Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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È BIBLICAMENTE LECITO PREGARE GESÙ?

 

 a cura di Nicola Martella

 

L’insegnamento generale della Bibbia riguardo alla preghiera è il seguente: Gesù ha insegnato di indirizzare le preghiere al Padre (Mt 6,6.9). Gesù è il Mediatore tra Dio e l’uomo, non il destinatario ultimo delle preghiere (1 Tm 2,5). Il libro degli Atti ci mostra che i discepoli pregavano il Padre (At 12,5; 16,25; 27,35). La preghiera va fatta al Padre, nel nome di Gesù, per mezzo dello Spirito Santo (Rm 8,26).

     Questa linea di condotta generale significa però che è proibito rivolgere preghiere a Gesù? O peggio, si commette peccato di lesa maestà nei confronti del Padre, se ci rivolgiamo a Gesù in preghiera?

    Alcune frange del cristianesimo affermano che non bisognerebbe pregare Gesù. Ma che cosa afferma la sacra Scrittura su questo tema? 

È lecito pregare Gesù? {Argentino Quintavalle; Nicola Martella}

Invocare il nome di Gesù {Nicola Martella}

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Donato Trovarelli

2. Nicola Martella

3. A. Quintavalle

4. Donato Trovarelli

5. A. Quintavalle

6. Donato Trovarelli

7. A. Quintavalle

8. Nicola Martella

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Donato Trovarelli} 

 

     ■ Avete scritto: «L’insegnamento generale della Bibbia». ● Io dico: Esso non esiste, perché nessuno lo ha dato. Lo si evince dalla dottrina di Cristo e dalla sapienza che lo Spirito Santo ci dà di volta in volta. Non esiste un catechismo e un libro di dottrina generale.

     ■ Avete scritto: «L’insegnamento generale della Bibbia riguardo alla preghiera è il seguente: Gesù ha insegnato di indirizzare le preghiere al Padre (Mt 6,6.9)». ● Io dico: Ma quale Padre? Suo Padre o il Padre Nostro? Dio-Padre ha mandato Dio-Figlio, ma chi ci ha adottati non è Dio-Padre, al quale comunque apparteniamo, ma Dio-Figlio.

     ■ Avete scritto: «Gesù è il Mediatore tra Dio e l’uomo, non il destinatario ultimo delle preghiere (1 Tm 2,5)». ● Io dico: Anche questo è falso ed è un abuso teologico, una sovrastruttura, essendo Gesù il destinatario di tutte le preghiere proprio perché è il Mediatore. È poi Lui che le porta a Suo Padre.

     ■ Avete scritto: «Il libro degli Atti ci mostra che i discepoli pregavano il Padre (At 12,5; 16,25; 27,35)». ● Io dico: Anche questo è falso, perché proprio nei passi citati si prega il Kyrios, che è Gesù Cristo, il Signore.

     ■ Avete scritto: «La preghiera va fatta al Padre». ● Io dico: La preghiera va fatta al Padre, sapendo che il Padre è Gesù. Pregare il Signore, pensando che sia il Padre di Gesù, significa stare nel Vecchio Testamento senza mai entrare nel Nuovo Testamento, dove scopriamo, se lo vogliamo e ci piace scoprirlo, che esistono due Signori: il Signore Dio-Padre e il nostro Signore Gesù Cristo.

     ■ Avete scritto: «La preghiera va fatta al Padre, nel nome di Gesù, per mezzo dello Spirito Santo (Rm 8,26)». ● Io dico: Ogni formula tranquillizzante o stereotipata tipo «Pregare il Padre, nel nome di Gesù» è un azzeramento di tutta la dottrina di Cristo. L’ultimo passo citato poi non dice di pregare il Padre nel nome di Gesù, ma solo che lo Spirito Santo porta le nostre preghiere al trono di Gesù con sospiri ineffabili (Rm 8,26). Non facciamo dire alla Parola ciò che la Parola non dice.

