Questo tema è il diretto sviluppo di un altro,
«Antitrinitari
mimetizzati?», a cui rimandiamo. Qui lasciamo la diretta questione, legata alle circostanze
particolari lì descritte, e allarghiamo l’orizzonte parlando della Trinità in sé
quale dottrina cristiana.
La motivazione di questo nuovo tema è data dal fatto che è arrivato
il contributo qualificato di un lettore su questo tema. Jonathan S. Benatti,
prendendo posizione, alla fine del tema precedente, si inseriva nella
discussione con le seguenti parole: «Caro Nicola, ho inoltrato una risposta a
Emile, con il quale ho visto hai avuto un lungo dibattito. Mi sembra giusto
sottoporti la e-mail che gli ho scritto e mi farebbe piacere avere da te una
risposta. La dottrina della Trinità è un punto troppo importante per essere
trascurato nelle nostre teologie, liquidato perché difficile da comprendere e
dimenticato nella nostra vita pratica: è fondamentale essere dei cristiani
trinitari nel pieno senso della parola [...]». Con le sue parole vogliamo dare inizio all'attuale tema di
discussione. Dapprima però vogliamo partire nuovamente dal cosiddetto «Credo
apostolico» che poniamo alla base della discussione come regola di ortodossia
cristiana.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si
accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e
cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno
pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Nicola Martella} ▲
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra.
E in Gesù Cristo, Suo Figlio unigenito, Signore nostro; il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque dalla vergine Maria;
patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò dai morti;
ascese al cielo; siede alla destra di Dio Padre onnipotente; da dove verrà per giudicare i vivi ed i morti.
Io credo nello Spirito Santo; la santa chiesa universale, la comunione dei santi;
la remissione dei peccati; la risurrezione della carne; la vita eterna. Amen. |
Il «Simbolo degli
apostoli» (Symbolum apostolicum) si sviluppò fra il secondo e il nono
secolo, non perché fosse stato scritto dagli apostoli, ma perché era concepito
nello spirito della loro dottrina. Si veda al riguardo il Credo
interrogatorio di Ippolito (anno 215 circa ), forse versione più antica di
un credo. Si veda qui anche il «Credo di Nicea», derivato dal «Simbolo degli
apostoli» quale elaborazione successiva (Primo concilio di Nicea, anno 325). Si
trova attestato fin dal 4° secolo negli scritti di Ambrogio e di Rufino, e nel
6° secolo è presentato nella sua formula definitiva negli scritti di Cesario di
Arles
(m. 542 o 543). È un
credo contro le varie forme dello gnosticismo dell'era post-apostolica
(gnostici, manichei, marcioniti, ecc.). Le dottrine centrali di questo «simbolo»
sono quelle della Trinità e di Dio quale Creatore. Ciascuna di queste dottrine
si trovano in affermazioni correnti nel NT.
«Nel
cospetto di Dio che vivifica tutte le cose, e di Cristo Gesù che rese
testimonianza dinanzi a Ponzio Pilato con quella bella confessione,
14io t’ingiungo
d’osservare il comandamento divino da uomo immacolato, irreprensibile, fino
all’apparizione del nostro Signor Gesù Cristo,
15la
quale sarà a suo tempo manifestata dal beato e unico Sovrano, il Re dei re e
Signor dei signori,
16il
quale solo possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile; il quale
nessun uomo ha veduto né può vedere; al quale siano onore e potenza eterna.
Amen» (1 Tm 6,13-16; cfr. Ef 4,9s; Fil 2,5-11; 1 Pt 3,18-22). |
2.
{Jonathan S. Benatti}
▲
Mi
permetto d’introdurmi nel mezzo di questa (infuocata?) discussione sia perché si
parla della dottrina della Trinità e sia perché si parla d’etica e morale
cristiana.
Il mio punto di partenza è il seguente: la teologia
propriamente detta non è una scienza astratta ma una riflessione che sfocia
nella morale e nell’etica (e sopra ogni altra cosa nell’adorazione), tanto è
vero che il cristianesimo è stato definito anche come «trinitarismo etico».
Se da un lato posso capire le preoccupazioni di Emile
sulla importanza d’una testimonianza efficacia nel mezzo della società tramite
la potenza d’una vita trasformata che mostri il frutto dello Spirito Santo, da
un altro lato non posso che simpatizzare con Nicola per le sue preoccupazioni di
carattere teologico e dottrinale. In particolare è pienamente vero quello che
egli afferma: molte delle parole in uso nel vocabolario cristiano sia teologico
sia pratico (cioè concernente la vita cristiana stessa e il linguaggio in uso
tra cristiani) sono termini «inventati» (passatemi l’espressione) dai cristiani
dei primi secoli dopo Cristo che non troviamo nella Bibbia; questo non significa
però che non siano parole profondamente radicate nella rivelazione Biblica.
Anche se il termine «Trinità» non è biblico, la realtà che sta dietro a questo
termine (coniato da Tertulliano) è quanto mai biblico. È vero anche che molti
termini sono spesso tecnici e difficili: pericoresi, sostanza, ipostasi,
persona, ecc.. ma essi sono l’ammirevole tentativo di comunicare nel linguaggio
umano la realtà, più grande di noi, che sussiste nella profondità dell’essere di
Dio, cioè il fatto che Egli esista come Trinità. Accostandoci a Dio
inevitabilmente ci si ritrova ad avere a che fare con la Trinità, come ha notato
Karl Barth: «Trinità è il nome cristiano di Dio».
