Un lettore ci
ha presentato la seguente questione.
Caro Nicola, in
questi giorni non si fa che parlare della provocazione del reverendo Terry
Jones, del sentimento di scandalo nei sui confronti da parte dei cristiani e
delle ripercussioni che si stanno vedendo ai telegiornali. M’interesserebbe
molto avere un tuo parere. Un cordiale saluto nel Signore. {Stefano Fedrigo;
14-09-2010}
Ad aspetti rilevanti di tale questione rispondiamo qui di seguito.
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Entriamo in tema
All’inizio del mese di settembre del 2010 fece parlare di sé Terry Jones,
il conduttore di una piccola chiesa degli USA, il quale si era proposto di
bruciare varie copie del Corano proprio l’11 del mese, nella ricorrenza del
disastro delle «Torri gemelle» mediante terroristi islamici. In tal modo ottenne
l’attenzione, che probabilmente ricercava. La notizia rimbalzò nei mass-media da
un capo all’altro del globo, incendiò gli animi, oltre alla discussione. Negli
USA come nella comunità internazionale ci fu una condanna quasi unanime, temendo
che tale provocazione destabilizzasse varie arie del mondo, temendo rabbiose e
incontrollate manifestazioni popolari nei Paesi a maggioranza musulmana e
attentati di estremisti islamici.
Chiaramente
il problema sollevato da tale bizzarro pastore statunitense esiste:
l’Occidente si sta islamizzando e nei Paesi a maggioranza islamica i cristiani
vengono angariati, perseguitati, torturati e uccisi. Spesso la comunità
internazionale e i politici tacciono, poiché ci sono grandi interessi politici
ed economici in gioco.
La trattazione biblica
Che dobbiamo pensare noi cristiani biblici di iniziative del genere? Non
dobbiamo essere «aceto per i denti» né «pepe negli occhi» per questo
mondo, ma «sale della terra» e «luce del mondo» (Mt 5,14s). È vero che a Efeso
furono bruciati libri di stregoneria, come si legge: «E buon numero di
quelli che avevano esercitato le arti magiche, portarono i loro libri assieme, e
li arsero in presenza di tutti; e calcolatone il prezzo, trovarono che ascendeva
a cinquantamila dramme d’argento» (At 19,19). Si noti, però, che tale
iniziativa venne dalle persone stesse, che si erano convertite. Inoltre, anche i
non credenti saranno stati contenti di ciò, visto che temevano molto
l’occultismo.
Altra cosa è il discorso religioso. Nel caso delle religioni, ci vuole
poco per incendiare gli animi. Allora vengono usati mezzi leciti e illeciti
(falsi testimoni At 6,11; violenza verbale At 13,45; 18,6; violenza fisica fino
alla morte At 5,26; 7,58s; 14,5.19; 2 Cor 11,25; complotto At 9,23; 23,12s.21).
Chi ha interessi politici o economici (At 19,25ss), si serve delle religione per
aizzare le masse (vv. 28s.32.34). Allora si accusano i cristiani di essere
sacrileghi e di bestemmiare verso la divinità di riferimento (v. 37). Quando
scattano le molle irrazionali nella gente, le masse sono sempre imprevedibili e
pericolose.
Nel nuovo patto non c’è un mandato per i cristiani per bruciare i libri
sacri di un’altra religione, ma solo quello di predicare la buona Novella. Chi
applica nel nuovo patto (popolo transnazionale) metodi teocratici dell’antico
patto (nazione), non ha capito le differenze e le novità, ma è prigioniero di
«vecchi otri» (Mt 9,17). Nell’antico patto era comandato di demolire
tutto ciò che non aveva a che fare col culto puro di Jahwè (Es 34,13; Dt 12,3).
I re di risveglio, però, si preoccuparono di più di purificare il tempio del
Signore e il popolo di Dio, che fare spedizioni contro i templi pagani (2 Cr
31,1; 2 Cr 34,4.7). Anche Gesù non andò a scagliarsi contro i numerosi
templi pagani, presenti allora nella Palestina, né istigò i suoi seguaci a
bruciare i libri sacri di altre religioni, ma si recò al tempio di Gerusalemme e
«cacciò fuori tutti quelli che qui vendevano e compravano» (Mt 21,12).
Nel nuovo patto è comandato di portare l’Evangelo in tutto il mondo, «insegnando
loro d’osservare tutte quante le cose che v’ho comandate» (Mt 28,18ss);
nell’insegnamento di Gesù non c’è un mandato a demolire templi e bruciare i
libri sacri di altre religioni. Dove la luce entra nelle tenebre, essa porterà
da sola i suoi frutti; allora ci penseranno i discepoli stessi a purificarsi da
ogni idolatria (1 Gv 5,21) e dai «comandamenti e dottrine degli uomini»
(Col 2,21ss).
Se i cristiani usano gli stessi metodi degli altri, dove sta la differenza?
