Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Matteo, l’evangelista dei giudei

 

Cristologia

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Nello stesso libretto sono contenute le domande per lo studio e il dizionarietto, dove trovare le risposte.

   Ecco le parti principali della parte di studio:
■ Introduzione all'Evangelo di Matteo
■ Nascita, battesimo e tentazione (Mt 1,1-4,11)
■ Attività in Galilea (Mt 4,12-16,12)
■ Istruzione dei dodici (Mt 16,13-18,35)
■ Viaggio verso Gerusalemme e ultimi giorni in essa (Mt 19-25)
■ Crocifissione e risurrezione (Mt 26-28).

 

Inoltre ci sono, tra altre parti, anche le seguenti:
■ Dizionarietto
■ Guida allo studio personale e di gruppo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo, l’evangelista dei giudei

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DEITÀ DI GESÙ E AUTORITÀ DEL NT? PARLIAMONE 2

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito continuiamo la discussione cominciata nel tema «Deità di Gesù e autorità del NT? Parliamone 1». Quest'ultimo offriva spazio per discutere l'articolo «Deità di Gesù e autorità del Nuovo Testamento», in cui alle tesi di Alessandro Esposito seguivano le osservazioni e le obiezioni di Nicola Martella.

Conduttore antitrinitario nelle chiese valdesi {Nicola Martella} (A)

Conduttore antitrinitario nelle chiese valdesi? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Correlazione fra Padre e Figlio nella Deità {Nicola Martella} (D)

Deità, Trinità e Cristo {Nicola Martella} (D)

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Marcello Favareto

2. Nicola Martella

3. Calogero Fanara

4. Gianni Siena

5. Calogero Fanara

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Marcello Favareto}

 

Umili commenti sul tema della posizione teologica d’Alessandro Esposito e relative analisi di Nicola Martella.

     Caro Nicola, scrivo questi miei commenti, come ormai è mia consuetudine, quasi di getto e quindi a rischio d’errori o deformazioni causati dalle prime reazioni che i tuoi commenti suscitano (buon segno...). Quindi considera come esplicitate tutte le richieste di perdono per giudizi avventati, commenti non troppo ponderati, valutazioni affrettate, ecc., ecc.

 

     ■ 1. Da ignorante qual sono, ma anche ignaro dei retroscena e dei presupposti culturali che stanno, o che immaginiamo stiano, dietro certi termini e certi linguaggi, devo confessare che la lettura dei quattro punti della precisazione d’Esposito mi hanno trovato sostanzialmente concorde, non mi hanno scandalizzato per nulla. Anzi ho apprezzato il senso d’umiltà e, se vogliamo, di «debolezza dogmatica».

     Sarò forse più semplice d’una colomba, certamente non sono astuto come un serpente... Quindi solo dalla tua risposta sono venuto a conoscere quel che veramente c’è (o si suppone che sia?) dietro.

 

     ■ 2. Non mi sembra che la tua prima obiezione colga esattamente nel segno. Tu dici: «L’anima delle tesi è il metodo storico-critico e, quindi, il liberalismo teologico, che non crede che il NT sia interamente l’autorevole “Parola di Dio”, ma sarebbe la semplice espressione d’umane teologie diverse e, in parte, contrastanti fra loro. Da ciò deriva il resto delle tesi del mio interlocutore».

     Non obbietto sulla critica al metodo storico-critico, ma mi sembra che Esposito non dica esattamente ciò. Lui scrive: «Vi sono poi passi del Secondo Testamento alla luce dei quali è del tutto plausibile inferire l’attribuzione della divinità a Gesù sin dal cristianesimo delle origini. Quest’ultimo, però, circa tale questione, non si pronunciò in maniera unanime e, almeno sino alle decisioni conciliari, l’orientamento in tal senso fu plurale». E aggiunge: «Non nego la liceità della formulazione conciliare del dogma trinitario: nego soltanto che essa possa costituire l’unica interpretazione plausibile della relazione tra Padre, Figlio e Spirito Santo, così come essa è riferita dagli scritti neotestamentari». E, inoltre, aggiunge: «La ricerca potrà eventualmente ratificare le conclusioni codificate dalla tradizione dogmatica: ma si tratterà comunque d’un approdo, non d’una premessa».