Inoltre tali riflessioni teologiche, sebbene in epoca
successiva siano diventate esercizi accademici (si può pensare ad esempio ad
alcuni teologi del periodo scolastico che dibattevano sul perché Cristo non
s’era incarnato in un cetriolo), sono state portate avanti da persone che prima
di tutto erano credenti e anche cristiani impegnati ad amare Dio non solo con le
proprie emozioni, le proprie forze e le proprie energie, ma anche con la testa,
cioè con i pensieri e l’intelletto. Come ha notato il professor Darrell Johnson
«Quelli che originariamente articolarono la dottrina [della Trinità] erano
discepoli ordinari di Gesù — persone come me e te — che stavano cercando di
comprendere i concetti concernenti l’auto-rivelazione di Dio fornita in Gesù.
Essi volevano con tutto il loro cuore e con tutta la loro mente pregare,
adorare, predicare, evangelizzare in modi che fossero fedeli a chi è Dio»
(Darrell Johnson, «Experiencing the Trinity», Regent College Publisher). Dunque il dibattito non è intellettuale soltanto, ma
pratico, perché parte dalla rivelazione che Dio dà di se stesso e dalla
esperienza di cui i cristiani erano ben consapevoli: Paolo ad esempio più e più
volte presenta l’opera della salvezza come opera trinitaria in cui Padre, Figlio
e Spirito Santo sono coinvolti totalmente. Un esempio lampante è il celebre
passo di Efesini 1,3-14 dove si parla dell’azione sia del Padre, sia del Figlio,
sia dello Spirito. Altri testi ovviamente puntano nella stessa direzione, ma non
includo qui una lista (qualora servisse la posso fornire).
Infine, per sottolineare ancora di più la praticità, e
quindi il legame con l’etica e la morale cristiana, della dottrina della
Trinità, dobbiamo pensare ancora una volta all’opera di Dio in termini trinitari
e in particolare possiamo rifarci a un altro versetto che si trova in chiusura
della seconda epistola di Paolo ai Corinzi dove si legge
«La grazia del Signore Gesù Cristo
e l’amore di Dio
e la comunione dello Spirito Santo
siano con tutti voi».
Questo versetto, che giustamente è stato definito «uno dei più alti momenti in
Paolo», racchiude tutta la vita cristiana, che per definizione ha la sua
origine, il suo proseguimento e il suo fine in Dio, cioè nella Trinità. La
morale e l’etica cristiana sono fondate sull’opera di Dio nel cuore e nella vita
dell’uomo; non soltanto sono amato da Dio in tutta la sua pienezza (cioè nel suo
essere trino) ma vivo anche il cosiddetto cammino (o corsa) cristiana, sostenuto
dalla potenza e dalla grazia del Dio trino. Se ci fosse qualche dubbio a questo riguardo, Paolo ci
risponde un’altra volta nella sua meravigliosa preghiera in Efesini 3,14-21: «Per
questo motivo piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei
cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze
della sua gloria, d’essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo,
nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei
vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci
d’abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza
e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere quest’amore che sorpassa
ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
Or a colui che può, mediante la potenza che opera
in noi, fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo, a lui sia
la gloria nella chiesa, e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei
secoli. Amen».
Si può notare come si parli sia del Padre, sia dello
Spirito, sia del Figlio e si può notare come sulla base di questa preghiera e
delle realtà in essa espresse si passi poi alle considerazioni concernenti la
vita pratica (Efesini 4,1ss). Dunque la Trinità è il fondamento della vita
cristiana stessa (sorvolo qui tutte le altre azioni che coinvolgono la Trinità —
ad esempio la creazione, ecc..).
Torniamo allora al punto d’inizio: la teologia non è
una scienza astratta, ma una riflessione che da un lato sfocia nella morale e
nell’etica, dal momento che il Dio trino agisce nella vita dell’uomo per
trasformarlo e renderlo conforme a Cristo, e da un altro lato, nella adorazione,
perché una volta che si «scopre» chi Dio sia, non possiamo fare altro che
cantare insieme al meraviglioso inno di Reginald Heber:
Holy, Holy, Holy! Lord God Almighty!
Early in the morning our song shall rise to Thee;
Holy, Holy, Holy, merciful and mighty!
God in three Persons, blessed Trinity!
Holy,
Holy, Holy! All the saints adore Thee,
Casting down their golden crowns around the glassy sea;
Cherubim and seraphim falling down before Thee,
Who was, and is, and evermore shall be.
3.
{Nicola Martella} ▲
Non posso che sottoscrivere integralmente quanto affermato da
Jonathan S. Benatti. Aggiungo la traduzione
dell'inno, da lui citato, che ho fatto in italiano.
Santo, Santo, Santo! Signore Dio Onnipotente!
Presto di mattina la nostra canzone s’innalzerà a Te;
Santo, Santo, Santo, misericordioso e possente!
Dio in tre Persone, benedetta Trinità!
Santo, Santo, Santo! Tutti i santi Ti adorano,
Gettando giù le loro corone d’oro, intorno al mare di vetro;
Cherubini e serafini si prostrano dinanzi a Te,
Colui che era, ed è, e sempre sarà.
(Testo basato su Apocalisse 4,8-11; autore: Reginald Heber, 1826).
4.
{} ▲
5.
{} ▲
6.
{} ▲
7.
{} ▲
8.
{} ▲
9.
{} ▲
10.
{} ▲
11.
{} ▲
12.
{} ▲
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Trinita_antitrinitari_MT_AT.htm
25-08-2007; Aggiornamento:
05-07-2010
|