Nella nostra vita cristiana, quando commettiamo dei peccati, dobbiamo chiedere a
Dio di perdonarci di nuovo; oppure, perché siamo stati già perdonati
attraverso il sacrificio di Gesù, è sufficiente pentirsi e ravvedersi
dinanzi a Dio, riconoscendo il proprio peccato? {Michele Cometa; 24-11-2008} |
È
fuori dubbio che siamo perdonati da Dio mediante il sacrificio di Cristo; non
c’è altra alternativa. Bisogna capire però che il sacrificio di Gesù in croce
riassume
vari sacrifici, che nell’AT erano specifici: sacrificio per il peccato
(espiazione), sacrificio per le colpe (perdono, remissione), sacrificio di pace
(riconciliazione), olocausto (consacrazione, espiazione). Il sacrificio per
il peccato colpisce mediante l’espiazione la natura peccaminosa, per così
dire l’albero. Il sacrificio per i peccati o per le colpe colpisce, per
così dire, i frutti, elargendo perdono o remissione dei peccati. L’espiazione
mediante Gesù sulla croce permette di scampare alla giusta ira di Dio, è il
riscatto che elargisce salvezza, giustificazione e santificazione. Il perdono
dei peccati permette di ristabilire la comunione, ogni qualvolta essa sia
interrotta durante il percorso di santificazione. Se si confondono questi due
aspetti, si penserà di aver perso, in qualche modo, la salvezza ogni qualvolta
che si commettono certi tipi di peccati.
Ecco una similitudine illustrativa. Mettiamo che il parente ricco di
qualcuno lo abbia prima riscattato dalla schiavitù, in cui era caduto, e poi
abbia messo in banca un immenso capitale a suo nome, assicurandogli perciò tale
somma. Essa non può però essere prelevata, ma l’intestatario può portare lì ogni
cambiale, che non può pagare, perché venga stornata dal capitale depositato.
Similmente avviene con i meriti di Gesù
davanti a Dio. Egli ci ha prodotto la salvezza e la giustificazione, quindi il
riscatto dalla schiavitù del peccato mediante il suo sangue. Altresì assicura il
perdono dinanzi a Dio, che ci è accordato e garantito in modo globale, ma che ci
viene operativamente concesso ogni volta che confessiamo i nostri singoli
peccati.
È
quindi sbagliato dire che «dobbiamo chiedere a Dio di perdonarci di nuovo»,
come se dovessimo nuovamente convertirci. Noi dobbiamo chiederci di perdonarci
solo quei peccati (o colpe) commessi realmente, ossia dai debiti contratti, non
per quelli che faremo. Se «siamo stati già perdonati attraverso il
sacrificio di Gesù», perché dovremmo allora chiedere ancora perdono? In effetti,
però, come già detto, di là dall’espiazione del peccato o dal riscatto da esso,
che ci garantisce la salvezza, nella nostra vita concreta necessitiamo di
perdono ogni qual volta contraiamo dei «debiti». Il perdono ci è garantito
per i meriti di Gesù, ma ci viene concesso ogni volta che confessiamo le
nostre trasgressioni. «Figlioli miei, io vi scrivo queste cose, affinché non
viviate nel peccato; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso
il Padre, cioè Gesù Cristo, il giusto; ed egli è l’espiazione per i nostri
peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo»
(1 Gv 2,1s). Solo chi ha ricevuto l’espiazione per il proprio peccato (la natura
peccaminosa), può ricevere il perdono dei peccati (le singole colpe).
Perciò, poiché Cristo garantisce il perdono dei peccati, ogni qualvolta li
commettiamo, bisogna che ce ne ravvediamo e chiediamo perdono. «Se
confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati
e purificarci da ogni iniquità» (1 Gv 1,9).
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Perdono_divino_Mt.htm
27-11-2008; Aggiornamento: 27-09-2013
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