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La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
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È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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DIO PARLA AL CUORE E NON ALLA MENTE?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Dio parla al cuore e non alla mente?».

     È suggestiva l’immagine del cuore con un buco della serratura e che è accompagnata dalla tesi «Dio non parla alla mente, ma al cuore». L’autore pensava certo di essere originale e di affermare una grande verità. Tutto ciò è però fuorviante e fa acqua da tutte le parti, biblicamente parlando. Perché Dio non dovrebbe voler parlare alla mente? Rimane un mistero spiritualista.

     Ci siamo altresì chiesti: Come vengono usati i termini «cuore» e «mente» nella Bibbia? Analizzando la Scrittura, quale il quadro antropologico di riferimento ne scaturisce? Abbiamo visto che la stragrande maggioranza delle cose, che oggigiorno noi attribuiamo alla mente, nella Bibbia vengono considerate attività del cuore. Infatti, per gli Ebrei il «cuore» era la mente.

     Con tale questione abbiamo voluto mostrare come la concezione odierna delle cose possa influire sull’interpretazione della Scrittura, che diventa abnorme, quando si riempiono i termini della Bibbia (qui «cuore») con significati differenti da quelli originali. Infatti, una cosa è se il cuore è la sede della ragione e del pensiero, altra cosa se è la sede delle emozioni e dei sentimenti. Ebbene la sede di questi ultimi è nella Bibbia le viscere e l’anima.

     Dopo una lunga analisi biblica probatoria, abbiamo dimostrato che è sbagliata la seguente tesi: «Dio parla al cuore e non alla mente». Che il Signore abbia sentimenti, è fuori dubbio, ma una tale tesi lo rende un «Dio sentimentalista», che è ben altra cosa.

     Abbiamo visto che, in modo corretto, si sarebbe dovuto affermare: «Dio non parla soltanto al tuo intelletto, ma anche al tuo intimo, alla tua coscienza, ai tuoi sentimenti».

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema 

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Edoardo Piacentini

2. Teodolindo Durante

3. Sefora Papagna

4. Alessio Buonomo

5. Vincenzo F. Maodda

6. Giuseppe Mascari

7. Edoardo Piacentini

8. Samuele Maodda

9. Rita Fabi

10. Gianpirro Venturini

11. Massimo Morandi

12. Sandro Bertone

13. Marco Spina

14.

15. Vari e medi

16. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: La premessa di questa meditazione è, a mio avviso, completamente errata, perché non è affatto vero che mente e cuore siano sempre sinonimi, altrimenti non comparirebbero insieme in tanti versi della Scrittura. Ne cito solo alcuni, per l’esattezza tre, ma ve ne sono tanti altri: «Metterete dunque queste mie parole nel vostro cuore e nella vostra mente, le legherete come un segno alla mano e saranno come frontali fra gli occhi» (Deuteronomio 11,18). «Investigami, o Eterno, e mettimi alla prova; purifica col fuoco la mia mente e il mio cuore» (Salmo 26,2). «Ma questo è il patto che stabilirò con la casa d’Israele dopo quei giorni, dice l’Eterno: Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore, e io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo» (Geremia 31,33).

     Dio è Amore, tant’è che ama la sua creatura e salva chiunque crede in Lui, per cui non è errato dire che Egli è anche un sentimentalista. Egli c’istruisce e, al tempo stesso, parla al nostro cuore, infondendo in noi le sue virtù: «Ma il frutto dello Spirito è: amore, gioia, pace, pazienza, gentilezza, bontà, fede, mansuetudine, autocontrollo. Contro tali cose non vi è legge» (Galati 5,22-23). Il frutto dello Spirito è il risultato lento, maturo, benefico, dell’azione dello Spirito Santo nel cuore del credente, che è chiamato a imitare Cristo, «il quale ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e purificare per sé un popolo speciale, zelante nelle buone opere» (Tito 2,14). «Ma Dio manifesta il suo amore verso di noi in questo che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Romani 5,8), e «nessuno ha amore più grande di questo: dare la propria vita per i suoi amici» (Giovanni 15,13). L’apostolo Paolo manifesta tutto il suo affetto verso i Corinzi con queste parole: «Voi siete la nostra lettera, scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini, essendo manifesto che voi siete una lettera di Cristo, che è il risultato del nostro ministero scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, e non su tavole di pietra, ma sulle tavole di un cuore di carne» (2 Corinzi 3,2-3). È evidente, in questo brano, il riferimento alla profezia del profeta Ezechiele: «Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne» (Ezechiele 36,26).

     Una fede religiosa solo intellettuale è sicuramente errata, perché risulterebbe spenta nello Spirito e solo formale, come è sbagliata una fede solo emotiva, sentimentale, perché mostrerebbe tutta la sua debolezza dinanzi alle prove e alle avversità della vita. La fede, di cui parla il Signore nella sua Parola è una fede che coinvolge la mente e il cuore, è razionalità, perché Dio ci chiama a scegliere la via della verità, in contrapposizione alla via della menzogna, il bene anziché il male, la porta stretta piuttosto che quella larga, che mena alla perdizione; ma è anche desiderio ardente di piacere a Lui con tutto il nostro cuore, perché il credente ama il suo Signore più di sé stesso. Gesù disse a un dottore della legge: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la tua mente. Questo è il primo e il gran comandamento. E il secondo, simile a questo, è: Ama il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti» (Matteo 22,37-40). Sì, Dio è amore e Egli parla sicuramente alla nostra mente, ma parla anche al nostro cuore, perché intende trasformarlo alla sua immagine e somiglianza. {03-11-2012}

 

Nicola Martella: Edoardo Piacentini, sono rimasto un po’ perplesso dopo la lettura del tuo contributo. La tesi iniziale è quella di chi afferma: «Dio parla al cuore e non alla mente», ed è essa che ho cercato di sfatare. Le, conclusioni, a cui sei arrivato, dichiarando «completamente errata» la mia premessa, sono da scusare, non dipendendo da te, ma dalla traduzione poco letterale, da te usata, ossia la Nuova Diodati, che è una traduzione della King James.

