1. ENTRIAMO IN TEMA: Secondo alcuni non esisterebbe
la «Trinità» nel NT, solo perché manca espressamente tale termine. Come
argomento è molto scarno e povero, oltre a essere fuori di ogni esperienza di
vita pratica. Ad esempio, una raccolta di inni e canti la chiamiamo «innario»;
tale termine tecnico non esiste nella Bibbia, eppure lo usiamo con molto
vantaggio. Chi vorrebbe asserire che un innario non esiste poiché tale termine
non ricorre mai nella Scrittura? Quotidianamente vengono formati «termini
tecnici», per esprimere al meglio le cose, che intendiamo, per non ripetere
continue e lunghe descrizioni.
Così anche nella dottrina e nella teologia dell’AT e del NT furono
coniati nel tempo termini tecnici, per mettere a fuoco con maggiore precisione
le cose, di cui s’intende parlare. Questo è un processo, che troviamo già nella
Bibbia stessa. Ad esempio, nel Levitico i vari tipi di sacrifici (p.es. quello
del peccato) in ebraico non hanno, in genere, il termine «sacrificio di ***»
(com’è riportato in italiano), ma direttamente un termine specifico (p.es.
variazione del termine «peccato»). Così, per fare un esempio concreto, nel NT la
seconda parte dell’espressione «Colui che non ha conosciuto peccato, Egli
l’ha fatto essere peccato per noi», intende
correttamente: «Egli l’ha fatto essere [sacrificio per il] peccato per
noi». Nel NT troviamo tanti
neologismi ecclesiali presi dal contesto culturale e linguistico e resi
termini tecnici del cristianesimo apostolico: chiesa (gr. ekklesía,
termine politico della polis!), apostolo (= delegato), conduttore (gr.
episkopos «sorvegliante»), diacono (= servitore), Cena del Signore,
battesimo, e così via.
Anche riguardo alla «Deità» (anche questo è un neologismo nel NT),
vediamo che «Padre» da termine sporadico nell’AT per l’Eterno divenne la
designazione massima della prima Persona della Deità. «Cristo» (= Unto,
ossia a re) divenne la designazione più frequente, che accompagna il nome Gesù
(si veda anche «Agnello» in Ap). «Parakletos» (sovvenitore) fu presentato da
Gesù come termine specifico per lo Spirito Santo (cfr. anche la
designazione «sette spiriti» in Ap, per indicare la perfezione dello Spirito
Santo). Essi sono, a ragione, dei termini presi dal linguaggio corrente e usati
in modo tecnico.
Perché non troviamo ancora
«Trinità» nel NT? I termini tecnici vengono formati, laddove ce ne sia la
necessità, ad esempio in ambiente scolastico o di ricerca (per non ripetere
sempre le stesse cose si preferisce coniare un termine ad hoc), oppure
dove c’è un problema dottrinale specifico e si vuole definire con precisione
ciò, che si vuole esprimere. Nel primo secolo non ci furono questioni così gravi
riguardo alla dottrina della Deità; ma nel secondo secolo lo gnosticismo e le
idee degli Ebioniti (Giudei cristiani, che credevano nella sola umanità di
Cristo; riprese poi da Ario), resero necessario un serrato confronto e la
coniazione del termine «Trinità», ossia tre Entità personali e connaturali, che
formano un solo Dio. Tale formulazione rispecchiava il dato di fatto che nel NT
esistono tre diverse Persone divine di uguale natura o sostanza, coesistenti,
coeterne e interagenti, formanti la Deità, ma distinte appunto nella loro
funzione storico-salvifica e a noi conosciute come Padre, Figlio e Spirito
Santo.
2. APPROFONDIAMO LE QUESTIONI: Nell’AT ebraico (e
italiano) non esiste neppure, ad esempio, il termine «genitori» (provare
per credere; il primo luogo è solo Mt 10,21), ma chi metterebbe in discussione
che tutte le persone menzionate nell’AT, tranne Adamo e Eva, avessero dei
genitori? Altrimenti non sarebbe scritto nella costituzione d’Israele: «Onora
tuo padre e tua madre» (Es 20,12)! Quindi, la realtà di una cosa può
esistere di là dai termini usati per descriverla.
