Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Offensiva intorno a Gesù 1

 

Cristologia

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TETRAGRAMMA SULLA CROCE?

 

Nicola Martella

 

1.  LA RICHIESTA: Ciao, Nicola, un saluto nel Signore. Ho letto e riletto il tuo articolo e i vari commenti sul tema «io sono» e mi pare di aver capito che nel Nuovo Testamento non vi è nulla che collega Gesù Cristo all’«io sono» del Vecchio Testamento. [Si vedano i link a fine pagina, N.d.R.]

     A questo tema, vorrei aggiungere una mia domanda: È vero che nell’iscrizione fatta mettere da Pilato sulla croce di Cristo, scritta in tre lingue (ebraico, latino e greco), in ebraico l’acronimo di «Gesù il Nazareno e Re dei Giudei» — Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim — forma il Tetragramma YHWH, che è «l’io sono» di Esodo 3,14-15?

     Per me è un argomento molto importante. Grazie. {Antonio Milonia; 23-12-2016}

 

Antonio mi ha sollecitato diverse volte, per avere una risposta. Alla mia domanda perché per lui ciò fosse così importante, mi ha risposto tra altre cose così: Caro Nicola, sto preparando una meditazione sul tema «Chi dice la gente che io sia?» (Matteo 16,13-17), e in questo tema ho affiancato il perché Dio ha permesso che Pilato scrivesse sulla croce «Gesù il Nazareno e re dei Giudei» in ebraico, latino e greco. Questo mi ha incuriosito e ho notato (da varie ricerche su Internet), che l’acronimo dello scritto in ebraico riproduceva il Tetragramma di Esodo 3,13-14, e cioè «YHWH»; così veniva evidenziato che su quella croce era stato crocifisso «Dio Figlio», «l’Io sono». Tale scritta ha scatenato l’ira dei sacerdoti, che volevano a tutti i costi che Pilato la cambiasse. E resta ancora il perché Pilato, che in altra occasione temeva di mettersi contro di loro, qui li affronta apertamente dicendo «Ciò che ho scritto, è scritto».

     Dovendo presentare a breve tale meditazione alla chiesa, per me è importante avere chiarimenti in merito. Ti ringrazio ancora una volta nel Signore. {Antonio Milonia; 31-12-2016}

 

 

2.  AFFRONTIAMO LE QUESTIONI: Il diritto romano prescriveva che, quando qualcuno venisse crocifisso, fosse esposta la motivazione della condanna, che allora si chiamava «titulus crucis». Perciò, secondo i quattro Evangeli canonici, tale iscrizione fu esibita anche quando fu crocifisso Gesù.

     In vari articoli in rete (cfr. qui, qui), gli autori cercano di spiegare che in Esodo 20,2 Dio avrebbe rivelato il suo nome a Mosè, parlando poi del cosiddetto Tetragramma «JHWH» (leggi Jāhewëh → Jahwè). «Tetragramma» è un termine greco, che significa «[nome di] quattro lettere», quindi niente di particolare. Poi, a seconda dell’autore, si crea una vera e propria ideologia di tale cosiddetto Tetragramma, dimenticando che la vocalizzazione impropria, fatta dai Masoreti, voleva costringere i lettori a ricordarsi di leggere adonāj «Signore», come accadeva già fin dall’esilio in Assiria (722 a.C.) e in Babilonia (586 a.C.).

     Poi, tali autori passano a Giovanni 19,16-22, per chiudere il loro cerchio pregno di ideologia. Da tale testo biblico prendiamo atto della scritta in tre lingue, del testo che vi era scritto, della contestazione dei capi dei sacerdoti e della loro pretesa che si cambiasse l’iscrizione e del rifiuto di Pilato.

     Si afferma, ad esempio: «La ricerca ha permesso di scoprire che è grammaticalmente obbligatorio, in ebraico, scrivere “Gesù il Nazareno e re dei Giudei” che in lettere ebraiche sarebbe “ישוע הנוצרי ומלך היהודים” e che, con lettere equivalenti alle nostre sarebbe “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim”, vocalizzate “Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim”» (qui; grassetto redazionale). No, non è per nulla «grammaticalmente obbligatorio», anzi è proprio sbagliato! Solo gli ideologi fanno credere fischi per fiaschi. In effetti, si tratta soltanto di una ipotesi dello studioso ebreo tedesco Schalom Ben-Chorin (1913-1999), che come tale è discutibile. Traducendo il testo greco, che è accertato, in ebraico o in un’altra lingua, non si mette una congiunzione là, dove non c’è!

     Fatto sta è che la tradizione ci riporta da sempre l’acronimo latino «INRI», mutuata da Giovanni, che sta per «Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum», ossia «Gesù Nazareno, re dei Giudei». Se si traduce letteralmente tale iscrizione in ebraico, bisogna prendere atto che non esiste alcun presunto Tetragramma. Chi vuole a tutti i costi mettercelo, non solo non capisce nulla di grammatica, ma pratica solo ideologia speculativa, vendendo fumo.

     Infatti, ecco come si falsificano i fatti, credendo di ingannare i lettori inesperti (e ingannando se stessi, autoeletti maestri di lingue!): «L’acronimo [INRI, N.d.R.], che sta per il latino “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, significa appunto “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei“, ma questa scritta era anche in ebraico ed i sacerdoti volevano farla cambiare, ma Pilato si rifiutò e fu come uno schiaffo agli ebrei ed alla loro religione. Le lettere ebraiche scritte sulla croce (sempre leggendo da destra verso sinistra) equivalgono alle nostre “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim” che vocalizzate diventano “Yeshua Hanotsari Wemelek Hayehudim”, ottenendo l’acronimo YHWH, il nome di Dio!» (qui; grassetto redazionale). Tale «maestrino della leggina» non si è neppure accorto che le due espressioni non si equivalgono per nulla! Purtroppo altri imitatori hanno riempito Internet con tali argomentazioni sbagliate, ricopiandole da altri e riproponendole in tutte le salse. Perciò, è inutile citarne altri.

 

3.  ULTERIORI APPROFONDIMENTI: A quanto già detto, aggiungiamo in dettaglio quanto segue. Coloro, che creano tali abili ricostruzioni, ci mettono dentro ciò, che vogliono, per far tornare i loro conti (p.es. oltre a due volte l’articolo ebraico «ha-», anche la congiunzione «we»). Fatto sta che nessuno degli apostoli ci ha tramandato il testo ebraico, che stava sulla croce.

     Faccio notare che in Esodo 3,14-15 il Tetragramma JHWH (Jahwè) non significa «io sono», essendo jāhewëh la 3a pers. sg. del verbo hāwāh e non la 1a del verbo hājāh. Al riguardo rimando all’articolo «Jahwè» in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002).

     In Giovanni 19,19 non c’è traccia della congiunzione, ma troviamo in greco: Iēsoũs ho Nazōraĩos ho basileùs tõn Ioudaíōn, ossia «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei», senza congiunzione (kaì).

     Come detto, nel NT non è riportato il testo ebraico del «titulus crucis»; perciò, nessuno sa come recitava tale testo. In questa lingua gli articoli determinativi si mettono in genere solo per evidenziare qualcosa di particolare. Ora, quanto doveva essere mai grande quella tavola per contenere tanto scritto e, per altro, in tre lingue? Si noti pure che nell’AT nei brani in cui ricorre mëlëk Jehûdāh «re di Giuda», non c’è di norma mai un articolo determinativo (così pure per mëlëk Jiśerā’el «re d’Israele»). Perché, quindi, costoro ce l’hanno messo nella ricostruzione fatta da loro? Per ignoranza dell’ebraico o per ideologia!

     Secondo Marco, sulla croce c’era scritto semplicemente «Il re dei Giudei» (ho basileùs tõn Ioudaíōn; Mc 15,26). Secondo Luca c’era scritto: «Il re dei Giudei [è] questi» (ho basileùs tõn Iūdaíōn hûtos; Lc 23,38). Secondo Matteo c’era scritto «Questi è Gesù, il re dei Giudei» (hûtós estin Iēsûs ho basileùs tõn Iūdaíōn; Mt 27,37). Come mettere in questi brani il Tetragramma, anche vista tale variabilità?

     È probabile che Giovanni non riportasse la scritta vera e propria, ma l’interpretazione del significato (Gv 19,19), aggiungendo a tale scritta Iēsoũs ho Nazōraĩos, ossia «Gesù il Nazareno», per far capire che Pilato si riferisse a Lui. Il suo è un evangelo teologico, ossia interessato al significato dottrinale. Similmente fece Matteo. Tant’è vero che i Giudei contestarono la scritta «Il re dei Giudei», volendo sostituirla con (egli ha detto:) «Io sono il re dei Giudei» (Gv 19,21). Ciò è verosimile, poiché su una tavola di condanna c’era poco spazio; e questo specialmente se doveva essere scritto in tre lingue!

     La cosa singolare è che con anacronismo si cerca, a tutti i costi, di far pronunciare a Gesù il Tetragramma, ad esempio usando il seguente brano rivolto ai suoi avversari, che non credevano che Egli fosse il Messia promesso: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che sono io [il Cristo]» (Gv 8,28; cfr. v. 24). Qui a tutti i costi vogliono leggervi: «Allora capirete che io sono»; e questo, per leggervi dentro il Tetragramma! Ora, come già menzionato, «io sono» è in ebraico jihejëh (dal verbo hājāh) e non jāhewëh (dal verbo hāwāh); ma frettolosamente e ideologicamente si dà, invece, a intendere che Jahwè significhi «io sono». Nel brano non si trattava di una cosa del genere, essendo una sottigliezza incomprensibile per i Giudei d’allora, ma del fatto se Gesù fosse o meno il Messia promesso! Inoltre ricordiamo che al tempo di Gesù (e da vari secoli oramai) nessuno pronunciava più il Tetragramma come Jāhewëh, ma come adonāj «Signore»! Quante volte Gesù aveva detto «Io sono» (qualcosa) e «Sono io» nei vari contesti e significati (p.es. quello che cercate [Gv 18,5.8]; quello di cui tu parli [Gv18,37]; si tratta di me [Mt 14,27]; sono presente [Mt 18,20]; mi trovo [Gv 12,26; 14,13; 17,24]; sono proprio io il Messia [Gv 13,19]; io medesimo [Gv 15,16])! Quante proiezioni ideologiche e anacronistiche leggo in giro! Alcuni vorrebbero che Gesù facesse tale singolare teologia perfino con Pilato (Gv18,37), che era un romano; e questo dopo che Egli era stato lungamente maltrattato dai soldati!

     Fatto sta che, al tempo di Gesù, il cosiddetto Tetragramma non aveva un grande valore, come ce l’ha morbosamente oggi in certi gruppi, portati alle speculazioni. Infatti, da molto tempo gli Ebrei della Giudea leggevano adonāj «Signore»nel testo ebraico; e gli Ebrei della diaspora, che erano in maggioranza, leggevano nella Settanta, che era in greco, Kyrios «Signore»; come è facile notare, la stragrande maggioranza delle citazioni dell’AT nel NT provengono dalla Settanta, e altre sono tratte da traduzioni greche affini.

     L’interesse per il cosiddetto Tetragramma venne specialmente nella «gnosi» e poi nella «cabala», per interessi speculativi ed esoterici. E tale morboso interesse esoterico e numerologico (gematria) si trova oggi più che mai, sia per «JHWH / YHWH», sia per «INRI».

     È probabile che su tale piccola tavola ci fosse scritto solamente all’incirca così: «Ješûa` Nozrî Mëlëk Jehûdîm» (per altro senza vocali e in caratteri pre-masoretici), ossia «Gesù Nazareno, re dei Giudei». Dove sta qui il cosiddetto Tetragramma?

     Noi abbiamo la Scrittura e dobbiamo fare l’esegesi contestuale del testo biblico, che possediamo, non affidarci a tali giochetti simili alla cabala giudaica cristianizzata e pregni di speculazioni arbitrarie.

 

Giovanni 8 e «io sono» {Nicola Martella} (T/A)

Giovanni 18,5-8 e «son io» {Nicola Martella} (D)

«Sono io» fra grammatica e proiezioni (Gv 18,5.7) {Nicola Martella} (D)

Una «teologia dell’io sono» nell’Evangelo di Giovanni? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Tetragr_croc_OiG.htm

17-01-2017; Aggiornamento:

 

Punto°A°Croce

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce