Qui di seguito
discutiamo l’articolo «L’Altissimo
ha dato a ogni popolo un dio protettore?». In esso siamo partiti da
questioni testuali inerenti a Deuteronomio 32,8-9. Qui la TILC (Traduzione
Interconfessionale in Lingua Corrente) traduce, suggerendo che il Dio Altissimo
avrebbe dato a ognuna delle nazioni «un dio protettore».
Come si vedrà qui di seguito, un lettore ha ritenuto tale accertamento della
verità testuale «non costruttivo né edificatorio».
Un altro lettore ha preso per buona la traduzione della TILC e, tralasciando il
tema reale e lasciando il terreno dell’esegesi, si è inoltrato in quello delle
speculazioni mitologiche, accompagnate da elementi tipici della
misteriosofia: numerologia, astrologia, gnosi.
Un terzo lettore in particolare si è occupato propriamente della TILC e
della cultura ecumenico-teologica, che l’ha generata, ritenendo pure aberrante
la tesi che tale parafrasi suggerisce.
Infine una lettrice, prendendo anch’ella seriamente il testo biblico, ha usato
l’occasione per chiedere chiarimento riguardo a un altro testo biblico
(Giudici 11,24) che, sebbene non abbia direttamente a che fare con la tesi,
secondo cui l’Altissimo avrebbe assegnato a ogni popolo i suoi dèi, ci aiuta a
chiarire il rapporto fra il Dio altissimo e gli dèi dei popoli.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Giuseppe
Cantarella}
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■ Contributo:
Nicola, io non perdo tempo per questi commenti, che sono a scopo credo
non costruttivo né edificatorio; però ti dico che la tua versione è fedele.
Aggiungo la versione Diodati: «Quando l’Altissimo spartiva l’eredità alle
nazioni, quando egli divideva figlioli di Adamo, Egli costituì i confini dei
popoli, secondo il numero dei figlioli d’Israele. Perciocché la parte del
Signore è il suo popolo; Giacobbe è la sorte della sua eredità». Come vedi,
tutto è stato fatto in vista del suo popolo, lo dice il versetto finale:
«Giacobbe è...». {17-12-2010}
▬
Risposta (Nicola
Martella): Perché discutere di questi temi dovrebbe essere una perdita di
tempo e «a scopo... non costruttivo né edificatorio»? Intervenendo,
egli stesso ha mostrato che non è così. Difendere la verità non è mai una cosa
oziosa. Chi non realizza la gravità di tradurre arbitrariamente la sacra
Scrittura per scopi ideologici, torcendone così il senso (2 Pt 2,15s), non
farebbe meglio a rimanere nell’ambito, che la grazia gli ha assegnato (Rm
12,3; 2 Cor 10,13), senza sindacare cose, che lui non intende?
2. {Pietro
Calenzo}
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Purtroppo,
carissimo Nicola, il compromesso, in primo luogo in campo ecumenico e
teologico, non può dare che frutti amari e aspri. Non posso assolutamente
comprendere come dei dottori evangelici (riformati) abbiano potuto collaborare
con prelati ed esegeti cattolici, per partorire una versione della Bibbia, la
cosiddette TILC, che è talmente adulterata e fuorviante.
Un’altra versione della Bibbia, che fu stampata negli anni ‘80, sponsorizzata
dalla Reader’s Digest, fu la versione condensata o ridotta delle Sacre
Scritture (con quale autorità si sono permessi di fare ciò!?).
Possono menti illuminate, che si dichiarano cristiane o credenti, scegliere come
accomodare la Scrittura alle loro demagogiche vedute ecumeniche e
teologiche? Evidentemente sì. La TILC, quale pessima traduzione della Scrittura,
ha avuto
scarsissima diffusione nel mondo evangelico, e ringrazio l’Eterno per ciò. È
in ogni caso preoccupante, come teologi Hans Küng (cattolico sui generis) e i
riformati, sopra citati, abbiano solo potuto avvallare traduzioni di versi della
Scrittura, che nelle mani d’inesperti lettori possono solo far pensare che la
Scrittura avvalli la possibilità che ci siano degli dèi per ogni nazione.
Ciò è aberrante. Il Signore ci liberi da tali menti ottenebrate. Grazie, Nicola,
per la tua analisi esegetica, che rinfranca i nostri cuori e che onora l’unico e
vero Dio, l’Eterno d’Israele, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Dio ti
benedica. {18-12-2010}
3. {Gianni
Siena}
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Domanda: Il
Dio Altissimo, segnando i confini delle nazioni, e diede a ognuna un dio
protettore? (Dt 32,8s). Risposta: «Sì», ma intendendo correttamente la
cosa. Noi riceviamo il divieto di adorare gli dèi stranieri.
Leggendo attentamente le mitologie, questi «dèi» erano, in realtà, i
capi tribali dell’umanità, da Babele in poi. Non trascurando al riguardo
Adamo e la stirpe di Caino.
Gli antichi idolatri ritenevano che gli antenati avessero conseguito la
deificazione dopo la morte. Nella Storia Universale di Diodoro siculo (1° secolo
a.C.) si legge che
Zeus morì e gli uomini, grati per i benefici avuti da lui, gli
associarono il fulmine e le piogge. In vita aveva istituito i primi tribunali e
la legislazione scritta. Secondo certi studiosi, Zeus è Cam, ed è El-Shamash
cananeo / babilonese.
La lista sarebbe lunga. Mosè, nel raccontare queste vicende, operò una
radicale «demitizzazione». Per i mitografi preellenici gli dèi erano
uomini ed «espressione» visibile di «potenze spirituali».
L’espressione letterale, «secondo il numero degli israeliti», nella LXX
[Settanta = traduzione greca dell’AT, N.d.R.] è riferita a questi angeli.
Fare attenzione, gli Israeliti erano divisi in tredici tribù; nelle
religioni idolatriche lo schema «12+1» ritorna con regolarità. Sempre nelle
stesse «8» e «13» erano sacri (in ricordo di…).
Infine, le
12 costellazioni, a cui erano associati questi «dèi» (lo zodiaco) è un
«planetario», e a ogni porzione di cielo corrispondeva la sottostante area
terrestre, «posseduta» dal dio.
I «Dialoghi di Platone» (di fonte egiziana) hanno paralleli con la narrazione
biblica: «Gli dèi si spartirono le terre e stabilirono culti e sacrifici
in loro onore…». Questa citazione richiama la narrazione biblica, dove la terra
fu divisa e, indirettamente, la costruzione della capitale teocratica. Gli
«dèi» erano i capi patriarcali delle prime famiglie umane postdiluviane,
forse, erano posseduti da spiriti demoniaci. In «Enuma Elish», l’epica
babilonese di Marduch, si legge che quest’ultimo fece ritornare in vita gli dèi
morti «mediante l’incantesimo» (= evocazione).
Detto questo, la traduzione della LXX, della Vulgata, della TILC, e della Bibbia
di Gerusalemme, dalla cui nota sono partito per commentare il dato, mi sembra
congruente.
La «traduzione», così come fatta, rivela il giudizio di Dio sull’umanità ribelle
ai suoi piani:
Canaan fu divisa fra le tribù d’Israele: ai giorni di Peleg la terra
intera fu spartita (Gen 10,25).
Babilonia fu scelta come «centro» geo-religioso del mondo scaturito dal diluvio
(Gen 11,1s). Dio, invece, disperse l’umanità (Gen 11,9) e, poi, scelse
Gerusalemme quale «centro» sacro di tutta la terra (Dt 33,12).
Il monte Sion è celebrato quale dimora di Dio posta all’estremo nord (Sal
48,1s). Lo stesso tema applicato alla dimora di Baal o di altre deità importanti
era comune nelle epiche politeiste.
Le ricostruzioni della terra primitiva (= anche la Pangea) dimostrano che la
credenza della «centralità» di Gerusalemme è reale: ancora nel medioevo
era molto diffusa in Europa. L’idea ebraica di alyah «salire» (da
qualunque parte della terra…) a Sion è «letterale», se si tiene conto che la
Bibbia insegna l’originale unità geografica della terra creata (Gen 1,9s).
Su questa terra Adamo peccò, la prima generazione scaturita dopo il Diluvio
peccò: di che cosa? «Sarete come elohim» (dio / dèi)» (Gen 3,5).
Fratello Frascaro non farti fuorviare, quando un «pezzetto» della Parola si può
tradurre in più di un modo, non sempre la traduzione «opposta» torna a onore di
chi la propone! {20-12-2010}
4. {Nicola
Martella}
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Stimo Gianni Siena
per tanti aspetti, ma non devo per forza concordare con lui su questo. Già altre
volte ho rifiutato tali «insalate russe» piene di mitologia, con contorno di
numerologia, astrologia, misteriosofia e gnosticismo vario, il tutto reso
«biblicamente» appetibile. E con cose del genere vorrebbe spiegare vari aspetti
della Bibbia, invece di praticare una rigorosa e precisa esegesi contestuale.
Il contributo di questo lettore è molto problematico. Il tentativo di spiegare
la genesi del politeismo dal culto degli avi, è conosciuto; Gianni Siena
riprende qui tali tesi e le ripresenta, mischiandole con la Bibbia. Lui ha
trasformato una questione di critica testuale, di traduzione e di esegesi
nell’occasione di parlare nuovamente del suo tema preferito: la mitologia.
Tutto ciò non c’entra nulla con la problematica del testo biblico, visto che
abbiamo mostrato che si tratta di una falsa traduzione. Possibile che Gianni
Siena debba qui basarsi su una falsa interpretazione per inserire qui tale sua
singolare spiegazione, che suscita più domande che risposte?
Zeus
sarebbe Cam, figlio di Noè. Dove sta la prova esegetica di tutto ciò? E dove
sono le prove documentarie di siffatti «studiosi»?
Dove sono le prove che Mosè abbia demitizzato antichi miti e presentato
poi tutto ciò a Israele come verità? Basterà tale miscuglio fra sacra Scrittura
e scrittori greci antichi a rendere le cose più plausibili e per spiegare gli
angheloi
nel testo greco di Deuteronomio 32,8s?
Se ciò non bastasse, Gianni Siena si serve della numerologia! Dov’è
scritto nella Bibbia che Israele avesse «tredici tribù»? Tale locuzione
non ricorre mai nella Bibbia, ma solo «dodici tribù» (Gn 49,28; Ap 21,12). Che
hanno a che fare tali «numeri sacri» col nostro problema? Misteri gnostici!
Visto che la mitologia e la numerologia non bastavano, lui scomoda poi anche
l’astrologia. Siamo quindi arrivati al principio dell’esoterismo di
macrocosmo e microcosmo. [Per l’approfondimento si vedano in Nicola
Martella,
Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2
(Punto°A°Croce, Roma 2003),
gli articoli: «Astrologia, medicina e Bibbia», pp. 76s; «Macrocosmo e microcosmo»,
pp. 280s.]
Abbiamo visto che già la commistione fra Bibbia e mitologia è
preoccupante e, visto che poi è unita a numerologia, ad astrologia e a
«quasilogia», fa alzare i peli. Gli
anacronismi, da usati da Gianni Siena, getterebbero ombre sulla sua
conoscenza biblica e sul suo modo di interpretare la Bibbia. Egli usa Platone e
l’epopea babilonese per interpretare la Bibbia! Infine, per mantenere la
coerenza con la sua tesi mitologica, dà ragione alla TILC e ad altre versioni
cattoliche!
Come faceva Canaan a essere divisa fra le tribù d’Israele ai giorni di Peleg,
visto che allora non esisteva neppure l’Idea d’Israele?
Che cosa c’entrano qui Babilonia e Gerusalemme come centri geo-religiosi?
Ambedue queste città non ricorrono mai in Deuteronomio, né è mai scritto in esso
che Gerusalemme sia il «centro sacro di tutta la terra». Che cosa c’entra
qui
Salmo 48,1s? Che cosa c’entra qui la presunta centralità geografica di
Gerusalemme nella primordiale Pangea? Che cosa c’entra qui il termine «salire»,
a cui viene dato un significato pressoché planetario, mentre aveva solo a che
fare con la geografia di Canaan? In una incredibile confusione parossistica,
Gianni Siena ci mischia anche Genesi 3,5 e la menzogna del serpente, con
cui incantò Eva! Dove scrisse mai l’autore della genesi che Adamo e i suoi
antichi discendenti fossero degli elohim nel senso della mitologia
pagana? In Genesi 3,22 Jahwè Elohim non chiamò l’uomo così, ma si limitò agli
aspetti del discernimento autonomo dell’uomo. Ora, tutto ciò non ha nulla a che
fare con l’esegesi del nostro brano.
