Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

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«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Cristologia

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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SINTASSI E DEITÀ DI CRISTO

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Vedo in rete falsi maestri che affermano che Gesù Cristo non è Dio, ma solo il figlio di Davide oppure una creatura celeste, che si è incarnata. Alcuni affermano pure che si possa essere salvati, senza credere che Gesù sia Dio. È proprio così dal punto di vista biblico? Coloro, che affermano tali cose, sono in genere antitrinitari di varia ideologia: ariani, giudaizzanti, seguaci della torre di guardia, alcuni avventisti, alcuni carismaticisti, branhamiti, modalisti, seguaci del teismo unipersonale, ecc. Visto che a me non interessano gli approcci dottrinali, ma solo quelli esegetici, né estenuanti ping-pong dialettici, preferisco analizzare i brani biblici nel loro contesto, partendo dalla grammatica, dalla sintassi e dal significato dei termini nelle lingue originali della Bibbia.

     Il titolo di questo articolo è «La sintassi e la Deità di Cristo». La sintassi riguarda l’ordine e il significato, che prendono i singoli lemmi di una proposizione secondo la disposizione e l’interconnessione organica, in cui compaiono e si condizionano reciprocamente. In vari brani biblici proprio la sintassi è rivelatrice delle convinzioni delle chiese al tempo del NT, ossia che Gesù è Dio, completamente Dio insieme al Padre.

     Facendo degli studi sulla lettera agli Efesini, mi sono imbattuto in una preziosa perla cristologica, che ha dato il via a questa articolata ricerca. Essa è un bel masso indigeribile per gli antitrinitari e per gli avversari della Deità di Cristo.

     Per far capire di che cosa si tratta, voglio riportare alcune citazioni, ripescate in Internet. «Alla fine dei lontani anni Cinquanta… un libro dello scienziato e romanziere inglese P.C. Snow aprì il dibattito sulle due culture…» (qui); l’autore di questa frase, mettendo una sola preposizione articolata, ha inteso affermare che P.C. Snow, che ha scritto un libro, è sia scienziato sia romanziere. Similmente ciò vale per le seguenti asserzioni, scelte a caso. «Verrà presentato… il libro dello scienziato e divulgatore televisivo Mario Tozzi intitolato Catastrofi» (qui). «Massimo Piattelli Palmarini... ha commentato… un libro dello scienziato e linguista americano Steven Pinker» (qui). In ogni citazione in quanti hanno scritto il relativo libro?

     Leggiamo pure quanto segue: G. Goldanica, G. Marchetti, Vita e opera dello scienziato e senatore camuno Camillo Golgi (1993); questo è il titolo di un libro. Chiaramente la connessione genitivale unica (dello) intende «vita e opera» della medesima persona, che era sia scienziato sia senatore. Similmente è stato scritto quanto segue: «Il film… tratta la vita e l’opera dello scienziato e fisico italiano Bruno Pontecorvo… figura nota in tutto il mondo per le sue competenze nell’ambito della ricerca nucleare» (qui). Similmente leggo in rete della «opera dello scienziato e filosofo cremasco Giovanni Vailati» (qui) o di «Ernst Mach» (qui); e così via.[1]

 

 

2.  EFESINI 5,5: Abbiamo visto sopra vari esempi di una struttura sintattica ricorrente nell’antichità e oggigiorno, che sintetizziamo in questo esempio: «il “Creatore del mondo” e “Giudice di tutti”»; Qui ricorrono i seguenti elementi: unico articolo determinativo + titolo 1 + congiunzione + titolo 2. Ambedue i titoli, essendo uniti da un solo articolo determinativo, si riferiscono alla stessa persona, che è parimenti e contemporaneamente ambedue!

     In Efesini 5,5 ricorre proprio una cosa simile nella locuzione basileía tũ Christũ kaì Theũ. Il fatto che Paolo usò in greco un solo articolo (gen. sg.) per ambedue i sostantivi, mostra che egli intendeva la stessa persona! Per questo bisogna tradurre non «regno dell’Unto e di Dio» (come se fossero qui due distinte persone), ma «regno dell’Unto e Dio», intendendo con ambedue i termini solo Gesù. Paolo, usando un solo articolo determinativo, esprimeva che Gesù era per lui sia ho Christós «l’Unto a Re» (Messia, Cristo), sia ho Theós «il Dio».

 

 

3.  1 TIMOTEO 2,5: Chi crede che Efesini 5,5 sia l’unico caso del genere, si sbaglia. In 1 Tm 2,3 Paolo parlò riguardo a Dio (Padre) di enṓpion tũ sōtẽros hemõn Theũ «cospetto del Salvatore nostro Dio» (cfr. 4,10); è fuor di dubbio che anche Gesù Unto venga chiamato sōtr hemõn «nostro Salvatore» (cfr. Tt 1,4). In 1 Tm 2,5, quindi appena due versi dopo quello citato sopra, l’apostolo affermò: Heĩs gàr Theós, heĩs kaì mesístes Theũ kaì anthrṓpōn, ánthrōpos Christòs Iēsũs «Infatti, un Dio [solo], uno [solo] e mediatore di Dio e degli uomini, l’uomo Unto Gesù». In tale espressione speculare, costruita ad arte, Paolo intendeva esprimere che «l’Unto Gesù», per essere il «mediatore di Dio e degli uomini», dev’essere necessariamente sia «Dio» sia «uomo» (ciò esclude che una qualsiasi creatura umana o celeste possa avere una tale funzione ministeriale presso Dio). Infatti, come esiste un’unica «umanità» in terra e una unica compagine trascendentale composta da creature celesti, esiste una sola categoria, che chiamiamo «Dio» («Creatore», «Signore», ecc.), a cui appartengono sia Dio Padre, sia l’Unto Gesù, uniti da una stessa natura e dalle stesse qualità. Chiaramente c’è anche lo Spirito Santo, ma qui tralasciamo questo aspetto.

 

 

4.  TITO 2,13: I brani citati non sono casi isolati, ma fanno parte della teologia di Paolo e delle chiese del primo secolo. In questo brano Paolo parlò di accettare «la felice attesa e apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù». Si noti che i primi due termini (makaría elpís «felice attesa / speranza + epifáneia «apparizione») sono connessi da un solo articolo, intendendo lo stesso evento. Lo stesso accade alla locuzione megálū Theũ kaì sōtẽros hemõn «del grande Dio e Salvatore nostro». La catena dei genitivi non lascia dubbi che Colui, che viene denominato «grande Dio» e «Salvatore» (un solo articolo e un solo aggettivo possessivo per ambedue!), sia l’Unto Gesù.

     Visto che nella stessa epistola Paolo chiamò sōtr hemõn «nostro Salvatore» sia Gesù Unto (Tt 1,4), sia Dio (Padre; tũ sōtẽros hemõn Theũ «del Salvatore nostro Dio»), per l’apostolo sia Dio Padre che Gesù Unto appartengono indistintamente e contemporaneamente alla categoria «Dio». A ciò si aggiunga che Paolo, per evidenziare ciò e per contrastare le false dottrine riguardo a Gesù Unto quale «Dio minore», lo chiamò ho mégas Theós «il grande Dio». La locuzione Theós mégas era riferita nell’AT (LXX) a Jahwè stesso (Dt 7,21; Sal 94,3 LXX [= it. 95,3]; Dn 2,45; 9,4; cfr. Ne 1,5; 9,32). Qui viene riferita all’Unto Gesù.

 

 

5.  2 PIETRO 1,1: Questa non era solo la teologia di Paolo, ma anche Pietro si espresse similmente. Egli parlò della fede nostra «nella giustizia del nostro Dio e Salvatore, Gesù Unto». Anche qui troviamo in greco un solo articolo ( gen. sg.) e un solo aggettivo possessivo (hemõn «nostro»), che collegano insieme due titoli riferiti alla stessa persona: Gesù Unto; anche la catena dei genitivi non lascia dubbi.

     Diversamente avviene nel verso successivo, dove Pietro volle distinguere le due persone divine, che compongono la Deità: «Grazia e pace vi siano moltiplicate nella conoscenza del Dio [tũ Theũ] e di Gesù, del Signore nostro [Iēsũ tũ Kyríū hemõn]»; si noti che theós «Dio» e Kýrios «signore» hanno ambedue l’articolo determinativo (al gen. sg).

 

 

6.  1 GIOVANNI 5,20: La locuzione «vero Dio» era riferita nell’AT a Jahwè (2 Cr 15,3; Gr 10,10). Gesù la riferì al Padre (Gv 17,1), escludendo così i falsi dèi. Giovanni riferì tale locuzione nello stesso verso a Dio Padre e a Gesù Unto. Facciamo una traduzione letterale: «Ma sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelletto, affinché conosciamo il Vero; e noi siamo nel Vero, nel Figlio suo Gesù Unto. Costui è il Dio vero e vita eterna». Il termine alēthinós significa «vero, veridico, verace, sincero, schietto, reale, genuino» è usato tre volte in questo verso. Qui viene personificato: per due volte intende Dio (Padre), che si può conoscere e in cui si può essere. Essere «nel Vero» significa essere «nel Figlio suo Gesù Unto». Infine, ricorre il pronome hoũtos «questo, questi, costui», che è molto accentuato, indicando una persona specifica; qui si riferisce all’ultimo nominato, ossia a «Gesù Unto», che è chiamato ho alēthinós Theós «il vero Dio».

     In greco, quando ci si vuol riferire al primo nominato, dopo aver introdotto un secondo o più di una persona, si usa ho prõtos «il primo» (cfr. Eb 8,13; 9,1.15.18) o ekeĩnos «quello» (cfr. Mc 16,12s; Lc 18,14; Gv 10,16; At 11,12; 17,10s; cfr. 1 Ts 4,14s; cfr. anche 2 Cor 2,16 hoi mèn… hoi dè… «gli uni… gli altri»; Eb 7,5s hoi mèn… ho dè… «gli uni… l’altro»).

 

 

7.  ASPETTI CONCLUSIVI

     ■ Non si può avere il Salvatore senza il Signore. Il termine greco kýrios «signore» traduce nella Settanta il termine ebraico Jahwè. Nell’AT ricorre la locuzione «l’Eterno, il salvatore d’Israele» (1 Sm 14,39). Ed Egli stesso si presentò così: «Io sono l’Eterno, il tuo Dio, il Santo d’Israele, il tuo salvatore» (Is 43,3; 49,26; 60,16). Ciò fu espresso anche in termini di esclusività: «Io, io sono l’Eterno, e fuori di me non c’è salvatore» (Is 43,11; 45,21; Os 13,4). Israele non poteva aver Dio per salvatore, senza accettarlo come unico Dio e Signore. Infatti, Davide lo invocò quale «il mio potente salvatore» (Sal 18,3).

     L’Unto Gesù venne annunciato, fin dalla sua nascita, parimenti e contemporaneamente come Sōtḗr «Salvatore» e Kýrios «Signore» (Lc 2,11). Se in tale ultimo brano ambedue i termini comparivano ancora senza articolo, quindi in modo generico, in appresso, dopo la risurrezione di Gesù, quando fu definita meglio la dottrina cristiana, essi furono usati con l’articolo determinativo e connessi insieme da un solo articolo in greco (anche da una sola preposizione in italiano), come abbiamo visto, designando la persona di Gesù Unto (cfr. 2 Pt 1,11; 2 Pt 2,20; 2 Pt 3,2.18). Abbiamo visto che Kýrios «Signore» è il termine, con cui la Settanta ha riportato il nome Jahwè in greco. Abbiamo visto sopra che Pietro parlò «del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» con un solo articolo (gen. sg.; 2 Pt 1,11; 2 Pt 2,20; 3,2.18). Egli è anche l’oggetto della speranza cristiana, poiché «aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo» (Fil 3,20). Quindi, non si può avere Gesù come Salvatore, senza averlo per prima cosa come Signore, quindi come proprio Dio.

