Un lettore sostiene la convinzione, secondo cui sarebbe legittimo avere immagini di angioletti
in casa, e la Bibbia non avrebbe nulla da eccepire al riguardo. Secondo il suo
punto di vista si entrerebbe addirittura nel fanatismo nel caso in cui qualcuno pensa qualcosa di diverso. Gli ho
risposto nell'articolo «Immagini
di angeli in casa?». Qui di seguito diamo occasione ai lettori
di esprimersi in merito.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
al Webmaster
(E-mail)
Attenzione! Non si
accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e
cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno
pseudonimo, se richiesto.
I contributi sul
tema
▲
(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica
sottostante
1.
{Domenico Falbo}
▲
Va eliminato
tutto quello che può essere idolatria. Nel Vecchio Testamento le raffigurazioni
ornamentali del luogo santo, partivano dalla direttiva dell’Altissimo, quindi
non si correva il rischio dell’idolatria. Col Nuovo Testamento, non cambia
nulla, l’idolatria è vietata. Basta leggere le lettere di Paolo, come si batteva
contro gli idoli pagani. I cristiani hanno altri riferimenti: gli Evangeli, il
battesimo, la cena del Signore e lo Spirito Santo, che dona tanti doni e tanta
forza a chi crede in Cristo e l’accetta. Non c’è quindi bisogno del disegnino
col bimbetto-angelo che ti sorride! {1 maggio 2008}
2.
{Alessandra Bedin}
▲
■
Contributo:
A parte tutto, Dio non vuole che ci facciamo immagini scolpite e le adoriamo,
è un comandamento (il 1°) che la Chiesa Cattolica ha pensato bene di togliere
fin dall’inizio (N.B. in Apocalisse c’è anche scritto
guai a chi toglie o aggiunge qualcosa alla Parola di Dio...).
Non si tratta di fanatismo. Quando lo Spirito Santo toccherà il cuore, capirai
perché Dio abbia in abominio pratiche come queste che sono d’origine pagana.
E anche se sostieni che non adori questi «angioletti», il fatto d’averli non
cambia la tua situazione spirituale. Visto che solo il Padre deve essere adorato
in Spirito e verità come Lui stesso dice (Gv 4,23), allora questo
vorrebbe dire non adorare Lui, e farlo in materia e in menzogna. Dio si
sperimenta, perché è vivo. Le statuette sono orpelli e basta.
Chi non lo sperimenta non può capire. Quel che è certo è che Dio è un Dio
geloso, non dà la sua gloria a nessuno (giustamente!); gli angeli
(spirituali, quelli veri) esistono per adorarlo e servire i suoi figli. E
comunque Dio dice anche: «Ti salvino i tuoi idoli, nel giorno dell’avversità»
— lo dice a chi intende confidare nei carri e nei cavalli (vedi Salmo 20), nelle
statuette o in qualunque cosa che non sia Dio. Se vuoi vederlo come talebanismo,
rimane un problema tuo. Gesù ha anche detto: «Conoscerete la verità e la
verità vi farà liberi». Liberi d’adorare solo Dio in Spirito e Verità.
Alleluia! {2 maggio 2008}
▬
Risposta: Con quanto afferma la lettrice non posso che concordare.
Ella si rivolge a un «tu», che qui considera evidentemente come non credente, e
argomenta in modo tale da convincerlo (giustamente) dell'erroneità di qualunque
tipo di idolatria. L'unico sospetto che mi è venuto è che la lettrice non abbia
letto l'intero articolo, presente sul sito, ma si sia basata solo sulle
affermazioni del lettore, così com'erano scritte sull'invito alla lettura. Se
avesse letto l'articolo, avrebbe visto che concordiamo sullo stesso soggetto,
avrebbe scritto diversamente e magari avrebbe tratto da esso anche qualche
insegnamento. {Nicola Martella}
■ Altro:
Trovo
eccellente il contributo della Signora
Alessandra {Domenico Falbo; 03-05-2008}
3.
{Gianni Siena}
▲
Non vi sarebbe
niente di male negli «angioletti» ma sappiamo, appunto, che l’uomo scivola su
queste cose e finisce con l’adorarle, venerarle (= ch’è in pratica la stessa
cosa).