Ricapitolando, ciò che afferma questo lettore è un’insalata russa senza capo
ne coda (e senza riferimenti letterari controllabili). Sembra che i «miti
giudaici», le favole pagane e la cabala lo affascino (e in ciò ha altri compagni
di via…), facendogli perdere il sicuro terreno dell’esegesi. Per quanto so, lui
si è a lungo abbeverato a siti di misteriosofia e archeosofia, quindi di
esoterismo. Gli consiglio di «depurarsi» da tale pensiero magico e di smettere
questo tipo di argomentazioni, perché rischia di confondere la gente e di
essere per loro un cattivo maestro, rendendosi colpevole dinanzi a Dio. Dobbiamo
tagliare rettamente la Parola della verità, se non vogliamo essere
confusi e confondenti (2 Tm 2,15).
5.
{Fiorina Pistone}
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■ Contributo:
Caro Nicola, ho letto l’articolo «L’Altissimo ha dato a ogni popolo un dio
protettore?», e ora ti chiedo: come giustifichi quanto detto da Iefte al
re degli Ammoniti, quando affermò: «Non possiedi tu quello che Chemos, il
tuo dio, ti ha fatto possedere?» (Giudici 11,24).
Iefte credeva veramente all’esistenza del dio Chemos? L’autore della Lettera
agli Ebrei (Ebrei 11,32), però, considera Iefte un modello di fede.
Forse Iefte voleva soltanto assecondare le credenze del re di Ammon, per
fare di lui un interlocutore più malleabile e per non complicare una questione
che, almeno per il momento, era soltanto un fatto di rivendicazioni
territoriali? {28-12-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Ricordo che il quesito è se l’Altissimo abbia
assegnato a ogni popolo i suoi dèi. Iefte non affermò che era stato
l’Altissimo a dare agli Ammoniti Chemoš quale nume territoriale. Quindi, tale
questione non rientra in questo tema.
La Bibbia viaggia su due binari paralleli e contemporanei riguardo
all’esistenza degli altri dèi: un aspetto riguarda la loro esistenza, l’altra la
loro manifestazione e rappresentazione. La Bibbia non nega l’esistenza di
altri dèi (1 Cor 8,5s), sebbene precisi che si tratta di demoni (Lv 17,7;
Dt 32,17; Sal 106,37; 1 Cor 10,20), che si presentano come divinità in
corrispondenza alle attese dei singoli raggruppamenti e popoli pagani.
Preso i pagani, gli antichi spiriti si presentavano come «divinità nuove»
(Dt 32,17), spesso identificandosi con la nuova cultura religiosa dei popoli
vincitori (sincretismo). Mentre l’Altissimo è il Creatore dei cieli e della
terra e il Dio e il Re sopra tutti gli dèi (Sal 95,3; Dn 2,47; 11,36), le
divinità pagane sono protettori locali, spiriti territoriali, che non
hanno potere fuori della zona intorno al loro santuario. Dall’altra parte, la
Scrittura afferma che gli idoli, che rappresentano tali forze religiose,
sono invenzioni della mente umana (Os 13,2); tali spiriti si manifestano in
corrispondenza alle attese della gente (così avviene ancora oggigiorno con i
santi protettori) e usando particolari canali (veggenti, santoni,
profeti, sacerdoti, ecc.).
Ora, tornando a Iefte, egli non era qui il «grande teologo», sebbene
conoscesse bene la storia d’Israele e avesse una certa conoscenza biblica, ma
agiva da
condottiero, da stratega politico e persona che voleva convincere con la
dialettica. Gli Ammoniti credevano che Chemoš avesse dato loro i
territori, su cui lui dominava. Iefte usò da stratega politico tale
credenza religiosa degli Ammoniti. Viste le rivendicazioni territoriali degli
Ammoniti (Gdc 11,13), Iefte ricapitolò la storia della migrazione
d’Israele e ribadì il fatto che tali territori non erano mai appartenuti a
Ammon, ma Israele sconfisse gli Amorei, dopo essere stato attaccato, prendendo
quindi il possesso dei loro territori (Gdc 11,18-22). È evidente che Iefte
voleva arginare le tendenze espansionistiche del re di Ammon (v. 23), ribadendo
che i territori in questione, erano quelli da cui l’Eterno aveva cacciato gli
Amorei (v. 24b), e in cui Israele abitava da 300 anni ormai, senza che
gli Ammoniti avessero tentato d’impadronirsene (v. 26).
Faccio notare che per Iefte l’Eterno non era un Dio territoriale come
Chemoš, ma fu invocato come Giudice in tale questione (v. 27). Visto il rifiuto
del re degli Ammoniti (v. 28), l’Eterno fece decidere sul campo la sua volontà,
facendo sconfiggere e umiliare Ammon (vv. 29.32s; 12,3).
Quindi, mentre gli dèi dei popoli erano protettori territoriali, l’Eterno si
presento e fu presentato come il Creatore degli estremi confini della
terra (Is 40,28) e loro Giudice (1 Sm 2,10).
Abbiamo detto che Iefte non era un teologo (lo erano i sacerdoti allora), e per
questo si può scusare la sua «quasiologia» dottrinale, dovuta alla sua
dialettica politica. In effetti, è stato l’Eterno ad assegnare agli
uomini «i confini della loro abitazione» (At 17,26). «Quando
l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli
uomini, egli fissò i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele»
(Dt 32,8; cfr. Gs 24,5 «assegnai a Esaù il possesso della montagna di Seir»;
Ez 25,10; Sof 2,9).
Probabilmente nell’asserzione di Iefte c’era anche una punta d’ironia del
tipo: «Tu possiedi solo quello che Chemoš, il tuo dio, è stato capace di darti;
quindi, prenditela con lui».
6. {Mario
Pinto}
▲
■ Contributo:
Gli «dèi protettori» sono tutti demoni che si sono ribellati a Dio.
Verranno sconfitti tutti prima del giudizio universale, proprio perché solo Dio
ha il diritto di essere considerato il Protettore.
I demoni predicano la loro verità ai popoli, che «proteggono». Vorrebbero
addirittura svergognare Dio, mostrando a Lui, come si cura una comunità.
Quindi, una comunità può arrivare ad amare e
rispettare questo falso «dio protettore». Il Signore, però, si presenta in mezzo
a queste comunità per mettere il suo fuoco di verità, che convince di
peccato e che fa sentire nel cuore come la visione della vita del «dio
protettore» in questione sia in realtà maledetta e priva di salvezza e pace
eterna, che solo Gesù può dare. Il Signore lascia predicare ai demoni le loro
religioni, perché ne hanno il diritto, in quanto Dio lascia liberi tutti di
cercare la propria eterna dimensione. Però per amore della pietà, che Dio
ha per le creature che entreranno in questa folle filosofia di vita, o vangelo
dei demoni, il Signore entra in scena e fa risaltare la sua Luce sopra
queste tenebre. Il mondo è come un foglio bianco, dove i demoni fanno il loro
disegno, però il Signore mostrerà come questi disegni, in effetti, non sono
opere d’arte, ma solo scarabocchi. Tutti questi «dèi protettori» hanno portato
le loro comunità verso la rovina, i genocidi e la follia e così sarà fino a che
il Signore li avrà stritolati sotto i suoi piedi, camminando con i suoi
discepoli, che dovranno testimoniare di queste vittorie! {03-01-2011}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Non entro nel merito delle cose dette da questo lettore. Egli
per «comunità» intende probabilmente le chiese che si sono allontanate
dalla verità scritturale. Avrei preferito che egli avesse letto (meglio)
l’articolo in questione e si fosse concentrato sulle questioni testuali e
di traduzione, che abbiamo trattato. Tale avventurosa parafrasi della TILC fa
dire al testo che l’Altissimo avrebbe dato
a ogni popolo (quindi, non alle chiese locali) un dio protettore.
7. {Tore
Reale}
▲
Purtroppo la TILC è una porcheria colossale che niente ha a che invidiare
alla TNM della Watch Tower. Andate a vedere in che modo strano traduce gli
scritti paolinici inerenti alla grazia... La TILC è una parafrasi bizzarra della
traduzione biblica originale. Il mio pastore (valdese) ha bandito le TILC
dalla chiesa, indipendentemente dal Sinodo. Mi pare superfluo disquisire sul
contenuto apostata di una para-bibbia. {03-01-2011}
8. {}
▲
9. {}
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10. {}
▲
11. {}
▲
12. {}
▲
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Altiss_dio-protett_Ori.htm
02-01-2011; Aggiornamento: 04-01-2011 |