     Mi pare che lui dica che all’inizio della vita della chiesa le idee non erano completamente chiare e non erano identiche dappertutto, ma si sono venute chiarendo fino a essere congelate nella formulazione conciliare.

     Tu, mi sembra, invece affermi che il NT è interamente l’autorevole Parola di Dio, cioè esso sarebbe un trattato di teologia completamente coerente senza sfumature, senza un segno di sviluppo storico e tantomeno contraddizioni (pena il crollo della Verità).

 

     ■ 3. Se capisco bene, all’idea di «tanti cristianesimi» che avrebbero poi trovato un punto di coagulo nelle definizioni conciliari tu obietti che della trinità non si discusse mai, come invece successe per la questione dei gentili, in un concilio e ciò è vero. D’altra parte, proprio il fatto che ci fossero tante correnti di pensiero, energicamente combattute da Paolo e non solo da lui, non dimostra che le idee diverse circolavano? Certo furono combattute e non integrate, ma tant’è...

 

     ■ 4. Infine vorrei dire che le battaglie teologiche per l’affermazione della dottrina e della Verità mi fanno sempre un po’ paura. Mi sembrano talvolta il frutto dell’illusione di poter capire, descrivere con concetti umani una realtà che per principio trascende la nostra realtà, la nostra comprensione. Essere umili, non pretendere di poter fare affermazioni categoriche, ammettere di non capire, accettare il mistero credo siano gli atteggiamenti corretti da tenere.

     Forse persino il concetto di verità, che automaticamente s’accende nella nostra mente al solo sentire questa parola, è più greco che biblico. Mi chiedo quindi se non soffriamo tutti d’una deformazione culturale e intellettuale anche quando leggiamo la Parola.

     Mi chiedo se il Signore ci valuterà veramente sulla base delle sane dottrine sostenute e della nostra ortodossia teologica o non piuttosto in base a ben altri frutti, manifestazione dello Spirito. {19-05-2009}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Le premesse parlano da sé. Avrebbe fatto al caso un po’ di maggiore sintesi e anche l’umiltà di ammettere di non conoscere il metodo storico-critico né la questione teologica che è sottintesa. Le mie riflessioni si basano su premesse teologiche, che Alessandro Esposito ben conosce (ma presumo Marcello Favareto no) e che sono disseminate in tutto il sito della chiesa valdese di Trapani. È come se, ad esempio, due ingegneri (spaziali, informatici, ecc.) parlassero fra loro, premettendo tutto un bagaglio tecnico e un linguaggio settoriale, e una persona esterna — non conoscendo tutto ciò — facesse riferimento solo a ciò che pensa di comprendere. Così chi non conosce a fondo il metodo storico-critico, la teologia liberale e la questione del cosiddetto «Gesù storico» e del «Cristo della fede», interpreta quel che legge senza ciò che sottintende, anzi può trovare attraenti certe idee e rimanere perplesso dinanzi a chi critica tali approcci.

 

     ■ 1. In parte ciò è accaduto a Marcello Favareto. Egli ammette di essere «ignaro dei retroscena e dei presupposti culturali», ma poi simpatizza con le tesi di Alessandro Esposito, quasi come una mamma che soccorre un bambino che crede in difficoltà. Sarebbe stato meglio, a mio avviso, in tali casi, fare più domande che dare pretendere di dare risposte.

 