L’immagine in sé non comporta necessariamente il rischio d’idolatria; ho un
«cimelio» di mio suocero che fuggì da un lager e scampò miracolosamente,
nascosto in una casa tedesca, alle bombe alleate (= II guerra mondiale). Si
tratta d’un «angioletto» che fece mostra (= ornamentale) nella vetrinetta della
credenza della mia sala da pranzo. Mia moglie (= evangelica) aveva un riguardo
per quest’oggetto, appunto, un ricordo di suo padre; egli morì l’anno in cui ci
sposammo e quest’era un ricordare suo padre, al quale ella era molto attaccata.
Giunse poi il momento di «razionalizzare» il dolore d’una grande perdita (mio
suocero lasciò figli giovani e molto piccoli) e, senza rimpianti, l’oggetto finì
in soffitta.
Io non sono «amante» di quadri con versetti e dei simboli cristiani (come il
pesciolino sulla macchina «acronimo» ben noto). La mia testimonianza è giorno
per giorno o nel mio cuore c’è scritta la Legge del Signore oppure non sono
credibile. Rispetto, però, chi non la pensa come me; ma sarebbe buono non
esagerare con i «cimeli», le riproduzioni artistiche: «possono» essere
d’inciampo ad anime deboli nella fede, come dimostra il cattolicesimo.
In ogni caso, un cristiano non dovrebbe «bramare» d’avere in casa segni visibili
della fede: Dio va adorato in spirito e verità. I suoi servitori celesti noi non
li conosciamo di vista e questo dovrebbe indurci a una saggia astensione da
questi oggetti: gli angeli non chiedono nulla per se stessi ma — come Maria a
Cana — c’indirizzano a Dio e a Cristo. {3 maggio 2008}
4.
{Stefano Frascaro}
▲
Pace, caro fratello. Ho letto con molto interesse il tema sulle immagini degli
angeli e, pur se approvo, in linea di massima, ciò che ha detto Alessandra, a
fronte di ciò che ha detto Pino (che lui le immagini non le adora), mi viene un
dubbio: ma tutti i versetti che molti di noi hanno attaccati per tutta casa cosa
sono? È vero, è la Parola di Dio, ma penso che alla fine ciò che sia importante
è l’uso che ne facciamo. Se utilizziamo quel versetto come nostro monito, o come
«panacea» per i nostri mali che differenza facciamo da avere l’immagine d’un
angelo, per quanto sbagliata possa essere? Quanti di noi hanno quadri che
raffigurano momenti biblici collegati con un versetto? E non ci danno serenità
guardandolo? Penso che dobbiamo fare attenzione, quando gridiamo all’idolatria,
se prima non diamo un’occhiata nelle nostre case. {3 maggio 2008}
5.
{Nicola Martella}
▲
Qui rispondo implicitamente ad ambedue gli ultimi contributi, sebbene mi
concentri specialmente sull'ultimo. Penso che facciamo meglio a ubbidire
prima di tutto alla Parola di Dio. Non c’è alcun confronto fra farsi delle
immagini di essere trascendentali (o immaginati tali!) e avere versi biblici
alle pareti. Non è generalizzando o relativizzando tutto che ci avviciniamo alla
verità. Verifichi ognuno da sé questa differenza, mettendo a confronto questi
due brani biblici:
■
Proibizione con imprecazione di maledizione: «Maledetto l’uomo che fa
un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno, opera di mano
d’artefice, e la pone in luogo occulto! E tutto il popolo risponderà e dirà:
Amen» (Dt 27,15; cfr. Es 20,3ss; Ap 21,8).
■ Comando esplicito per non dimenticare: «E
questi comandamenti che oggi ti do ti staranno nel cuore; li inculcherai
ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai
per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come
un segnale, ti saranno come
frontali tra gli occhi, e li scriverai
sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte» (Dt 6,6-9).
Io non so di quali
case Stefano stia parlando, ma a casa mia non abbiamo raffigurazioni di esseri
riconducibili a un culto o che tra la popolazione sono oggetto di venerazione e
di adorazione. Penso che l’ubbidienza alla Parola di Dio sia prioritaria
rispetto ai propri gusti.
Altra cosa sono raffigurazioni floreali o naturalistiche che accompagnano
certi versetti; anche Israele ne aveva. Esse sono abbellimento, non
l’essenziale. Altra cosa è anche il materiale didattico, usato
strettamente nel contesto della narrazione di storie bibliche, ad esempio, nella
«Scuola Domenicale» e nell’«Ora Felice» (riunione di bambini infrasettimanale):
qui i bambini ben sanno che si tratta solo di raffigurazioni; inoltre a nessun
monitore verrebbe in mente di presentare tali immagini come oggetti di culto.
(Anche al riguardo bisogna certo riflettere fino a che punto bisogna spingersi
con le raffigurazioni, per non far cadere i bambini nell’idolatria. «Chi avrà
scandalizzato [= fatto cadere in trappola] uno di questi piccoli che credono in
me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e
fosse sommerso nel fondo del mare»; Mt 18,6).
Tutto ciò che può essere equivoco per il prossimo o di caduta per lui,
dev’essere rimosso, se si vuole essere ubbidienti alla Parola di Dio e
godere le sue benedizioni. «Non ci giudichiamo dunque più gli uni gli altri,
ma giudicate piuttosto che
non dovete porre pietra d’inciampo sulla
via del fratello, né essergli occasione di caduta» (Rm 14,13).
Ecco inoltre ancora una volta il preciso comandamento a Israele: «Guardati
dal far lega con gli abitanti del paese nel quale stai per andare, affinché non
abbiano a diventare, in mezzo a te, un
laccio; ma demolite i loro
altari, frantumate le loro colonne,
abbattete
i loro idoli; poiché tu non adorerai altro
dio, perché l’Eterno, che si chiama “il Geloso”, è un Dio geloso.
Guardati dal far lega con gli abitanti del paese, affinché, quando quelli si
prostituiranno ai loro dèi e
offriranno sacrifici ai loro dèi, non avvenga ch’essi t’invitino, e tu mangi dei
loro sacrifici, e prenda delle loro figlie per i tuoi figli, e le loro figlie
si prostituiscano ai loro dèi, e
inducano i tuoi figli a prostituirsi
ai loro dèi. Non ti farai dèi di getto»
(Es 34,12-17).
6.
{Daniel Cimpianu}
▲
Nota redazionale:
Daniel è romeno ed è vissuto in Romania in un ambiente ortodosso. È stato per
alcuni anni in Italia, dove ci siamo conosciuti prima che rientrasse in patria.
Diamo ora a lui la parola.
Io sono cresciuto
con la mentalità ortodossa. Quest’ultima è molto vicina alla mentalità
cattolica. Si raffigura tutto: angeli, santi, la «vergine» Maria, tutto quello
che è possibile. La cosa peggiore è che baciano tutto, fanno il segno croce
davanti a loro, pregano d’avanti a loro. La cosa che mi fa sorridere è che anche
un ladro, prima di rubare, si fa il segno croce. Vengono mischiate insieme cose
vere con tante bugie. Si sono addirittura «trovate» icone che piangono; milioni
di persone pagano soldi solo per vederle. Esiste un giro di soldi
inimmaginabile. Forse con la mia mentalità posso sembrare un fanatico religioso,
ma io non posso tenere nella mia stanza statuette e quadri che ripresentano
esseri celesti, ma solo personaggi storici, paesaggi, belle creature dal regno
animale. I personaggi celesti non si devono rappresentare né disegnare. Dio ha
nascosto il corpo di Mosè; penso che il popolo aveva la tentazione di venerarlo.
{4 maggio 2008}
7.
{Stefano Frascaro}
▲
■
Contributo: Caro fratello, mi sono riletto il mio intervento e gli
interventi di chi mi ha preceduto. Non ho individuato il punto in cui avrei
detto che avere un versetto attaccato alla parete sia uguale a un immagine da
adorare. Come non ho individuato il punto in cui dicevo che nell’ora felice non
bisogna utilizzare immagini di personaggi biblici.
Ancor di più mi ritrovo con quanto scritto dal fratello Siena e questo dovrebbe
chiarire una volta per tutte il mio pensiero.
Quello che invece volevo trasmettere è il disappunto nel voler necessariamente
«demonizzare» qualsiasi cosa ci ricordi il cattolicesimo e non guardiamo invece
ai «nostri» idoli.
Io personalmente non trovo differenze, o meglio le trovo tutte e due sbagliate,
nelle immagini per esempio di Mosè che divide le acque a quella d’un angelo che
protegge una persona.
La differenza fondamentale è l’uso che poi il credente ne fa. Ben venga se il
Mosè ci ricorda la potenza di Dio e la sua compassione e fedeltà verso il suo
popolo, ma la Parola c’insegna che il Signore manda i suoi angeli a proteggerci;
quindi dove è la differenza? Differente è se poi dell’immagine ne faccio
idolatria, ma ritengo che stiamo parlando tra credenti accorti e fedeli alla
Parola di Dio.
▬
Risposta: Quando si risponde a qualcuno, spesso si amplia il
discorso per far capire il concetto e per portare altri punti di riflessione;
così ho fatto io sopra. La questione che riscontravo nel precedente contributo
di Stefano (e in parte minore in questo) è il tentativo di rendere credibile
qualcosa, relativizzando tutto. La via legittima è, a mio parere, invece quella
di argomentare (oltre che in modo espressamente biblico) in modo lineare e
differenziato.
Quanto ai «“nostri” idoli», di cui Stefano parla, forse sarebbe meglio che
parlasse dei suoi, invece di generalizzare; biblicamente parlando, gli idoli
sono sempre immagini e oggetto di culto ben definiti. L’unica eccezione viene
fatta nel NT, in cui in senso metaforico l’avaro viene paragonata all’idolatra
(Ef 5,5); altri casi non sono riportati e penso che facciamo male a chiamare
altre cose come «idolo» e «idolatria». Allungando il brodo non diventa meglio; è
bene riservare i termini a ciò che essi veramente significano. La differenza
fondamentale non è
solo nell’uso che poi il credente ne fa (altrimenti apriamo le porte al
relativismo soggettivo, secondo cui ognuno si crea il cristianesimo a propria
immagine!), ma primariamente nella semplice e rigorosa ubbidienza ai
comandamenti di Dio, laddove essi sono chiari ed espliciti nel nuovo patto.
Ricordo ancora una volta l’ingiunzione finale dell’apostolo Giovanni nella sua
prima epistola — dopo tanti discorsi di natura dottrinale e morale — a guardarsi
dagli idoli. Ciò significa che era ed è un pericolo sempre incombente per i
credenti.
Quanto a Mosè, Dio ne nascose il corpo per evitare l’idolatria verso la sua
persona (Dt 34,5s). Un’illustrazione a fini didattici dei fatti dell’esodo è una
cosa, la rappresentazione di un «san Mosè» a fini cultuali è altra cosa. Quanto
agli esseri celesti, ribadisco che essi ricorrono esplicitamente tra le cose
proibite dal comandamento: «Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna
delle cose che sono lassù nei cieli…» (Es 20,4).
Seguendo il consiglio, l’analisi spirituale e la tendenza delle cose,
prendiamoci a cuore la diagnosi di Samuele a Saul, il re che poi finì nella
negromanzia e nello spiritismo: «Ecco, l’ubbidienza val meglio che il
sacrificio, e dare ascolto val meglio che il grasso dei montoni. Infatti la
ribellione è come il peccato della divinazione, e l’ostinatezza è come
l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici» (1 Sm 15,22s). Scivolando
sempre più, inavvertitamente si passa dalle prime alle ultime cose.
8.
{Pino Destratis}
▲
■
Contributo:
Dai contributi letti, ho potuto constatare che i pensieri spesso non
convergono, la mia questione era basata su di una semplice domanda. Per
rispondere a Alessandra, so benissimo quello che dice la Parola, ma ribadisco,
dipende tutto dalla propria attitudine. Ad esempio, gli ebrei (quelli veri)
quando camminano e incontrano una donna chinano il capo per non guardarla;
qualcuno forse si chiederà perché, semplice, perché l’occhio permette alla mente
di pensare, e il pensiero potrebbe essere malizioso, che alla fine potrebbe
portare a peccare, allora meglio non guardare una donna. Credo che i credenti
siano di due tipi, quelli estremamente radicati nella Parola, che secondo me
sono rimasti all’AT, dove tutto è peccato, e forse sono ancora in viaggio verso
la terra promessa, e poi ci sono quelli che sanno di vivere nel 21° secolo e
sono convinti di poter essere credenti e soprattutto cristiani, senza scendere a
compromessi, semplicemente con la propria forza di volontà. Io ad esempio ero un
accanito fumatore e fumavo ca. 3 pacchetti al giorno; ho smesso in una notte
solo con la forza di volontà e per mettere alla prova me stesso, andavo in giro
con le sigarette in tasca ma senza fumare, ora sono 15 anni che non ho più
toccato una sigaretta.
Nel linguaggio della teologia cristiana, l’idolatria è l’adorazione d’una
divinità fittizia invece del vero Dio; comunemente però si dice anche che
l’idolatria sia l’adorazione d’oggetti ritenuti divinità o facenti parte d’essa,
o partecipi d’una divinità; inoltre l’idolatria è anche l’atteggiamento di
coloro che danno un valore molto alto a realtà quotidiane. Un ruolo idolatrico
viene inserito anche nelle ideologie che tendono a proporsi come assolute;
inoltre va anche ricordato che la rappresentazione scultorea (o comunque
un’immagine) è opera dell’uomo e non di Dio, mentre ciò che deve essere adorato
è Dio in sé, che non può essere rinchiuso in un manufatto. Ecco allora che chi è
in grado di far proprio questo concetto, non «scivolerà», dato che le nostre
case sono piene di quadri e oggetti che più o meno ci piacciono e ai quali
teniamo. Anche in casa di « fratelli» ho potuto ammirare aquile, colombe e
altro, che ricordano un certo inno, sono fatti allo stesso modo degli
angioletti. Chissà come si definiscono quei credenti che il sabato passano due
ore per lucidare l’auto, e la domenica restano incollati al televisore con la
domenica sportiva, che vanno al culto con la maglietta firmata, e a pranzo poi
sul tavolo espongono porcellana e cristallo. D’esempi ce ne sono migliaia.
Siamo nel 21° secolo, Gesù ha portato la libertà, la Legge è servita per un
certo periodo a educare il popolo, e Dio vuole attirare più gente possibile, Dio
vuole che tutti ascoltino e facciano proprio il messaggio della salvezza. Oggi
più che mai la chiesa di Cristo chiama i giovani, e ho potuto constatare che
dove non c’è l’oppressione che tutto sia peccato, i giovani s’avvicinano al
Signore; diversamente, fanno orecchi da mercante.
Con questo non voglio dire che bisogna fare come i cattolici, un quadro
s’appende alla parete per il suo scopo preciso, quindi se uno ha in casa un paio
d’angioletti appesi a una parete, come ornamento, non fanno dell’individuo
un’idolatra.
Diversamente è idolatra chi ha paura di «scivolare», perché già in quel momento
gli è entrata nella mente (l’idolatria).
Che il Signore c’illumini verso la giusta via.
{6 maggio 2008}
▬
Risposta: Avendo già risposto a molti dei punti sostenuti dal
lettore, rimando ai miei due ultimi contributi, ritenendo che essi trattino
adeguatamente quanto espresso da lui. Lascio ai lettori di appurare, alla luce
della Scrittura, in quali punti egli abbia espresso la verità, dettata da
sapienza divina, ed eventualmente anche mezze verità e «verità altre», ossia
quelle dettate da umana sapienza. L'ubbidienza val meglio del sacrificio... e
della dialettica.
9.
{}
▲
10.
{}
▲
11.
{}
▲
12.
{}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Immagini_di_angeli_Ori.htm
02-05-2008; Aggiornamento: 06-05-2008
|