Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Entrare nella breccia 1

 

Escatologia

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

In prima linea — Entrare nella breccia 1:

   Qui sono contenuti i principi di cura d’anime generale. Ecco le parti principali:
■ Gli aspetti generali
■ La consulenza
■ Gli aspetti dottrinali
■ I problemi della consulenza

 

Fare fronte — Entrare nella breccia 2:

   Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Eccole parti principali:
■ Consulenza specifica
■ Approfondimento delle problematiche
■ Aspetti critici
■ Fatti, casi ed eventi
■ Dizionarietto dei termini
■ Fogli d’analisi
■ Excursus: Rimostranze verso fratelli  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Entrare nella breccia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DUBBI SU BRANI DI ESCATOLOGIA E ANTROPOLOGIA?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Dubbi su brani di escatologia e antropologia», in cui abbiamo parlato dell’anima quale persona nei brani strutturali della Bibbia. Infatti, se non si distinguono i brani strutturali e funzionali, non si capirà bene la questione. Nella sacra Scrittura i brani strutturali sono solo quelli, in cui viene creato o disgregato l’essere. I brani funzionali sono quelli, in cui sono descritti gli stati d’animo dell’uomo.

     Ecco una similitudine, che può aiutare a rendere l’idea. L’energia, che attraversa una lampadina integra, produce attività (luce, calore). Così, fintantoché lo spirito personale è presente in un corpo integro personale, la loro interazione si manifesta come un «essere vivente» attivo e reattivo.

     Per i dettagli rimando in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), ai seguenti articoli: «Anima [nëfëš]», p. 85; «Antropologia 1: specie e genere», pp. 86s; «Antropologia 2: globalità dell’essere», pp. 87s; «Antropologia 3: componenti principali», pp. 89s; «Antropologia 4: funzioni principali», pp. 90ss.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Fortuna Fico

2. Antonio Capasso

3. Antonio Capasso

4. Giovanni Sarruso

5. Pietro Calenzo

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Fortuna Fico}

 

Contributo: Io mi chiedo: se, come si dice, alla morte del credente l’anima va a Dio, lo spirito che fine fa? {04-10-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Alla morte «la polvere torna alla terra com’era prima, e lo spirito torna a Dio che l’ha dato» (Ec 12,9). L’anima è, in senso strutturale (ossia l’uomo viene creato o disgregato alla morte), la persona, l’essere vivente, che smette di esistere come unità di corpo personale e spirito personale. L’uomo, ridotto al suo spirito, è cosciente, ma storicamente inattivo, e lo resterà così fino alla risurrezione nel luogo trascendentale a lui destinato: Paradiso per i redenti, Ades per gli empi.

 

 

2. {Antonio Capasso}

 

Contributo: La spiegazione di Apocalisse 6,9, secondo questo articolo, presuppone che ci sia il rapimento prima della grande tribolazione, quindi le anime sono coloro, che sono già resuscitati. Se invece la chiesa passa per la grande tribolazione il passo di Apocalisse 6,9 diventa difficile da spiegare, in quanto queste anime, che gridano a Dio, non sono ancora resuscitate. Ecco che la domanda sorge spontanea: l’anima è la parte immateriale dell’uomo? Può essere che la Bibbia (in particolare il NT) usi il termine anima e spirito in modo intercambiabile, per designare sempre la stessa essenza? {04-10-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Come alcuni sanno, ho curato l’edizione di un’opera in due volumi sull’ escatologia. Chiaramente ho dovuto analizzare centinaia e centinaia di brani biblici. Non ho trovato nel NT nessun brano strutturale (ossia in cui l’uomo viene creato o disgregato alla morte), in cui l’anima e lo spirito siano intercambiabili. La problematicità dei pochi brani, che sembrano fare eccezione, dipende spesso dagli interpreti, che vi proiettano dentro concezioni religiose odierne, non dal testo stesso. No, in senso strutturale l’anima non «è la parte immateriale dell’uomo» nell’antropologia biblica dell’AT e NT. L’anima vivente è l’uomo stesso (Gn 2,7), formata da un corpo personale e uno spirito personale. Alla morte «l’anima» (o persona) si scinde nei suoi componenti di base e smette di essere «essere vivente», ossia persona, che può vivere storicamente in terra. Durante il «periodo intermedio» tra morte e risurrezione, lo spirito sta in uno dei due luoghi trascendentali (Paradiso, Ades) in stato di coscienza e d’inattività storica, in attesa della risurrezione dei corpi. Allora l’essere vivente verrà ricomposto e sarà nuovamente storicamente attivo.

     Quanto ad Apocalisse 6,9 (e 7,9) rimando a quanto già detto nell’articolo. Gli spiriti dei morti, non avendo carne né ossa, non hanno una consistenza materiale visibile e palpabile, né possono quindi reggere una veste; solo un risorto può farlo (Lc 24,37ss).

 

 

3. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Non sono dogmatico in merito ma credo che qualche dato biblico ci sia. Faccio notare è che nel NT l’anima sembra essere in stretta connessione con lo spirito. Confronta Giovanni 12,27 con Giovanni 13,21; vedi anche Luca 1,46-47; viene anche detto che si può uccidere il corpo ma non l’anima Matteo 10,28. Vedi pure Genesi 41,8; Salmo 42,6. Nel NT Anima e spirito sembrano essere usati per esprimere la stessa essenza immateriale, diversamente da quello che si evince invece nel VT, dove l’anima non è altro che l’uomo nella sua interezza spirituale e materiale. {07-10-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Gesù era un ebreo e aveva la cultura e la teologia (quindi anche l’antropologia) del giudaismo. Egli rifiutò alcuni contenuti degli scribi e farisei, ma non si contrappose mai alla loro antropologia.

     Spesso il problema d’interpretazione è rappresentato dalla versettologia indebita: non si analizza un verso nel suo contesto letterario, culturale e teologico, ma anzi si estrapolano da esso solo delle parole, che poi alcuni svuotano addirittura del loro significato originario, per riempirle di nuovi significati. Si fa quindi sempre bene a valutare caso per caso e nel dettaglio. Tuttavia, nei versi menzionati il problema è specialmente un altro: la distanza dal mondo culturale e religioso ebraico fa riempire i termini di quella cultura con altre concettualità, quelle del mondo dei lettori odierni.

     Quasi tutti i brani menzionati sono di tipo funzionale, essendo espressa non una parte strutturale dell’uomo, ma una funzione del suo animo (cuore, interiore, mente, ecc.).

 

     ■ «Ora è turbata l’anima mia; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora!» (Gv 12,27). Non è un passo strutturale, ma funzionale, ossia «anima» sta per «io» o per «interiore» come a volte «cuore». Gesù poteva ben dire: «Ora, io sono turbato...» (Sal 77,4); oppure: «Ora, il mio cuore è turbato...» (2 Re 6,11; Lc 24,38; Gv 14,1.27). Si tratta di un ebraismo, come in molti salmi. La locuzione «anima mia» ricorre in 96 versi dei Salmi; spesso si tratta di un’ingiunzione a se stessi.

     È perlopiù solo un artificio stilistico, come nel Salmo 146,1s: «Anima mia, loda l’Eterno. Io loderò l’Eterno…»; di per sé è la stessa cosa detta due volte in modo differente. Si noti, ad esempio, l’espressione tipicamente ebraica del dialogo con se stessi: «E dirò all’anima mia: “Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni…”»; nel linguaggio attuale potremmo renderla così: «E dirò a me stesso: «Pasquale [o altro nome], tu…”». Si confronti l’auto-ingiunzione: «Benedici, anima mia, l’Eterno; e tutto quello che è in me…» (Sal 103s), con l’ingiunzione ad altri: «Benedite l’Eterno, voi…» (vv. 20ss). Nella prima parte (tipico ebraismo) potrebbe starci benissimo: «Io benedirò l’Eterno» (Sal 16,7; 26,12; 34,1; cfr. 63,4; 145,1).

 

     ■ «L’anima mia è abbattuta in me; perciò io ripenso a te» (Sal 42,6). «Anima» e «io» sono semplicemente sinonimi (così anche nel v. 2 io verrò, comparirò; nei vv. 5.11 io lo celebrerò). Si tratta di un ebraismo. Per il resto si veda il punto precedente.

 

     ■ «Gesù fu turbato nello spirito» (Gv 13,21). Anche qui non è un brano strutturale, ma funzionale. Mentre «anima» in senso funzionale esprime più l’aspetto emozionale, il termine «spirito» è perlopiù legato alla mente, spesso indicata dagli Ebrei col termine «cuore». «Il mio spirito fu turbato dentro di me, e le visioni della mia mente mi spaventarono» (Dn 7,15).

