Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Giudaismo

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DA CHE COSA DIPENDONO LE BENEDIZIONI DIVINE?

 

 di Marco Cavallero - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Marco Cavallero}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Marco Cavallero reagisce qui all’articolo «Israele odierno fra ammirazione e biasimo», che è stato discusso nel tema corrispondente e nell’approfondimento «Israele fra predizioni e attualità». Egli ha ritenuto di dover affrontare la questione, se le benedizioni divine nei confronti dei cristiani dipendano o meno dal nostro atteggiamento verso «Israele», non meglio definito, ossia se si tratta del popolo storico, dellantica nazione, dello Stato attuale e dei relativi governi. Sono grato per tale confronto, perché mi dà nuovamente l’occasione per esprimere ciò, di cui la sacra Scrittura mi convince. {Nicola Martella}

 

 

1. Le tesi {Marco Cavallero}

 

Ciao, caro professore di Antico Testamento nei miei anni a IBEI 1989 / ‘92… Ti ricordi di me? Avevo e ho tutt’ora il problema alla vista.

     Ti ringrazio delle e-mail su svariati argomenti, che mi mandi ogni tanto, per dare a tali argomenti un’impronta e una visuale d’interpretazione cristiane. Grazie.

     In merito all’articolo dal titolo: «Israele odierno fra ammirazione e biasimo» hai scritto delle cose interessanti, ma su una cosa non sono d’accordo, e cioè quando affermi che non è vero «che le benedizioni che possiamo avere da Dio dipendono dal nostro atteggiamento verso Israele».

     Io ti posso dire che sono certo che Dio mi ha guidato ad avere un grande peso per gli Ebrei e per Israele. Proprio dai lontani tempi dell’IBEI, è nata in me una forte attrazione verso gli Ebrei e Israele con tante esperienze guidate e benedette dal nostro Padre Celeste. Io amo Dio e cerco di servirlo con zelo, con l’aiuto della sua grazia nei vari campi della mia vita. […]

     Ho anche tanti interessi nella vita e cerco con l’aiuto di Dio di servirlo. Ma il peso, come ti dicevo, per il popolo ebraico è molto forte e sono sicuro che Dio mi guida e mi benedice, dandomi gioia in questo. A mezz’ora da dove abito (Alessandria), c’è Casale Monferrato, dove io da circa 7-8 anni, quando posso, frequento una sinagoga bellissima quanto a tempio, ma piccolissima quanto a membri, anche se comunque molto attiva nell’organizzare conferenze e nel celebrare le festività ebraiche. Io, da anni, ho instaurato un bel rapporto con gli Ebrei di Casale, basato sull’amore cristiano, che io desidero incondizionatamente donare loro. Quando ce n’è stata l’opportunità, ho testimoniato loro la mia fede in Gesù Messia in vari modi (comprese e-mail), e loro mi rispettano e mi vogliono bene, come io amo loro a prescindere da come la pensino su Gesù... incondizionatamente appunto.

     Ti cito alcuni esempi biblici di persone che sono stato benedette nel loro benedire gli Ebrei con delle azioni concrete:

     ■ Esodo 1,15-21: È vero che qui le levatrici stesse sono ebree, ma guarda al versetto 21 cosa successe alle loro famiglie in seguito al loro amore per le donne ebree, che dovevano partorire.

 

     ■ Luca 7,1-10: Guarda cosa si dice a proposito dell’amore per gli Ebrei di questo caro centurione romano al versetto 4: il centurione ama la Nazione ebraica e ha costruito una sinagoga! Non che noi dobbiamo costruire sinagoghe, ma qui è evidente come l’amore per gli Ebrei sia stato non fondamentale (perché fondamentale è la fede), ma pur sempre un elemento, che ha colpito Gesù. E poi è bello vedere come il centurione romano amava il suo servo, che era ebreo. Bello è il finale del versetto 10 come conseguenza di quanto detto sopra: la fede in Gesù del centurione, ma anche l’amore per gli Ebrei.

 

     ■ Atti 10,1ss: Il pagano Cornelio amava il popolo ebraico (versetto 2) e ciò senz’altro toccò il cuore di Dio.

 

Ovvio è che all’amore per il popolo ebraico si deve anche unire il desiderio d’ubbidire al Vangelo, per ricevere benedizioni da Dio Padre; ma io credo, quindi, che se uno ama e benedice gli Ebrei (e quindi Israele), tocca profondamente il cuore di Dio (Genesi 12,1-3).

     Caro fratello prezioso, ti saluto anche con il Salmo 122,6 e tu sarai d’accordo con me che per Gerusalemme s’intende la città e, soprattutto, le persone ebree, che l’abitano. Guarda che bella promessa c’è qui... Un abbraccio a te e famiglia. {25 gennaio 2009}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

1.  ASPETTI GENERALI: Ho un buon ricordo di Marco, che ha frequentato l’Ibei di Roma, nonostante la sua sofferenza agli occhi. È stato per me un privilegio di avere lui e la sua classe come studenti. Qui di seguito rispondo alle sue asserzioni. Apprezzo anche il suo spirito fraterno nel chiarire tali questioni, che si stanno dibattendo e che suscitano opinioni differenti.

     Confermo quanto detto da me e da altri che non è vero che le benedizioni, che possiamo avere da Dio, dipendano dal nostro atteggiamento verso Israele quale popolo storico. Nel NT non si trova nulla, che faccia pensare diversamente. Chiaramente gli Israeliti «per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri» (sebbene nella stragrande maggioranza siano nemici dell’Evangelo; Rm 11,28). Dio ha un piano particolare per loro nel futuro estremo della storia. Come dobbiamo amare il nostro prossimo (Mt 22,39) e pregare per tutti gli uomini (1 Tm 2,1ss), e addirittura dobbiamo amare i nostri nemici, pregando per loro (Mt 5,44), quanto più dobbiamo farlo per gli Israeliti (Lc 7,5).

     Benedizione o maledizione degli uomini si decide, però, solo rispetto a Gesù quale Messia, in cui abbiamo, Giudei e Gentili, già la «pienezza delle benedizioni» (Rm 15,29), proprio la «benedizione di Abramo» e in più lo «Spirito promesso» (Gal 3,14). Al contrario si può dire: «Se qualcuno non ama il Signore, sia anatema» (1 Cor 16,22); ciò vale per chiunque, Giudeo o Gentile che sia.

     Per coloro, che il Padre celeste «ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo» (Ef 1,3), le benedizioni non possono dipendere dall’atteggiamento verso lo Stato d’Israele e il suo governo. Chiaramente noi vogliamo amare ciò, che Dio ama, ma le benedizioni di Dio hanno una causa differente.

     Perciò è nobile avere un «grande peso per gli Ebrei e per Israele», se questo è il compito che Dio ha affidato a un credente, e nutrire gioia e benedizioni in tale ministero di testimonianza cristiana. Altra cosa è far dipendere le benedizioni del nuovo patto da ciò. Il «grande mandato» di Gesù partiva da Gerusalemme e si estendeva agli estremi confini della terra. Gli apostoli si recavano comprensibilmente nelle sinagoghe, dove c’era la conoscenza dell’antico patto; ma, quando l’Evangelo veniva rifiutato, essi si scuotevano la polvere e andavano ai Gentili. «Paolo e Barnaba dissero loro francamente: “Era necessario che a voi per i primi si annunziasse la parola di Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci volgiamo ai Gentili”» (At 13,46). Che Marco li ami «a prescindere di come la pensino su Gesù... incondizionatamente appunto», è qualcosa che deve decidere dinanzi alla sua coscienza e a Dio; mi chiedo che cosa faranno i membri di tale sinagoga, quando la sua testimonianza riguardo a Gesù unico Messia (ossia, Salvatore e Signore) si fa centrale e preponderante come nella vita e nel ministero di Paolo e Barnaba.

 

 

2.  ANALISI DEI BRANI CITATI: Ecco alcune osservazioni sui brani citati dal mio interlocutore.

     ■ Esodo 1,15-21: Dei brani citati, il primo proviene dall’AT (Es 1,15-21); si può trarre da esso un indizio, ma non una logica e un comandamento validi anche ora, nel nuovo patto. In quest’ultimo Dio ha esteso il suo amore a tutto il mondo (Gv 3,16); inoltre, ci viene comandato che «secondo che ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti, ma specialmente a quelli della famiglia dei credenti» (Gal 6,10). L’unica occasione nel NT, in cui i cristiani delle nazioni hanno fatto qualcosa per il popolo giudaico, è stato quando tali discepoli fecero una colletta, a causa della carestia nel Medio Oriente, ma solo per i «fratelli, che abitavano in Giudea» (At 11,28s). Paolo e Barnaba non la portarono, però, ai capi del popolo o al Sinedrio, ma agli anziani delle chiese cristiane della Giudea (v. 30), perché era una «diaconia per i santi… una contribuzione in favore dei poveri fra i santi, che sono in Gerusalemme» (Rm 15,25s).

 

     ■ Luca 7,1-10: Questo secondo brano proviene dal ministero di Gesù (Lc 7,1-10), quindi da un periodo precedente alla fondazione della chiesa. I cristiani dovrebbero costruire sinagoghe per gli Ebrei?

     Faccio notare che nel testo non c’è nulla che faccia pensare che Gesù fosse colpito per l’amore del centurione verso gli Ebrei e per aver costruito loro una sinagoga (vv. 4s). Il Messia fu colpito dalla fede razionale dell’uomo (vv. 8s), che disse: io ho podestà sui miei soldati; se tu hai podestà sulla malattia, ti basta dire una sola parola anche da lontano (vv. 7s). Quindi, non posso essere d’accordo con le conclusioni di marco. Inoltre, dinanzi a Gesù nessuno è «degno», come affermavano di lui i Giudei (v. 4), mentre egli stesso non si riteneva tale (vv. 6s). Inoltre, dov’è scritto che il servo, che il centurione romano amava, fosse ebreo?

 

     ■ Atti 10,1ss: Quest’altro centurione aveva un buon atteggiamento verso in Giudei, poiché temeva Dio (At 10,22). Ciò avvenne prima della sua conversione a Cristo, poiché non conosceva altro se non il giudaismo; non per questo si fece giudeo. Cornelio e quanti erano lì in casa, dopo che essi aprirono il cuore all’Evangelo, predicato dal giudeo Pietro, e furono rigenerati dallo Spirito Santo, l’apostolo non consigliò di farsi giudei mediante la circoncisione dei maschi, ma essi divennero cristiani, suggellando la fede mediante il battesimo (vv. 47s).

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Se è «ovvio è che all’amore del popolo ebraico si deve anche unire il desiderio d’ubbidire al Vangelo, per ricevere benedizioni», allora tale presunta matematica non è semplicemente vera. L’amore per il popolo ebraico è una cosa (e fare del bene a chiunque è sempre buona cosa), la causa e la fonte delle benedizioni nel nuovo patto sono una cosa differente! Se «uno ama e benedice gli Ebrei (e quindi Israele)», non è vero che «tocca profondamente il cuore di Dio», ma esso è toccato sempre, quando un peccatore si ravvede (Lc 15,7.10 Gesù parlava ai Giudei) e quando, come suoi discepoli, facciamo la sua volontà (Mt 6,10; 12,50; Eb 10,36; 13,21; 1 Pt 2,15; 3,17; 4,19). Gesù Messia insegnò come segno distintivo dell’essere Figli di Dio di amare coloro, che non sono degni d’amore, quali essi siano (Mt 5,43-48), quindi anche coloro, che per «quanto concerne l’Evangelo, sono nemici per via di voi» (Rm 11,28), ossia proprio i Giudei, che rifiutano Gesù quale loro Messia.

     Quanto al saluto finale, di cui ringrazio, faccio comunque notare che il Salmo 122,6 aveva una sua logica all’interno della teocrazia d’Israele: Per Davide, se la capitale aveva pace, prosperava la nazione intera. Quando i Giudei furono deportati a Babilonia, Dio non comandò loro di continuare a pregare per Gerusalemme, ma ingiunse loro quanto segue: «Cercate il bene della città, dove io vi ho fatti portare in cattività, e pregate l'Eterno per essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene» (Gr 27,9). Il principio, che possiamo trarre da ciò, è di pregare per il mondo, specialmente per la nostra nazione (come gli Ebrei facevano per la loro); a ciò si aggiunga la preghiera per la conversione degli Israeliti a Gesù Messia.

     Nel nuovo patto la Gerusalemme del tempo presente (madre dei Giudei non cristiani) e posta in contrasto con quella celeste, che è nostra madre (Gal 4,25ss). Al posto della preghiera per la sola Gerusalemme del Salmo 122, è ingiunto un altro principio nel nuovo patto: «Io esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in ogni devozione e onestà. Questo è buono e gradito nel cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità» (1 Tm 2,1-4; cfr. v. 5).

     La prosperità spirituale nel nuovo patto non dipende dalla pace di Gerusalemme, ma dal dimorare in Gesù Cristo (e del Signore nel credente) e dall’opera di Dio in lui (Gv 14,23; 15,4-11; 1 Gv 2,6.24.27; 3,24; 4,12s; cfr. 3 Gv 1,2). «Chi confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui, ed egli in Dio» (1 Gv 4,15): questo è il fondamento della pace e della prosperità nel nuovo patto. «Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figlio» (2 Gv 1,9).

     Più che pregare, quindi, per la pace di Gerusalemme, mi sento di pregare per la salvezza dei Giudei, che nella maggior parte sono attualmente fuori dal progetto di pace e di prosperità di Dio.

 

URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Benediz_divine_MT_AT.htm

26-01-2009; Aggiornamento: 19-03-2013

 

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