Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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LA FESTA DEI MORTI

 

 di Nicola Andrea Scorsone

 

Forse non c’è dolore più grande che quello di fronte alla morte. Quando a un tratto una persona cara viene a mancare, provoca un grande vuoto e il mondo ti crolla addosso. Sono sensazioni difficili da descrivere. Tutte le spiegazioni, da quelle più razionali a quelle più comprensive, risultano avulse. In quei momenti non si desidera essere distratti, ma si vuole concentrare tutta la propria attenzione verso la persona cara che non c’è più, desiderando dagli altri soltanto un atteggiamento di silenziosa comprensione.

     Nel giorno particolare dedicato ai defunti, girando fra i viali del cimitero si respira un’aria solenne di compostezza, non c’è posto per sarcasmo e burla. Chi ha perso una cara persona si strugge l’anima, perché è come se gli mancasse un pezzo di cuore, che sente seppellito con il proprio caro.

     Certo, mai le parole sono state sufficienti per riempire il vuoto di chi manca. Eppure, solo una persona può simpatizzare pienamente con il nostro dolore nascosto: Gesù. Anche Lui trovandosi in un cimitero, pianse, poiché la morte aveva spezzato l’affetto che lo legava a un amico (Gv 11,35). Altre volte, si rammaricò alquanto per un’umanità incredula e spiritualmente cieca. Diverse volte, mentre parlava di resurrezione, tanti risero di Lui (Mt 9,24).

     Che consolazione potrà mai esserci, se tutto finisce, come moltissimi credono, sotto due metri di terra? Se rimuoviamo il suo messaggio di resurrezione dalla nostra vita, non vi è più alcuna consolazione né speranza. Chi risponderà allora al bisogno intenso di consolazione del cuore dell’uomo? Chi colmerà questo bisogno, questo sospiro rivolto verso l’infinito? Solo Dio: Egli esiste ed Egli ci ama.

     Le Sacre Scritture ammoniscono a ragione: «Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini» (1 Cor 15,19). Di fronte a questa verità non c’è bisogno della spiegazione di grandi saggi per capire che questo tipo di fede, non solo è inutile, ma mette in luce un’incolmabile miseria. Dio non vuole che l’uomo sia un miserabile, ma vuole dargli la grande ricchezza del suo regno eterno, il paradiso.

     Che senso avrebbe altrimenti aggirarsi fra i viali dei cimiteri? No, la tomba non era nel progetto del Dio eterno. La morte è la conseguenza del peccato dell’orgoglio umano, lo stesso peccato che portò Adamo a voler essere come Dio (Gn 3,5), ma che gli causò la separazione dalla vita, e quindi la morte. Noi stiamo male dentro, sentiamo un grande vuoto nel cuore, e arriviamo alla tomba perché non possediamo la vita. Gesù ha detto: «Io sono la vita» (Gv 14,6). Quando non avevo Gesù nel cuore cercavo di sopravvivere nelle strade del nostro povero mondo come miliardi di altri. Ma ora io vivo perché Lui è in me.

     Per tutti è ovvio che dalla vita si passi alla morte, perché lo si costata giornalmente, ma non è facile credere che dalla morte si possa passare alla vita (Gv 5,24). Eppure, un giorno la voce di Colui che è la vita entrerà nelle tombe, i «morti in Cristo» la udranno e ne verranno fuori da risuscitati. La morte sarà sconfitta per sempre, e i credenti vivranno eternamente con il loro Signore, senza più malattie né dolori.

     Molti hanno la fede bloccata, nel costatare i propri simili ridotti a polvere. Ma anche noi veniamo dalla polvere, eppure siamo e viviamo! Se Dio ci ha tratti dalla polvere una volta, non lo potrà forse fare una seconda?! La Bibbia afferma chiaramente che Egli può, e questa volta lo rifarà in una maniera speciale: «Ma qualcuno dirà: “Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?” Alla resurrezione dei morti anche se il corpo è stato seminato corruttibile, risusciterà incorruttibile; seminato ignobile, risusciterà glorioso; seminato debole, risusciterà potente; seminato corpo naturale, risusciterà corpo spirituale. E come abbiamo portato l’immagine del terrestre, così porteremo anche l’immagine del celeste» (1 Cor 15). Ciò avverrà nel regno di Dio, per sempre. Lì non ci saranno braccia rotte da ingessare, perché avremo un corpo nuovo. Lì non ci saranno più corpi che subiranno la decomposizione. Lì non si celebrerà più la festa dei morti, ma quella dei vivi, eternamente.

 

Che questa consolazione e speranza sia nel cuore di tutti.

 

{Elaborato e adattato da Nicola Martella}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A2-Festa_dei_morti-EnB.htm

06-04-2007; Aggiornamento: 04-07-2010

 

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