò reo di morte (vv. 64ss), abbandonandolo agli sputi e al
vilipendio, alle vessazioni (vv. 67s; cfr. 27,40). Un centurione sotto la
croce, abituato a crocifiggere la gente e vedendo il modo come Gesù morì e i
fenomeni contingenti, affermò: «Veramente, costui era Figlio di Dio» (Mt
27,54).
Mentre, dopo la predicazione di Filippo, il Giudeo etiope, ministro di
Candace, regina degli Etiopi, credé con tutto il cuore «che Gesù Cristo è il
Figlio di Dio» (At 8,37), tali giudaico-messianici lo abiurano.
Subito dopo l'incontro con Gesù e la sua conversione, il fariseo e rabbino
Paolo «si mise subito a predicare nelle sinagoghe che Gesù è il Figlio di
Dio» (At 9,20), mentre questi Gentili, che vogliono giudaizzare, lo negano.
L'apostolo parlò di lui come «nato dal seme di Davide secondo la carne,
dichiarato Figlio di Dio con potenza secondo lo spirito di santità mediante la
sua risurrezione dai morti, cioè Gesù Cristo nostro Signore» (Rm 1,4); e
come tale lo predicò (2 Cor 1,19). Questo era il fondamento della sua
predicazione: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo,
ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella
fede nel Figlio di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me» (Gal
2,20); qui c'è una piena identificazione, il fulcro della dottrina cristiana e
della professione di fede del nuovo patto (Ef 4,13; Eb 4,14).
L’Ebreo Giovanni ha scritto: «Chi è il mendace se non colui che nega
che Gesù è il Cristo? Egli è l’anticristo, che nega
il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio,
non ha neppure il Padre; chi
confessa il Figlio ha anche il Padre» (1 Gv 2,22s). E ha aggiunto: «E
noi abbiamo
veduto e testimoniamo che il Padre ha mandato il Figlio per essere il
Salvatore del mondo. Chi confessa che Gesù è il Figlio di Dio,
Dio dimora in lui, ed egli in Dio» (1 Gv 4,14s). Questa è la fede che
vince il mondo (1 Gv 5,5). «Sappiamo però che il Figlio di Dio è venuto e ci
ha dato intendimento perché conosciamo il Verace; e
noi siamo nel Verace, nel suo
Figlio Gesù Cristo. Questi è il Dio
verace e la vita eterna» (1 Gv 5,20).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Giudaico-messianici_etero-cristiani_OiG.htm
23-01-2009; Aggiornamento: 28-01-2009
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