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La questione della lettrice
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Gentilissimo
Nicola, [...]. Attualmente sto leggendo con molto entusiasmo il suo libro
sull’«Escatologia biblica essenziale» e lo trovo molto interessante e
stimolante. Le scrivo perché ho una domanda, alla quale non riesco a trovare
risposta: leggendo e rileggendo il libro di Ezechiele ai capitoli da 40 a 47,
dove descrive la visione della nuova Gerusalemme e la costruzione del nuovo
tempio, questi capitoli dovrebbero riferirsi al tempo del millennio. La mia
domanda è: come mai c’è bisogno ancora d’offerta animale, di sangue, di questi
riti ripetitivi com’era nell’Antico Testamento? Il sacrificio di Cristo ha
cancellato il peccato e ha pagato il prezzo del peccato con il sangue prezioso,
perché in questi capitoli vengono richieste ancora queste offerte d’espiazione?
La ringrazio anticipatamente per la risposta che mi vorrà dare, forse nei suoi
libri andando avanti con la lettura la potrò anche trovare, però se lei mi
risponderà ne sarò molto felice. La saluto caramente in Cristo, il Signore la
benedica per il lavoro che svolge con tanta dedizione per la nostra crescita
spirituale. {Sonia Salza; 4 novembre 2008}
La risposta ▲
1. ENTRIAMO IN TEMA:
Bisogna ammettere che nella Bibbia ci sono molti «misteri», che ci appaiono
irrisolti o irrisolvibili. Uno di essi è proprio quello del tempio escatologico
e dei sacrifici escatologici. Non ho la soluzione finale a tale dilemma, ma
presento una serie di riflessioni che possono aiutare a dipanare tale problema.
Nel libro di Ezechiele Dio parlò del ritorno dai paesi della deportazione.
Quando il davidita Zerubabele e il levita Giosuè ritornarono in patria con
50.000 profughi, si misero a costruire il nuovo tempio. La prima questione è:
perché non edificarono il santuario sul modello del libro di Ezechiele? Non c’è
una risposta che io conosca. Sono stati per caso disubbidienti, superficiali o
ignoranti rispetto alle predizioni divine del libro di Ezechiele? Zerubabele,
Giosuè e gli altri dignitari non avevano capito di doverlo fare? Eppure, dopo
l’interruzione della costruzione del tempio per circa 16 anni, i profeti Aggeo e
Zaccaria, così come avevano fatto riprendere la costruzione, avrebbero potuto
correggere il progetto; ma non fu così. Non c’era forse la consapevolezza al
riguardo o non c’era abbastanza consenso? Ci sono varie cose che Dio ha
comandato nella storia, che sono state semplicemente disattese da Israele, e poi
non si è mai più trovato il consenso e le condizioni per adempierle; così
caddero nel dimenticatoio. Una di queste cose è, ad esempio, l’anno sabbatico
(ogni 7 anni); un’altra è il giubileo (ogni 50 anni). [Per l’approfondimento si
veda in Nicola Martella,
Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999), gli articoli: «L’anno
sabbatico», pp. 76-80; «L’anno dello jôbel»,
pp. 89-105; «Anno sabbatico e jôbel nella
storia», pp. 106-114; «Questioni sull’anno
sabbatico e sullo jôbel», pp. 115-120.]
2. APPROFONDIAMO LE QUESTIONI:
Le alternative riguardo ai sacrifici escatologici sono diverse. È necessario un
lungo discorso per arrivare alle alternative plausibili e convincenti.
■ Primo aspetto: Israele costruirà nel futuro il tempio illustrato in
Ezechiele, ripristinerà il sacerdozio secondo il modello ivi prescritto e
riprenderà i sacrifici. È vero che «l’abominazione che suscita desolazione»,
di cui ci parla Daniele (11,31; 12,11), si è adempiuto nel 2° secolo a.C.,
quando Antiochio Epifane entrò nel tempio dissacrandolo. È vero anche che,
secondo la predizione di Gesù (Mt 24,15), ciò si avverò anche intorno al 70
d.C., quando gli Zeloti misero il loro quartiere generale contro i Romani
proprio nel tempio, dissacrandolo in tale modo; poi ci pensarono Tito e i
soldati romani a fare il resto. In ogni modo, sia le parole di Daniele, sia
quelle di Gesù hanno una dimensione escatologica. [Si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo: «Dinamica predizionale», p. 138; cfr.
qui anche «Impianto predizionale», pp. 184s.] Tale santuario escatologico sarà
dissacrato, durante la grande tribolazione, dall’«uomo del peccato, il figlio
della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra tutto quello che è
chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di
Dio, mostrando se stesso e dicendo che egli è Dio» (2 Ts 2,3s). Tale
personaggio dittatoriale escatologico è chiamato nell’Apocalisse la «bestia».
Giovanni, come allora Ezechiele, viene incaricato di misurare tale tempio
escatologico (Ap 11,1s), purtroppo non ci sono state riportate le misure per
sapere, se sarà o meno il tempio descritto nel libro di Ezechiele. Questo è
l’unico luogo, in cui si parla del santuario terrestre nell’Apocalisse. Tutti
gli altri brani si riferiscono al tempio celeste o una volta è metafora (Ap
3,12).
■ Secondo aspetto: C’è da dire che questo sarà il tempio che ricostruirà
Israele appena prima o durante la tribolazione. Non c’è certezza che sarà
proprio quello di Ezechiele. In Israele ci sono spinte a ricostruire il tempio;
quando avverrà, verrà consacrato un sacerdozio e verranno ripresi i sacrifici,
non è detto che ciò avverrà per forza secondo il consiglio di Dio; si veda qui
la lettera agli Ebrei. I Giudei, che costruiranno il tempio, non saranno per
forza cristiani e, quindi, gli daranno un significato veterotestamentario;
quindi, tutto ciò non è da cristianizzare. Solo nella fase finale, un resto
d’Israele riconoscerà in Gesù il loro Messia; ma allora il tempio sarà ormai
costruito.
■ Terzo aspetto: In Ezechiele si parla della ricostruzione del tempio al
tempo di un grande ritorno in patria e dell’instaurazione della casa di Davide e
del regno. Zerubabele, pur essendo un figlio di Davide, non si fece riconoscere
come re d’Israele, ma era un funzionario del regno persiano. Il sacerdote Giosuè
non reclamò che si costruisse il tempio, secondo le indicazioni del libro di
Ezechiele. Quando 60 anni dopo l’inaugurazione del tempio, arrivò lo scriba
Esdra, non impose una tale ristrutturazione. Il tempio fu da ultimo restaurato
al tempo di Erode, ma rimase quello di prima e i Giudei ne andavano fieri (Mc
13,1; Lc 21,5). Quando Gesù venne da Messia-Re in Gerusalemme, non c’era quindi
il tempio previsto. Che fine farà il tempio giudaico del tempo della fine? Verrà
distrutto dalla «bestia»? Arriverà illeso nel regno messianico? Difficile dirlo.
In ogni modo, nelle descrizioni del NT del regno messianico non si parla mai di
un tempio, neppure in Apocalisse 20. Certo si può dire che esso venga
semplicemente premesso, ma ciò non dev’essere preso per scontato.
■ Quarto aspetto: Si tenga presente che le predizioni della Bibbia non
sono una specie di matematica né sono un obbligo morale, a cui Dio deve
attenersi a ogni costo. Dio ha fatto delle promesse, ponendo spesso delle
condizioni specifiche; quando esse sono state disattese, non è detto che Dio sia
ancora obbligato ad adempierle (Gdc 2,1ss) né, al contrario, a ritirare le sue
minacce (Is 65,11s; Gr 7,13ss; 25,3ss). Il miracolo divino è che Dio abbia
ancora un piano per il futuro d’Israele, sebbene il popolo abbia rifiutato nel
complesso il suo Messia e la sua offerta di salvezza. Dio non ha obblighi verso
l’uomo, ma solo verso se stesso; dove adempirà le sue promesse, lo farà a modo
suo, non come gli uomini si aspettano che facciano. Israele farà ciò che riterrà
opportuno di fare (costruzione del tempio); se ciò sarà nel senso di Dio, è
ancora tutto da vedersi.
■ Quinto aspetto: Si tenga presente che i Giudei che erano entrati nella
chiesa, da Pentecoste in poi, non vedevano una contraddizione fra tempio e case
(dove avvenivano le riunioni; At 2,46; 5,42). Ciò era la loro cultura religiosa.
Per diversi anni, fintantoché il cristianesimo era dapprima solo giudaico e poi
in maggioranza giudaico, il problema non si pose. I cristiani giudei si recavano
per riti di purificazione e per voti (era richiesto un sacrificio!) nel tempio e
dal sacerdote. Essi seguivano il calendario festivo del giudaismo. Addirittura
un apostolo Paolo, alla fine della sua carriera, non fece eccezione; gli anziani
della chiesa di Gerusalemme gli suggerirono di unirsi a un gruppo di Giudei
cristiani, per sciogliere un voto e fare un rito di purificazione rituale (At
21,22ss). Durante il Concilio di Gerusalemme si addivenne alla decisione di non
imporre la legge mosaica ai cristiani gentili (At 15), ma nella chiesa di
Gerusalemme si pretendeva che i discepoli fossero zelanti per la legge (At
21,20). Ciò faceva parte della loro cultura e del loro stile di vita (cfr. Rm
14). Col tempo il cristianesimo giudaico divenne minoritario e, poi, a mettere
la parola fine fra tempio e chiesa fu Dio stesso con la distruzione del tempio.
■ Sesto aspetto: Specialmente l’autore dell’epistola agli Ebrei mostrò la
transitorietà del sistema sacrificale del vecchio patto. Egli scrisse: «Ora,
dov’è remissione di queste cose, non c’è più luogo a offerta per il peccato»
(Eb 10,18). Il motto ricorrente era «una volta per sempre» (Eb 7,27;
9,12; 10,10), affermato in contrasto con i sacrifici del vecchio patto; ciò non
può essere certo trascurato. L’idea di base era questa per il tempo di tale
autore: «S’offrono doni e sacrifici che
non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il
culto, poiché si tratta solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma,
di regole carnali imposte fino al
tempo della riforma. Ma venuto Cristo…»
(Eb 9,9ss; 10,1). I «sacrifici, che non possono mai togliere i peccati»,
furono contrapposti a quell’«unico sacrificio per i peccati, e per sempre»
(Eb 10,11). Egli parlò perciò di ben altri sacrifici di cui Dio si compiace:
oltre al sacrificio di lode, anche la beneficenza e far parte agli altri dei
propri beni (Eb 13,15s).
■ Settimo aspetto: Nel regno messianico ci saranno i sacrifici? Alla luce
della lettera agli Ebrei, non è scontato. Non è neppure sicuro che la «bestia»,
il dittatore escatologico che perseguiterà Israele, quando dissacrerà il tempio,
lo lascerà ancora in piedi. Se ci saranno mai i sacrifici durante il regno, che
valore avranno? Ammesso che ci saranno, essi avranno un valore di rammemorazione
e di commemorazione e non quello di espiazione, remissione e di purificazione.
Come abbiamo già ricordato, dove la remissione delle colpe è avvenuta, «non
c’è più luogo a offerta per il peccato» (Eb 10,18).
■ Infine, dopo il regno messianico, nella «nuova Gerusalemme» non ci sarà alcun
tempio. Giovanni affermò: «E non vidi in essa alcun tempio, perché il Signore
Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 21,22).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Sacrifici_tempio_escatol_Esc.htm
19-11-2008; Aggiornamento:
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