 

     ■ Non si può avere Gesù Unto come Salvatore e vita eterna, senza accettarlo come «il Dio». Al tempo di Giovanni, c’erano falsi maestri, che insegnavano che Gesù fosse solo il figlio di Davide; per altri era un’emanazione divina, non una Persona divina insieme al Padre; per altri ancora era solo una creatura celeste. Abbiamo visto che Giovanni disse, invece, di Gesù Unto: «Costui è il Dio vero e vita eterna» (1 Gv 5,20). Chi vuol avere la seconda, deve avere il primo, poiché questi garantisce quella. Egli è «la vita eterna, che era presso il Padre e che ci fu manifestata» (1 Gv 1,2). «Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita» (1 Gv 5,12). Avere il «Figlio di Dio» o credere nel «Nome del Figlio di Dio» (v. 13), in questa epistola significa avere il «Figlio» come «vero Dio»; solo questo legittima ad avere la vita eterna. Dio Padre dimora soltanto in coloro che credono che Gesù è il Salvatore e il Figlio di Dio (4,14s), ossia Dio fatto carne (cfr. Gv 1,1ss.14). Secondo Giovanni, non si può avere neppure il Padre per Dio senza avere il Figlio per Dio, e viceversa (1 Gv 2,22ss; cfr. anche 1,3; 2 Gv 1,9); chi pretende ciò e insegna ciò è un antíchristos «contro-unto», quindi un falso cristo e falso profeta. Solo a queste condizioni si può avere la vita eterna (1 Gv 2,25).

 

     ■ Se Gesù non è «il Dio», non può essere morto per tutti gli uomini. Infatti, se Gesù è un essere vivente come tutti gli altri, egli poteva morire solo per un altro essere vivente, secondo il principio «vita per vita» (Es 21,24; Lv 24,18; Dt 19,21). Se Cristo fosse stato come Adamo una «anima vivente» avrebbe potuto morire solo per un’altra persona e basta; ma è scritto che «l’ultimo Adamo è spirito vivificante» (1 Cor 15,45; cfr. Gv 5,21), ossia Gesù è in grado di dare la vita ad altri, essendo il Creatore, e di riportare in vita mediante la risurrezione (cfr. contesto). Mentre le batterie energetiche delle anime viventi si scaricano nel tempo, ed essi muoiono, in Cristo c’è la «potenza di una vita indissolubile» (Eb 7,16). Questo è possibile poiché Cristo è la «Vita» assoluta (Gv 11,25; 14,6) e «il vero Dio» (1 Gv 5,20) e perché in Lui «abita fisicamente tutta la pienezza della Deità» (Col 2,9). Per questo è scritto pure che Gesù Cristo «ha distrutto la morte e ha prodotto in luce la vita e l’immortalità mediante l’Evangelo» (2 Tm 1,10). Solo per questo, chi crede in Lui, ottiene la «vita eterna» (Gv 3,15s.36; 6,40) e può chiamare Cristo «la vita nostra», in attesa della gloria (Col 3,4). Solo se Cristo è Dio, potrà garantire la salvezza per tutta l’eternità e per tutti i redenti.



      [1]. Ecco il titolo di un libro. Havemann Robert, Contro il dogmatismo. Scritti, interventi, discorsi dello scienziato e filosofo marxista (1975). Così si menziona la figura dello scienziato e filosofo greco Archimede, la vita dello scienziato e filosofo italiano Galileo Galilei, l’opera dello scienziato e filosofo tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, gli esperimenti dello scienziato e filosofo giapponese George Ohsawa, e così via.

      Si parla di «Pier Niccolò Berardi architetto e pittore» (qui), di «Edoardo Detti, architetto e urbanista» (qui), di Guarino Guarini, «si definisce teologo, filosofo, matematico oltre che architetto» (qui). Basta guardare una lista biografica disposta secondo certi criteri, per accorgersi, che esse hanno svolto differenti attività (cfr. Teologi britannici); chiaramente in un discorso articolato esse sono elencate con un solo articolo e connesse con congiunzioni. Troviamo, ad esempio, il teologo e pedagogo; il teologo e biologo; il filosofo, scienziato e teologo; il teologo, drammaturgo e storico; l’insegnante e teologo, il filosofo e teologo; il botanico, chimico e teologo; il politico e teologo; il filosofo, teologo e matematico; e così via.

 

Il Logos era un Dio? (Giovanni 1,1s) {Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Sintassi_Cristo-Dio_OiG.htm

02-12-2013; Aggiornamento: 03-02-2014

 

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