     ■ In Deuteronomio 11,18 la locuzione esatta nel testo ebraico è «nel vostro cuore [leb] e nella vostra anima [nëfëš]». Qui cuore e anima esprimono rispettivamente l’intelletto e i sentimenti.

     ■ In Salmo 26,2 si legge letteralmente: «Prova le mie reni e il mio cuore». «Reni» era considerata la sede della coscienza.

     ■ In Geremia 31,33 ricorre: «Io metterò la mia legge nel loro interiore e la scriverò sul loro cuore». Il primo termine è qërëb, che significa «viscere, interiora» e, per estensione, «interiore». Si tratta della sede dei sentimenti e delle emozioni. Qui viscere e cuore esprimono rispettivamente i sentimenti e l’intelletto.

 

Poi, non capisco, che cosa c’entrino tutti i brani, che parlano dell’amore. Nessuno ha messo in dubbio, che Dio abbia sentimenti, ma questo non lo rende sentimentalista; anzi, i suoi appelli continui alla mente (o al cuore, che è la stessa cosa per gli Ebrei), mostrano che la tesi, che ho cercato di confutare, è semplicemente sbagliata. Non a caso Dio non ci chiama primariamente a mutare i nostri sentimenti, ma alla metànoia, ossia al mutamento della mente (nûs).

     Inoltre vedo che tu proietti nel termine «cuore» (ebr. leb, gr. kardía) un significato occidentale odierno, legato ai sentimenti, non quello biblico, tipicamente ebraico, che designa la mente. Da ciò viene il fraintendimento. Per questo, attribuisci ai brani, in cui ricorre il termine «cuore», un significato errato, poiché tu intendi che significhi «sede dei sentimenti», mentre per gli autori era la «sede dell’intelletto».

     Infine, mai nella Bibbia una fede che tocca il cuore (= mente), viene chiamata «solo intellettuale». Fra fede biblica e sapienza o discernimento non c’è nessuna contraddizione. Nella Bibbia la «fede formale» viene chiamata diversamente; qui Dio si lamenta che è un confessare con le labbra, mentre il «cuore» (= mente) è lontano da Lui. «Poiché questo popolo si avvicina a me con la bocca e mi onora con le labbra, mentre il suo cuore è lontano da me» (Is 29,13).

     Ricordarsi e meditare nel cuore (= mente), o prendersi a cuore (= porvi mente) o far ritornare nel cuore (= mente) sono sinonimi (Sal 77,6; Is 47,7; Gr 51,50). Similmente dimenticare e «farsi uscire dal cuore» (= mente) sono altresì sinonimi (Dt 4,9). «Porre mente (a qualcosa, a qualcuno)» si dice in ebraico «porre il cuore (a qualcosa, a qualcuno)» (cfr. Gb 7,17).

     Un altro problema è che i traduttori hanno messo «mente», dove nel testo ebraico c’è «cuore»; questo si aggiunge a quanto detto sopra nei tre brani citati. Nell’espressione «quelli, che l’Eterno ha ricordato e che gli sono tornati in mente» (Gr 44,21 Riv) in ebraico c’è libbô «suo cuore». Nell’espressione «ho posto mente a tutto quello, che si fa sotto il sole» (Ec 8,9 Riv), l’ebraico ha libbî «mio cuore».

     Mi fermo qui. Vedo un grande fraintendimento. Quindi, il tuo contributo mi rimane un po’ «singolare» e richiede che tu approfondisca meglio le questioni.

 

 

2. {Teodolindo Durante}

 

Contributo: Il cuore è lo spirito, da cui viene la rivelazione alla nostra mente, che è l’anima.

     La Parola entra dalla mente, e se scende nel cuore, porta rivelazione alla mente. La Parola di Dio è un arma a doppio taglio, che penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito e delle midolla delle ossa, e giudica i sentimenti del cuore. {03-11-2012}

 

Nicola Martella: Vedo una singolare antropologia in ciò, che ha scritto questo lettore. Nella Bibbia «cuore», «spirito» e «mente» sono sul piano funzionale semplicemente dei sinonimi. Inoltre la mente non è l’anima; nella Bibbia «anima» sul piano strutturale è l’intera persona composta di spirito e di corpo.

     Inoltre, visto che il «cuore» è per gli Ebrei la «mente» e che «cuore» e «mente» sono sinonimi, quando la Parola entra nell’uomo, non scende da nessuna parte, ma o fa il suo effetto o passa di mente.

     Il verso citato a senso, recita in realtà così: «La parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Qui in senso funzionale, «anima» è la sede dei sentimenti e «spirito» è la sede dei «pensieri del cuore».

     Una corretta antropologia biblica ci aiuta a capire meglio la Bibbia e a evitare ogni approssimazione soggettiva.

     Rimando qui a Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo: «Cuore», pp. 131ss; cfr. qui anche «Antropologia» (1-4), pp. 86-92; «Uomo: parti e funzioni», pp. 376s.

 

Teodolindo Durante: Il cuore deve essere inteso come lo spirito, la mente come la ragione, cioè l’intelletto. Io credo che pur essendo l’uomo interiore anima e spirito, la parte più profonda, dove Dio parla e si rivela, è lo spirito, e questo poi ne comunica alla mente la rivelazione. Il tempio di Dio fu proprio espressione dell’uomo nei suoi tre elementi della sua personalità. Lo spirito è il luogo santissimo della dimora di Dio, la mente è il luogo santo, dove si compiono i sacrifici e si passa per la purificazione, e il corpo la parte esterna dell’uomo, che ha contatto con il mondo. Ci sono tantissimi esempi biblici, che si possono fare, che ci portano a comprendere che per mezzo della mente non si può trovare Dio, ma bensì lo si trova con il cuore, cioè lo spirito. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Che grande macedonia spiritualista! Nella Bibbia in molti «brani funzionali» «spirito» e «mente» (o «cuore») sono semplicemente sinonimi. Quindi lo spirito non comunica alla mente proprio nulla, essendo nella funzione la medesima cosa. Daniele disse: «Il mio spirito fu turbato dentro di me, e le visioni della mia mente [lett. mio capo] mi spaventarono» (Dn 7,15); nel parallelismo egli dice due volte la stessa cosa, mostrando l’equivalenza fra spirito e mente (capo).

