La Legge riguarda il comportamento morale. Dio
ha dato la sua Legge in modo che il popolo d’Israele potesse avere una guida per
vivere a un livello tale di poter riconoscere sia la purezza di Dio che la loro
colpevolezza. Ci sono 613 comandamenti nell’Antico Testamento che soprintendono
al comportamento morale, giudiziario e religioso degli Israeliti sotto la
teocrazia.
La Legge riflette il
carattere di Dio perché viene dal cuore di Dio. La Bibbia dice che la bocca
parla dall’abbondanza del cuore (Mt 12,34). Quando Dio ha dato la Legge
all’interno del patto mosaico, Egli parlava dall’abbondanza del suo cuore e
mirava al bene del suo popolo. Egli parlava di quello che era in Lui.
Oggigiorno, nel nuovo patto, sebbene la legge non sia più ingiuntiva, rimane un
importante riferimento morale. Infatti, la Legge è buona, pura, giusta e santa.
È sbagliato mentire, perché mentire è contro la natura di Dio. È sbagliato
rubare perché rubare è contro la natura di Dio.
Questa Legge, dunque,
era proceduta dal cuore di Dio, ed essendo stata data agli Israeliti, doveva
essere lo standard della loro condotta, un perfetto standard di vita all’interno
di una società teocratica qual era Israele. Allora come oggi, siccome la Legge è
perfetta e gli uomini no, è impossibile per i peccatori riuscire sempre a
osservarla. È per questa ragione che la Legge è diventata un ostacolo per
l’uomo. La Legge, quindi, fa vedere nell’uomo anche il contrario di ciò che essa
è. La Legge dice di essere perfetta, ma mostra che noi non lo siamo. Dice di
essere santa, ma ci condanna in quanto noi non lo siamo. Siccome non è possibile
osservare completamente la Legge e quindi giustificare la nostra posizione
davanti a Dio, abbiamo bisogno della giustizia e della santità dataci da Dio —
perché non c’è alcun modo per poter arrivare al livello di vita che Dio
richiede. Così, «la legge è stata nostro precettore per portarci a Cristo,
affinché fossimo giustificati per mezzo della fede» (Gal 3,24); cioè, la
Legge ci mostra che non possiamo arrivare a Dio tramite quello che facciamo.
Abbiamo bisogno della grazia di Dio in Cristo Gesù manifestata nel suo
sacrificio.
1. La Legge rivela la nostra colpevolezza
■ «Perché nessuna carne sarà giustificata
davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la
conoscenza del peccato» (Rm 3,20). ■ «Che diremo dunque? Che la legge è peccato?
Così non sia; anzi io non avrei conosciuto il peccato, se non mediante la
legge; infatti io non avrei conosciuta la concupiscenza, se la legge non
avesse detto: Non concupire»
(Rm 7,7).
2. La Legge parla a coloro che non sono sotto la grazia: La Legge si
rivolge a coloro che sono soggetta a essa, ossia che si trovano sotto il patto
mosaico. I credenti del nuovo patto non si trovano più sotto la legge
dell’antico patto. ■ «Or noi sappiamo che tutto quello che la legge
dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia
messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio» (Rm
3,19). ■ «Infatti il peccato non avrà più potere su di
voi, poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia» (Rm 6,14)
3. La Legge non giustifica nessuno: Non essendo possibile ubbidire alla
Legge sostanzialmente e costantemente, essa può essere un metro di condotta ma
non può assicurare la giustizia che Dio richiede. «Perché nessuna carne sarà
giustificata davanti a lui per le opere della legge» (Rm 3,20).
4. La Legge non fa alcuna concessione, fa richieste: «Maledetto
chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per
praticarle» (Gal 3,10). È quindi impossibile poter essere mai sicuri di
raggiungere e mantenere lo standard di morale e di giustizia che Dio richiede.
5. La Legge è spirituale, ma l’uomo è carnale: «Infatti noi sappiamo
che la legge è spirituale, ma io sono carnale» (Rm 7,14). Quindi l’uomo non
potrà mai riuscire ad adempierla e a soddisfarla. Infatti, di là dai buoni
propositi dell’uomo, la sua carne è debole. «Infatti quel che era impossibile
alla legge, perché la carne la rendeva debole, Dio l’ha fatto, mandando il suo
proprio Figlio in carne…» (Rm 8,3).
6. Siamo giustificati agli occhi di Dio per mezzo della grazia senza le opere
della Legge
■ «Noi dunque riteniamo che l’uomo è
giustificato mediante la fede senza le opere della legge»
(Rm 3,28).
■ «Giustificati dunque per fede, abbiamo pace
presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore» (Rm 5,1). ■ «Sapendo che l’uomo non è giustificato per le
opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto
anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di
Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà
giustificata per mezzo della legge» (Gal 2,16).
7. La Legge porta il giudizio: La Legge richiedendo un alto standard di
giustizia, vanifica di fatto di poter mai essere soddisfatta completamente e per
sempre. Perciò, come conseguenza, «la legge produce ira...» (Rm 4,15).
8. La Legge ci prepara all’Evangelo: La Legge ci mostra che il libero
dono dell’Evangelo è l’unico modo per ottenere la giustizia. «Così la legge è
stata nostro precettore per portarci a Cristo, affinché fossimo giustificati per
mezzo della fede» (Gal 3,24) La salvezza per grazia mediante la fede (Ef
2,8) si trova solo nel cristianesimo biblico. Solo l’Evangelo ha questo
messaggio di liberazione, non guadagnato, cioè la grazia.
9. La Legge mira a dare il contraccambio: Essa, giudicando quindi i
comportamenti, viene ad avere uno scopo punitivo. La Legge quale livella morale
mira a mostrare la differenza fra giustizia ed empietà, alfine di premiare l’una
e punire l’altra nella pratica. «Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno
la usa legittimamente; sapendo questo, che la legge non è stata istituita per il
giusto, ma per gli empi e i ribelli, per i malvagi e i peccatori, per gli
scellerati e i profani, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi,
per i fornicatori, per gli omosessuali, per i rapitori, per i falsi, per gli
spergiuri, e per qualsiasi altra cosa contraria alla sana dottrina, secondo
l’Evangelo della gloria del beato Dio, che mi è stato affidato» (1 Tm
1,8-11). La Legge aveva a che fare con la regolazione dei rapporti all’interno
della teocrazia d’Israele, non con la salvezza eterna. Permetteva di capire nel
caso concreto chi meritava la sanzione e la punizione. L’ubbidienza ai
comandamenti mostra certamente la differenza dei credenti rispetto agli empi,
ossia fra quelli che hanno accettato la grazia e quelli che l’hanno rifiutata,
ma l’ubbidienza è solo l’efflusso della salvezza e da sola non crea la giustizia
che vale dinanzi a Dio per i fini della salvezza.
10. Compendio ■ La Legge dice quello che la gente deve fare
(proprie opere). Fa delle richieste (Dt 27,26). ■ L’Evangelo rivela quello che Dio ha fatto (opera
di Dio). Quindi, non fa alcuna richiesta essendo un dono, eccetto la fede
(Rm 6,23). ■ La Legge è un elenco di cose da fare e di cose da
non fare (Es 20). ■ L’Evangelo è la morte, la sepoltura, e la
risurrezione di Gesù per i peccati (1 Cor 15,1-4). ■ Dio ha un solo metodo per salvare, sia nell’AT
sia nel NT: per grazia mediante la fede. L’ubbidienza alla Legge permetteva
di vivere in comunione con Dio, dopo aver accettato il suo patto salvifico;
ma non poteva garantire una salvezza una volta per sempre (Ez 3,20;
18,24.26). L’Evangelo promette la vita eterna, che è garantita dai meriti di
Cristo. La Legge metteva in prospettiva la vita (riuscita, prosperità,
felicità, ecc.) in caso d’ubbidienza completa a tutti i comandamenti (Lv
18,5; Lc 10,26ss), ma proprio tale alto standard richiesto vanificava ogni
possibilità di salvarsi ubbidendo alla Legge. L’Evangelo garantisce la
salvezza per mezzo della grazia, che per noi è gratuita perché ha pagato
Cristo Gesù (Rm 3,22ss; Ef 2,8s).
11. Senza fraintendimenti: Il presente articolo deve essere considerato
in rapporto alla salvezza, non all’ubbidienza. La legge non è un mezzo di
salvezza (e questo non lo si può mai evidenziare abbastanza), perché vuol essere
ubbidita. Se oggi un cristiano decide, come atto di ubbidienza personale, di non
mangiare i cibi impuri o di celebrare le feste bibliche, è nella sua libertà di
coscienza (Rm 14) e troverà magari tutta la simpatia di alcuni, ad esempio di
Argentino. Ma ciò non lo salverà. In Atti 15 venne presa una decisione storica
per la chiesa: i credenti delle nazioni furono esonerati dall’ubbidienza alla
Legge mosaica (At 15,28s; 21,25). I cristiani del nuovo patto sono sotto la
«legge di Cristo» o «legge dello Spirito» (Rm 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 6,2).
«Infatti qui v’è bensì
l’abrogazione del comandamento precedente a motivo della sua
debolezza
e inutilità
19(infatti la
legge non ha condotto nulla a
compimento); ma v’è altresì l’introduzione d’una
migliore speranza, mediante la
quale ci accostiamo a Dio. […] 22È di tanto più eccellente del primo
il patto del quale Gesù è divenuto garante. […] 25Cosicché egli può
anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo
egli sempre per intercedere per loro» (Eb 7,18s.22.25). |
(Questo articolo è stato impostato da Argentino
Quintavalle
ed è stato poi adattato e integrato da Nicola
Martella.)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Legge_Evangelo_MT_AT.htm
05-12-2006; Aggiornamento: 04-07-2010
|