     ■ 2. Marcello Favareto cita ciò che ho detto io e ciò che ha affermato il mio interlocutore. Se avesse letto la mia analisi al suo primo articolo [► Conduttore antitrinitario nelle chiese valdesi] e andasse a leggere quest’ultimo sul sito [«Ma Gesù è Dio?»] o fosse a conoscenza di tutto l’epistolario intercorso fra lui e alcuni lettori, anch’esso su tale sito, saprebbe che Alessandro Esposito privilegia i Sinottici (Mt-Lc) a discapito degli scritti di Giovanni, che non ritiene fonte autorevole, a cui attingere informazioni attendibili per formulare un’immagine corretta di Gesù. È tipico del metodo storico-critico discriminare fra gli scritti del NT e attribuirne alcuni a tardivi autori del 2° secolo d.C. e non agli autori, che gli scritti stessi dichiarano. Mi verrebbe da chiedere con Filippo: «Intendi tu le cose che leggi?» (At 8,30). Se il lettore avesse risposto come l’eunuco: «E come potrei intenderle, se alcuno non mi guida?» (v. 31), ci sarebbe stato luogo a spiegargliele meglio. Purtroppo ammettere la propria eventuale ignoranza in una certa cosa, ma poi passare a fare l’analista e il censore, non aiuta nella ricerca della verità. Chi pensa di avere delle lacune cognitive, fa meglio a chiedere, invece di fare da arbitro.

     Alessandro Esposito prospetta nel NT una visione di teologie diverse nella chiesa e di scuole di pensiero diverse fra i differenti referenti (apostoli, Paolo, Giacomo, ecc.), in pieno contrasto fra loro. Per «formulazione conciliare» intende i concili dell’era imperiale (da Costantino in poi). Il NT non è un «trattato di teologia», ma le testimonianze dei testimoni oculari e gli insegnamenti degli apostoli. Tra gli apostoli (i Dodici, Paolo, ecc.) e gli altri dignitari delle chiese (p.es. Giacomo) non troviamo contraddizioni riguardo all’Evangelo e a Gesù Cristo. Questa era la massima dottrina del nuovo patto e come tale faceva da spartiacque fra ortodossia apostolica e falsi maestri (Gal 1,8s; 2 Cor 11,4).

 

     ■ 3. Il fatto che c’erano idee che s’infiltravano nel cristianesimo, specialmente dal fronte giudaico, sia di stampo legalista (Gal 1,8s), sia di stampo gnostico (2 Cor 11), non significa che questa fosse la linea della chiesa apostolica. Non si può essere così ingenui dal dare ad alcuni falsi maestri uno status di teologi del cristianesimo apostolico.

     I gruppi di destinazione dell’evangelizzazione erano diversi (Giudei e Gentili; Gal 2,6ss), ma non l’Evangelo stesso. Infatti Paolo scrisse: «E quando [quelli che godono maggior considerazione] conobbero la grazia che m’era stata accordata, Giacomo e Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, dettero a me ed a Barnaba la mano d’associazione perché noi andassimo ai Gentili, ed essi ai circoncisi» (v. 9). La loro teologia intorno all’Evangelo era la stessa e non fu mai oggetto di polemica. Durante il Concilio di Gerusalemme furono proprio Pietro e Giacomo a opporsi ai tentavi dei farisei cristianizzati di giudaizzare i Gentili (At 15,1.5). Pietro parlò al riguardo di tentare Dio (v. 10) e Giacomo di molestia (v. 19). Nella lettera conciliare essi scrissero, su suggerimento di Giacomo, che «alcuni, partiti di fra noi, vi hanno turbato coi loro discorsi, sconvolgendo le anime vostre, benché non avessimo dato loro mandato di sorta» (v. 24), prendendo così le distanze da tali falsi maestri giudeo-cristiani. Nella sua epistola Pietro rese omaggio a Paolo e alle cose da lui scritte nelle sue epistole, affermando poi: «Nelle quali epistole ci sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (2 Pt 3,15s). Non si può confondere quindi le «colonne» della chiesa apostolica con alcuni falsi maestri!

 

     ■ 4. Le ginocchia tremano in genere solo alle persone che non hanno abbastanza zelo e vigore per la verità. Che dovremmo dire di tutti i personaggi biblici che sono entrati nella breccia per la parola del Signore. L’apologetica è stata fin da subito (cfr. At 7) una delle colonne portanti del cristianesimo, insieme all’evangelizzazione, all’istruzione biblica e all’assistenza. Rifugiarsi nel «mistero» che trascende la realtà, è un argomento pericoloso per le chiese e i credenti, poiché relativizza la rivelazione scritturale ed apre le porte all’arbitrio di falsi maestri d’ogni sorta e ai lupi famelici (At 20,29s). Ciò che Dio ha rivelato, può essere analizzato mediante una corretta esegesi contestuale e può essere compreso.