     Tale allegoria del tempio sembra pittoresca, ma è solo una via speculativa, poiché nei «brani strutturali» l’uomo è fatto solo di due essenze di base (spirito e corpo), che producono insieme «l’anima vivente» (Gn 2,7). Faccio anche notare che nel luogo santo non si compivano sacrifici né purificazioni, poiché ciò lo avrebbe reso impuro, ma lì c’erano solo il candelabro e i pani di presentazione e vi entravano solo i sacerdoti consacrati e purificati. Con la mente non si può trovare Dio, ma solo col cuore? Essi sono la stessa cosa nella stragrande maggioranza dei brani biblici. Perciò, tale affermazione è un’assurdità. Se è scritto: «Chi legge vi ponga mente» (Mt 24,15), ciò significa che Dio può ben parlare alla mente! Ciò significa che il sapiente e l’intelligente può ben porre mente e riconoscere le cose di Dio (Os 14,9), altrimenti tale appello sarebbe fuori luogo.

 

 

3. {Sefora Papagna}

 

Contributo: Se non ho capito male, cuore e mente vanno di pari passo. Ciò che correntemente o comunemente diciamo con il cuore, intendendo con il sentimento, è in pratica l’emozione, che è più una cosa di anima. In ogni caso, mi domando perché allora vengono citati entrambi, se spesso sono la medesima cosa. Io presumo che solo la mente non basti, perché semplicemente sarebbe un calcolare qualcosa. Dunque con il cuore si ragiona meglio. L’ho detto in parole molto banali. {03-11-2012}

 

Nicola Martella: In molti brani della Bibbia gli autori usano il cosiddetto «parallelismo dei membri», che in genere è sinonimico, ossia dicono due colte la stessa cosa in modo diverso. In altri brani mettono due termini l’uno accanto all’altro, che intendono la stessa cosa. Fa parte della cultura ebraica.

     Per gli Ebrei i sentimenti sono legati, in senso funzionale, all’anima e alle viscere. Non a caso «usare misericordia» in ebraico si dice «aprire le viscere»; essere spietato è chiuderle (1 Gv 3,17). Sono le viscere, che si commuovono per qualcuno (Gn 43,30; Cc 5,4) per amore (1 Re 3,26). Quando uno era nell’angoscia, diceva: «L’occhio mio, l’anima mia, le mie viscere son rosi dal cordoglio» (Sal 31,9; cfr. Lam 2,11). Chi aveva sentimenti spietati, di diceva che «le viscere degli empi sono crudeli» (Pr 12,10). Sono le reni che esultano (Pr 23,16), sono le viscere che fremono (Is 16,11; 63,15 + compassioni; Hb 3,16). Avere le viscere che si commuovono e avere pietà erano sinonimi (Gr 31,20). Con un pleonasmo si parla delle «viscere di misericordia del nostro Dio» (Lc 1,78). Perciò, la sede delle emozioni e dei sentimenti era per gli Ebrei collocata nelle viscere.

     Prendere qualcuno in simpatia o amarlo, si diceva legare l’anima propria a quella dell’altro (Gn 44,30 padre per un figlio preferito; 1 Sm 18,1 profonda amicizia). Una cosa, che appagava i sentimenti o interiormente, si diceva che ristorava l’anima (Sal 19,7; 23,3; Pr 25,13; cfr. Lv 31,25).

     Similmente è nell’innamoramento: l’anima si appassiona per qualcuno, che si ama, ma poi si parla al cuore (= mente) dell’altro, per trovare l’intesa (Gn 34,3).

     Quando ci si ravvede, le viscere (emozioni) che si commuovono, e il cuore (mente) che si sconvolge, vanno di pari passo (Lm 1,20).

     Nel rapporto con Dio bisogna cercarlo «con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua» (Dt 4,29; 1 Cr 22,19; 2 Cr 15,12), ossia con tutta la convinzione mentale e con tutti i sentimenti. Anche così bisogna amarlo e servirlo (Dt 10,12; 11.13; Gs 22,5). Bisogna amarlo «con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze» (Dt 6,5), quindi con tutto se stesso: pensiero, sentimenti e azione. Le parole di Dio sono da mettere «nel cuore e nell’anima» (Dt 11,18), ossia devono toccare sia la sfera mentale che quella sentimentale. È così che bisogna osservarle e praticarle (Dt 26,16; 2 Re 23,3; 2 Cr 34,31). È così che bisogna convertirsi e ubbidire all’Eterno (Dt 30,2.10; 2 Re 23,25).

 

 

4. {Alessio Buonomo}

 

Contributo: Dalle cose scritte ne deduco due conseguenze:

     1. Come dice l’articolo, il cuore è anche una sede «intelligente», parlare al cuore dunque non significa parlare ai «sentimenti» (sono persuaso al 100% che questa sia la verità).

     2. La Bibbia usa due termini diversi per parlare del cuore e della mente.

     La mia domanda allora diventa la seguente: Il testo letto mette in evidenza ciò, che il cuore e la mente hanno in comune. Ma in cosa i due termini biblici vanno interpretati in modo diverso? {03-11-2012}

 

Nicola Martella: «Cuore» è il termine normale per gli Ebrei per intendere la mente, e con «anima» o «viscere» intendevano la sede dei sentimenti. In vari brani, in cui specialmente nell’AT compare «mente», nel testo originale c’è «cuore».

     Nel NT a «cuore» viene aggiunto «mente» (anche in brani citati dall’AT!), perché per i Greci (e gli Italiani!) i due termini non venivano percepiti come corrispondenti. I Greci pensavano col il nûs «mente»; gli Ebrei pensavano con la kardía «cuore». Tuttavia, il NT fu scritto da cristiani ebrei, ossia che scrivevano in greco, ma pensavano nella cultura ebraica. Perciò nel NT si usano ambedue i termini, spesso per intendere la stessa cosa.

 

 

5. {Vincenzo Filippo Maodda}

 

Contributo: Tu affermi: «Dio non parla soltanto al tuo intelletto, ma anche al tuo intimo, alla tua coscienza, ai tuoi sentimenti». Amen!

     L’opera dello Spirito Santo di compungere i cuori (Atti 2,37) credo che vada di pari passo al compungere la mente, in quanto, quando siamo convinti di peccato, la nostra mente viene stimolata a pensare e a riflettere ai nostri errori.{03-11-2012}

 

Nicola Martella: Tale frase è da formulare correttamente così: «Quando lo Spirito Santo compunge l’intelletto, ciò ha un effetto anche nei sentimenti, e viceversa». In Atti 2,37 «cuore» è la mente, non la sede dei sentimenti.

     Faccio osservare che quando i Giudei furono (lett.) «trafitti nel cuore» (katenyghēssan tẽ kardìa), Pietro disse loro: «Cambiate mente» (metanoēsate, da nûs «mente»; At 2,37s).

 

 

6. {Giuseppe Mascari}

 

Contributo: «Perché la saggezza ti entrerà nel cuore, la scienza sarà la delizia dell’anima tua» (Pr 2,10). Non posso fare a meno di dire la mia esperienza, basata ovviamente sulla Parola di Dio, è da tutti risaputo e insegnato, credo, che l’uomo è spirito, ha un anima e abita in un corpo (1 Ts 5,23), e che la Parola di Dio è quella, che opera in noi, dividendo questo essere (Eb 4,12). È anche chiaro che Dio è Spirito e che comunica con noi spiritualmente tramite la sua Parola, che è Spirito (Gv 6,63).

     Personalmente credo ed è fondamentale fare questa distinzione tra anima e spirito, perché quest’ultimo è quello che chiamo il vero «io», ci differenzia dagli animali, perché la sfera spirituale ci mette in relazione e comunione con il mondo spirituale. L’anima, invece, è quella parte dell’uomo, che ci mette in relazione con il mondo materiale, benché quest’abbia anche una dimensione spirituale. Infatti, questa è la psiche a differenza dello spirito, che è pneuma. Infatti in Giovanni 4,24 è scritto che Dio è pneuma e chi lo adora lo deve fare tramite il pneuma. La nuova nascita è un’esperienza dell’antropos pnumatikos, cioè dell’uomo spirituale chiamato anche essere nascosto (antropos kripto). La nostra anima (psiche), prima di questa esperienza della nuova nascita, non poteva comprendere le cose di Dio, perché sono follia per l’uomo naturale (1 Cor 2,14). Quando Dio si rivela a noi e ci parla, in primis tramite la sua Parola, che è spirito, lo fa al nostro spirito, a cui viene rivelata, per l’azione dello Spirito Santo, in particolare il nostro primo incontro con Lui; ciò è stato in senso spirituale, grazie allo Spirito Santo, che ci ha convinti (Gv 16,8). Quando il nostro spirito è convito, la nostra anima si accorda con questo. Ecco che a questo punto possiamo parlare di «cuore»; il cuore dell’uomo è spirito + anima. La preghiera di salvezza nella sua confessione di fede in Rom 10,9-10 parla di credere con il cuore (kardia), per ottenere la salvezza tramite la nuova nascita. Spirito + anima si accordano (omologheo), fanno confessione di fede. Il cuore dell’uomo è spirito e anima. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Ammetto di aver letto una «dotta macedonia» riguardo a ciò, che dovrebbe essere l’uomo nella Scrittura; ciò sembra originale, ma non corrisponde all’antropologia biblica evinta da un’attenta esegesi contestuale. Tutto ciò va certamente di là dalle intenzioni dell’articolo, in cui s’intendeva confutare la sedicente tesi: «Dio non parla alla mente, ma al cuore».

     Se Giuseppe Mascari avesse letto attentamente le mie risposte ai contributi degli altri lettori, avrebbe egli stesso messo più a fuoco le questioni antropologiche della Bibbia. Ho già indicato sopra la possibilità di approfondire le questioni in senso teologico qui: Tutto ciò lo tratto qui: Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002): • Antropologia 1: specie e genere, pp. 86s; • Antropologia 2: globalità dell’essere, pp. 87s; • Antropologia 3: compo-nenti principali, pp. 89s; • Antropologia 4: funzioni principali, pp. 90ss. Non posso che rimandare nuovamente a ciò.

     In breve, faccio notare che nella Bibbia quanto all’uomo bisogna distinguere i «brani strutturali» e i «brani funzionali». Nei «brani strutturali» l’uomo viene composto o muore. Nei «brani funzionali» l’uomo viene descritto da vari punti di vista funzionali psicosomatici (corpo, spirito, anima, cuore, reni, viscere, ecc.). Nei «brani strutturali» all’uomo composto da Dio quale «polvere della terra», viene soffiato in lui un alito di vita e, in tal modo, diventa «un’anima vivente» (Gn 2,7). Altrove viene descritto il disfacimento dell’essere vivente nelle sue parti di base: la parte materiale (corpo o polvere) e la parte spirituale (spirito; Ec 12,9); non esistono altre parti. Anche gli animali sono «anime viventi» (Gn 1,20s; 9,10.12), fatti da un corpo e da uno spirito; uomini e animali «hanno tutti un medesimo spirito [rûach]… Chi sa se lo spirito [rûach] dell’uomo sale in alto, e se lo spirito [rûach] della bestia scende in basso nella terra?» (Ec 3,19.21). L’uomo è stato però creato a immagine di Dio (Gn 1,27; 5,1; 9,6), ossia secondo la sua propria specie.

     Nei «brani funzionali» (p.e. 1 Ts 5,23; Eb 4,12) all’anima (e viscere, reni) sono attribuiti i sentimenti, le emozioni; nel pensiero ebraico, che si trova nella Bibbia, al cuore e allo spirito è attribuita l’attività del pensiero, del ragionamento e dell’intelletto.

     Quindi, affermare che «il cuore dell’uomo è spirito + anima» è un’assurdità speculativa, di cui nella Bibbia non c’è alcuna traccia. Il cuore dell’uomo ha (al pari dello spirito) la funzione della mente, dell’intelletto, della ragione; l’anima è la sede delle emozioni, delle brame, dei sentimenti. La psiche, essendo legata alle concupiscenze, ha per altro una connotazione negativa nel NT (Gcm 3,15: sofìa psychikē «sapienza psichica»; Gd 1,19 «[uomini] psichici, che non hanno lo Spirito»). «L’uomo psichico» è l’uomo, che si basa sul proprio raziocinio e sulle proprie sensazioni (psychikòs ánthrōpos in 1 Cor 2,14; sõma psychikón in 1 Cor 15,44.46).

     Tuttavia, non è mai usato il verbo homologhéō per un presunto accordo fra le funzioni di spirito e anima; quando s’introducono termini greci, bisogna dimostrare dove si trovano nel testo biblico. Tale verbo non compare mai col sostantivo psychē. Nel NT ricorre l’espressione pneuma hò [mē] homologhei, ossia lo «spirito, che [non] confessa» (1 Gv 4,2s), ma ciò non c’entra con al questione.

     Nel NT ricorre l’espressione kryptós ánthrōpos «essere nascosto», ma letteralmente nella seguente espressione: «l’essere nascosto del cuore, nell’incorruttibile ornamento dello spirito mite e quieto» (1 Pt 3,4); tuttavia, qui non si parla del presunto «essere spirituale», ma semplicemente di ciò, che Paolo chiamerebbe «l’uomo interno / interiore» (Rm 7,22ss; cfr. mente contro corpo; cfr. Ef 3,16), per distinguerlo dall’«uomo esterno / esteriore» (corpo; 2 Cor 4,16). Si noti che in 1 Pietro 3,4 pneuma «spirito» intende «atteggiamento, portamento», come anche in altri brani, come ad esempio qui: «rinnovati nello spirito della vostra mente» (Ef 4,23), che oggi diremmo: «rinnovati nel vostro atteggiamento mentale».

     Nell’espressione «Quando il nostro spirito è convito, la nostra anima si accorda con questo», c’è del vero, se s’intende questo: «Quando la nostra mente (cuore, spirito) è convita, i nostri sentimenti (anima, viscere) si accordano a essa».

 

 

7. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: Chiariamoci: se per sentimentalista s’intende chi ostenta una sentimentalità vaga e affettata, allora possiamo dire che il Signore non lo è; ma se per sentimentalista s’intende chi da molta importanza ai sentimenti, allora non c’è persona più sentimentalista di Dio. Menziono un solo esempio, ossia Cantico dei Cantici, cap. 4, dove lo sposo esprime il suo amore per la sposa. decantando la sua bellezza. {04-11-2012} [N.d.R.: Non riportiamo tale testo qui per esteso. Rimandiamo alla lettura nella propria Bibbia.]

 

Nicola Martella: Edoardo Piacentini, è fuori dubbio che Dio abbia grandi sentimenti sia d’amore (Is 43,4; 61,8) sia di odio (Gr 44,4; Os 9,15; Am 5,21), sia di misericordia (1 Re 8,23; Ne 9,19), sia d’ira e collera (Nu 25,11; Dt 32,22), e così via.

     Tuttavia non capisco che cosa c’entri qui il Cantico dei Cantici, visto che è una lirica erotica fra un uomo e una donna, che si amano e descrivono la bellezza de corpo dell’amante, e nulla di più. In esso non compaiono Dio e Israele come coniugi o amanti, né Cristo e la chiesa come tali. Se intendi questo, ciò è una mera proiezione spiritualista, senza nessuna base esegetica. Una tale concezione è stata introdotta nel cristianesimo dallo gnosticismo e da personaggi ambigui come Origene. Quindi non è un argomento al riguardo. Ci sono brani ben più chiari nei Libri Profetici, in cui Dio parla in prima persona a Israele; di ciò nel Cantico non c’è evidenza.

 

Edoardo Piacentini: Il Cantico dei Cantici non è solo una lirica erotica fra un uomo e una donna, altrimenti non sarebbe entrato a far parte, a pieno titolo, del canone delle Sacre Scritture; ma è un libro poetico, che allude chiaramente all’amore tra Dio e Israele, e considerando che nell’attuale dispensazione la Chiesa è definita la Sposa di Cristo. Il libro allude altresì, in maniera inequivocabile, all’amore tra Cristo e la sua Chiesa, anche se in esso non compaiono Dio e Israele come coniugi o fidanzati, né Cristo e la chiesa come tali. {04-11-2012}

 

Nicola Martella: Edoardo Piacentini, non condivido tale concezione spiritualista del Cantico, che proietta in esso ciò, che non c’è e che nessuna esegesi letteraria potrebbe mai appurare. Tale libro sta nella Bibbia perché l’eros è una delle potenze più grandi nell’uomo, per questo Dio se ne è occupato, indicando il modo legittimo di usarlo. Ho affrontato tutto ciò nell’articolo «Cantico dei cantici» della mia opera «Radici 1-2», pp. 111-117, mostrando l’inconsistenza teologica di tale tesi e il modo corretto d’intendere tale libro. Anche i Proverbi contengono temi relativi alla sfera sessuale, con cui il giovane maschio fu messo in guardia (Pr 2,16; 5,1ss; 6,26ss; 30,20) e istruito alla legittimità (Pr 5,15-20).

     Motto: «Ciò, che uno scarica in un libro biblico, poi crederà pure di ritrovarlo. Al contrario, i minatori portano alla luce, solo ciò che trovano veramente».

 

Edoardo Piacentini: Caro Nicola, rispetto la tua opinione, ma non avertene a male, se con la condivido. Un forte abbraccio nell’amore del Signore. {05-11-2012}

 

Samuele Maodda: Secondo me invece nel Cantico si può leggere un collegamento tra l’amore di Dio e la chiesa. Comprendo le ragioni di Nicola, ma credo che, se non vengano tratte fuori assurdità, come purtroppo oggi si vedono, non si stia sbagliando. Però, rispetto delle altre vedute. D’altra parte, forse tutto questo non è inerente il tema, o si? {05-11-2012}

 

Nicola Martella: In effetti, la questione del Cantico non è né centrale, né inerente al tema trattato.

 

 

8. {Samuele Maodda}

 

Contributo: Dopo aver letto l’apporto di Edoardo, mi sovveniva, sebbene non ricordassi dove avevo letto ciò, la cultura ebraica è consueta nel ripetere con due sinonimi lo stesso concetto. Ciò è rafforzativo dello stesso. Per cui, il fatto che nello stesso verso compaia cuore e mente, non significa che siano due cose diverse. La disamina di Nicola, a mio parere, è esaustiva. Solo un chiarimento. Posto che biblicamente l’anima è l’unità di spirito e corpo (divenne un anima vivente), da dove è stato preso il concetto che l’uomo è spirito, anima e corpo? Qui, la parola anima designa forse qualcosa di diverso, la sede della sfera sentimentale? Gli animali, esseri animati, hanno un’anima? Se qualcosa è fuori tema vi prego di non considerarla. Pace cari fratelli e grazia, prego, a voi amici che leggete. {04-11-2012}

 

Nicola Martella: Tutto ciò ci porterebbe qui fuori tema. Si tenga presente che bisogna distinguere fra «brani strutturali» (formazione e morte dell’uomo) e «brani funzionali» (aspetti dell’essere). È un discorso lungo, che non si può semplificare, dovendo spiegare molte cose nel dettaglio. Tutto ciò lo tratto qui: Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002): • Antropologia 1: specie e genere, pp. 86s; • Antropologia 2: globalità dell’essere, pp. 87s; • Antropologia 3: compo-nenti principali, pp. 89s; • Antropologia 4: funzioni principali, pp. 90ss. Per gli aspetti che attengono alle differenze reali fra uomo e animale rimando a Nicola Martella, Le Origini 1-2 (Punto°A°Croce, Roma 2006): 1. Temi delle origini e 2. Esegesi delle origini. Buona lettura a chi ha tali libri.

 

 

9. {Rita Fabi}

 

Caro Nicola devo dire che ho trovato molto interessante il tuo argomento, anche perché spesso mi ero chiesta, se per cuore s’intendesse il luogo dei sentimenti, oppure questo fosse la mente, che poi è rappresentata dalla ragione, che ci guida. Ora al di là del significato dei due termini, la cosa che mi colpisce è che cuore e mente sono intesi quasi nello stesso modo nell’Antico Testamento, e sicuramente questo viene anche dalla cultura ebraica del tempo. Sicuramente una parte biblica, in cui si ritrovano le cose dette da te, è nelle parti in cui si parla di Salomone che chiese intelligenza e sapienza a Dio: «Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male» (1 Re 3,9); e ovviamente ciò si trova nelle risposte di Dio a Salomone.

     Poi anche in 2 Cronache 1,14: «Ed egli fece il male, perché non applicò il suo cuore alla ricerca del Signore».

     Anche qua è molto chiaro il senso: «Il cuore del saggio gli rende assennata la bocca, e aumenta il sapere sulle sue labbra» (Pr 16,23). «All’uomo spettano i disegni del cuore; ma la risposta della lingua viene dal Signore» (Pr 16,1). «Il cuore dell’uomo medita la sua via, ma il Signore dirige i suoi passi» (Pr 16,9).

     «Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?» (Ger 17,9). Ovviamente di brani ce ne altri, ma certamente anche questi servono a dimostrare che, ciò che hai detto, è vero. {04-11-2012}

 

 

10. {Gianpirro Venturini}

 

Contributo: Caro Nicola, se desideri sapere cosa penso su mente e cuore mi fa piacere: a caldo posso dirti che sono (ovviamente) due organi «sensibili» del nostro corpo che, a mio modesto avviso: interagiscono a livello di «sensazioni e decisioni»; gli scrittori biblici parlano del cuore e della mente con significati analoghi e anche equivalenti; evidentemente l’opera di Dio avviene proprio in quelle due sedi, che costituiscono la «personalità» dell’individuo, una personalità che Dio vuole «rinnovata» a opera dello Spirito Santo. Le emozioni e le decisioni sono «autentiche», solo quando motivate dall’opera dello Spirito Santo.

     La nostra volontà, carnale, può sottomettersi o ribellarsi; questo fa la differenza fra chi è «nuova creatura» e chi no, al di là e ben oltre le speculazioni filosofiche e «religiose». Questo è in poche parole ciò, che desumo dall’esperienza nella lettura delle Scritture. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Ciò che affermi è coretto nella sostanza (p.es. emozioni e decisioni), tuttavia per gli scrittori biblici ciò non è da attribuire a «due organi o sedi», chiamati «cuore» e «mente», essendo per loro la medesima cosa, ma a «cuore» (= mente e sede dell’intelletto) e a «anima» (o viscere, sede delle emozioni). Dobbiamo tararci sulle concezioni bibliche, se vogliamo capire la Bibbia, altrimenti leggeremo sentimenti dove la Bibbia parla di «cuore», mentre intende la ragione! Se non «tagliamo» rettamente la Parola della verità (2 Tm 2,15), saremo confusi noi e confonderemo altri, che ci ascoltano.

 

Massimo Morandi: Tu scrivi: «Dio non parla soltanto al tuo intelletto, ma anche al tuo intimo, alla tua coscienza, ai tuoi sentimenti». Questa tua frase sposa in modo perfetto il mio pensiero! Non credo serva altro! {05-11-2012}

 

Mario Di Franco: Io direi il contrario: «Dio non parla soltanto al tuo cuore (l’uomo interiore), ma anche al tuo intelletto». La sfera dell’anima comprende i nostri pensieri, i nostri sentimenti e la nostra volontà... È solo il mio pensiero. {05-11-2012}

 

Vincenzo Quarantiello: Caro Nicola, sono concorde con la tua disamina, pur tuttavia è doveroso un inciso antropologico nel merito della questione. Il cuore costituisce il nucleo, la centralità della vita dell’essere in quanto tale ed è la sede dei tre elementi della personalità dell’uomo: volontà, intelligenza e sentimenti; Dio parla in questa sfera. Attendo un tuo riscontro, nell’attesa affettuosi saluti in Cristo. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Rispondo agli ultimi due lettori. La macedonia antropologica dei cristiani dipende dalla proiezione della nostra cultura (secondo cui «cuore» = sentimenti) nella Bibbia! Ripeto ancora una volta che nella Bibbia l’intelletto è facoltà del cuore (compreso pensieri e volontà), mentre i sentimenti sono espressione dell’anima o delle viscere.

     Perciò si parla di un «cuore intelligente», che permette il discernimento, (1 Re 3,9.12) o di «intelligenti di cuore» (Pr 8,5; cfr. 2,2; 14,33; 16,21; cfr. Pr 20,5). «Il cuore dell’uomo intelligente cerca la conoscenza» (Pr 15,14; 18,15). Al cuore sono attribuiti disegni (Gn 6,5; 8,21; Gb 17,11; Pr 6,18; 16,11; 19,21; 20,5; Dn 11,28), pensieri (Dt 15,9; Sal 139,23; Ez 38,10; Mt 15,19; Lc 1,51), segreti (1 Cor 14,25), intelligenza o discernimento (1 Re 3,9; Pr 2,2; vedi sopra), e conoscenza (Pr 15,14; 18,15; 22,17; 23,12 istruzione; Ec 1,16 + sapienza), sapienza (1 Re 10,24; Sal 51,6; Pr 14,33; Ec 1,13.16s), varie attività intellettuali (Ec 1,13 cercare, investigare; 7,25 riflettere, investigare; 8,16 conoscere, considerare), eccetera.

     Altresì si parla delle «viscere della misericordia» (Lc 1,78), poiché per gli Ebrei le viscere (o l’anima) sono la sede dei sentimenti e delle emozioni (cfr. Sal 31,9; Gr 31,20). L’anima è afflitta (Gb 30,16; Sal 35,13; 69,10; Is 58,10), è angosciata (Gn 42,21; Sal 31,7; Sal 107,26), è amareggiata (Gb 7,11; 27,2; Pr 31,6); oppure festeggia (Sal 16,9; Is 61,10), si rallegra (Sal 35,9; 86,4; 94,19).

 

Gianpirro Venturini: La mente non è un accessorio secondario anzi, basta ascoltare l’apostolo Paolo in Romani 12,2, che parla di «rinnovamento della vostra mente», che è indispensabile, quindi, possibile! {05-11-2012}

 

Vincenzo Quarantiello: Caro Gianpirro, non credo di aver asserito nulla di quanto tu abbia pensato, ma nella mia analisi è sottinteso il concetto dell’essere tricotomico, ossia l’uomo nella sua sostanza ed essenza è fondamentalmente Spirito, Anima e Corpo. Per la qual cosa in chiave antropologica l’Anima costituisce la centralità dell’essere in quanto tale. Niente di più, pace del Signore alla prossima. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: L’essere umano è dicotomico nella struttura, essendo fatto di spirito e corpo, che fanno diventare l’uomo una «anima vivente» (Gn 2,7), ossia un essere funzionale; in tal senso, si può parlare di «uomo esterno» e «uomo interno» (2 Cor 4,16). L’essere umano («l’intero essere» 1 Ts 5,23) è tricotomico nella funzione, essendo che interagiscono in lui almeno tre istanze funzionali, che portano nomi differenti nella Bibbia: lo spirito (o cuore, mente) quale sede dell’intelletto e del pensiero, l’anima (viscere, reni) quale sede dei sentimenti e delle emozioni e il corpo (o carne) sede del metabolismo, ma anche della concupiscenza (Rm 7,22-25). Non bisogna confondere però i brani strutturali con quelli funzionali. L’uomo ha soltanto due sostanze di base (cfr. Ec 12,9) e varie funzioni, che si creano nell’interazione fra loro, con i sensi, con gli altri e col mondo esterno.

 

Mario Di Franco: Qui nessuno sta parlando di accessori primari e secondari. È fuori dubbio che Dio parla più al cuore che alla mente; col cuore si crede, non con la mente. Ma poi ditemi: dove sta il problema? {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Questa è un’assurdità secondo l’antropologia biblica! Come già detto, nella Bibbia il «cuore» è la «mente»! Qui sta il problema, ossia nel proiettare la cultura corrente («cuore» = sentimenti) nella Bibbia. Parlare al cuore di qualcuno, significa nella Bibbia appellarsi alla sua mente, alla sua intelligenza, essere convincente (2 Sm 19,7; 2 Cr 30,22; 32,6; 40,2; Os 2,14). Prendere a cuore qualcosa, significa prenderlo sul serio e rifletterci sopra (Dt 32,46; Gdc 19,30; 1 Cr 28,8; Is 47,7; Gr 12,11; Mal 2,2). Significa la stessa cosa di porre mente (Gb 7,17; 34,14; Is 57,1; Gr 31,21; Ez 40,4; Ag 1,5.7; 2,15.18s), visto che in tali brani in ebraico c’è «cuore»! (cfr. anche Mt 25,15; Mc 13,14 noéō percepire con la mente [nûs], ponderare).

 

 

11. {Massimo Morandi}

 

Contributo: Cari, mi ripeto, forse ho capito male, ma, il fratello Nicola ha scritto: «Dio non parla soltanto al tuo intelletto, ma anche al tuo intimo, alla tua coscienza, ai tuoi sentimenti». Quindi, Dio parla «anche al tuo intimo», ecc. A voi la deduzione di ciò, che «intimo» significa. {05-11-2012}

 

Gianni Argurio: Per me «intimo» nelle cose del cielo si riferisce è un qualcosa di personale fra il credente è il Signore; e posso confermare che è meraviglioso essere in intimità con il nostro Signore. {05-11-2012}

Nicola Martella: In ebraico ci sono due termini per «intimo», uno è «reni» e l’altro è «viscere». Il primo è abbinato alla coscienza, il secondo alla misericordia.

 

Massimo Morandi: Perfetto... Da qui, è possibile risalire a quale sia voce della «coscienza» prima della nuova nascita e dopo la nuova nascita. O mi sbaglio? {05-11-2012}

 

Nicola Martella: La «coscienza» (viene da «conoscenza») non è un «organo» antropologico, ma è l’interazione di varie istanze, quali la conoscenza, l’istruzione, l’educazione, la cultura di riferimento, l’esperienza, l’attitudine mentale e così via. Perciò, una cosa è la coscienza dell’uomo non-rigenerato, altra cosa è quella dopo la metànoia «mutamento della mente», la rigenerazione e il rinnovamento della mente. Chiaramente, avendo la coscienza a che fare con la conoscenza e l’atteggiamento mentale, esiste una crescita mediante l’istruzione, la purificazione e la santificazione. Tornando al tema, chiaramente a Dio è più facile parlare a una mente («cuore» per gli Ebrei) istruita nella volontà di Dio, pulita, rinnovata e disposta all’ubbidienza (cfr. Rm 12,1s).

 

 

12. {Sandro Bertone}

 

Proprio a proposito, direi. Ieri un giovane credente evangelico della chiesa dei Fratelli mi ha scritto quanto segue: «“Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono fra voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo...”. Ti dirò, ho provato a capirci qualcosa [del tuo scritto] e mi sono sentito di un’ignoranza e di una limitatezza senza pari. Ringrazio Dio, che si abbassa a tal punto da farsi capire anche da me». :-)

     Egli scrisse ciò, per «giustificare» il fatto che il mio scritto gli risultava incomprensibile per linguaggio ermetico e parole sconosciute. Il versetto dà rifugio nella grotta dell’ignoranza? Tieni conto che il giovane è laureato e padre di due figli. Come può Dio parlare alla mente, se le mettiamo un impermeabile? {08-11-2012}

 

 

13. {Marco Spina}

 

Contributo: Cosa ci porta dall’essere «mentali» all’essere «spirituali»? La Parola di Dio, che divide l’anima (mente, emozioni, volontà) dallo spirito ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore (Eb 4,12). Non devo «capire» (mente, ragionamento) quello, che la Parola dice, ma «credere», perché è col cuore che si crede e con la bocca si confessa (proclamare, dichiarare, legiferare). La mia bocca parlerà di ciò, che riempie il mio cuore. {01-06-2016}

 

Nicola Martella: Tale sofisma, che divide fra cuore e mente, è tipico degli occidentali. Per la Bibbia il «cuore» è la «mente».

     «Non devo “capire” (mente, ragionamento) quello, che la Parola dice, ma “credere”...»? Già letta la seguente ingiunzione apostolica: «Aggiungete alla fede... la conoscenza»? (2 Pt 1,5). Perciò, devo credere e capire quello, che la Parola dice. Inoltre, si parla del fatto, che per raggiungere la giusta statura della maturità, bisogna arrivare «all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio» (Ef 4,13); non basta credere tutti allo stesso modo, ma bisogna pienamente conoscere il Messia allo stesso modo. A ciò si aggiunga che solo la conoscenza delle sacre Scritture può elargire la «sapienza, che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù» (2 Tm 3,15).

 

 

14. {}

 

 

15. {Vari e medi}

 

Salvatore Canu: Questo argomento è molto attuale, fonte di discussione e di grande interesse. Il Signore ci ha dato discernimento, intelligenza, un esempio sono gli animali. Noi e loro abbiamo il cuore; ma noi abbiamo intelligenza e loro solo istinto. È la nostra mente, che recepisce; è lo spirito, che dopo aver recepito nella mente, opera. Come c’è scritto nell’articolo, non bisogna far rattristare lo spirito, non bisogna indurire il cuore, ecc. Tutto parte dalla mente. Bisogna essere disposti ad ascoltare; e non solo bisogna meditare, ma adempiere ciò che il Signore ci sta dicendo o dando di fare. La fede stessa viene dall’udire la Parola di Dio. Il Signore stesso dice d’essere il Capo del corpo (che meraviglioso esempio e che realtà pratica), non il cuore, ma il capo. Poi Egli stesso ci dice che il cuore dell’uomo e insanabilmente maligno. E la cosa assurda (fra chi non ha ancora conosciuto Gesù), infatti, è questa: Fidati del cuore, segui il tuo cuore. Infatti, è il contrario di ciò che dice la Scrittura. Diciamo che non ce da stupirsi: il Vangelo è pazzia per chi perisce! Grazie ancora per le tue riflessioni, Nicola. Il Signore ti benedica, amen! {03-11-2012}

 

Dario Giusiano: «Ora dunque levati, esci e parla al cuore dei tuoi servi…» (2 Sm 19,7). Perché in questo caso Dio attraverso Joab disse al re Davide di parlare al cuore dei suoi servi e non alla mente? L’Eterno disse a Samuele: «Non badare al suo aspetto né all’altezza della sua statura, poiché io l’ho rifiutato, perché l’Eterno non vede come vede l’uomo; l’uomo infatti guarda all’apparenza, ma l’Eterno guarda al cuore» (1 Sm 16,7). {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Tieni presente quanto segue (oltre a quanto già ho scritto in risposta ad altri lettori sul sito): ● «Parlare al cuore di qualcuno» in ebraico significava parlare alla mente di qualcuno, non soltanto ai suoi sentimenti. ● Qui Dio non voleva apparire come sentimentale. L’apparenza è «l’uomo esterno»; il «cuore» è l’uomo interno nel suo complesso, non solo nei sentimenti, particolarmente lo spirito (o la mente) dell’uomo.

 

Gianni De Pasquale: Paolo spesso dice «sappiamo», «conosciamo» e lui stesso dimostrò che Gesù era il Cristo. Il sapere e il conoscere, di cui parla nelle lettere, sono un ragionamento sulla persona di Gesù e tutto ciò che concerna la fede e la sua pratica, che bisogna far nostra. Al sentire ha lasciato pochissimo spazio, poiché è un fatto prettamente umano, che sicuramente non andava confuso con l’insegnamento. Emozioni e sentimenti sono da gestire e vivere tra relazioni umane e fraterne, dove trovano miglior corrispondenza. Ogni cosa al suo posto e nel suo tempo nobilita relazioni e conoscenza. {05-11-2012}

 

 

16. {Vari e brevi}

 

Carmela Magliano: Mente e cuore sono in armonia. Le verità di Dio sono necessarie e la mente e il cuore vi concordano. Dio ha il fine della redenzione. {05-11-2012}

 

Nicola Martella: Abbiamo detto e ribadito sopra che il «cuore» è per gli scrittori biblici la «mente». Perciò, bisogna tradurre la tua frase correttamente come segue: «Ragione e sentimenti sono in armonia… la ragione e i sentimenti vi concordano».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Cuore_mente_Mds.htm

05-11-2012; Aggiornamento: 01-06-2016

 

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