Marco Cavallero reagisce qui all’articolo «Israele
odierno fra ammirazione e biasimo»,
che è stato discusso nel
tema corrispondente e
nell’approfondimento «Israele
fra predizioni e attualità».
Egli ha ritenuto di dover affrontare la questione, se le benedizioni divine
nei confronti dei cristiani dipendano o meno dal nostro
atteggiamento verso «Israele», non meglio definito, ossia se si tratta
del popolo storico, dell’antica nazione,
dello Stato attuale e dei relativi governi. Sono grato per tale confronto,
perché mi dà nuovamente l’occasione per esprimere ciò, di cui la sacra Scrittura
mi convince. {Nicola Martella} |
1. Le tesi
{Marco Cavallero}
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Ciao, caro professore di Antico Testamento nei miei anni a IBEI 1989 / ‘92… Ti
ricordi di me? Avevo e ho tutt’ora il problema alla vista.
Ti ringrazio delle e-mail su svariati argomenti, che mi mandi ogni tanto, per
dare a tali argomenti un’impronta e una visuale d’interpretazione cristiane.
Grazie.
In merito all’articolo dal titolo: «Israele
odierno fra ammirazione e biasimo» hai scritto delle cose
interessanti, ma su una cosa non sono d’accordo, e cioè quando affermi
che non è vero «che le benedizioni che possiamo avere da Dio dipendono dal
nostro atteggiamento verso Israele».
Io ti posso dire che sono certo che Dio mi ha guidato ad avere un grande peso
per gli Ebrei
e per Israele. Proprio dai lontani tempi dell’IBEI, è nata in me una forte
attrazione verso gli Ebrei e Israele con tante esperienze guidate e benedette
dal nostro Padre Celeste. Io amo Dio e cerco di servirlo con zelo, con l’aiuto
della sua grazia nei vari campi della mia vita. […]
Ho anche tanti interessi nella vita e cerco con l’aiuto di Dio di servirlo. Ma
il peso, come ti dicevo, per il popolo ebraico è molto forte e sono sicuro che
Dio mi guida e mi benedice, dandomi gioia in questo. A mezz’ora da dove abito
(Alessandria), c’è Casale Monferrato, dove io da circa 7-8 anni, quando posso,
frequento una sinagoga
bellissima quanto a tempio, ma piccolissima quanto a membri, anche se comunque
molto attiva nell’organizzare conferenze e nel celebrare le festività ebraiche.
Io, da anni, ho instaurato un bel rapporto con gli Ebrei di Casale, basato
sull’amore cristiano, che io desidero incondizionatamente donare loro. Quando ce
n’è stata l’opportunità, ho testimoniato loro la mia fede in Gesù Messia in vari
modi (comprese e-mail), e loro mi rispettano e mi vogliono bene, come io amo
loro a prescindere da come la pensino su Gesù... incondizionatamente
appunto.
Ti cito alcuni esempi biblici di persone che sono stato benedette nel loro
benedire gli Ebrei con delle azioni concrete:
■ Esodo 1,15-21: È vero che qui le levatrici stesse sono ebree, ma
guarda al versetto 21 cosa successe alle loro famiglie in seguito al loro amore
per le donne ebree, che dovevano partorire.
■ Luca 7,1-10: Guarda cosa si dice a proposito dell’amore per gli Ebrei
di questo caro centurione romano al versetto 4: il centurione ama la
Nazione ebraica e ha costruito una sinagoga! Non che noi dobbiamo costruire
sinagoghe, ma qui è evidente come l’amore per gli Ebrei sia stato non
fondamentale (perché fondamentale è la fede), ma pur sempre un elemento, che ha
colpito Gesù. E poi è bello vedere come il centurione romano amava il suo servo,
che era ebreo. Bello è il finale del versetto 10 come conseguenza di quanto
detto sopra: la fede in Gesù del centurione, ma anche l’amore per gli Ebrei.
■ Atti 10,1ss: Il pagano Cornelio amava il popolo ebraico
(versetto 2) e ciò senz’altro toccò il cuore di Dio.
Ovvio è che all’amore per il popolo ebraico si deve anche unire il desiderio
d’ubbidire al Vangelo, per ricevere benedizioni da Dio Padre; ma io credo,
quindi, che se uno ama e benedice gli Ebrei (e quindi Israele), tocca
profondamente il cuore di Dio (Genesi 12,1-3).
Caro fratello prezioso, ti saluto anche con il Salmo 122,6 e tu sarai
d’accordo con me che per Gerusalemme s’intende la città e, soprattutto, le
persone ebree, che l’abitano. Guarda che bella promessa c’è qui... Un abbraccio
a te e famiglia. {25 gennaio 2009}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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1. ASPETTI GENERALI: Ho un buon ricordo di Marco, che ha
frequentato l’Ibei di Roma, nonostante la sua sofferenza agli occhi. È stato per
me un privilegio di avere lui e la sua classe come studenti. Qui di seguito
rispondo alle sue asserzioni. Apprezzo anche il suo spirito fraterno nel
chiarire tali questioni, che si stanno dibattendo e che suscitano opinioni
differenti.
Confermo quanto detto da me e da altri che non è vero che le benedizioni,
che possiamo avere da Dio, dipendano dal nostro atteggiamento verso Israele
quale popolo storico. Nel NT non si trova nulla, che faccia pensare
diversamente. Chiaramente gli Israeliti «per quanto concerne l’elezione, sono
amati per via dei loro padri» (sebbene nella stragrande maggioranza siano
nemici dell’Evangelo; Rm 11,28). Dio ha un piano particolare per loro nel
futuro estremo della storia. Come dobbiamo amare il nostro prossimo (Mt
22,39) e pregare per tutti gli uomini (1 Tm 2,1ss), e addirittura dobbiamo amare
i nostri nemici, pregando per loro (Mt 5,44), quanto più dobbiamo farlo per gli
Israeliti (Lc 7,5).
Benedizione o maledizione degli uomini si decide, però, solo rispetto a
Gesù quale Messia, in cui abbiamo, Giudei e Gentili, già la «pienezza
delle benedizioni» (Rm 15,29), proprio la «benedizione di Abramo» e
in più lo «Spirito promesso» (Gal 3,14). Al contrario si può dire: «Se
qualcuno non ama il Signore, sia anatema» (1 Cor 16,22); ciò vale per
chiunque, Giudeo o Gentile che sia.
Per coloro, che il Padre celeste «ha benedetti di ogni benedizione
spirituale nei luoghi celesti in Cristo» (Ef 1,3), le benedizioni non
possono dipendere dall’atteggiamento verso lo Stato d’Israele e il suo governo.
Chiaramente noi vogliamo amare ciò, che Dio ama, ma le benedizioni di Dio hanno
una causa differente.
Perciò è nobile avere un «grande peso per gli Ebrei e per Israele», se
questo è il compito che Dio ha affidato a un credente, e nutrire gioia e
benedizioni in tale ministero di testimonianza cristiana. Altra cosa è far
dipendere le benedizioni del nuovo patto da ciò. Il «grande mandato» di
Gesù partiva da Gerusalemme e si estendeva agli estremi confini della terra. Gli
apostoli si recavano comprensibilmente nelle sinagoghe, dove c’era la
conoscenza dell’antico patto; ma, quando l’Evangelo veniva rifiutato, essi si
scuotevano la polvere e andavano ai Gentili. «Paolo e Barnaba dissero loro
francamente: “Era necessario che a voi per i primi si annunziasse la parola di
Dio; ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna,
ecco, noi ci volgiamo ai Gentili”» (At 13,46). Che Marco li ami «a
prescindere di come la pensino su Gesù... incondizionatamente appunto», è
qualcosa che deve decidere dinanzi alla sua coscienza e a Dio; mi chiedo che
cosa faranno i membri di tale sinagoga, quando la sua testimonianza riguardo a
Gesù unico Messia (ossia, Salvatore e Signore) si fa centrale e preponderante
come nella vita e nel ministero di Paolo e Barnaba.
2. ANALISI DEI BRANI CITATI: Ecco alcune osservazioni sui
brani citati dal mio interlocutore.
■ Esodo 1,15-21: Dei brani citati, il primo proviene dall’AT (Es
1,15-21); si può trarre da esso un indizio, ma non una logica e un comandamento
validi anche ora, nel nuovo patto. In quest’ultimo Dio ha esteso il suo
amore a tutto il mondo (Gv 3,16); inoltre, ci viene comandato che «secondo
che ne abbiamo l’opportunità, facciamo del
bene a tutti, ma specialmente a quelli della
famiglia dei credenti» (Gal
6,10). L’unica occasione nel NT, in cui i cristiani delle nazioni hanno fatto
qualcosa per il popolo giudaico, è stato quando tali discepoli fecero una
colletta, a causa della carestia nel Medio Oriente, ma solo per i «fratelli,
che abitavano in Giudea» (At 11,28s). Paolo e Barnaba non la portarono,
però, ai capi del popolo o al Sinedrio, ma agli anziani delle chiese cristiane
della Giudea (v. 30), perché era una «diaconia per i santi… una contribuzione
in favore dei poveri fra i santi, che sono in Gerusalemme» (Rm 15,25s).
■ Luca 7,1-10: Questo secondo brano proviene dal ministero di Gesù (Lc
7,1-10), quindi da un periodo precedente alla fondazione della chiesa. I
cristiani dovrebbero
costruire sinagoghe per gli Ebrei?
Faccio notare che nel testo non c’è nulla che faccia pensare che Gesù fosse
colpito per l’amore del centurione verso gli Ebrei e per aver costruito loro una
sinagoga (vv. 4s). Il Messia fu colpito dalla fede razionale dell’uomo
(vv. 8s), che disse: io ho podestà sui miei soldati; se tu hai podestà sulla
malattia, ti basta dire una sola parola anche da lontano (vv. 7s). Quindi, non
posso essere d’accordo con le conclusioni di marco. Inoltre, dinanzi a Gesù
nessuno è «degno», come affermavano di lui i Giudei (v. 4), mentre egli
stesso non si riteneva tale (vv. 6s). Inoltre, dov’è scritto che il
servo, che il centurione romano amava, fosse ebreo?
■ Atti 10,1ss: Quest’altro centurione aveva un buon atteggiamento verso
in Giudei, poiché temeva Dio (At 10,22). Ciò avvenne prima della sua
conversione a Cristo, poiché non conosceva altro se non il giudaismo; non
per questo si fece giudeo. Cornelio e quanti erano lì in casa, dopo che essi
aprirono il cuore all’Evangelo, predicato dal giudeo Pietro, e furono rigenerati
dallo Spirito Santo, l’apostolo non consigliò di farsi giudei mediante la
circoncisione dei maschi, ma essi divennero cristiani, suggellando la fede
mediante il battesimo (vv. 47s).
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Se è «ovvio è che all’amore del
popolo ebraico si deve anche unire il desiderio d’ubbidire al Vangelo, per
ricevere benedizioni», allora tale presunta matematica non è
semplicemente vera. L’amore per il popolo ebraico è una cosa (e fare del bene a
chiunque è sempre buona cosa), la causa e la fonte delle benedizioni nel nuovo
patto sono una cosa differente! Se «uno ama e benedice gli Ebrei (e quindi
Israele)», non è vero che «tocca profondamente il cuore di Dio», ma esso
è toccato sempre, quando un peccatore si ravvede (Lc 15,7.10 Gesù parlava ai
Giudei) e quando, come suoi discepoli, facciamo la sua volontà (Mt 6,10; 12,50;
Eb 10,36; 13,21; 1 Pt 2,15; 3,17; 4,19). Gesù Messia insegnò come segno
distintivo dell’essere Figli di Dio di amare coloro, che non sono degni
d’amore, quali essi siano (Mt 5,43-48), quindi anche coloro, che per «quanto
concerne l’Evangelo, sono nemici per via di voi» (Rm 11,28), ossia proprio i
Giudei, che rifiutano Gesù quale loro Messia.
Quanto al saluto finale, di cui ringrazio, faccio comunque notare che il
Salmo 122,6 aveva una sua logica all’interno della teocrazia d’Israele:
Per Davide, se la capitale aveva pace, prosperava la nazione intera. Quando i
Giudei furono deportati a Babilonia, Dio non comandò loro di continuare a
pregare per Gerusalemme, ma ingiunse loro quanto segue: «Cercate il bene
della città, dove io vi ho fatti portare in cattività, e
pregate l'Eterno per essa; poiché dal bene d’essa dipende il vostro bene»
(Gr 27,9). Il principio, che possiamo trarre da ciò, è di pregare per il mondo,
specialmente per la nostra nazione (come gli Ebrei facevano per la loro);
a ciò si aggiunga la preghiera per la conversione degli Israeliti a Gesù Messia.
Nel nuovo patto la Gerusalemme del tempo presente (madre dei Giudei non
cristiani) e posta in contrasto con quella celeste, che è nostra madre
(Gal 4,25ss). Al posto della preghiera per la sola Gerusalemme del Salmo 122, è
ingiunto un altro principio nel nuovo patto: «Io esorto dunque, prima
di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni,
ringraziamenti
per tutti gli uomini,
per i
re e per tutti quelli che sono
in autorità, affinché possiamo
condurre una vita tranquilla e quieta,
in ogni devozione e onestà. Questo è buono e gradito nel cospetto di Dio, nostro
Salvatore, il quale vuole che tutti gli
uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità» (1
Tm 2,1-4; cfr. v. 5).
La
prosperità spirituale nel nuovo patto non dipende dalla pace di
Gerusalemme, ma dal dimorare in Gesù Cristo (e del Signore nel credente) e
dall’opera di Dio in lui (Gv 14,23; 15,4-11; 1 Gv 2,6.24.27; 3,24; 4,12s; cfr. 3
Gv 1,2). «Chi confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui,
ed egli in Dio» (1 Gv 4,15): questo è il fondamento della pace e della
prosperità nel nuovo patto. «Chi passa oltre e non dimora nella dottrina di
Cristo, non ha Dio. Chi dimora nella dottrina ha il Padre e il Figlio»
(2 Gv 1,9).
Più che pregare, quindi, per la pace di Gerusalemme, mi sento di pregare per
la salvezza dei Giudei, che nella maggior parte sono attualmente fuori dal
progetto di pace e di prosperità di Dio.
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URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Rel/A1-Benediz_divine_MT_AT.htm
26-01-2009; Aggiornamento: 19-03-2013
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