     Esiste una «umiltà» di comodo, che ha bisogno del «mistero» come paravento. La più grande umiltà è il «timor di Dio» e insistere su ciò che «sta scritto», come hanno fatto Gesù e gli apostoli. È il praticare il «non oltre quel che è scritto» che fa evitare che ci si gonfi d’orgoglio e si prenda partito per questi o quegli (1 Cor 4,6). Se non si vuole scadere nelle «profane ciance», progredire nell’empietà o sviarsi dalla verità, si fa bene a praticare questa raccomandazione di Paolo rivolta a Timoteo riguardo a una corretta esegesi: «Studiati di presentare te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia ad esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15ss).

     Le disquisizioni riguardo al «concetto di verità» del lettore, che paventa che esso sia «più greco che biblico», lasciano il tempo che trovano. Gli scrittori stessi della Bibbia non avevano dubbi. Il Salmista cantava: «La somma della tua parola è verità; e ogni sentenza della tua giustizia [dura] in perpetuo» (Sal 119,160); similmente insegnava Gesù (Gv 17,17). A ciò si aggiunge la pretesa di Gesù stesso di essere la Verità (Gv 14,6). Paolo non aveva dubbi ad affermare che «parola della verità» è «l’Evangelo della vostra salvezza» (Ef 1,13). Altra cosa è chi gira le spalle alla «manifestazione della verità», «falsificando la parola di Dio» (2 Cor 4,2).

     Come ci giudicherà il Signore? Paolo non aveva dubbi: «Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio Evangelo» (Rm 2,16). Quindi riguardo all’Evangelo, il cui contenuto è Gesù stesso, la sua persona, la sua opera, ecc., è bene non fare sconti a nessuno.

 

 

3. {Calogero Fanara}

 

Caro Nicola, mi ha fatto un vero piacere di leggere questo tuo articolo con tutti i commenti, e spiacente dirlo, ma le cose sono rimaste tali e quali li avevo capite sin dall’inizio. Alessandro Esposito ha un problema: o si spiega male, o si compiace nell’ambiguità. Prima si scusa e poi giustifica le sue convinzioni eretiche, per cui dubito sul suo intento di «approfondire» le sue ricerche al riguardo. Vi invito tutti ad andare a leggere tutti gli interventi d’Alessandro sul sito della chiesa valdese di Trapani, per rendervene conto da voi stessi, cliccando su «articoli recenti», «chiarimenti» e «lettera aperta», sperando che siano ancora visibili.

     Il webmaster Franco D’Amico, come hai detto bene, ne sa meno sui presupposti d’Alessandro di quanto ne sai tu e di quanto altri hanno ben capito, altro che «sforzo intellettuale»... Non solo, il D’Amico è secondo me anche lui molto ambiguo, perché in una sua e-mail, mandatami in privato, ha chiaramente condiviso i presupposti d’Alessandro, affermando che si poteva essere cristiani pur non credendo alla divinità di Cristo, dando come esempio gli «ariani». Da quando ho ribadito le verità dottrinali (con riferimenti biblici al riguardo), per contraddire questa sua affermazione, non ci è voluto tanto tempo per censurarmi e dirmi: «Quindi non procederò ad altre convalide dei tuoi interventi».

     Per cui credo che costoro ci stanno prendendo in giro, dimostrando una disonestà intellettuale molto arrogante e una profonda ignoranza biblica riguardo alle dottrine basilari della fede cristiana. Questo lo puoi pubblicare, m’assumo le mie responsabilità. Sono settimane che ci stanno prendendo in giro e questo non lo posso accettare, sopratutto da persone che professano d’essere cristiane e che si vantano d’essere difensori del libero confronto!

     Mi è stato detto che io «buttavo fango» sulla facoltà valdese, mi è stato detto che ero un «cane che sputa dove si mangia», eppure, lo stesso Alessandro dice sul sito che le sue opinioni hanno provocato profondo dissenso anche all’interno della sua chiesa! Saranno forse anche loro dei cani? Saranno anche loro farisei polemici? Indipendentemente dai miei interventi, le idee di questo candidato al ministero hanno scottato tanti credenti, anche nell’ambito valdese, per cui ritengo che le accuse del webmaster nei miei confronti sono ingiuste e motivate da una profonda antipatia personale.