Nella legge messianica del nuovo patto leggiamo questa ingiunzione: «Amate i vostri nemici e
pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre
vostro che è nei cieli. Infatti, Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e
sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti
amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno
anche i pubblicani lo stesso? E se fate
accoglienza soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno
anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com’è perfetto il Padre
vostro celeste» (Mt 5,44-48). Paolo, ricalcando un antico proverbio
d’Israele (Pr 25,21s), ricordò che Dio vuole che i suoi seguaci diano da
mangiare ai propri nemici affamati (Rm 12,20); l’apostolo ingiunse di non
fare le proprie vendette, ma di cedere il posto all’ira di Dio (v. 19), e
comandò quanto segue: «Non rendete ad alcuno male per male. Se è possibile,
per quanto dipende da voi, vivete in pace
con tutti gli uomini… Non esser vinto dal male, ma
vinci il male col bene» (vv.
17s.22).
Abbiamo detto che gli apostoli non demolirono mai templi né bruciarono
libri sacri di altre religioni, non essendo questi i metodi insegnati da Gesù
Messia. Paolo rimproverava di ciò i Giudei: «Tu che hai in abominio gli
idoli, saccheggi i templi?» (Rm 2,22).
L’azione degli apostoli non avveniva sul piano della forza fisica, ma sul
piano dialettico, ossia annunciando la verità e demolendo le menzogne. «Sebbene
camminiamo nella carne, non combattiamo
secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali,
ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze; così
distruggiamo i ragionamenti e ogni
altezza, che si eleva contro alla conoscenza di Dio, e facciamo prigioniero ogni
pensiero sotto all’ubbidienza di Cristo» (2 Cor 10,3ss).
Aspetti conclusivi
L’unica cosa che Terry Jones ha ottenuto è la visibilità per il suo
narcisismo, che lo porta ad appellarsi falsamente a una rivelazione dello
Spirito di Dio, invece di tagliare rettamente la Parola della Verità (2 Tm
2,15); perciò è un operaio confuso, che crea confusione. Le conseguenze dei suoi
atti, lungi dall’aver portato del bene alla causa dell’Evangelo, ha inacerbito
gli animi nei paesi islamici e ha causato già la morte di varie persone, tra cui
anche cristiani. Tale pastore è un uomo settario, a capo di un gruppuscolo di
poche anime. Su di lui ci sono anche lunghe ombre morali di infedeltà
finanziarie riguardo alle offerte dei fedeli. È meglio evitare che gente del
genere rappresenti i cristiani biblici. Paolo insegnava: «L’uomo fazioso,
dopo una prima e una seconda ammonizione, schivalo, poiché tu sai che un tale è
pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,10s). Tale singolare
pastore non mi rappresenta né come cristiano, né come rappresentante di Dio. Io
non vorrei vedere la Bibbia bruciata nei Paesi islamici, dopo che ancora
negli anni Venti del 20° secolo fu bruciata in Italia da alcuni chierici.
Quando un
mussulmano si sarà convertito a Gesù Messia, riconoscendo in Lui il suo
unico e personale Salvatore e Signore, non avrà più bisogno di orientarsi al
Corano, ma trarrà la sua ispirazione, conoscenza e forza spirituale dalla sacra
Scrittura, la Bibbia, ossia «Il Libro» di Dio. Il Corano sarà allora per lui
soltanto un’opera letteraria e niente più.
Quando i diritti civili di un vero cristiano sono calpestati, le vie, che
deve seguire, sono, oltre al buon senso, quelle che permettono la legge
dello Stato, in cui ci si trova. Tuttavia, ciò dev’essere fatto col buon senso,
valutando se ciò porta bene o male alla testimonianza, oltre che a lui stesso.
Paolo si avvalse
del suo diritto di cittadino romano, quando fu comandato che fosse flagellato
(At 22,24s). Poi, per essere sottratto dalle mani dei Giudei, che lo volevano
uccidere, chiese, come nel suo diritto, di essere rimandato a Cesare (At 25,11;
28,19). Egli protestò, quando fu ordinato dall’autorità religiosa che fosse
percosso, senza essere stato prima condannato (At 23,2s; cfr. Gesù in Gv
18,22s).
I cristiani sono impegnati in movimenti per i diritti civili e per la
libertà d’opinione anche in Paesi, in cui la religione dominante non è il
cristianesimo. Essi fanno bene a rendere pubblici soprusi e angherie,
denunciando quando i diritti costituzionali di un Paese sono calpestati. Bisogna
inoltre fare
pressioni internazionali perché in certi Paesi ci sia libertà d’espressione
e di culto.
. «La Bibbia entrò
per la prima volta nelle loro case dei sonninesi. Don Giuseppe Cosimi, venuto a
conoscenza “dell’imbarazzante presenza” della Bibbia, riportata dagli emigranti
o inviata dagli stessi ai loro familiari, con la scusa di verificarne il
contenuto, ne raccolse una canestra piena, e davanti al sagrato di S. Pietro le
diede fuoco; il gesto era forte e simbolico. La comunità cattolica sonninese non
doveva avere niente a che fare con quel libro, né con quelli che lo
possedevano». [Claudio Zappalà, Libertà religiosa in Italia nel XX Secolo: Il
caso Sonnino (Sonnino, LT), p. 191]
►
Bruciare il Corano? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Bruciare_Corano_EdF.htm
15-09-2010;
Aggiornamento: 17-09-2010 |