«Me la rido... E ne ho tanti motivi. Sto pensando specialmente alla risurrezione
finale, alla faccia che faremo noi dinanzi alle inimmaginabili meraviglie
celesti, affrettandoci a entrare in gloria. E penso, viceversa, alla faccia
incredula che faranno atei e agnostici... Affrettandosi a cercare
l’interruttore per l’oblio eterno, che però sarà inesistente!» (Nicola
Martella).
Qui di seguito discutiamo sia tale mia massima, sia la seguente mia poesia «Me
la rido e ne ho motivo», compresa la spiegazione ivi data.
Suggeriamo anche la lettura del tema «Il
sorriso pasquale», da cui tutto è in qualche modo nato; la
tristezza del lutto per Gesù, si trasformò in un sorriso stupefatto alla vista
del Messia risorto.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1. {Claudio
Cerrella}
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Contributo: Io piuttosto che ridere, mi
preoccuperei per tutti quelli che non credono… non pensi? {05-04-2010}
▬
Osservazioni:
Sono d’accordo con Claudio... un po’ di bontà
non guasta... {Paola Borroni; 05-04-2010}
▬
Risposta: Nel NT ci sono sia la preoccupazione e la fatica
per l’Evangelo, sia testi di trionfo fella fede in Cristo
(Rm 8,28-39; 1 Cor 15,51-58). Rimando alle
premesse della poesia «Me
la rido e ne ho motivo» e a quanto dirò sotto. La bontà verso
le anime perdute non toglie agli scrittori del NT di parlare del trionfo dei
giusti sugli ingiusti impenitenti. Anche nell’AT è scritto: «Ecco, il giorno
viene, ardente come una fornace; e tutti i superbi e chiunque opera empiamente
saranno come stoppia; e il giorno che viene li divamperà, dice l’Eterno degli
eserciti, e non lascerà loro né radice né ramo. Ma per voi che temete il mio
nome si leverà il sole della giustizia, e la guarigione sarà nelle sue ali; e
voi uscirete e salterete, come vitelli di stalla. E calpesterete gli empi,
perché saranno come cenere sotto la pianta dei vostri piedi, nel giorno che io
preparo, dice l’Eterno degli eserciti» (Mal 4,1ss). {Nicola Martella}
2.
{Manlio Muscarella}
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■
Contributo: Anche quelli che non hanno
mai sentito parlare né hanno mai creduto nel Messia Gesù Cristo, perché non
sapevano che era stato inviato da Dio nel corso della storia... allora sarà il
Padre che salverà secondo il suo giudizio... per grazia. «Ma io t’offrirò
sacrifici, con canti di lode; adempirò i voti che ho fatto. La salvezza
appartiene all’Eterno» (Giona 2,10). {05-04-2010}
▬
Risposta: Vedo che questo lettore aderisce all’ideologia
dell’universalismo, secondo cui Dio alla fine salverà tutti, o ameno coloro che
non hanno conosciuto Cristo. Invece di lasciare nel consiglio di Dio il
«mistero» riguardo a coloro, che non hanno mai ascoltato l’Evangelo, e invece di
permettere che Dio faccia il giudice universale secondo la sua giustizia e il
suo arbitrio, egli suggerisce ciò che Dio debba fare. Egli dimentica però che
non c’è necessità di giustificare Dio per quello che fa nella storia (Sal
115,3), che tutto il mondo giace già nel maligno (1 Gv 5,19), che chi è senza
legge verrà giudicato secondo la sua coscienza, non avendo quindi scampo (Rm
2,12ss), e che chi non ha il Figlio, è già sotto l’ira di Dio (Gv 3,36; Rm
1,18). Dio ha un solo metodo di salvezza: la fede in Cristo Gesù (Rm 3,30; 5,1;
1 Cor 6,11; Gal 3,8.11), senza sconti per nessuno. La regola è la perdizione
degli uomini, che sono rinchiusi tutti sotto peccato (Gal 3,22). Certo, il
desiderio di Dio è che tutti vengano alla conoscenza della verità (2 Tm 2,4)
mediante la predicazione della «parola di Cristo» (Rm 10,14-17); Dio però non
farà sconti a nessuno, senza accettare Cristo quale Salvatore e Signore. Il
resto lasciamolo al suo giusto giudizio. Non vedo però che cosa abbia da fare
tale universalismo religioso col nostro tema. {Nicola Martella}
3. {Grazioni
Fortunato}
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«Ormai la scure è posta alla radice degli
alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel
fuoco. Io vi battezzo con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene
dopo di me è più forte di me, e io non sono degno di portargli i calzari; egli
vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco. Egli ha il suo ventilabro in
mano, ripulirà interamente la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma
brucerà la pula con fuoco inestinguibile» (Matteo 3,10ss). {05-04-2010}
4. {Guerino De
Masi}
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Le parole di Nicola sono interessanti e stimolanti! È l’applicazione di quel
desiderio speranza che anima i cuori dei redenti.
■ «Noi siamo stati salvati in speranza» (Rm 8,24).
■ «La speranza non rende confusi» (Rm 9,33-10,11).
■ «La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non
si vedono» (Ebr 11,1).
■ «Il cuore mi si strugge dalla brama» (Gb 19,27).
■ «Aneliamo a cose più alte» (Ebr 6,9)
Ecco perché mi ritrovo nelle espressioni di
gioia che anticipano l’avvenimento certo. Altrettanto certa sarà la delusione
degli increduli! {06-04-2010}
5. {Vincenzo
Russillo}
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Concordo con Guerino e vorrei aggiungere che
c’è scritto più volte nella Bibbia di gioire. Nel Salmi 32,11 troviamo: «Rallegratevi
nel
Signore ed esultate, o giusti! Gioite, voi tutti che siete
retti di cuore!». Ci viene comandato di rallegrarci, lo dobbiamo fare a
vanto di Cristo, affinché l’iniquo si tragga indietro e perché nel nostro cuore
c’è una certezza che non ha prezzo! {06-04-2010}
6.
{Angela Cinà}
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■
Contributo: Fratello caro, è per
questo che noi dobbiamo parlare a tutti di Gesù del suo sacrificio sulla croce,
che a fatto per tutti i perduti, soffrendo al posto nostro. Così possa entrare
il messaggio di Dio nella loro vita; così non c’è di bisogno di accendere
l’interruttore perche la luce di Dio è su di loro. Pace. {06-04-2010}
▬
Risposta: È nobile sperare contro speranza e credere
come Abramo (Rm 4,18). E ci rallegriamo di tutti coloro che credono all’Evangelo
per mezzo nostro o di altri. Nonostante ciò ci sono persone che non vogliono
che Dio regni su di loro (cfr. 1 Sm 8,7; Lc 19,27). Addirittura gli uomini
della generazione nella grande tribolazione, quando vedranno l’Onnipotente e
l’Agnello (Cristo) e vedranno approssimarsi la fine, non piegheranno le loro
ginocchia in adorazione, ma ostinatamente si nasconderanno: «E i re della
terra e i grandi e i capitani e i ricchi e i potenti e ogni servo e ogni libero
si nascosero nelle spelonche e nelle rocce dei monti; e dicevano ai monti e alle
rocce: "Cadeteci addosso e nascondeteci dal cospetto di Colui che siede sul
trono e dall’ira dell’Agnello; perché è venuto il gran giorno della sua ira, e
chi può reggere in piè?"» (Ap 6,15ss). È scritto pure che quando i due
profeti escatologici saranno uccisi in Gerusalemme, «gli abitanti della terra
si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli
altri» (Ap 11,7-10).
Chi non tiene presente questi aspetti, non ha il realismo biblico, non
comprende la gravità di rifiutare la grazia di Dio né il significato di testi
come Malachia 4,1ss (vedi sopra) o il grido dei martiri di tutta la storia, «che
erano stati uccisi per la parola di Dio e per la testimonianza che avevano resa;
e gridarono con gran voce, dicendo: "Fino a quando, o nostro Signore, che sei
santo e verace, non fai tu giudizio e non
vendichi il nostro sangue su quelli che abitano sopra la terra?"» (Ap
6,9s). {Nicola Martella}
7. {Nicola De
Serio}
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Nicola Martella ha scritto nella premessa della sua poesia: «L’espressione usata
“me la rido” è usata qui come contenente stupore e meraviglia di una gioia non
dipendente dal credente e non prodotta da lui stesso, poiché guarda a ciò che
produce Cristo e al risultato della sua signoria nel mondo, conformemente alle
sue promesse».
Caro fratello, fai
bene a
ridere secondo verità, perché le promesse di Dio sono rivolte a noi mediante
l’Evangelo e, sottolineo, non per opere (perché le opere sono l’espressione
pratica della grazia), ma per immeritata grazia in Cristo Gesù. Dunque gioiamo e
rallegriamoci, esprimiamo a Dio, per mezzo di Cristo, eterna gratitudine.
Tuo, con affetto... {07-04-2010}
8. {Andrea
Poggi}
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■ Contributo:
Buon giorno, caro fratello, gioisco assieme a te per la gioia della salvezza che
abbiamo ricevuto per la Grazia di Dio, ma sinceramente
non trovo motivo per «ridemerla» con te per gli altri motivi, oltre che per
quella, in quanto sarà bene che come chiesa di Dio iniziamo a sentire il peso
e a piangere, pregando e intercedendo con forza e costanza invece di
ridere per tutte quelle persone che hai elencato nel tuo scritto, alfine di
guadagnarle a Cristo. Infatti, se non facciamo così, rischiamo di trovarci alla
fine con coloro che si sentiranno dire: «Non ti conosco...»; e la Parola di Dio
c’insegna molto chiaramente questo: Gesù, e i suoi veri servi, Paolo in testa,
piangevano ogni giorno, si rammaricavano ogni giorno, sentivano il peso
costantemente per le anime. Oggi è tempo di piangere e soffrire
per tutte le categorie di persone, se vogliamo davvero «ridere» e godere
della salvezza, che ci è stata donata e che deve essere afferrata e mantenuta
fino alla fine... Sapendo che non mi troverai d’accordo nemmeno questa volta (ma
spero sempre che le cose cambino), ti lascio un grande abbraccio, fratello mio,
e ho la certezza che hai una grande chiamata da parte di Dio e che Dio ti vuole
usare con potenza!!! Alleluia, Dio ti benedica... {06-04-2010}
▬
Risposta: Grazie, Andrea, delle tue osservazioni. È
probabile che tu non hai colto lo spirito di tale testo; probabilmente la colpa
è mia, avendo premesso una comprensione, che era chiara nella mia mente, ma non
in quella altrui, a causa della diversa sensibilità. In ogni modo, ho aggiunto
una lunga spiegazione introduttiva. Ti chiedo di leggerla e poi, quindi, di
scrivermi nuovamente le tue impressioni. Saluti e benedizioni... {Nicola
Martella}
9. {Andrea
Poggi}
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Sì, avevo capito lo spirito di tale testo,
ovvero di quella gioia celeste, che è in noi al di la d’ogni cosa... La
mia considerazione è basata su un punto, che io credo sia molto importante, oggi
più d’ieri, per il sempre più vicino ritorno del nostro Signore, e non solo, ma
anche in vista del potente risveglio che la «nostra» Italia, sta per ricevere,
dopo oltre un secolo!! Il punto, che ti sto dicendo, è proprio quella parte di
scritto delle premesse che hai aggiunto, le quali sono interessanti; la parte è:
«Ciò può sembrare eccessivo a chi è abituato a un Evangelo a poco prezzo
e a una tollerante “verità” annunciata in salotti comodi; essi non
pensano che nel mondo la grande eccezione sono loro, a cui essere cristiani
costa relativamente poco. Il cristiano biblico può associarsi, fin da ora, a
tale vittoria finale di Cristo; per questo può ridere d’un
sorriso di risurrezione e di trionfo insieme al suo Signore».
Purtroppo oggi siamo
arrivati a un punto che, per quello che si vede nelle chiese, senza escludere la
«mia», ci sono tanti salotti comodi; o meglio, possiamo dire che la
chiesa, in generale, è diventata un salotto comodo che s’adatta le verità di
comodo, e la più terribile di queste verità è espressa chiaramente nel tuo «Me
la rido e ne ho motivo», in quanto se ciò s’applica, facendo parte del «salotto
comodo», sono guai seri che ci fanno ridere, ora, e piangere per l’eternità,
dopo!!! Quindi la chiesa biblica e il cristiano biblico, che sono quelli che
vedranno il Signore, possono senz’altro associarsi a tale vittoria e al
tale «me la rido», ma prima di farlo assicuriamoci d’essere tali, iniziando da
me e da te amato, perché la situazione è veramente seria!!! Purtroppo a volte
pensiamo d’essere credenti biblici perché conosciamo la Bibbia, perché
siamo credenti da tanti anni, perché siamo ligi nell’andare in chiesa, perché ci
siamo fatti tutta una serie di regole che rispettiamo rigidamente, ecc. Tutto
ciò è buono, ma non è sufficiente per metterci in condizione di ridere della
resurrezione e del trionfo, perché così non ne faremo parte, purtroppo...
Dio ci dia grazia di non essere alberi con un bel fogliame soltanto (come
purtroppo mostra d’essere la chiesa oggi, a parte qualche eccezione), perché
resteremo fuori, ma ci dia grazia d’essere alberi con molto frutto,
perché questa è la vera obbedienza, è il fare la volontà di Dio che ci
permetterà di «ridere d’un sorriso di resurrezione e di trionfo insieme
al nostro Signore». Alleluia!! Andiamo avanti fratello, e che uno spirito di
profondo pentimento e umiltà scenda su di noi, su tutta la chiesa, per
condurci sulla ruota del vasaio, dove le mani di Dio possono spezzarci e farci
dei vasi nuovi, svuotati di noi stessi e ripieni di Lui solo... Un grande
abbraccio, fratello mio, sei nel mio cuore. {06-04-2010}
10. {Nicola
Martella}
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Sono contento che Andrea abbia finalmente capito lo spirito di tale scritto e
che egli concordi nel nocciolo. Capisco e condivido le sue preoccupazioni per lo
status quo delle chiese e la passione per le anime perdute e la testimonianza.
Ritengo comunque che chi è pervaso dalla «gioia celeste», può «può ridere d’un
sorriso di risurrezione» e può «associarsi a tale vittoria» immanente e futura
di Cristo, sia immancabilmente anche una luce di testimonianza per gli altri
intorno a sé.
Sebbene condivida la preoccupazione riguardo a un cristianesimo fatto di
foglie e senza frutto, non posso condividere il suo «così non ne faremo
parte, purtroppo…», come se la salvezza dipendesse da noi
e dai nostri frutti. I frutti mostrano soltanto di che specie di albero siamo,
ma non danno salvezza. Chiaramente necessitiamo di «uno spirito di profondo
pentimento e umiltà».
Andando al primo contributo di Andrea, faccio notare che è vero che Gesù e gli
apostoli abbiano occasionalmente pianto per coloro che rifiutavano il loro
messaggio, ma penso che sia una esagerazione retorica affermare che essi «piangevano
ogni giorno, si rammaricavano ogni giorno, sentivano il peso costantemente per
le anime». Facendo un’analisi di tutti i testi del NT, in cui si piange e si
versano lacrime, si deve prendere atto che sono relativamente pochi quelli, in
cui si piange gli increduli, e hanno, invece, una certa consistenza quelli, in
cui si piange o versa lacrime per altri credenti.
Al contrario, sono molto copiosi i testi, in cui Gesù e gli apostoli
si rallegrano per varie cose o in cui ingiunsero ai credenti di
rallegrarsi per vari motivi, in vista della parusia del Signore e della
gloria futura. Per ambedue questi aspetti rimando a una trattazione extra.
11. {Pietro
Calenzo}
▲
1.
Tutti quanti coloro, che lo hanno crocifisso, si dovranno prostrare innanzi
a Gesù, che è il Verbo Eterno umanatosi. {05-04-2010}
2. Amen, caro Nicola, l’allegrezza è una caratteristica essenziale del
credente, sia in questo cammino cristiano sulla terra, sia nel regno eterno. La
nostra mestizia, che a volte ci assale in questo pellegrinaggio terreno, sarà
mutata in grande allegrezza. Dio ti benedica. Shalom. {06-04-2010}
12. {Ester
D’addario}
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■ Contributo: Riguardo alla fine del mondo non ho niente da ridere, se non pregare il Signore
che mi tenga pronta per quel giorno! {09-04-2010}
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Risposta: Che dire? Io, quando penso
all’arrivo dell’Agnello, mi illumino d’immenso e mi viene un sorriso XXL! La
«attesologia» cristologica ricarica più d’ogni altra teologia ed è contaminante!
Provare per credere.
{Nicola Martella}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Ridere_dalla-fine_Esc.htm
08-04-2010; Aggiornamento:
05-07-2010 |