     Ho scritto alla Tavola Valdese ma non ho ancora ricevuto nessuna risposta in merito, tranne la conferma della segretaria che mi ha assicurato d’avere inoltrato la mia e-mail alle persone incaricate per rispondermi. Mi piacerebbe tanto avere una loro risposta, così vedremo se tale sviamento dottrinale è conciliabile con la Confessione di Fede valdese. {20 maggio 2009}

 

 

4. {Gianni Siena}

 

La Deità di Gesù è la realtà meglio attestata dal NT.

     ■ Figlio dell’Altissimo / di Dio.

     ■ Kyrios (Adonai) «Signore» quale sostitutivo di Jahwè.

     ■ Uguale al Padre.

     ■ Uno con Dio.

 

Questo è un elenco incompleto delle «pretese» di Gesù Cristo, attestate nei Vangeli, che Lo misero a rischio più volte d’essere lapidato dai suoi connazionali, che non scherzavano affatto con la loro religione.

     L’idea che i Vangeli siano il frutto d’una più tarda redazione nel 2° secolo, è frutto d’autentica malafede degli studiosi occidentali e dei rabbini ebrei... Gesù morì, invece, per aver affermato la sua Identità Divina. Carsten Thiede, un autorevole professore di greco del NT, sulla base di dati nuovi ma inoppugnabili, ha ridatato un manoscritto di Matteo (già datato nel 2° secolo) al periodo 70/80 d.C. I Vangeli sono venuti all’esistenza, così come sono, tra il 30 e il 70 d.C: le numerose «varianti finali» di Marco attestano che, dalla predicazione di Pietro (ormai «standardizzata» per meglio essere ricordata), più «mani» lo trascrissero, anche indipendentemente dal cugino di Barnaba. Nei frammenti rinvenuti a Qumran ce n’è uno che potrebbe essere appartenuto a un manoscritto greco del suddetto evangelista: padre O’Callaghan lo data del 40/50 d.C., vent’anni al massimo dopo la morte di Gesù.

     Esposito, oltre a un serio ripensamento sul «suo» personale cristianesimo, dovrebbe riflettere anche su questi dati. Shalom… {20 maggio 2009}

 

 

5. {Calogero Fanara}

 

Marcello Favareto scrive: «D’altra parte, proprio il fatto che ci fossero tante correnti di pensiero, energicamente combattute da Paolo e non solo da lui, non dimostra che le idee diverse circolavano? Certo furono combattute e non integrate, ma tant’è…».

     Appunto! Da quale parte si trova il candidato al ministero pastorale della Chiesa valdese di Trapani? Dalla parte di Paolo che combatte l’eresia per amor di Cristo o dalla parte degli eretici o simpatizzanti dell’eresia? È questo il dibattito. Ed è questo che ha sconvolto tanti di noi, visto che ci aspettiamo da un pastore valdese che difenda le verità fondamentali del Vangelo, non perché si debba recitare dei dogmi senza riflettere, ma perché tutta la Bibbia non lascia nessun dubbio riguardo la divinità di Cristo!

Non solo il suddetto non combatte affatto l’eresia, ma applica molta più energia ad accogliere e diffondere il dubbio, ossia molta ambiguità al riguardo. E questo non è normale da parte d’un seguace di Cristo e ministro del culto evangelico. Se lui confessa di non essere ancora esperto e di non essere convinto dalla deità di Cristo, cosa ci fa allora sul pulpito? Con quale convinzione potrà egli trasmettere la dottrina che emana da questa verità?? Su quale fondamento riposeranno i membri della sua chiesa? Sulla testimonianza d’un grande eroe della storia o sul Figlio di Dio, incarnato e fattosi uomo per darci la vita eterna??? {26 maggio 2009}

 

 

6. {}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Deita-Gesu_autorita-NT2_Mt.htm

21-05-2009; Aggiornamento: 26-05-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce