Forse non c’è dolore più grande che quello
di fronte alla morte. Quando a un tratto una persona cara viene a mancare,
provoca un grande vuoto e il mondo ti crolla addosso. Sono sensazioni difficili
da descrivere. Tutte le spiegazioni, da quelle più razionali a quelle più
comprensive, risultano avulse. In quei momenti non si desidera essere distratti,
ma si vuole concentrare tutta la propria attenzione verso la persona cara che
non c’è più, desiderando dagli altri soltanto un atteggiamento di silenziosa
comprensione.
Nel giorno particolare dedicato
ai defunti, girando fra i viali del cimitero si respira un’aria solenne di
compostezza, non c’è posto per sarcasmo e burla. Chi ha perso una cara persona
si strugge l’anima, perché è come se gli mancasse un pezzo di cuore, che sente
seppellito con il proprio caro.
Certo, mai le parole sono state
sufficienti per riempire il vuoto di chi manca. Eppure, solo una persona può
simpatizzare pienamente con il nostro dolore nascosto: Gesù. Anche Lui
trovandosi in un cimitero, pianse, poiché la morte aveva spezzato l’affetto che
lo legava a un amico (Gv 11,35). Altre volte, si rammaricò alquanto per
un’umanità incredula e spiritualmente cieca. Diverse volte, mentre parlava di
resurrezione, tanti risero di Lui (Mt 9,24).
Che consolazione potrà mai
esserci, se tutto finisce, come moltissimi credono, sotto due metri di terra? Se
rimuoviamo il suo messaggio di resurrezione dalla nostra vita, non vi è più
alcuna consolazione né speranza. Chi risponderà allora al bisogno intenso di
consolazione del cuore dell’uomo? Chi colmerà questo bisogno, questo sospiro
rivolto verso l’infinito? Solo Dio: Egli esiste ed Egli ci ama.
Le Sacre Scritture ammoniscono a
ragione: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i
più miseri fra tutti gli uomini» (1 Cor 15,19). Di fronte a questa verità
non c’è bisogno della spiegazione di grandi saggi per capire che questo tipo di
fede, non solo è inutile, ma mette in luce un’incolmabile miseria. Dio non vuole
che l’uomo sia un miserabile, ma vuole dargli la grande ricchezza del suo regno
eterno, il paradiso.
Che senso avrebbe altrimenti
aggirarsi fra i viali dei cimiteri? No, la tomba non era nel progetto del Dio
eterno. La morte è la conseguenza del peccato dell’orgoglio umano, lo stesso
peccato che portò Adamo a voler essere come Dio (Gn 3,5), ma che gli causò la
separazione dalla vita, e quindi la morte. Noi stiamo male dentro, sentiamo un
grande vuoto nel cuore, e arriviamo alla tomba perché non possediamo la vita.
Gesù ha detto: «Io sono la vita» (Gv 14,6). Quando non avevo Gesù nel
cuore cercavo di sopravvivere nelle strade del nostro povero mondo come miliardi
di altri. Ma ora io vivo perché Lui è in me.
Per tutti è ovvio che dalla vita
si passi alla morte, perché lo si costata giornalmente, ma non è facile credere
che dalla morte si possa passare alla vita (Gv 5,24). Eppure, un giorno la voce
di Colui che è la vita entrerà nelle tombe, i «morti in Cristo» la udranno e ne
verranno fuori da risuscitati. La morte sarà sconfitta per sempre, e i credenti
vivranno eternamente con il loro Signore, senza più malattie né dolori.
Molti hanno la fede bloccata, nel
costatare i propri simili ridotti a polvere. Ma anche noi veniamo dalla polvere,
eppure siamo e viviamo! Se Dio ci ha tratti dalla polvere una volta, non lo
potrà forse fare una seconda?! La Bibbia afferma chiaramente che Egli può, e
questa volta lo rifarà in una maniera speciale: «Ma qualcuno dirà: “Come
risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?” Alla resurrezione dei morti
anche se il corpo è stato seminato corruttibile, risusciterà incorruttibile;
seminato ignobile, risusciterà glorioso; seminato debole, risusciterà
potente; seminato corpo naturale, risusciterà corpo spirituale. E come abbiamo
portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste»
(1 Cor 15).
Ciò avverrà nel regno di Dio, per sempre. Lì non ci saranno braccia rotte da
ingessare, perché avremo un corpo nuovo. Lì non ci saranno più corpi che
subiranno la decomposizione. Lì non si celebrerà più la festa dei morti, ma
quella dei vivi, eternamente.
Che questa
consolazione e speranza sia nel cuore di tutti.
{Elaborato e
adattato da Nicola Martella}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Festa_dei_morti-EnB.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 04-07-2010
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