Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Dottrina

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

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Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MISTERO VELATO E SVELATO

 

 di Erik Benevolo - Nicola Martella

 

1. Profezia e mistero (Erik Benevolo)

2. Mistero di Gesù e altri misteri (Nicola Martella)

 

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1.  PROFEZIA E MISTERO (Erik Benevolo): Ho letto lo scambio di lettere fra Emanuela Crespi e Nicola Martella. [ Questioni sui profeti del NT] Interessante, effettivamente: e stimolante.

     E nel caso sui generis, sono anch’io convinto che se la profezia edifica, esorta e consola, altre azioni spirituali producono lo stesso effetto; e se il contrario è indice di falsa profezia, la profezia in se stessa resta maggiore delle definizioni che potremmo darne.

     Credo che il termine «mistero», che forse rifuggiamo per paura delle derive mistiche, rimane come un sigillo di proprietà del Dio invisibile, diritto che Dio si riserva attendendo il giorno della manifestazione dei suoi figli, pur dandone degli assaggi secondo la sua volontà in quanto «caparra» e anticipazione delle potenze del mondo a venire (ciò che non ci dispensa di verificare con la Parola ogni sua espressione, anzi: la parola profetica delle Scritture è «più ferma» di qualsiasi esperienza o intuizione, e per sempre).

     La mia intima convinzione, che finora la Parola non mi ha contraddetto, è che il «mistero» è appunto quella linea lungo la quale Dio e l’uomo s’incontrano, linea dell’Ispirazione delle Scritture, dell’Incarnazione del Figlio di Dio, della rigenerazione del peccatore supplicante... ancoraggi dell’invisibile al visibile e viceversa, un po’ come quei «terreni santi» su cui ci si doveva spingere senza calzari né nulla che isolasse il piede dal terreno perché là Dio e l’uomo s’incontravano, e nasceva là qualcosa d’inaudito, di mai visto, d’inimmaginabile (1 Cor 2,9).

 

 

2.  MISTERO DI GESÙ E ALTRI MISTERI (Nicola Martella): Nel già citato articolo «Questioni sui profeti del NT» ho accennato al fatto che, al tempo del NT, «profezia» o «profetare» riguardava una «proclamazione ispirata», sulla base della lettura comunitaria dell’AT, di ciò che riguardava specialmente il «mistero di Gesù» quale Messia, secondo l’assunto di Ap 19,10: «La testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia» (Ap 19,10).

     Le parole di Erik Benevolo mi hanno stimolato a verificare quanto da lui detto e ad ampliare e approfondire il discorso.

 

Dio svela e vela

     «È gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell’investigarle» (Pr 25,2). In effetti, quel Dio che si manifestava in modi tremendi, che taceva per lunghi periodi, cambiava le situazioni credute ormai perdute, che sfuggiva alle analisi di Giobbe e dei suoi «amici», che si rivelava e si nascondeva (Sal 10,1; Is 45,15)… Egli era e rimaneva il «grande mistero».

     Alcuni, attenendosi a quanto già rivelato, cercavano di compenetrare tale «mistero» con la fede, la riflessione e il timor di Dio (Pr 25,2), sapendo anche che un giorno avrebbero dovuto comparire col proprio «mistero» dinanzi a Lui (Ec 12,16).

     Altri si abituarono a ignorarlo e addirittura, sebbene seduti sulle proprie fecce, concludevano che «l’Eterno non fa né ben né male» (Sf 1,12), che non investigasse per nulla, anzi neppure esistesse (Sal 10,4), oppure fosse da raggirare come gli uomini (Sal 50,21).

 

Privilegi e responsabilità

     Ai tempi d’Isaia, per chi rifiutava il messaggio di Dio e la sua disciplina, le cose svelate divennero velate, a loro danno: «Ascoltate, sì, ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere! 10Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda coi suoi occhi, non oda coi suoi orecchi, non intenda col cuore, non si converta e non sia guarito!» (Is 6,9s).

     Similmente nel nuovo patto, molti dei Giudei rifiutando Gesù come Messia, non capirono il suo messaggio. Il palese privilegio dei discepoli divenne danno per la maggior parte dei Giudei. «Allora i discepoli, accostatisi, gli dissero: “Perché parli loro in parabole?”. 11Ed egli rispose loro: “Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è dato. 12Perché a chiunque ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13Perciò parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo, non odono e non intendono» (Mt 13,10-13). Gesù vide in ciò l’adempimento della profezia d’Isaia (vv. 14s), per poi concludere: «Ma beati gli occhi vostri, perché vedono; ed i vostri orecchi, perché odono!» (v. 16).

     Similmente accadde con la proclamazione apostolica (2 Cor 2,14-17 «odore di morte» o «odore di vita»).

 

Il mistero di Cristo

     Nel nuovo patto Gesù Cristo è la linea di demarcazione in cui l’Onnipotente e l’impotente s’incontrano, sulla base della grazia e della giustificazione, nell’alleanza: qui l’Altissimo si mostra misericordioso e la creatura viene riscattata ed elevata all’onore di interlocutore.

     Giobbe nella sua controversia con Dio constatava amaramente: «Non c’è fra noi un arbitro, che posi la mano su tutti e due!» (Gb 9,33). Paolo affermò invece: «Uno è infatti Dio, uno e mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2,5 gr.).

     In tutto ciò Cristo era il «mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più remoti» (Rm 16,25; Ef 3,5; Col 1,26). Tale «mistero di Cristo» (Ef 3,4), essendo però stato rivelato in profondità a Paolo, ha perso anche per noi, per così dire, molti dei suggelli che lo celavano, ad esempio riguardo alla piena partecipazione dei Gentili nel «corpo» (v. 6). Perciò egli parlò della «ricchezza della gloria di questo mistero fra i Gentili, che è Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27). Perciò è possibile ora «annunziare il mistero di Cristo» (Col 4,3).

 

Misteri svelati e velati

     È chiaro comunque che se tale «mistero di Cristo» è svelato per gran parte (c’è una dimensione escatologica ancora), il mistero rimane riguardo all’incontro in Lui con Dio. Perciò Paolo affermò, sulla base della piena identificazione in Cristo (Fil 3,10s), quanto segue: «Non che io lo abbia già afferrato o sia già giunto alla perfezione; ma [lo] inseguo, semmai io possa afferrarlo, al quale riguardo anch’io sono afferrato da Cristo Gesù» (v. 11 gr.).

     Esistono grandi misteri, velati e svelati, relativi al regno di Dio (Mc 4,11), al piano divino col mondo e la sua salvezza (Ef 1,9; 3,9), alla storia (Ap 17,5.7), a Israele (Rm 11,25), all’unione fra Cristo e la chiesa (Ef 5,32), all’Evangelo (Ef 6,19), all’empietà (2 Ts 2,7), alla risurrezione e alla trasformazione dei viventi (1 Cor 15,51) e alla fede (1 Tm 3,9) e al contenuto della devozione cristiana (1 Tm 3,16 credo) e così via (cfr. Ap 1,20). Esiste addirittura un «mistero di Dio», profeticamente preannunziato, che deve ancora compiersi (Ap 10,7), sebbene noi credenti possiamo in qualche modo conoscerlo pienamente già ora (Col 2,2).

     Dinanzi a tutti questi misteri, come detto velati e svelati, facciamo bene a essere grati per il privilegio di figli di Dio di compenetrarli con la fede e il timor di Dio. Facciamo bene a tenere un profilo d’umiltà, chiedendo a Dio di rivelarci mediante la sua Parola quanto Egli voglia farci comprendere di tale mistero rivelato.

 

Errori da evitare

     Un errore madornale è qui la speculazione gnostica e il misticismo (1 Tm 6,20s). L’altro errore grossolano è di appoggiarsi al proprio razionalismo (Pr 3,5). Infine, bisogna menzionare le varie sovrastrutture dogmatiche che, realizzando sistemi chiusi in se stessi, creano ingannevolmente l’impressione di completezza; in tal modo danno alito di credere che possono spiegare anche l’inspiegabile e non lasciano perciò nessuno spiraglio che Dio ci meravigli col suo «mistero» e con le sue sorprese.

     La Parola di Dio è l’unica fiaccola legittima e salutare per illuminare i misteri rivelati (Sal 119,105).

 

Compenetrare i misteri svelati

     Ci sono almeno alcuni modi per compenetrare il «mistero svelato» (quello velato appartiene a Dio; Dt 29,29), che qui di seguito elenco.

     ■ Timor di Dio: «Il timore dell’Eterno è a capo della conoscenza; gli stolti disprezzano la sapienza e la disciplina» (Pr 1,7; 9,10). Se non si mette Dio al primo posto sulla piramide della realtà e non si accetta la disciplina (ebr. mûsar) della sua scuola (Pr 15,33), non si potrà accedere alla sapienza (ebr. chokmāh), ossia all’ordine che regge la realtà, né conoscerlo. Cfr. in Manuale Teologico dell’Antico Testamento, gli articoli: «Disciplina», pp. 144s; «Perizia», pp. 272s; «Sapienza», p. 323; «Timor di Jahwè», pp. 362s.

     ■ Intelligenza rinnovata: Vivendo lontano da Dio, l’intelligenza si può ottenebrare e il cuore si può indurire, producendo una sostanziale ignoranza (Ef 4,18). Perciò c’è bisogno di essere «rinnovati nello spirito della vostra mente» (Ef 4,23). Coloro che vivono in modo conforme a questo mondo, necessitano di essere «trasformati mediante il rinnovamento del senno», cosa che mette in grado di «provare quale sia la volontà di Dio: quella buona e gradita e perfetta» (Rm 12,2).

     ■ Rivelazione divina: Non solo Dio deve rivelare nella storia le cose precedentemente nascoste (Dt 29,29; Dn 2,28; Mt 16,17; Ef 3,5), ma deve aprire la mente per le cose rivelate, sebbene nascoste per alcuni, e al riguardo non basta il razionalismo dei «savi e degli intelligenti» (Dn 2,30; Mt 11,25). Al riguardo Dio usa anche degli interpreti umani, che spiegano la Scrittura (Lc 24,27; At 8,30ss), o degli apologeti (At 9,22; 17,3; 18,28).

     Infatti, sebbene i Giudei leggano ogni sabato le loro sacre Scritture (l’AT), un «velo» (un filtro ermeneutico) rende le loro menti ottuse riguardo a Gesù quale Messia-Re (2 Cor 3,12ss). Il velo che «rimane steso sul loro cuore» è «in Cristo che è abolito», ma quando «si saranno convertiti al Signore, il velo sarà rimosso» (vv. 14ss).

     ■ Fede: Abbiamo visto che l’ordine oggettivo (ebr. chokmot) che Dio ha posto nel creato, può essere inteso solo mediante l’ordine soggettivo (ebr. chokmāh), che proviene dal timor di Dio: «Ecco, temere il Signore: questa è la Sapienza, e fuggire il male è il discernimento» (Gb 28,28). Non esiste una fede senza timor di Dio, per essere legittima (Eb 11,7). La fiducia in Dio, nelle sue parole e nelle sue promesse sono la chiave per capire quella parte della realtà che sfugge alle analisi della ragione. Perciò «per fede» possiamo capire l’inaccessibile (Eb 11,1ss). Altresì «per fede» persone fiduciose in Dio poterono compiere cose fuori del comune che alla logica umana possono apparire pazze o impossibili (Eb 11,4-40). La fede permette di capire che il mistero, che alla ragione può apparire pazzia e scandalo, ossia «Cristo crocifisso» (1 Cor 1,23) quale apparente «pazzia di Dio» e «debolezza di Dio» (v. 25), è diventato il cuore della proclamazione cristiana: «Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (v. 24). La fede compenetrando il mistero della storia, Cristo, permette di scegliere volontariamente di associarsi alle «cose pazze per il mondo» e alle «cose deboli per il mondo» (v. 27), sapendo che Dio svergognerà coloro che appaiono «sapienti» e «forti». Nel crescendo vale altresì che «Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono» (v. 28). Tutto ciò è possibile solo mediante una fede ancorata nel timor di Dio e nella sua rivelazione.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Mistero_svelato_Esc.htm

29-12-2007; Aggiornamento:

 

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