 

     ■ «La mattina, lo spirito di Faraone fu conturbato» (Gn 41,8). Il termine «spirito» in ebraico sta per mente, come già detto (Dn 7,15); a volte sta anche per «umore, atteggiamento» (Es 35,21 spirito rendeva volenterosi; Pr 17,22 cuore allegro, spirito abbattuto; Ec 7,9 irritarti nello spirito). Tale frase si può semplicemente rendere così: «La mattina, il Faraone era conturbato (o di pessimo umore)».

 

     ■ «E Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta in Dio mio Salvatore”» (Lc 1,46s). Anche qui non è un brano strutturale, ma funzionale. Nel versi 48s lei parla di sé come persona unica, che viene considerata da Dio e dagli uomini come un individuo (serva, felice). Qui si tratta letterariamente di un «parallelismo dei membri» sinonimico, ossia ambedue le parti esprimono la stessa cosa con sfumature differenti; è un ebraismo che si trova tante volte nella Bibbia (1 Sm 1,15; Gb 7,11; 12,10; Is 26,9). Esprime poeticamente due funzioni dello stesso essere (se si vuole le emozioni e la riflessione); tuttavia, per ambedue potrebbe starci semplicemente «io» e non cambierebbe nulla: «Io magnifico il Signore ed esulto in Dio mio Salvatore»; oppure: «Con tutto me stesso magnifico il Signore ed esulto in Dio mio Salvatore».

 

Quindi, tali brani funzionali non esprimono nulla di nuovo rispetto all’AT. Fanno parte di un modo di esprimersi di una cultura religiosa.

 

     ■ «E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perire e l’anima e il corpo nella geenna» (Mt 10,28). Questo potrebbe essere un brano strutturale, poiché qui l’uomo viene disfatto. Chiaramente, se qui non si pensa all’ebraica, si potrebbe pensare a «corpo» e «anima» come due componenti dell’essere, ma le cose non stanno così. Qui, Gesù pensò invece secondo il principio rabbinico «dal minore al maggiore», ossia dalla parte al tutto; lo stesso principio lo usò riguardo al tempio e all’oro del tempio (Mt 23,16s), all’altare e all’offerta (vv. 18s). Il principio è il seguente: il tutto (altare, tempio, cielo) e la parte che contiene (vv. 20ss; cfr. vv. 23ss i Farisei si fissavano sul particolare e trascuravano la cosa principale). Quindi, Gesù intendeva affermare quanto segue: «E non temete coloro che uccidono solo il corpo, ma non possono uccidere l’intera persona; temete piuttosto colui che può far perire e l’intera persona e il corpo nella geenna».

 

 

4. {Giovanni Sarruso}

 

Contributo: Non conosco l’ebraico, mi difendo col greco. Orbene resurrezione nei Vangeli è anàstasis, che dovrebbe letteralmente indicare il fatto che il morto torna su da sottoterra. Secondo San Paolo a questo punto riceverebbe nuova vita dal pneuma (diciamo spirito) e non più dalla psyché (diciamo, anima). Il concetto di un’anima immortale pare sia stato accettato dai cristiani solo dopo un po’ di tempo in quanto non incompatibile. Secondo te questa ricostruzione va bene, perché non mi è tutto chiaro dall’articolo, che hai invitato a leggere. {11-10-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): L’articolo non affronta la questione della mortalità o immortalità dello spirito; nella Bibbia «l’anima vivente» identifica in senso strutturale la persone vivente (Genesi 2,7), che muore e il cui corpo torna alla terra, mentre il suo spirito va nell’aldilà (i redenti nel Paradiso, gli empi nell’Ades). Poiché l’uomo muore, non è immortale; neppure ha in sé la garanzia dell’immortalità riguardo al suo spirito. L’unico immortale è e resta veramente solo Dio (1 Tm 1,17), poiché solo Lui ha un’energia inesauribile. Come Dio ha creato ogni cosa, potrebbe teoricamente distruggere ogni cosa. Anche dopo la risurrezione, l’uomo potrà vivere in perpetuo, solo perché tale vita gli sarà garantita da Dio e mediata da Cristo (aspetto spirituale) e dall’albero della vita (aspetto materiale o biologico e fisiologico; Ap 22,2.14.19).

     Qui di seguito affronto le altre questioni.

 

     ■ Il termine anástasis significa semplicemente l’atto del rialzarsi, intendendo dalla morte. A resuscitare è il corpo, non lo spirito (1 Cor 15,35.42.44).

     ■ I termini «pneumatico» (spirituale) e «psichico», usati in connessione col corpo (così in greco di 1 Cor 15,44 non «corpo naturale», ma «corpo psichico»), intendono la qualità del corpo: ora è soggetto alla «psiche» (moti d’animo, carnalità, concupiscenza), un giorno sarà soggetto al «pneuma» (spirito), ossia alla mente sottomessa a Dio.

     ■ Per questo attualmente si parla di un «uomo psichico» (1 Cor 2,14 così in greco), descrivendo così colui, che è lontano da Dio e che ha lo «spirito del mondo» (v. 12). A questi è contrapposto «l’uomo spirituale» (v. 15), ossia che ha ricevuto lo «Spirito, che viene da Dio» (1 Cor 2,12) e possiede la «mente di Cristo» (v. 16).

     ■ Nella risurrezione di Gesù, primogenito di tutti i risorti, fu il suo corpo storico a ritornare in vita (con tutti i segni del martirio ancora evidenti) e con esso si ricongiunse il suo spirito personale, per essere nuovamente un «essere vivente», non solo consapevole di sé (lo spirito lo è anche senza il corpo), ma anche storicamente attivo.

     ■ Quindi, alla risurrezione, non si tratterà di un corpo differente da quello attuale, ma di una gestione differente del corpo. Il corpo dei risorti non sarà dominato più dal peccato e dalla concupiscenza, ma dallo spirito (o mente), sottoposto a Dio. Ogni vero credente, rigenerato dallo Spirito di Dio, realizza questo fin da ora: «Se qualcuno è in Cristo, egli è una nuova creazione» (2 Cor 5,17; cfr. Gal 6,15). Ciò significa che ogni figlio di Dio impara ad anticipare nella santificazione ciò, che un giorno saranno le caratteristiche usuali di ogni risorto.

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Contributo: Carissimo Nicola, shalom. Ti ringrazio particolarmente per questo studio sull’essere funzionale ed escatologico dell’umana specie creazionale. In effetti, come certamente sarai a conoscenza, invale in cospicui settori del mondo evangelico o evangelicale, la differenzazione tricotomica tra anima, spirito, corpo, e ciò fondandosi scritturalmente su diversi versi biblici, come quello di Luca 1,47 (da te citato), della pericope paolina 1 Tessalonicesi 5,23, e quello dell’autore dell’epistola agli Ebrei 4,12.

     Certamente, avendo letto la tua analisi dettagliata e i commenti esegetici in risposta ai contributi di altri credenti, le argomentazioni da te riportante hanno una loro specificità esegetica, storica, morfologica, preziosa e di grande rilevanza e spessore nello studio della Parola, che è accurato e probante.

     Così, personalmente ti ringrazio per aver proiettato nuova luce su un argomento, ne converrai, di non facile assimilazione, dovendosi conoscere generi letterari e peculiarità morfologiche ante e post il Nuovo Testamento. Ancora grazie, carissimo Nicola, per i tuoi insegnamenti come dottore del Signore, che ancora una volta hai espresso per l’edificazione e per il perfezionamento dei santi (...e aggiungo, mio personale), al fine di crescere in fede e in conoscenza della eterna Parola di Dio. Egli continui a benedire i tuoi carismi e la tua persona. Un fraterno abbraccio in Gesù Messia. {12-10-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Certo, tale «spremuta di elogi» mi imbarazza. Non nego però che ciò solleva un po’ il morale, visto che ci sono in giro non poche persone ingrate e senza creanza, che sono continuamente pronte a riversarmi addosso l’immondezzaio della loro mente, solo perché hanno un’opinione differente su questo o su quello. Tali persone, lungi dal confrontarsi con pacatezza nel merito, preferiscono la via dell’ingiuria e della gogna. Quindi, grazie per l’incoraggiamento, che serve solo a spronarmi a maggiore impegno.

     Non mancherò di dare una risposta extra su brani come 1 Tessalonicesi 5,23 ed Ebrei 4,12. [► L’uomo e i suoi componenti basilari]

 

 

6. {}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

 

L’uomo e i suoi componenti basilari {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Dubbi_escatolog_EnB.htm

11-10-2011; Aggiornamento: 14-10-2011

 

Bild-Pac ▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce