Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Manuale Teologico dell’AT

 

Pneumatologia

 

 

 

 

Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LO SPIRITO SANTO IN EZECHIELE 37?

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore ci ha presentato le seguenti questioni.

 

Caro fratello Nicola Martella, ho letto con interesse l’articolo intitolato «Pregare lo Spirito Santo?» e ho voluto rispondere al seguente invito: «Chi mi sa indicare dove in tutta la Scrittura si trova una sola chiara invocazione, un solo canto o una sola preghiera rivolti allo Spirito Santo?» (il maiuscoletto è mio).

     Ho anche notato che nell’articolo in questione, si dice quanto segue: «Riguardo a Gesù ci sono invocazioni (“Vieni, Signor Gesù!” Ap 22,20; nel v. 17 c’è questo connubio: “lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!”), suppliche (“Signor Gesù, ricevi il mio spirito”; At 7,59), canti e acclamazioni (“Degno è l’Agnello”; Ap 5,9s.12s), eccetera» (il maiuscoletto è mio).

     Da quanto leggo, in riferimento a «Vieni» di Ap 22,17.20, si evince che l’invito «Vieni» è una invocazione. Bene, volendo rispondere all’invito di trovare in tutta la Bibbia, anche una sola invocazione allo Spirito Santo, ho trovato Ezechiele 37,9-14. Infatti essa è una inequivocabile e biblica invocazione profetica allo Spirito Santo! Il profeta rivolge qui la sua invocazione direttamente allo Spirito Santo («E metterò in voi il mio spirito, e voi tornerete alla vita»; v. 14).

     Il profetizzare è anche dichiarare o proclamare verità future, in questo caso, in modo particolare, quello che il profeta chiede profeticamente allo Spirito Santo, è un qualcosa che ancora deve accadere, solo per questo motivo essa è una invocazione profetica!

     Quello che però va notato è il modo in cui il profeta si rivolge allo Spirito; infatti lo Spirito vivificante, lo Spirito che dà vita, non può che essere lo Spirito Santo di Dio! («E metterò in voi il mio spirito, e voi tornerete alla vita», vedi il verso 14).

     Il modo in cui il profeta si rivolge allo Spirito è una vera e propria invocazione diretta, infatti il profeta dice: «Vieni dai quattro venti, o spirito, soffia su questi uccisi, e fa che rivivano!» (Ez 37,9 Riveduta).

     Non è questa forse una solare e inequivocabile e diretta invocazione? Certo che lo è! {Michele Granato; 17 settembre 2010}

 

Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito.

 

 

1.  ASPETTI GENERALI: Per non essere fraintesi, affermo fin dall’inizio che io credo che lo Spirito Santo sia la terza persona della Deità. Tuttavia, questa è una dottrina del nuovo patto, introdotta da Gesù per primo e che non si trova ancora nell’AT. La rivelazione biblica è progressiva, e proiettare le dottrine del NT sull'AT è un anacronismo e una delle peggiori cose, che si possa fare in senso letterario e teologico.

    Apprezzo il coraggio di questo lettore. Mi viene da rispondergli, partendo dalle sue conclusioni e usando la sua espressione: «Certo, che non è così come egli crede!». Infatti, non si trattava di un’invocazione di Ezechiele, ma di un comando, che rivolse Dio stesso: «Così parla il Signore, l’Eterno: “Vieni…”» (v. 9). Già questo fa escludere tale brano rispetto al tema, non trattandosi di una invocazione né di una supplica di soccorso, espressa da un uomo, ma di ciò che ha proferito Dio. Inoltre, tale comando non fu rivolto a una persona, ma a una cosa: a un «alito [di vita]» (ebr. ach).

     Sinceramente mi sarei aspettato una dimostrazione più chiara e lampante, tratta soprattutto dal NT. Infatti, questo lettore non poteva prendere brano più oscuro ed equivoco per portare avanti le sue tesi.

     Per capire che qui non si tratta della terza persona della Deità, bisognerebbe fare un lungo discorso, per il quale qui non c’è spazio. Rimando perciò al seguente articolo: Nicola Martella, «Spirito di Dio [ach]», Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 336ss. Se si leggerà tale articolo e quello successivo [«Spirito (uomo), pp. 338ss], si prenderà atto che nell’AT il termine ebraico intendeva «soffio, alito, vento». La ruach non era intesa come persona, ma come manifestazione immateriale di Dio; sarebbe stato Gesù per primo a rivelare che lo Spirito Santo è una persona. Chi conosce la teologia dell’AT, sa che allora c’erano vari tipi di manifestazione di Dio nel mondo: quella personale mediante il cosiddetto «inviato dell’Eterno» (Dio si manifestava nelle fattezze di un uomo), quella immateriale mediante la sua presenza invisibile (Dio era presente col suo spirito) e quella strumentale mediante gli eventi e gli elementi della natura (fuoco, nubi, ecc.). Al riguardo si veda nella mia succitata opera l’articolo «Manifestazioni di Dio», pp. 224ss.

 

 

2.  APPROFONDIMENTI: Se si traduce letteralmente l’intero brano di Ezechiele 37, ci si accorgerà che in ebraico il termine per «vento», «spirito» e «alito / respiro» è lo stesso, ossia ach. Perciò faccio io tale traduzione letterale dei vv. 3-14; ho evidenziato in maiuscoletto le parti importanti per capire correttamente il brano.

 

3 E mi disse: «Figlio d’uomo, queste ossa vivranno [nuovamente]?». E io risposi: «O Signore, o Eterno, tu lo sai».

4 Ed egli mi disse: «Proclama su queste ossa, e di’ loro: “Ossa secche, ascoltate la parola dell’Eterno!

5 Così dice il Signore, l’Eterno, a queste ossa: Ecco, io porto “alito [di vita]” [rûach] in voi, cosicché diventiate vive.

6 E io metto dei tendini su di voi e faccio nascere della carne su di voi, e vi rivesto di pelle, e metto “alito [di vita]” [rûach] in voi, cosicché diventiate vive. E conoscerete che io sono l’Eterno”».

7 E io proclamai come mi era stato comandato. E si fece rumore come io proclamavo; ed ecco un fragore: e le ossa s’accostarono insieme, un osso al suo osso.

8 Io guardai, ed ecco [sorsero] su d’esse tendini, crebbe della carne, ed egli le ricoprì di pelle; ma non c’era in loro [ancora] alcuno “alito [di vita]” [rûach].

9 Ed egli mi disse: «Proclama all’“alito [di vita]” [rûach], proclama, figlio d’uomo, e di’ all’“alito [di vita]” [rûach]: “Così parla il Signore, l’Eterno: Vieni dai quattro venti [rûach pl.], o “alito [di vita]” [rûach], alita su questi uccisi, e fa’ che vivano [nuovamente]!”».

10 E io proclamai, com’egli m’aveva comandato; e “l’alito [di vita]” [rûach] entrò in loro, ed essi tornarono in vita, e si rizzarono in piedi: un esercito molto, molto grande.

11 Ed egli mi disse: «Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono: “Le nostre ossa sono secche, e la nostra speranza è perita; noi siamo tagliati fuori [dalla vita]!”.

12 Perciò, proclama e di’ loro: “Così parla il Signore, l’Eterno: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi traggo fuori dalle vostre tombe come mio popolo, e vi riconduco nel paese d’Israele.

13 E voi conoscerete che io sono l’Eterno, quando apro i vostri sepolcri e vi traggo fuori dalle vostre tombe come popolo mio!

14 E metto in voi il mio “alito [di vita]” [rûach], affinché viviate, e vi porrò sul vostro suolo. E conoscerete che io, l’Eterno, ho parlato e l’ho fatto, dice l’Eterno”».

 

In Ezechiele 37 Dio promise semplicemente il suo «alito vivificatore», ossia il suo «spirito di vita», non l’intervento di una persona della Deità, che allora era sconosciuta e divenne rivelazione soltanto nel nuovo patto. Quando nelle nostre traduzioni al v. 14 Dio usò l’espressione «mio spirito» non intendeva un’altra persona, ma la sua presenza personale, che qui era nella fattispecie del suo «alito vivificatore». Ezechiele e i profeti non sapevano ancora nulla dell’esistenza di uno «Spirito Santo» come persona distinta nella Deità; tale dottrina cristiana era ancora sconosciuta addirittura ai dodici uomini di Efeso, che erano stati battezzati del battesimo di Giovanni soltanto (At 19,2). Ciò mostra che non era una dottrina tipica del giudaismo.

     Come abbiamo visto, per gli autori dell’AT lo «spirito» era la presenza immateriale di Dio. Davide, infatti, affermava letteralmente: «Non rigettarmi dalla tua presenza [ebr. faccia] e lo spirito della tua santità non togliere da me» (Sal 51,11). Per capire questo verso e tutto il contesto, bisogna tener presente il «parallelismo dei membri»; nel «parallelismo sinonimico» la prima e la seconda parte del verso affermano cose simili, essendo gli Ebrei abituati a dire la stessa cosa in due modi differenti. Davide, che non sapeva nulla del fatto che lo Spirito di Dio fosse una persona a sé, intendeva qui semplicemente la presenza immateriale di Dio nella sua vita.

     Tale parallelismo fra «vento» e «alito vivificante» lo troviamo ancora all’inizio del NT, quando ancora Gesù non aveva ancora rivelato la dottrina dello Spirito Santo quale persona (cfr. Gv 13-16). Ad esempio, Giovanni 3,8 recita così in greco: «Il pneuma soffia dove vuole, e tu odi il suo fragore, ma non sai da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dal pneuma». Quindi, ancora qui, il termine greco pneuma descrive la presenza immateriale di Dio, che realizza il «nascere dall’alto» (v. 7) o «nascere da Dio» (Gv 1,13; 1 Gv 3,9; 4,7; 5,1.4s).

 

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Questo lettore parla volentieri di «dichiarare o proclamare verità future», intendendo chiaramente quelle neotestamentarie («qualcosa che ancora deve accadere»). Il contesto di Ezechiele 37 indica però un adempimento imminente, a quei tempi. Se si analizza bene il testo, si potrà vedere che tutta la visione è soltanto un’illustrazione di un evento storico, allora immediatamente prossimo.

     Si noti che il profeta doveva rivolgersi alle «ossa secche», ingiungendo loro di ascoltare! (vv. 4s). Chiaramente le ossa calcinate non hanno tale capacità di ascoltare; il contesto mostra che Dio si rivolgeva così a persone allora biologicamente vive, ma «morte» rispetto alla terra promessa. Come in ogni parabola (cfr. Is 5 per la vigna dell’Eterno), all’illustrazione viene fatta seguire la spiegazione: «Queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco, essi dicono…» (v. 11), ossia si trattava degli Israeliti allora viventi; le ossa secche descrivevano la mancanza d’ogni prospettiva di essere popolo, essendo tagliati fuori dalla storia (v. 11b). Riportarli in vita (in senso storico), tirandoli idealmente fuori dalla tomba della storia «come mio popolo» (vv. 12s), significava ricondurli «nel paese d’Israele» (v. 12). Quando Dio disse di mettere in loro «il mio “alito [di vita]”», ciò corrispondeva storicamente a «vi porrò sul vostro suolo» (v. 14; cfr. immagini collettive simili in Ez 36,24-28.33ss; 37,21ss).

     Si trattava quindi di una «parabola storica», la cui realtà era la seguente. Il regno del nord o Efraim era stato deportato dagli Assiri nel 722 a.C., il regno del sud o Giuda era stato deportato a diverse riprese dal 597 al 586 a.C. per mezzo dei Babilonesi, quindi ai tempi di Ezechiele, Daniele e Geremia. Rispetto alla terra promessa, il popolo deportato nella diaspora era considerato oramai storicamente «morto», poiché il loro paese era il luogo, in cui si realizzavano la presenza particolare di Dio (santuario) e le promesse. Dio diede a Ezechiele tale visione per illustrare l’imminente ritorno d’Israele dalla cattività. Ciò fu considerato da Dio come un ritorno in vita in senso storico, ossia per essere una entità storico-religiosa nella propria terra. Tale «risurrezione storica» consisteva, quindi, proprio nel ritornare in patria e riprendere la fisionomia di un popolo riconoscibile come tale, che ritornasse a comportarsi come popolo del patto e godesse della presenza e delle benedizioni di Dio. Il brano non ha direttamente a che fare con lo Spirito Santo, che è stato rivelato soltanto nel NT, ma con «l’alito [di vita]», che nell’illustrazione rende un corpo inerte una persona vivente. Si tratta qui solo di un’immagine e parabola come tante altre, che si trovano nel libro di Ezechiele e nei libri degli altri profeti.

     Ho apprezzato il coraggio del mio interlocutore nel presentare un ragionamento. Capisco che mancandogli strumenti linguistici (significato della ach in ebraico) e conoscenze teologiche (rivelazione dello Spirito Santo quale persona solo nel NT), è arrivato a conclusioni affrettate e solo apparentemente logiche, visto che trascurano vari fattori presenti nel contesto e nello sviluppo della rivelazione. La sfida, quindi, rimane ed è rivolta a tale lettore e ad altri studiosi della Bibbia: trovino un unico brano chiaro incontrovertibile nel NT, in cui lo Spirito Santo è stato fatto oggetto di invocazione, supplica, adorazione e così via. Io non l’ho ancora trovato. Stando così le cose, non mi sento di andare di là da ciò che è scritto, né di aggiungere alcunché alla fede trasmessa una volta per tutte ai santi (Gd 1,3).

 

 

4.  ALCUNE APPLICAZIONI

     ■ Israele allora: Se si confronta Isaia 5 (il canto sulla vigna dell’Eterno) ed Ezechiele 37, si prenderà atto che sono ambedue parabole e illustrazioni del rapporto storico di Dio verso il suo popolo del patto. Nella parabola di Isaia 5 Dio affermò di abbandonare dapprima Israele al giudizio storico, a causa del pervertimento del popolo in senso morale, religioso e devozionale; ciò poi avvenne storicamente. Nell’illustrazione di Ezechiele 37 Dio presentò il suo piano di rianimazione storica di un popolo, oramai storicamente «morto», per ricondurlo alla «vita» nella sua terra. Ciò avvenne poi per mano di Zerubabele e Giosuè (Esd 1ss). Ciò venne descritta come una specie di resurrezione storica.

 

     ■ Noi oggi: Nel nuovo patto abbiamo la piena rivelazione di Dio. Chiaramente lo Spirito Santo non è più soltanto una presenza immateriale di Dio, ma la terza persona della Deità, come Gesù insegnò. Anche nel NT la risurrezione finale dei corpi viene usata come illustrazione dell’opera di Dio nella vita dell’uomo, sia in senso spirituale e morale, sia in senso esistenziale.

     Sebbene l’uomo sia biologicamente vivo, è considerato spiritualmente morto. La risurrezione dei corpi è descritta come una vivificazione, ossia un ritorno in vita (1 Cor 15,21ss.36.45 Cristo quale «spirito vivificante»). Viceversa, la rigenerazione è illustrata come una rianimazione, una vivificazione (cfr. 2 Cor 3,6 spirito; 1 Tm 6,13 Dio), una risurrezione. «E voi pure egli ha vivificati, voi che eravate morti nelle vostre trasgressioni e nei vostri peccati. […] anche quando eravamo morti nelle trasgressioni, egli ci ha vivificati con Cristo (egli è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù» (Ef 2,1.5s; Col 2,13ss). Al rabbino Nicodemo Gesù presentò tutto ciò come una «nascita dall’alto» o rinascita (Gv 3,3.5). Il risveglio spirituale mediante la luce di Cristo è paragonato a una risurrezione dai morti (Ef 5,14).

     Oltre agli aspetti della rigenerazione, Dio è disposto a darci nuova linfa devozionale e morale mediante lo Spirito Santo, che oggi sappiamo essere una persona. Il Signore è pronto a darci una nuova ripresa quando siamo caduti o presi da confusione, ci siamo arenati o smarriti.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-SSanto_Ez-37_MT_AT.htm

13-11-2010; Aggiornamento: 06-12-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce