Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

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L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ALTISSIMO HA DATO A OGNI POPOLO

UN DIO PROTETTORE? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «L’Altissimo ha dato a ogni popolo un dio protettore?». In esso siamo partiti da questioni testuali inerenti a Deuteronomio 32,8-9. Qui la TILC (Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente) traduce, suggerendo che il Dio Altissimo avrebbe dato a ognuna delle nazioni «un dio protettore».

     Come si vedrà qui di seguito, un lettore ha ritenuto tale accertamento della verità testuale «non costruttivo né edificatorio».

     Un altro lettore ha preso per buona la traduzione della TILC e, tralasciando il tema reale e lasciando il terreno dell’esegesi, si è inoltrato in quello delle speculazioni mitologiche, accompagnate da elementi tipici della misteriosofia: numerologia, astrologia, gnosi.

     Un terzo lettore in particolare si è occupato propriamente della TILC e della cultura ecumenico-teologica, che l’ha generata, ritenendo pure aberrante la tesi che tale parafrasi suggerisce.

     Infine una lettrice, prendendo anch’ella seriamente il testo biblico, ha usato l’occasione per chiedere chiarimento riguardo a un altro testo biblico (Giudici 11,24) che, sebbene non abbia direttamente a che fare con la tesi, secondo cui l’Altissimo avrebbe assegnato a ogni popolo i suoi dèi, ci aiuta a chiarire il rapporto fra il Dio altissimo e gli dèi dei popoli.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Giuseppe Cantarella

2. Pietro Calenzo

3. Gianni Siena

4. Nicola Martella

5. Fiorina Pistone

6. Mario Pinto

7. Tore Reale

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Giuseppe Cantarella}

 

Contributo: Nicola, io non perdo tempo per questi commenti, che sono a scopo credo non costruttivo né edificatorio; però ti dico che la tua versione è fedele. Aggiungo la versione Diodati: «Quando l’Altissimo spartiva l’eredità alle nazioni, quando egli divideva figlioli di Adamo, Egli costituì i confini dei popoli, secondo il numero dei figlioli d’Israele. Perciocché la parte del Signore è il suo popolo; Giacobbe è la sorte della sua eredità». Come vedi, tutto è stato fatto in vista del suo popolo, lo dice il versetto finale: «Giacobbe è...». {17-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Perché discutere di questi temi dovrebbe essere una perdita di tempo e «a scopo... non costruttivo né edificatorio»? Intervenendo, egli stesso ha mostrato che non è così. Difendere la verità non è mai una cosa oziosa. Chi non realizza la gravità di tradurre arbitrariamente la sacra Scrittura per scopi ideologici, torcendone così il senso (2 Pt 2,15s), non farebbe meglio a rimanere nell’ambito, che la grazia gli ha assegnato (Rm 12,3; 2 Cor 10,13), senza sindacare cose, che lui non intende?

 

 

2. {Pietro Calenzo}

 

Purtroppo, carissimo Nicola, il compromesso, in primo luogo in campo ecumenico e teologico, non può dare che frutti amari e aspri. Non posso assolutamente comprendere come dei dottori evangelici (riformati) abbiano potuto collaborare con prelati ed esegeti cattolici, per partorire una versione della Bibbia, la cosiddette TILC, che è talmente adulterata e fuorviante.

     Un’altra versione della Bibbia, che fu stampata negli anni ‘80, sponsorizzata dalla Reader’s Digest, fu la versione condensata o ridotta delle Sacre Scritture (con quale autorità si sono permessi di fare ciò!?).

     Possono menti illuminate, che si dichiarano cristiane o credenti, scegliere come accomodare la Scrittura alle loro demagogiche vedute ecumeniche e teologiche? Evidentemente sì. La TILC, quale pessima traduzione della Scrittura, ha avuto scarsissima diffusione nel mondo evangelico, e ringrazio l’Eterno per ciò. È in ogni caso preoccupante, come teologi Hans Küng (cattolico sui generis) e i riformati, sopra citati, abbiano solo potuto avvallare traduzioni di versi della Scrittura, che nelle mani d’inesperti lettori possono solo far pensare che la Scrittura avvalli la possibilità che ci siano degli dèi per ogni nazione. Ciò è aberrante. Il Signore ci liberi da tali menti ottenebrate. Grazie, Nicola, per la tua analisi esegetica, che rinfranca i nostri cuori e che onora l’unico e vero Dio, l’Eterno d’Israele, Padre del nostro Signore Gesù Cristo. Dio ti benedica. {18-12-2010}

 

 

3. {Gianni Siena}

 

Domanda: Il Dio Altissimo, segnando i confini delle nazioni, e diede a ognuna un dio protettore? (Dt 32,8s). Risposta: «Sì», ma intendendo correttamente la cosa. Noi riceviamo il divieto di adorare gli dèi stranieri.

     Leggendo attentamente le mitologie, questi «dèi» erano, in realtà, i capi tribali dell’umanità, da Babele in poi. Non trascurando al riguardo Adamo e la stirpe di Caino.

     Gli antichi idolatri ritenevano che gli antenati avessero conseguito la deificazione dopo la morte. Nella Storia Universale di Diodoro siculo (1° secolo a.C.) si legge che Zeus morì e gli uomini, grati per i benefici avuti da lui, gli associarono il fulmine e le piogge. In vita aveva istituito i primi tribunali e la legislazione scritta. Secondo certi studiosi, Zeus è Cam, ed è El-Shamash cananeo / babilonese.

     La lista sarebbe lunga. Mosè, nel raccontare queste vicende, operò una radicale «demitizzazione». Per i mitografi preellenici gli dèi erano uomini ed «espressione» visibile di «potenze spirituali».

     L’espressione letterale, «secondo il numero degli israeliti», nella LXX [Settanta = traduzione greca dell’AT, N.d.R.] è riferita a questi angeli.

     Fare attenzione, gli Israeliti erano divisi in tredici tribù; nelle religioni idolatriche lo schema «12+1» ritorna con regolarità. Sempre nelle stesse «8» e «13» erano sacri (in ricordo di…).

     Infine, le 12 costellazioni, a cui erano associati questi «dèi» (lo zodiaco) è un «planetario», e a ogni porzione di cielo corrispondeva la sottostante area terrestre, «posseduta» dal dio.

     I «Dialoghi di Platone» (di fonte egiziana) hanno paralleli con la narrazione biblica: «Gli dèi si spartirono le terre e stabilirono culti e sacrifici in loro onore…». Questa citazione richiama la narrazione biblica, dove la terra fu divisa e, indirettamente, la costruzione della capitale teocratica. Gli «dèi» erano i capi patriarcali delle prime famiglie umane postdiluviane, forse, erano posseduti da spiriti demoniaci. In «Enuma Elish», l’epica babilonese di Marduch, si legge che quest’ultimo fece ritornare in vita gli dèi morti «mediante l’incantesimo» (= evocazione).

     Detto questo, la traduzione della LXX, della Vulgata, della TILC, e della Bibbia di Gerusalemme, dalla cui nota sono partito per commentare il dato, mi sembra congruente.

     La «traduzione», così come fatta, rivela il giudizio di Dio sull’umanità ribelle ai suoi piani:

     Canaan fu divisa fra le tribù d’Israele: ai giorni di Peleg la terra intera fu spartita (Gen 10,25).

     Babilonia fu scelta come «centro» geo-religioso del mondo scaturito dal diluvio (Gen 11,1s). Dio, invece, disperse l’umanità (Gen 11,9) e, poi, scelse Gerusalemme quale «centro» sacro di tutta la terra (Dt 33,12).

     Il monte Sion è celebrato quale dimora di Dio posta all’estremo nord (Sal 48,1s). Lo stesso tema applicato alla dimora di Baal o di altre deità importanti era comune nelle epiche politeiste.

     Le ricostruzioni della terra primitiva (= anche la Pangea) dimostrano che la credenza della «centralità» di Gerusalemme è reale: ancora nel medioevo era molto diffusa in Europa. L’idea ebraica di alyah «salire» (da qualunque parte della terra…) a Sion è «letterale», se si tiene conto che la Bibbia insegna l’originale unità geografica della terra creata (Gen 1,9s).

     Su questa terra Adamo peccò, la prima generazione scaturita dopo il Diluvio peccò: di che cosa? «Sarete come elohim» (dio / dèi)» (Gen 3,5).

     Fratello Frascaro non farti fuorviare, quando un «pezzetto» della Parola si può tradurre in più di un modo, non sempre la traduzione «opposta» torna a onore di chi la propone! {20-12-2010}

 

 

4. {Nicola Martella}

 

Stimo Gianni Siena per tanti aspetti, ma non devo per forza concordare con lui su questo. Già altre volte ho rifiutato tali «insalate russe» piene di mitologia, con contorno di numerologia, astrologia, misteriosofia e gnosticismo vario, il tutto reso «biblicamente» appetibile. E con cose del genere vorrebbe spiegare vari aspetti della Bibbia, invece di praticare una rigorosa e precisa esegesi contestuale.

     Il contributo di questo lettore è molto problematico. Il tentativo di spiegare la genesi del politeismo dal culto degli avi, è conosciuto; Gianni Siena riprende qui tali tesi e le ripresenta, mischiandole con la Bibbia. Lui ha trasformato una questione di critica testuale, di traduzione e di esegesi nell’occasione di parlare nuovamente del suo tema preferito: la mitologia. Tutto ciò non c’entra nulla con la problematica del testo biblico, visto che abbiamo mostrato che si tratta di una falsa traduzione. Possibile che Gianni Siena debba qui basarsi su una falsa interpretazione per inserire qui tale sua singolare spiegazione, che suscita più domande che risposte?

     Zeus sarebbe Cam, figlio di Noè. Dove sta la prova esegetica di tutto ciò? E dove sono le prove documentarie di siffatti «studiosi»?

     Dove sono le prove che Mosè abbia demitizzato antichi miti e presentato poi tutto ciò a Israele come verità? Basterà tale miscuglio fra sacra Scrittura e scrittori greci antichi a rendere le cose più plausibili e per spiegare gli angheloi nel testo greco di Deuteronomio 32,8s?

     Se ciò non bastasse, Gianni Siena si serve della numerologia! Dov’è scritto nella Bibbia che Israele avesse «tredici tribù»? Tale locuzione non ricorre mai nella Bibbia, ma solo «dodici tribù» (Gn 49,28; Ap 21,12). Che hanno a che fare tali «numeri sacri» col nostro problema? Misteri gnostici!

     Visto che la mitologia e la numerologia non bastavano, lui scomoda poi anche l’astrologia. Siamo quindi arrivati al principio dell’esoterismo di macrocosmo e microcosmo. [Per l’approfondimento si vedano in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), gli articoli: «Astrologia, medicina e Bibbia», pp. 76s; «Macrocosmo e microcosmo», pp. 280s.]

     Abbiamo visto che già la commistione fra Bibbia e mitologia è preoccupante e, visto che poi è unita a numerologia, ad astrologia e a «quasilogia», fa alzare i peli. Gli anacronismi, da usati da Gianni Siena, getterebbero ombre sulla sua conoscenza biblica e sul suo modo di interpretare la Bibbia. Egli usa Platone e l’epopea babilonese per interpretare la Bibbia! Infine, per mantenere la coerenza con la sua tesi mitologica, dà ragione alla TILC e ad altre versioni cattoliche!

     Come faceva Canaan a essere divisa fra le tribù d’Israele ai giorni di Peleg, visto che allora non esisteva neppure l’Idea d’Israele?

     Che cosa c’entrano qui Babilonia e Gerusalemme come centri geo-religiosi? Ambedue queste città non ricorrono mai in Deuteronomio, né è mai scritto in esso che Gerusalemme sia il «centro sacro di tutta la terra». Che cosa c’entra qui Salmo 48,1s? Che cosa c’entra qui la presunta centralità geografica di Gerusalemme nella primordiale Pangea? Che cosa c’entra qui il termine «salire», a cui viene dato un significato pressoché planetario, mentre aveva solo a che fare con la geografia di Canaan? In una incredibile confusione parossistica, Gianni Siena ci mischia anche Genesi 3,5 e la menzogna del serpente, con cui incantò Eva! Dove scrisse mai l’autore della genesi che Adamo e i suoi antichi discendenti fossero degli elohim nel senso della mitologia pagana? In Genesi 3,22 Jahwè Elohim non chiamò l’uomo così, ma si limitò agli aspetti del discernimento autonomo dell’uomo. Ora, tutto ciò non ha nulla a che fare con l’esegesi del nostro brano.

     Ricapitolando, ciò che afferma questo lettore è un’insalata russa senza capo ne coda (e senza riferimenti letterari controllabili). Sembra che i «miti giudaici», le favole pagane e la cabala lo affascino (e in ciò ha altri compagni di via…), facendogli perdere il sicuro terreno dell’esegesi. Per quanto so, lui si è a lungo abbeverato a siti di misteriosofia e archeosofia, quindi di esoterismo. Gli consiglio di «depurarsi» da tale pensiero magico e di smettere questo tipo di argomentazioni, perché rischia di confondere la gente e di essere per loro un cattivo maestro, rendendosi colpevole dinanzi a Dio. Dobbiamo tagliare rettamente la Parola della verità, se non vogliamo essere confusi e confondenti (2 Tm 2,15).

 

 

5. {Fiorina Pistone}

 

Contributo: Caro Nicola, ho letto l’articolo «L’Altissimo ha dato a ogni popolo un dio protettore?», e ora ti chiedo: come giustifichi quanto detto da Iefte al re degli Ammoniti, quando affermò: «Non possiedi tu quello che Chemos, il tuo dio, ti ha fatto possedere?» (Giudici 11,24).

     Iefte credeva veramente all’esistenza del dio Chemos? L’autore della Lettera agli Ebrei (Ebrei 11,32), però, considera Iefte un modello di fede.

     Forse Iefte voleva soltanto assecondare le credenze del re di Ammon, per fare di lui un interlocutore più malleabile e per non complicare una questione che, almeno per il momento, era soltanto un fatto di rivendicazioni territoriali? {28-12-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Ricordo che il quesito è se l’Altissimo abbia assegnato a ogni popolo i suoi dèi. Iefte non affermò che era stato l’Altissimo a dare agli Ammoniti Chemoš quale nume territoriale. Quindi, tale questione non rientra in questo tema.

     La Bibbia viaggia su due binari paralleli e contemporanei riguardo all’esistenza degli altri dèi: un aspetto riguarda la loro esistenza, l’altra la loro manifestazione e rappresentazione. La Bibbia non nega l’esistenza di altri dèi (1 Cor 8,5s), sebbene precisi che si tratta di demoni (Lv 17,7; Dt 32,17; Sal 106,37; 1 Cor 10,20), che si presentano come divinità in corrispondenza alle attese dei singoli raggruppamenti e popoli pagani. Preso i pagani, gli antichi spiriti si presentavano come «divinità nuove» (Dt 32,17), spesso identificandosi con la nuova cultura religiosa dei popoli vincitori (sincretismo). Mentre l’Altissimo è il Creatore dei cieli e della terra e il Dio e il Re sopra tutti gli dèi (Sal 95,3; Dn 2,47; 11,36), le divinità pagane sono protettori locali, spiriti territoriali, che non hanno potere fuori della zona intorno al loro santuario. Dall’altra parte, la Scrittura afferma che gli idoli, che rappresentano tali forze religiose, sono invenzioni della mente umana (Os 13,2); tali spiriti si manifestano in corrispondenza alle attese della gente (così avviene ancora oggigiorno con i santi protettori) e usando particolari canali (veggenti, santoni, profeti, sacerdoti, ecc.).

     Ora, tornando a Iefte, egli non era qui il «grande teologo», sebbene conoscesse bene la storia d’Israele e avesse una certa conoscenza biblica, ma agiva da condottiero, da stratega politico e persona che voleva convincere con la dialettica. Gli Ammoniti credevano che Chemoš avesse dato loro i territori, su cui lui dominava. Iefte usò da stratega politico tale credenza religiosa degli Ammoniti. Viste le rivendicazioni territoriali degli Ammoniti (Gdc 11,13), Iefte ricapitolò la storia della migrazione d’Israele e ribadì il fatto che tali territori non erano mai appartenuti a Ammon, ma Israele sconfisse gli Amorei, dopo essere stato attaccato, prendendo quindi il possesso dei loro territori (Gdc 11,18-22). È evidente che Iefte voleva arginare le tendenze espansionistiche del re di Ammon (v. 23), ribadendo che i territori in questione, erano quelli da cui l’Eterno aveva cacciato gli Amorei (v. 24b), e in cui Israele abitava da 300 anni ormai, senza che gli Ammoniti avessero tentato d’impadronirsene (v. 26).