Inoltre, chi conosce più di una lingua, sa che potendo dire una cosa in una
lingua con una sola parola, non trova una corrispondenza diretta nell’altra, ma
la deve descrivere, per farla capire. Provate a tradurre in italiano il termine
tedesco «Sehnsucht» o il corrispondente portoghese «Saudade», troverete in
italiano uno spettro di significati (tra cui «nostalgia), ma nessuno di loro
coglierà con precisione il termine originario, potrà soddisfare una persona di
tale lingua e potrà tradurre con precisione l’originale, poiché in una frase si
dovrà rendere con un termine italiano, in un’altra locuzione si dovrà usare
un’altra parola.
Anche nelle nostre traduzioni del NT non esistono alcuni termini, che noi
oggi usiamo correntemente, anche per descrivere le cose della fede e della
dottrina. Ad esempio, «devoto, devozione» non esistono in tutta la
Bibbia; lo stesso vale nell’originale anche per «venerare, venerazione»
in senso religioso (Is 58,13 «venerabile» non intende
il sabato come degno di venerazione, ma onorabile, ossia da osservare).
Eppure, al tempo dell’AT, Dio aveva i suoi devoti, che lo veneravano; solo che
gli scrittori descrivevano le cose con altri termini, ad esempio: «Dio… ha
liberato i suoi servi… per non servire e non adorare altro dio che
il loro» (cfr. Ap 22,4 «i suoi servitori gli serviranno»). Venerare
si diceva «prostrarsi» e come tale faceva coppia con «adorazione»: «Allora
Giosafat chinò la faccia a terra, e tutto Giuda e gli abitanti di
Gerusalemme si prostrarono dinanzi all'Eterno e
l’adorarono» (2 Cr 20,18; cfr. Ap 5,14; 7,11). Eppure nessuno si
scandalizza dell’assenza di termini del genere; si vedano anche tutti i termini
tecnici della teologia, oggi usuali (p.es. cristologia, escatologia). Chi
metterebbe in dubbio che il NT è un libro cristologico, pur mancando il
termine «cristologia»?
Quindi, non voler credere alla «Trinità», soltanto perché manca il
termine specifico nel NT, è un argomento povero e inconcludente, visto che la
sostanza c’è: le tre Persone divine formano la Deità.
3. ASPETTI CONCLUSIVI: Riprendendo l’esempio fatto sopra a
proposito dei genitori, leggiamo Genesi 2,14: «Perciò l’uomo lascerà suo
padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne».
Se chiediamo oggi a chiunque: «Qui un uomo quali persone doveva lasciare?», egli
ci risponderà: «I suoi genitori». Se gli chiediamo: «Che significa qui “si
unirà alla sua moglie”?», egli ci risponderà: «Si sposerà con lei»
(in tutta la Genesi ebraica non esiste neppure tale termine!). Che gli
risponderemo, che ha una falsa dottrina, poiché il termine «genitori» non
ricorre mai nell’AT? O Diremo che gli Ebrei non avessero i genitori?
Similmente le cose stanno con il termine «Trinità» (= tri-unità, ossia
unita di tre). Esso non ricorre nel NT, ma la sostanza sì. Esistono molti brani
in cui le tre Persone divine compaiono insieme, in modo distinto e contemporaneo
come tre Entità personali diverse e che formano insieme la Deità. O non dovremmo
neppure usare il termine «Deità»? O, grazie a Dio, che almeno quello c’è
in Col 2,8! (gr.
theótēs): «In
lui [= Cristo] abita corporalmente tutta la pienezza della Deità».
Se, di là dalla terminologia
trinitaria, non ci fosse la sostanza di tre Entità distinte, contemporanee e
unite nella stessa Deità, come avrebbe potuto dire Gesù stesso, ad
esempio:
«Andate
dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e
del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19; nome = autorità);
tutto sarebbe ridondante e senza senso proprio in uno dei massimi comandamenti
di Gesù Cristo. Sempre Gesù parlò di tre Entità personali, distinte e
contemporanee in questo verso: «Ma quando sarà venuto il Sovvenitore, che io
vi manderò da parte del Padre, lo Spirito
della verità, che procede dal Padre, egli testimonierà di me» (Gv
15,26). E così in modo trinitario si espressero anche gli apostoli; ecco solo un
esempio: «...eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la
santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue
di Gesù Cristo» (1 Pt 1,2). La lista sarebbe troppo lunga per essere
contenuta in questo breve scritto.
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Se il termine Trinità nella Bibbia non c’è, essa non esiste? {Nicola Martella} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Trinita_sostanza_MT_AT.htm
04-05-2013; Aggiornamento: 15-01-2015 |