(Donato Trovarelli è gestore di Evangelitalia)

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Caro Donato, leggendo quanto hai scritto (comunque grazie), ho avuto l’impressione che tu non abbia letto l’intero articolo presente sul sito [► È lecito pregare Gesù?], ma che tu ti sia fermato alle questioni preliminari presenti sull’e-mail che ho inviato (il tutto corrisponde all'introduzione a questo tema di discussione), questioni che servivano appunto per introdurre il tema e per attirare l’attenzione dei lettori. Ti consiglio quindi di leggere prima l’intero articolo e poi di mandarmi le tue considerazioni riflettute.

 

Nota editoriale: Certamente ci sarebbero tante cose da dire sul contributo di Donato sia nel merito, sia sul piano razionale e teologico. Delego ad Argentino Quintavalle una risposta.

 

 

3. {Argentino Quintavalle} 

 

Avevo scritto l’articolo È lecito pregare Gesù? con scopi apologetici: far vedere, senza fare polemiche ma con un semplice esempio, che è lecito pregare Gesù. Semmai avessi voluto trattare teologicamente dei rapporti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo avrei scritto ben diversamente. Qui di seguito affronto le obiezioni di Donato Trovarelli.

 

     ■ Donato ha scritto: «L’insegnamento generale della Bibbia non esiste, perché nessuno lo ha dato». ● Rispondo: Basta mettersi d’accordo sui termini da usare. Per spiegare cosa intendevo con «generale» porto due esempi: 1) L’insegnamento generale del Nuovo Testamento è che il cristiano è libero di mangiare tutti i cibi, ma l’insegnamento particolare è che per motivi di coscienza uno può decidere di mangiare solo i cibi considerati puri dalla Legge. 2)  L’insegnamento generale del Nuovo Testamento è che la circoncisione non serve, l’insegnamento particolare è che Paolo ha fatto circoncidere Timoteo.

     ■ Donato ha scritto: «Lo si evince dalla dottrina di Cristo e dalla sapienza che lo Spirito Santo ci dà di volta in volta». ● Rispondo: La sapienza va cercata e chiesta a Dio in preghiera, stando sempre attenti a non spacciare le nostre convinzioni per sapienza di Dio.

     ■ Donato ha scritto: «Non esiste un catechismo e un libro di Dottrina Generale. Riguardo alla preghiera è il seguente: Gesù ha insegnato di indirizzare le preghiere al Padre (Mt 6,6.9). Ma quale Padre? Suo Padre o il Padre Nostro?». ● Rispondo: Che differenza c’è tra suo Padre e il Padre nostro? «Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e al Dio vostro» (Gv 20,17). Il Padre nostro è anche il Padre di Gesù Cristo!

     ■ Donato ha scritto: «Dio-Padre ha mandato Dio Figlio, ma chi ci ha adottati non è Dio-Padre al quale comunque apparteniamo, ma Dio-Figlio». ● Rispondo: Non è esatta questa terminologia. Gesù Cristo (Dio fatto carne, cioè uomo) è stato il mezzo di cui Dio Padre si è servito per adottarci. «il Padre del nostro Signore Gesù Cristo… ci ha predestinati a essere adottati, per mezzo di Gesù Cristo, come suoi figli» (Ef 1,4s). Se fossimo stati adottati da Gesù saremmo suoi figli, ma Gesù non chiama mai i suoi discepoli figli, ma fratelli. «Il Figlio è il primogenito fra molti fratelli» (Rm 8,29); «Egli non si vergogna di chiamarli fratelli» (Eb 2,11).

     ■ Donato ha scritto: «Voi dite: “Gesù è il Mediatore tra Dio e l’uomo, non il destinatario ultimo delle preghiere (1 Tm 2,5)”. Anche questo è falso ed è un abuso teologico, una sovrastruttura, essendo Gesù il destinatario di tutte le preghiere proprio perché è il Mediatore. È poi Lui che le porta a Suo Padre». ● Rispondo: È come dire che in un processo, l’avvocato è il destinatario di tutti gli atti processuali riguardanti l’imputato solo perché li deve trasmettere al giudice.

     ■ Donato ha scritto: «Voi dite: “Il libro degli Atti ci mostra che i discepoli pregavano il Padre (At 12,5; 16,25; 27,35)”. Anche questo è falso, perché proprio nei passi citati si prega il Kyrios, che è Gesù Cristo, il Signore». ». ● Rispondo: Nei passi citati la preghiera non è riferita al Kyrios, ma al Theòs, che è Dio Padre. Prima di dire che è falso è bene controllare!

     ■ Donato ha scritto: «La preghiera dunque va fatta al Padre, sapendo che il Padre è Gesù». ● Rispondo: Gesù dunque pregava se stesso ogni qualvolta gli Evangeli riportano le sue preghiere? Questa maniera di parlare è poco chiara e crea molta confusione.

     ■ Donato ha scritto: «Pregare il Signore, pensando che sia il Padre di Gesù, significa stare nel Vecchio Testamento senza mai entrare nel Nuovo Testamento». ● Rispondo: È esattamente il contrario. Pregare il Signore (inteso come Dio Padre), pensando che sia il Padre di Gesù, significa stare nel Nuovo Testamento. Nel Vecchio non c’è l’insegnamento di pregare Dio Padre nel nome del Messia, ma nel Nuovo sì.

     ■ Donato ha scritto: «… nel Nuovo Testamento, dove scopriamo, se lo vogliamo e ci piace scoprirlo, che esistono due Signori: il Signore Dio-Padre e il nostro Signore Gesù Cristo». ● Rispondo: D’accordo che esistono due Signori, ma precisando che uno dei quali è Padre e l’altro è Figlio. Che esistono due Signori è scritto anche nel Vecchio Testamento, non è una rivelazione del Nuovo: Gesù citò il Sal 110,1 quando disse: «Il Signore ha detto al mio Signore: siedi alla mia destra» (Mt 22,44).

     ■ Donato ha scritto: «Ogni formula tranquillizzante o stereotipata tipo “Pregare il Padre, nel nome di Gesù” è un azzeramento di tutta la dottrina di Cristo». ● Rispondo: Allora anche l’apostolo Paolo ha azzerato la dottrina di Cristo nei suoi scritti? «Rendendo del continuo grazie d’ogni cosa a Dio e Padre, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo» (Ef 5,20). «Fate ogni cosa nel nome del Signor Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui» (Col.3,17).

     ■ Donato ha scritto: «L’ultimo passo citato poi non dice di pregare il Padre nel nome di Gesù, ma solo che lo Spirito Santo porta le nostre preghiere al trono di Gesù con sospiri ineffabili (Rm 8,26)». ● Rispondo: Questo versetto non l’avevo citato per dimostrare che le preghiere devono essere fatte al Padre nel nome di Gesù, ma per far vedere che anche lo Spirito Santo interviene nelle nostre preghiere.

     ■ Donato ha scritto: «Non facciamo dire alla Parola ciò che la Parola non dice». Su questo sono d’accordo. Il Nuovo Testamento non dice mai che il Padre è Gesù

 

 

4. {Donato Trovarelli} 

 

Rispondo a brandelli, a spizzico e bocconi, perché Argentino ha messo troppa carne a cuocere ed ogni sua affermazione merita una contro-risposta...

   Insegnamento generale e particolare: grave distinzione tipicamente gesuitica.

   Il particolare è capace di andare contro il generale: ma siamo pazzi?

   Il fatto che l’insegnamento generale del Nuovo Testamento è che il cristiano è libero di mangiare tutti i cibi, non significa che noi siamo autorizzati, per motivi di coscienza, a mangiare solo i cibi considerati puri dalla Legge. In questo caso la legge è una «menomazione».

   Il fatto che si possa pensare che ci sia un insegnamento generale secondo la quale la circoncisione non serva, perché serve quella del cuore, ciò non autorizza a credere che ci possa essere un insegnamento particolare secondo cui Paolo fece bene a far circoncidere Timoteo. Paolo sbagliò perché la luce non era in lui, ma poi se ne pentì e scrisse quello che scrisse contro la circoncisione e il Concilio di Gerusalemme gli ha dato poi ragione.

   La legge annulla la grazia.

 

 

5. {Argentino Quintavalle} 

 

     ■ Premessa: 2 Tm 2,24 afferma che «il servitore del Signore non deve contendere». Per litigare bisogna essere almeno in due, ma anche per ragionare e confrontarsi su un argomento bisogna essere almeno in due. Il brano sopra citato continua dicendo che il servitore del Signore: «dev’essere mite inverso tutti, atto ad insegnare, paziente, correggendo con dolcezza quelli che contraddicono». Noi stiamo parlando di cose scritte qualche millennio fa, in una lingua diversa dalla nostra e da persone culturalmente diverse da noi. Siamo quindi costretti a interpretare ciò che è scritto, con tutte le nostre limitazioni. Una cosa però è certa: colui che interpreta meglio non è chi strilla più forte, né colui che per giustificare sé stesso denigra gli altri. Il fratello Nicola non è cattolico e io non sono gesuita. Quanto ai binari su cui si viaggia, ognuno è convinto di ciò che crede. Ne è convinto il cattolico, ne è convinto l’ortodosso, ne è convinto il luterano, l’anglicano, il testimone di Geova, eccetera. Ne sono convinti anche i vari movimenti evangelici di cui anch’io faccio parte. Chi più chi meno, tutti dicono che «la via è Cristo». Quando il treno si fermerà alla stazione vedremo chi scenderà e chi lo avrà pronunciato soltanto con la bocca che «la via è Cristo».

     Non ho intenzione di cavillare, ma almeno due cose le voglio chiarire.

 

     ■ Donato ha scritto: «Non significa che noi siamo autorizzati, per motivi di coscienza, a mangiare solo cibi considerati puri dalla Legge», ed ancora: «Paolo sbagliò perché la luce non era in lui, ma poi se ne pentì e scrisse quello che scrisse contro la circoncisione e il Concilio di Gerusalemme gli ha dato poi ragione».

     ■ Rispondo: Mi spiace dirlo, ma è difficile trovare tanti errori in poche righe.

     ■ 1) Noi siamo più che autorizzati (liberi) di mangiare solo (se lo vogliamo) i cibi considerati puri dalla Legge. Paolo lo spiega molto bene sia nella lettera ai Romani che nella prima ai Corinzi. Atti 15 ha autorizzato l’esonero parziale dell’osservanza alla Legge per i credenti delle nazioni, ma nulla fu cambiato per i credenti ebrei. Inoltre, i quattro divieti di At 15,20 era il minimo richiesto per i credenti delle nazioni (non il massimo). O forse c’è qualcuno che dall’alto della sua sapienza è in grado di dimostrare che Gesù mangiava panino e prosciutto o che Paolo faceva colazione con pane e salsiccia?

     ■ 2) Dire che «Paolo sbagliò perché la luce non era in lui » è un’affermazione di cui l’autore se ne assume la responsabilità.

     ■ 3) Da nessuna parte viene detto che Paolo si pentì di aver fatto circoncidere Timoteo.

     ■ 4) La circoncisione di Timoteo è avvenuta dopo il concilio di Gerusalemme (At 16:1-3). Forse che neanche il concilio di Gerusalemme è riuscito dare la luce a Paolo?

     At 21,24 parla di Paolo a cui Giacomo chiese di pagare i sacrifici di quattro nazirei «perché si possano radere il capo» — atto questo che significava il completamento del voto di nazireato. E Paolo lo fece! Era chiaramente un voto di nazireato anche quello collegato con Paolo in At 18,18. Così bisogna prendere atto che i voti di nazireato venivano ancora fatti dai membri della chiesa anni dopo la risurrezione di Cristo e dopo il concilio di Gerusalemme. Se per un cristiano giudeo era lecito il nazireato, era lecito anche mangiare cibi puri.

 

 

6. {Donato Trovarelli} 

 

     ■ Argentino ha scritto: «Gesù non chiama mai i suoi discepoli figli, ma fratelli».

     ■ Rispondo: È falso. Gesù chiama gli altri come «figli». Gesù ci adotta come padre. Egli chiamò tante persone con l’appellativo di figlio.