     Faccio notare che per Iefte l’Eterno non era un Dio territoriale come Chemoš, ma fu invocato come Giudice in tale questione (v. 27). Visto il rifiuto del re degli Ammoniti (v. 28), l’Eterno fece decidere sul campo la sua volontà, facendo sconfiggere e umiliare Ammon (vv. 29.32s; 12,3).

     Quindi, mentre gli dèi dei popoli erano protettori territoriali, l’Eterno si presento e fu presentato come il Creatore degli estremi confini della terra (Is 40,28) e loro Giudice (1 Sm 2,10).

     Abbiamo detto che Iefte non era un teologo (lo erano i sacerdoti allora), e per questo si può scusare la sua «quasiologia» dottrinale, dovuta alla sua dialettica politica. In effetti, è stato l’Eterno ad assegnare agli uomini «i confini della loro abitazione» (At 17,26). «Quando l’Altissimo diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli secondo il numero dei figli d’Israele» (Dt 32,8; cfr. Gs 24,5 «assegnai a Esaù il possesso della montagna di Seir»; Ez 25,10; Sof 2,9).

     Probabilmente nell’asserzione di Iefte c’era anche una punta d’ironia del tipo: «Tu possiedi solo quello che Chemoš, il tuo dio, è stato capace di darti; quindi, prenditela con lui».

 

 

6. {Mario Pinto}

 

Contributo: Gli «dèi protettori» sono tutti demoni che si sono ribellati a Dio. Verranno sconfitti tutti prima del giudizio universale, proprio perché solo Dio ha il diritto di essere considerato il Protettore.

     I demoni predicano la loro verità ai popoli, che «proteggono». Vorrebbero addirittura svergognare Dio, mostrando a Lui, come si cura una comunità. Quindi, una comunità può arrivare ad amare e rispettare questo falso «dio protettore». Il Signore, però, si presenta in mezzo a queste comunità per mettere il suo fuoco di verità, che convince di peccato e che fa sentire nel cuore come la visione della vita del «dio protettore» in questione sia in realtà maledetta e priva di salvezza e pace eterna, che solo Gesù può dare. Il Signore lascia predicare ai demoni le loro religioni, perché ne hanno il diritto, in quanto Dio lascia liberi tutti di cercare la propria eterna dimensione. Però per amore della pietà, che Dio ha per le creature che entreranno in questa folle filosofia di vita, o vangelo dei demoni, il Signore entra in scena e fa risaltare la sua Luce sopra queste tenebre. Il mondo è come un foglio bianco, dove i demoni fanno il loro disegno, però il Signore mostrerà come questi disegni, in effetti, non sono opere d’arte, ma solo scarabocchi. Tutti questi «dèi protettori» hanno portato le loro comunità verso la rovina, i genocidi e la follia e così sarà fino a che il Signore li avrà stritolati sotto i suoi piedi, camminando con i suoi discepoli, che dovranno testimoniare di queste vittorie! {03-01-2011}

 

Risposta (Nicola Martella): Non entro nel merito delle cose dette da questo lettore. Egli per «comunità» intende probabilmente le chiese che si sono allontanate dalla verità scritturale. Avrei preferito che egli avesse letto (meglio) l’articolo in questione e si fosse concentrato sulle questioni testuali e di traduzione, che abbiamo trattato. Tale avventurosa parafrasi della TILC fa dire al testo che l’Altissimo avrebbe dato a ogni popolo (quindi, non alle chiese locali) un dio protettore.

 

 

7. {Tore Reale}

 

Purtroppo la TILC è una porcheria colossale che niente ha a che invidiare alla TNM della Watch Tower. Andate a vedere in che modo strano traduce gli scritti paolinici inerenti alla grazia... La TILC è una parafrasi bizzarra della traduzione biblica originale. Il mio pastore (valdese) ha bandito le TILC dalla chiesa, indipendentemente dal Sinodo. Mi pare superfluo disquisire sul contenuto apostata di una para-bibbia. {03-01-2011}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/T1-Altiss_dio-protett_Ori.htm

02-01-2011; Aggiornamento: 04-01-2011

 

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