Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

Deità

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TRINITÀ FRA TERMINOLOGIA E SOSTANZA

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Secondo alcuni non esisterebbe la «Trinità» nel NT, solo perché manca espressamente tale termine. Come argomento è molto scarno e povero, oltre a essere fuori di ogni esperienza di vita pratica. Ad esempio, una raccolta di inni e canti la chiamiamo «innario»; tale termine tecnico non esiste nella Bibbia, eppure lo usiamo con molto vantaggio. Chi vorrebbe asserire che un innario non esiste poiché tale termine non ricorre mai nella Scrittura? Quotidianamente vengono formati «termini tecnici», per esprimere al meglio le cose, che intendiamo, per non ripetere continue e lunghe descrizioni.

     Così anche nella dottrina e nella teologia dell’AT e del NT furono coniati nel tempo termini tecnici, per mettere a fuoco con maggiore precisione le cose, di cui s’intende parlare. Questo è un processo, che troviamo già nella Bibbia stessa. Ad esempio, nel Levitico i vari tipi di sacrifici (p.es. quello del peccato) in ebraico non hanno, in genere, il termine «sacrificio di ***» (com’è riportato in italiano), ma direttamente un termine specifico (p.es. variazione del termine «peccato»). Così, per fare un esempio concreto, nel NT la seconda parte dell’espressione «Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto essere peccato per noi», intende correttamente: «Egli l’ha fatto essere [sacrificio per il] peccato per noi». Nel NT troviamo tanti neologismi ecclesiali presi dal contesto culturale e linguistico e resi termini tecnici del cristianesimo apostolico: chiesa (gr. ekklesía, termine politico della polis!), apostolo (= delegato), conduttore (gr. episkopos «sorvegliante»), diacono (= servitore), Cena del Signore, battesimo, e così via.

     Anche riguardo alla «Deità» (anche questo è un neologismo nel NT), vediamo che «Padre» da termine sporadico nell’AT per l’Eterno divenne la designazione massima della prima Persona della Deità. «Cristo» (= Unto, ossia a re) divenne la designazione più frequente, che accompagna il nome Gesù (si veda anche «Agnello» in Ap). «Parakletos» (sovvenitore) fu presentato da Gesù come termine specifico per lo Spirito Santo (cfr. anche la designazione «sette spiriti» in Ap, per indicare la perfezione dello Spirito Santo). Essi sono, a ragione, dei termini presi dal linguaggio corrente e usati in modo tecnico.

     Perché non troviamo ancora «Trinità» nel NT? I termini tecnici vengono formati, laddove ce ne sia la necessità, ad esempio in ambiente scolastico o di ricerca (per non ripetere sempre le stesse cose si preferisce coniare un termine ad hoc), oppure dove c’è un problema dottrinale specifico e si vuole definire con precisione ciò, che si vuole esprimere. Nel primo secolo non ci furono questioni così gravi riguardo alla dottrina della Deità; ma nel secondo secolo lo gnosticismo e le idee degli Ebioniti (Giudei cristiani, che credevano nella sola umanità di Cristo; riprese poi da Ario), resero necessario un serrato confronto e la coniazione del termine «Trinità», ossia tre Entità personali e connaturali, che formano un solo Dio. Tale formulazione rispecchiava il dato di fatto che nel NT esistono tre diverse Persone divine di uguale natura o sostanza, coesistenti, coeterne e interagenti, formanti la Deità, ma distinte appunto nella loro funzione storico-salvifica e a noi conosciute come Padre, Figlio e Spirito Santo.

 

 

2.  APPROFONDIAMO LE QUESTIONI: Nell’AT ebraico (e italiano) non esiste neppure, ad esempio, il termine «genitori» (provare per credere; il primo luogo è solo Mt 10,21), ma chi metterebbe in discussione che tutte le persone menzionate nell’AT, tranne Adamo e Eva, avessero dei genitori? Altrimenti non sarebbe scritto nella costituzione d’Israele: «Onora tuo padre e tua madre» (Es 20,12)! Quindi, la realtà di una cosa può esistere di là dai termini usati per descriverla.

     Inoltre, chi conosce più di una lingua, sa che potendo dire una cosa in una lingua con una sola parola, non trova una corrispondenza diretta nell’altra, ma la deve descrivere, per farla capire. Provate a tradurre in italiano il termine tedesco «Sehnsucht» o il corrispondente portoghese «Saudade», troverete in italiano uno spettro di significati (tra cui «nostalgia), ma nessuno di loro coglierà con precisione il termine originario, potrà soddisfare una persona di tale lingua e potrà tradurre con precisione l’originale, poiché in una frase si dovrà rendere con un termine italiano, in un’altra locuzione si dovrà usare un’altra parola.

     Anche nelle nostre traduzioni del NT non esistono alcuni termini, che noi oggi usiamo correntemente, anche per descrivere le cose della fede e della dottrina. Ad esempio, «devoto, devozione» non esistono in tutta la Bibbia; lo stesso vale nell’originale anche per «venerare, venerazione» in senso religioso (Is 58,13 «venerabile» non intende il sabato come degno di venerazione, ma onorabile, ossia da osservare). Eppure, al tempo dell’AT, Dio aveva i suoi devoti, che lo veneravano; solo che gli scrittori descrivevano le cose con altri termini, ad esempio: «Dio… ha liberato i suoi servi… per non servire e non adorare altro dio che il loro» (cfr. Ap 22,4 «i suoi servitori gli serviranno»). Venerare si diceva «prostrarsi» e come tale faceva coppia con «adorazione»: «Allora Giosafat chinò la faccia a terra, e tutto Giuda e gli abitanti di Gerusalemme si prostrarono dinanzi all'Eterno e l’adorarono» (2 Cr 20,18; cfr. Ap 5,14; 7,11). Eppure nessuno si scandalizza dell’assenza di termini del genere; si vedano anche tutti i termini tecnici della teologia, oggi usuali (p.es. cristologia, escatologia). Chi metterebbe in dubbio che il NT è un libro cristologico, pur mancando il termine «cristologia»?

     Quindi, non voler credere alla «Trinità», soltanto perché manca il termine specifico nel NT, è un argomento povero e inconcludente, visto che la sostanza c’è: le tre Persone divine formano la Deità.

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Riprendendo l’esempio fatto sopra a proposito dei genitori, leggiamo Genesi 2,14: «Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne». Se chiediamo oggi a chiunque: «Qui un uomo quali persone doveva lasciare?», egli ci risponderà: «I suoi genitori». Se gli chiediamo: «Che significa qui “si unirà alla sua moglie”?», egli ci risponderà: «Si sposerà con lei» (in tutta la Genesi ebraica non esiste neppure tale termine!). Che gli risponderemo, che ha una falsa dottrina, poiché il termine «genitori» non ricorre mai nell’AT? O Diremo che gli Ebrei non avessero i genitori?

     Similmente le cose stanno con il termine «Trinità» (= tri-unità, ossia unita di tre). Esso non ricorre nel NT, ma la sostanza sì. Esistono molti brani in cui le tre Persone divine compaiono insieme, in modo distinto e contemporaneo come tre Entità personali diverse e che formano insieme la Deità. O non dovremmo neppure usare il termine «Deità»? O, grazie a Dio, che almeno quello c’è in Col 2,8! (gr. theótēs): «In lui [= Cristo] abita corporalmente tutta la pienezza della Deità».

     Se, di là dalla terminologia trinitaria, non ci fosse la sostanza di tre Entità distinte, contemporanee e unite nella stessa Deità, come avrebbe potuto dire Gesù stesso, ad esempio: «Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19; nome = autorità); tutto sarebbe ridondante e senza senso proprio in uno dei massimi comandamenti di Gesù Cristo. Sempre Gesù parlò di tre Entità personali, distinte e contemporanee in questo verso: «Ma quando sarà venuto il Sovvenitore, che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità, che procede dal Padre, egli testimonierà di me» (Gv 15,26). E così in modo trinitario si espressero anche gli apostoli; ecco solo un esempio: «...eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo» (1 Pt 1,2). La lista sarebbe troppo lunga per essere contenuta in questo breve scritto.

 

Se il termine Trinità nella Bibbia non c’è, essa non esiste? {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Trinita_sostanza_MT_AT.htm

04-05-2013; Aggiornamento: 15-01-2015

 

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