     I discepoli, in ben tre occasioni importanti: «E i discepoli sbigottirono a queste sue parole. E Gesù da capo replicò loro: Figli, quant’è malagevole a coloro che si confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio!» (Marco 10,24).

     «Se Dio è glorificato in lui, Dio lo glorificherà anche in se stesso, e presto lo glorificherà. Figli, è per poco che sono ancora con voi. Voi mi cercherete; e, come ho detto ai Giudei: “Dove vado io, voi non potete venire”, così lo dico ora a voi» (Giovanni 13,32-33).

     «Allora Gesù disse loro: Figli, avete voi del pesce? Essi gli risposero: No» (Giovanni 21,5).

     Tutti i credenti, santificati dal suo sangue: noi infatti siamo figli primogeniti perché adottati singolarmente da Gesù!  «...ma voi siete venuti... alla chiesa dei primogeniti che sono scritti nei cieli, e... a Gesù, il mediatore del nuovo patto, e al sangue dell’aspersione che parla meglio di quello di Abele» (Ebrei 12,22-24).

     In Gesù abbiamo trovato una famiglia!

     «È venuto il Figlio dell’uomo mangiando e bevendo, e voi dite: Ecco un mangiatore e un beone, un amico dei pubblicani e dei peccatori! Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi figli» (Luca 7,34 -35).

     Tutti i figli della luce (Gesù ha detto: io sono la luce del mondo» Giovanni 8,12; 9,5; 12,35).

     «La moltitudine quindi gli rispose: Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno: come dunque dici tu che bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato? Chi è questo Figlio dell’uomo? Gesù dunque disse loro: Ancora per poco la luce è fra voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi colgano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove vada. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce. Queste cose disse Gesù, poi se ne andò e si nascose da loro» (Giovanni 12,34-36).

     Si può essere figli della luce, senza avere la luce per padre?

     Gesù è lo stesso DIO che risplende nel nostro cuore: «Perché l’Iddio che disse: Splenda la luce fra le tenebre, è quello che risplendette nei nostri cuori affinché noi facessimo brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo» (2 Corinzi 4,6).

     tutti i figli d’ubbidienza a Gesù.

     «Perciò, avendo cinti i fianchi della vostra mente, e stando sobri, abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata nella rivelazione di Gesù Cristo; e, come figli d’ubbidienza, non vi conformate alle concupiscenze del tempo passato quand’eravate nell’ignoranza» (1 Pietro 1,13-14).

     Un paralitico: «Figlio i tuoi peccati ti sono rimessi. Or alcuni degli scribi erano quivi seduti e così ragionavano in cuor loro: Perché parla costui in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può rimettere i peccati, se non un solo, cioè Dio?» (Marco 2,5-7).

     «Ed ecco gli portarono un paralitico steso sopra un letto. E Gesù, veduta la fede loro, disse al paralitico: Figlio, sta’ di buon animo, i tuoi peccati ti sono rimessi» (Matteo 9,2; Marco 2,5).

     Una donna: «E Gesù, voltatosi e vedutala, disse: Sta’ di buon animo, figlia; la tua fede t’ha guarita. E da quell’ora la donna fu guarita» (Matteo 9,22; Luca 8,48).

 

 

7. {Argentino Quintavalle} 

 

Nota redazionale: Prescindiamo qui dal riportare  i vari termini greci e le relative nuance che compaiono nel NT per differenziare tra i diversi usi (giuridico, affettivo, ecc.).

 

È vero che Gesù, a volte, chiamò i suoi discepoli «figli». Ma cosa voleva dire? Che gli era il Padre? No, il motivo è un altro! Anche Paolo chiamò i Galati «figli» (Gal 4,19). Timoteo era il «figlio diletto» di Paolo (1 Cor 4,17; 1 Tm 1,2). Lo stesso dicasi di Tito (Tt 1,4). Anche l’anziano apostolo Giovanni chiamò i suoi fratelli «figli» (1 Gv 2,1; 3,7.18; 5,21).

     Gesù usava la parola «figli» nello stesso senso in cui fu usata da Paolo e Giovanni, e tutti e tre la usavano secondo la cultura ebraica dei loro tempi. Il maestro considerava il proprio discepolo come un figlio, e viceversa il discepolo considerava il maestro come un padre.

