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1.
Profezia e mistero (Erik Benevolo)
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2.
Mistero di Gesù e altri misteri (Nicola Martella) |
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1.
PROFEZIA E MISTERO
(Erik Benevolo): Ho letto lo scambio di lettere fra Emanuela Crespi e Nicola
Martella. [►
Questioni sui profeti del NT] Interessante, effettivamente: e
stimolante.
E nel caso sui generis, sono anch’io convinto che se la profezia edifica,
esorta e consola, altre azioni spirituali producono lo stesso effetto; e se il
contrario è indice di falsa profezia, la profezia in se stessa resta maggiore
delle definizioni che potremmo darne.
Credo che il termine «mistero», che forse rifuggiamo per paura delle derive
mistiche, rimane come un sigillo di proprietà del Dio invisibile, diritto che
Dio si riserva attendendo il giorno della manifestazione dei suoi figli, pur
dandone degli assaggi secondo la sua volontà in quanto «caparra» e anticipazione
delle potenze del mondo a venire (ciò che non ci dispensa di verificare con la
Parola ogni sua espressione, anzi: la parola profetica delle Scritture è «più
ferma» di qualsiasi esperienza o intuizione, e per sempre).
La mia intima convinzione, che finora la Parola non mi ha contraddetto, è che il
«mistero» è appunto quella linea lungo la quale Dio e l’uomo s’incontrano, linea
dell’Ispirazione delle Scritture, dell’Incarnazione del Figlio di Dio, della
rigenerazione del peccatore supplicante... ancoraggi dell’invisibile al visibile
e viceversa, un po’ come quei «terreni santi» su cui ci si doveva spingere senza
calzari né nulla che isolasse il piede dal terreno perché là Dio e l’uomo
s’incontravano, e nasceva là qualcosa d’inaudito, di mai visto, d’inimmaginabile
(1 Cor 2,9).
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2.
MISTERO DI GESÙ E ALTRI MISTERI
(Nicola Martella): Nel già citato articolo «Questioni
sui profeti del NT» ho accennato al fatto che, al tempo del NT,
«profezia» o «profetare» riguardava una «proclamazione ispirata», sulla base
della lettura comunitaria dell’AT, di ciò che riguardava specialmente il
«mistero di Gesù» quale Messia, secondo l’assunto di Ap 19,10: «La
testimonianza di Gesù; è lo spirito della profezia» (Ap 19,10).
Le parole di Erik Benevolo mi hanno stimolato a verificare quanto da lui detto e
ad ampliare e approfondire il discorso.
Dio svela e vela
«È gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta
nell’investigarle» (Pr 25,2). In effetti, quel Dio che si manifestava
in modi tremendi, che taceva per lunghi periodi, cambiava le situazioni credute
ormai perdute, che sfuggiva alle analisi di Giobbe e dei suoi «amici», che si
rivelava e si nascondeva (Sal 10,1; Is 45,15)… Egli era e rimaneva il «grande
mistero».
Alcuni, attenendosi a quanto già rivelato, cercavano di compenetrare tale
«mistero» con la fede, la riflessione e il timor di Dio (Pr 25,2), sapendo anche
che un giorno avrebbero dovuto comparire col proprio «mistero» dinanzi a Lui (Ec
12,16).
Altri si abituarono a ignorarlo e addirittura, sebbene seduti sulle
proprie fecce, concludevano che «l’Eterno non fa né ben né male» (Sf
1,12), che non investigasse per nulla, anzi neppure esistesse (Sal 10,4), oppure
fosse da raggirare come gli uomini (Sal 50,21).
Privilegi e
responsabilità
Ai tempi d’Isaia, per chi rifiutava il messaggio di Dio e la sua
disciplina, le cose svelate divennero velate, a loro danno: «Ascoltate, sì,
ma senza capire; guardate, sì, ma senza discernere!
10Rendi insensibile il cuore di questo popolo, rendigli duri gli
orecchi, e chiudigli gli occhi, in modo che non veda coi suoi occhi, non oda coi
suoi orecchi, non intenda col cuore, non si converta e non sia guarito!» (Is
6,9s).
Similmente nel nuovo patto, molti dei Giudei rifiutando Gesù come Messia,
non capirono il suo messaggio. Il palese privilegio dei discepoli divenne danno
per la maggior parte dei Giudei. «Allora i discepoli, accostatisi, gli
dissero: “Perché parli loro in parabole?”. 11Ed egli rispose loro:
“Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli; ma a loro non è
dato. 12Perché a chiunque ha, sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a
chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha.
13Perciò parlo loro in parabole, perché, vedendo, non vedono; e udendo,
non odono e non intendono» (Mt 13,10-13). Gesù vide in ciò l’adempimento
della profezia d’Isaia (vv. 14s), per poi concludere: «Ma beati gli occhi
vostri, perché vedono; ed i vostri orecchi, perché odono!» (v. 16).
Similmente accadde con la proclamazione apostolica
(2 Cor 2,14-17 «odore di morte» o «odore di vita»).
Il mistero di
Cristo
Nel nuovo patto Gesù Cristo è la linea di demarcazione in cui
l’Onnipotente e l’impotente s’incontrano, sulla base della grazia e della
giustificazione, nell’alleanza: qui l’Altissimo si mostra misericordioso e la
creatura viene riscattata ed elevata all’onore di interlocutore.
Giobbe nella sua controversia con Dio constatava amaramente: «Non c’è fra noi
un arbitro, che posi la mano su tutti e due!» (Gb 9,33). Paolo affermò
invece: «Uno è infatti Dio, uno e mediatore
di Dio e degli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2,5 gr.).
In tutto ciò Cristo era il «mistero che fu tenuto nascosto fin dai tempi più
remoti» (Rm 16,25; Ef 3,5; Col 1,26). Tale «mistero di Cristo» (Ef 3,4),
essendo però stato rivelato in profondità a Paolo, ha perso anche per
noi, per così dire, molti dei suggelli che lo celavano, ad esempio riguardo alla
piena partecipazione dei Gentili nel «corpo» (v. 6). Perciò egli parlò della «ricchezza
della gloria di questo mistero fra i Gentili, che è Cristo in voi, speranza
della gloria» (Col 1,27). Perciò è possibile ora «annunziare il mistero
di Cristo» (Col 4,3).
Misteri svelati
e velati
È chiaro comunque che se tale «mistero di Cristo» è svelato per gran parte (c’è
una dimensione escatologica ancora), il mistero rimane riguardo
all’incontro in Lui con Dio. Perciò Paolo affermò, sulla base della piena
identificazione in Cristo (Fil 3,10s), quanto segue: «Non che io lo abbia già
afferrato o sia già giunto alla perfezione; ma [lo] inseguo, semmai io possa
afferrarlo, al quale riguardo anch’io sono afferrato da Cristo Gesù» (v. 11
gr.).
Esistono grandi misteri, velati e svelati, relativi al regno di Dio (Mc
4,11), al piano divino col mondo e la sua salvezza (Ef 1,9; 3,9), alla storia
(Ap 17,5.7), a Israele (Rm 11,25), all’unione fra Cristo e la chiesa (Ef 5,32),
all’Evangelo (Ef 6,19), all’empietà (2 Ts 2,7), alla risurrezione e alla
trasformazione dei viventi (1 Cor 15,51) e alla fede (1 Tm 3,9) e al contenuto
della devozione cristiana (1 Tm 3,16 credo) e così via (cfr. Ap 1,20). Esiste
addirittura un «mistero di Dio», profeticamente preannunziato, che deve
ancora compiersi (Ap 10,7), sebbene noi credenti possiamo in qualche modo
conoscerlo pienamente già ora (Col 2,2).
Dinanzi a tutti questi misteri, come detto velati e svelati, facciamo bene a
essere grati per il privilegio di figli di Dio di compenetrarli con la
fede e il timor di Dio. Facciamo bene a tenere un profilo d’umiltà, chiedendo a
Dio di rivelarci mediante la sua Parola quanto Egli voglia farci comprendere di
tale mistero rivelato.
Errori da
evitare
Un errore madornale è qui la speculazione
gnostica e il misticismo (1 Tm 6,20s). L’altro errore grossolano è di
appoggiarsi al proprio razionalismo (Pr 3,5). Infine, bisogna menzionare
le varie sovrastrutture dogmatiche che, realizzando sistemi chiusi in se
stessi, creano ingannevolmente l’impressione di completezza; in tal modo danno
alito di credere che possono spiegare anche l’inspiegabile e non lasciano perciò
nessuno spiraglio che Dio ci meravigli col suo «mistero» e con le sue sorprese.
La Parola di Dio è l’unica fiaccola legittima e salutare per illuminare i
misteri rivelati (Sal 119,105).
Compenetrare i
misteri svelati
Ci sono almeno alcuni modi per compenetrare il «mistero svelato» (quello velato
appartiene a Dio; Dt 29,29), che qui di seguito elenco.
■ Timor di Dio: «Il timore dell’Eterno è a capo della conoscenza; gli
stolti disprezzano la sapienza e la disciplina» (Pr 1,7; 9,10). Se non si
mette Dio al primo posto sulla piramide della realtà e non si accetta la
disciplina (ebr. mûsar) della sua scuola (Pr 15,33), non si potrà
accedere alla sapienza (ebr. chokmāh), ossia all’ordine che regge la
realtà, né conoscerlo. Cfr. in
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento, gli articoli: «Disciplina», pp. 144s;
«Perizia», pp. 272s; «Sapienza», p. 323; «Timor di Jahwè», pp. 362s.
■ Intelligenza rinnovata: Vivendo lontano da Dio, l’intelligenza si può
ottenebrare e il cuore si può indurire, producendo una sostanziale ignoranza (Ef
4,18). Perciò c’è bisogno di essere «rinnovati nello spirito della vostra
mente» (Ef 4,23). Coloro che vivono in modo conforme a questo mondo,
necessitano di essere «trasformati mediante il rinnovamento del senno»,
cosa che mette in grado di «provare quale sia la volontà di Dio: quella buona
e gradita e perfetta» (Rm 12,2).
■ Rivelazione divina: Non solo Dio deve rivelare nella storia le cose
precedentemente nascoste (Dt 29,29; Dn 2,28; Mt 16,17; Ef 3,5), ma deve aprire
la mente per le cose rivelate, sebbene nascoste per alcuni, e al riguardo non
basta il razionalismo dei «savi e degli intelligenti» (Dn 2,30; Mt 11,25). Al
riguardo Dio usa anche degli interpreti umani, che spiegano la Scrittura (Lc
24,27; At 8,30ss), o degli apologeti (At 9,22; 17,3; 18,28).
Infatti, sebbene i Giudei leggano ogni sabato le loro sacre Scritture (l’AT), un
«velo» (un filtro ermeneutico) rende le loro menti ottuse riguardo a Gesù quale
Messia-Re (2 Cor 3,12ss). Il velo che «rimane steso sul loro cuore» è «in
Cristo che è abolito», ma quando «si saranno convertiti al Signore, il
velo sarà rimosso» (vv. 14ss).
■ Fede: Abbiamo visto che l’ordine oggettivo (ebr.
chokmot) che Dio ha posto nel creato, può essere inteso solo mediante
l’ordine soggettivo (ebr. chokmāh), che proviene dal timor di Dio: «Ecco,
temere il Signore: questa è la Sapienza, e fuggire il male è il discernimento»
(Gb 28,28). Non esiste una fede senza timor di Dio, per essere legittima (Eb
11,7). La fiducia in Dio, nelle sue parole e nelle sue promesse sono la chiave
per capire quella parte della realtà che sfugge alle analisi della ragione.
Perciò «per fede» possiamo capire l’inaccessibile (Eb 11,1ss). Altresì «per
fede» persone fiduciose in Dio poterono compiere cose fuori del comune che alla
logica umana possono apparire pazze o impossibili (Eb 11,4-40). La fede permette
di capire che il mistero, che alla ragione può apparire pazzia e scandalo, ossia
«Cristo crocifisso» (1 Cor 1,23) quale apparente «pazzia di Dio» e «debolezza di
Dio» (v. 25), è diventato il cuore della proclamazione cristiana: «Cristo,
potenza di Dio e sapienza di Dio» (v. 24). La fede compenetrando il mistero
della storia, Cristo, permette di scegliere volontariamente di associarsi alle «cose
pazze per il mondo» e alle «cose deboli per il mondo» (v. 27),
sapendo che Dio svergognerà coloro che appaiono «sapienti» e «forti». Nel
crescendo vale altresì che «Dio ha scelto le cose ignobili del mondo, e le
cose sprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che
sono» (v. 28). Tutto ciò è possibile solo mediante una fede ancorata nel
timor di Dio e nella sua rivelazione.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Mistero_svelato_Esc.htm
29-12-2007; Aggiornamento:
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