     Malgrado le molte privazioni, non c’era niente da paragonare all’allegrezza di seguire e apprendere da un grande maestro e far parte della cerchia dei suoi discepoli. Si sviluppava un rapporto speciale tra maestro e discepolo, nel quale il maestro diventava come un padre.

   Infatti egli era più che un padre e doveva essere onorato più che il proprio padre, come indica il seguente passo della Mišnah: «Quando uno si mette alla ricerca di qualcosa che è stato perso, sia di suo padre che del suo maestro, la ricerca di ciò che ha perso il maestro ha la precedenza sopra quella di suo padre perché suo padre lo ha portato alla vita di questo mondo, mentre il suo maestro, che gli insegna la sapienza (cioè la Torah), lo porta alla vita del mondo a venire. Ma se suo padre non è meno studioso del suo maestro, allora la cosa persa da suo padre ha la precedenza… Se suo padre e il suo maestro sono schiavi, egli deve prima riscattare il suo maestro, e dopo il padre, a meno che il padre è egli stesso uno studioso e quindi deve riscattare prima suo padre» (Baba Meṣi’a 2,11).

     Se sembra sconvolgente che si poteva riscattare il proprio insegnante prima del proprio padre, è solo perché non si riesce a comprendere il grande amore e il rispetto che i discepoli, e la comunità ebraica in generale, avevano per i loro maestri. Gesù chiamava i suoi discepoli «figli» perché era il loro rabbino (= maestro; Gv 20,16).

     Colgo l’occasione, a scopo di correzione, far notare che la frase citata da Donato, «ma alla sapienza è stata fatta giustizia da tutti i suoi figli» (Lc 7,34s), non si riferisce ai «figli» di Gesù quale Padre. Questo è un errore comune. Chi pensa di poter interpretare il verso senza conoscere la cultura ebraica commette un atto di presunzione (o di ignoranza, che è più scusabile) e quasi sempre sbaglia. Infatti la frase è un idioma ebraico.

     La parola «sapienza» ha sempre una connotazione positiva in italiano, ma in ebraico può anche indicare «accortezza», «astuzia», o anche «stupidità». Nel contesto di Lc 7,35, citato sopra, la sapienza è utilizzata in un senso negativo. Giovanni Battista, che era un asceta, è stato accusato dai conduttori religiosi di avere un demone. D’altro lato, Gesù, che non faceva una vita ascetica, è stato da loro accusato di essere un mangione e un bevitore, e di avere comunione con i pubblicani e i peccatori. Gesù ha risposto: «alla sapienza è stata fatta giustizia da tutti i suoi figli». Egli ha espresso un semplice e chiaro idioma ebraico: «potete sapere se la sapienza è vera sapienza, dalla consistenza o dalla inconsistenza dei suoi argomenti. Se i vostri argomenti sono così inconsistenti e contraddittori, ciò è una chiara indicazione della vostra stupidità».

     Riguardo le altre obiezioni versettologiche sollevate, non entro nel merito. Dice un midrash: «Sovrano dell’universo! Perché fornisci agli eretici un pretesto?» «Scrivi!» gli rispose Dio: «Chiunque desideri errare, errerà…». Nella risposta di Dio, «Chiunque desideri errare», si capisce che chi sinceramente cerca la verità la vedrà; chi cerca una scusa per sbagliare, la troverà.

 

 

8. {Nicola Martella} 

 

Il tema riguardava il fatto se sia biblicamente lecito pregare Gesù. Ma in questo documento ha preso tutto un'altra piega, mettendo a fuoco specialmente l'identità di Gesù (è lui il «Padre» o è distinto dal «Padre nostro che sei nei cieli»?) e, di riflesso, l'identità dei credenti (siamo «figli» di Dio Padre o di Gesù?). In ogni modo, qualche chiarimento c'è stato. Se non arrivano altri contributi specifici al tema proposto. possiamo considerare chiuso l'argomento.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Pregare_Gesu_OiG.htm

15-12-2006; Aggiornamento: 05-07-2010

 

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