Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le Origini 1

 

Soteriologia

 

 

 

 

L’opera si presenta in due volumi ed è organizzata come segue:

1° volume (Temi delle origini): Gli articoli introduttivi e i temi di approfondimento

2° volume (Esegesi delle origini): Il commento particolareggiato basato sul testo ebraico (comprende anche una traduzione letterale posta alla fine)

   Se si eccettua la prima parte del primo volume, che introduce a Genesi 1,1-5,1a, per il resto ambedue i volumi dell’opera sono suddivisi rispettivamente secondo le seguenti parti:
■ La creazione del mondo e dell’uomo 1,1-2,4a
■ L’essere umano nella creazione 2,4b-25
■ La caduta primordiale e il suo effetto 3
■ La fine del resoconto su Adamo 4,1-5,1a.

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Le Origini 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GESÙ HA CANCELLATO IL «PECCATO ORIGINALE»?

 

 di Nicola Martella

 

Un lettore mi ha scritto quanto segue: Ciao Nicola, ho una domanda da porti. Alcuni dicono che Gesù ha cancellato in noi il «peccato originale». Io penso invece che Gesù abbia cancellato la colpa del peccato originale, perché comunque sia le malattie e la morte fisica rimangono sempre nel credente; e queste non passeranno fino a quando non saremo con il Signore. Abbiamo quindi ancora un corpo ereditato da Adamo, anche se abbiamo una natura spirituale ereditata da Cristo.

     Spiritualmente abbiamo una nuova vita in Cristo, ma fisicamente abbiamo un corpo di carne, che soffre le malattie; la donna credente partorisce ancora col dolore e tutti i credenti invecchiano e muoiono.

     Quindi, penso che la conseguenza del peccato originale rimane; Gesù ci toglie la nostra colpa riguardo al peccato. Se sbaglio dimmelo, ovviamente attraverso la Bibbia. {Maurizio Maniscalco; 17 febbraio 2009}

 

Ci sono vari modi di intendere che cosa sia il «peccato originale». Nelle denominazioni cristiane con una concezione sacramentale s’intende la natura peccaminosa dell’uomo, ereditata da Adamo, che verrebbe tolta dal battesimo (spesso inteso come pedobattesimo), identificato come il sacramento, che comunicherebbe la nuova nascita. Per tali motivi, preferisco non usare il concetto di «peccato originale». Nella Bibbia lo si cercherà inutilmente. Preferisco parlare, ad esempio, di «ribellione primordiale» e di «natura peccaminosa» (o «vecchio uomo»).

     Chiaramente nel NT si parla sia di «legame genealogico» (Abrahamo 1 Cr 1,1-28; Giuseppe Lc 3,23-38), sia di una «connessione di colpa» fra gli adamiti (esseri umani) e Adamo (primo uomo). Infatti è scritto che «per mezzo d’un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato v’è entrata la morte, e in questo modo la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato» (Rm 5,12), e cioè «anche su quelli che non avevano peccato con una trasgressione simile a quella d’Adamo» (v. 14). Infatti, «per la trasgressione di quell’uno i molti sono morti» (v. 15) e «il giudizio da un’unica trasgressione ha fatto capo alla condanna» (v. 16). Paolo aggiunse che «per la trasgressione di quell’uno la morte ha regnato mediante quell’uno» (v. 17) e che «con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini» (v. 18).

     Tutti hanno effettivamente e personalmente peccato in Adamo, quando egli trasgredì il comandamento di Dio; perciò, essendo già peccatori, peccano poi personalmente: «Per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori» (v. 20). Al contrario si può affermare, in modo sperimentale, che i frutti mostrano l’albero e che perciò, fintantoché si pecca, si rimane peccatori; similmente finché si muore, si è peccatori (v. 21). La differenza fra prima e dopo la rigenerazione è questa: prima si era peccatori perduti, dopo l’entrata nel nuovo patto mediante una sincera conversione si diventa peccatori salvati.

     Quando un credente viene rigenerato dallo Spirito Santo, viene suggellato per il giorno della redenzione (Ef 4,30). Essendo unito a Cristo, il credente è, per la fede, già risuscitato e glorificato con lui («simultaneità con Cristo»), sebbene dal punto di vista della storia soggettiva la redenzione finale (inaugurata dalla risurrezione) e la concretizzazione della vita eterna sono ancora futuri. Ciò che si ha per decreto e di cui si ha la caparra (2 Cor 1,22; 5,5), dev’essere ancora riscosso.

     La redenzione, che Gesù Messia garantisce, segue dall’inizio alla fine il seguente sviluppo:

     ■ Al momento della conversione e rigenerazione, il Signore ci libera dalla potenza del diavolo, del peccato e del mondo (cfr. Rm 6,5ss). «Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante l’immersione nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita» (Rm 6,4; non parla del battesimo in acqua). A ciò si aggiunga la paura della morte, su cui il diavolo fa leva; infatti Gesù mediante la sua morte ha distrutto «colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per il timor della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù» (Eb 2,14s).

     ■ Durante il processo di santificazione, il Signore ci libera dalla forza del diavolo, del peccato e del mondo. «Avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici; ad essere invece rinnovati nello spirito della vostra mente, e a rivestire l’uomo nuovo che è creato all’immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità» (Ef 4,22ss). La «simultaneità con Cristo» e quindi la vita di risurrezione («novità di vita») ha modificato anche il rapporto dei credenti verso la vita e la morte (At 15,26; Rm 16,4; 2 Cor 4,11; Ap 12,11).

     ■ Alla risurrezione, il Signore ci libererà dalla presenza del diavolo, del peccato e del mondo. «E quando questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità, e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: “La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?”» (1 Cor 15,54ss).

 

Per questi motivi è sbagliato voler anticipare la redenzione finale e pensare che il Signore ci abbia già liberato dalla «natura peccaminosa» (o «vecchio uomo»). È anche un grande abbaglio, che ha fatali conseguenze per chi crede che non possa più essere tentato e vinto dal peccato. Paolo ingiunse, ad esempio: «Adiratevi e non peccate… Non fate posto al diavolo. Chi rubava non rubi più…» (Ef 4,26ss). Tutte queste e altre raccomandazioni rendono evidente il fatto che la natura peccaminosa coabita nell’uomo e può esercitare ancora la propria forza nel credente (non la sua potenza).

     Paolo parlò per il tempo sino al compimento finale dell’«uomo interno» che si diletta nella legge di Dio e di «un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra» (Rm 7,22ss). Il problema è la presenza di «questo corpo di morte» che fa sì che «io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato» (vv. 24s). Paolo con onestà parlò del «peccato, che abita in me» (vv. 17.20) e del «male [che] si trova in me» (v. 21), il quale fa realizzare il male, che non si vorrebbe operare, e impedisce di fare tutto il bene, che si vorrebbe realizzare.

     La soluzione radicale per non avere più in se «vecchia natura», è la morte o la risurrezione. Fintantoché siamo in vita e in questi corpi mortali, la soluzione non sta nel fatto di credere di non avere in sé più il «vecchio uomo», ma mediante la «simultaneità con Cristo» (Gal 2,20) di esercitarsi a «mortificare» (= lasciare nella morte) il vecchio uomo o «svestirlo», ossia a metterlo continuamente fuori uso, e a «vestire» l’uomo nuovo (Ef 4,22ss; Col 3,10). Si tratta di non permettere al «sistema operativo» del peccato di funzionare (non farsi signoreggiare e strumentalizzare), mettendo invece all’opera quello della giustizia e dello Spirito (Rm 6,11ss). Con questo processo di santificazione, il credente crea in sé gli «anticorpi» necessari per resistere alla forza del diavolo, del peccato e del mondo. La differenza la fa lo Spirito di Dio che abita nel credente (Rm 8,9).

 

Ricapitolazione

     A causa dell’abuso del concetto di «peccato originale», preferisco non usarlo; in genere parlo, ad esempio, di «ribellione primordiale» e di «natura peccaminosa» (o «vecchio uomo»). Che ci sia una «connessione di colpa» fra Adamo e i suoi discendenti è evidente da brani come Romani 5,12-21. La differenza fra il non credente e il credente rigenerato è questa: il primo è un peccatore perduto, il secondo è un peccatore salvato e suggellato dallo Spirito Santo in vista della redenzione finale (Ef 4,30).

     La redenzione segue il seguente sviluppo:

     ■ Al momento della conversione e rigenerazione, il Signore ci libera dalla potenza del diavolo, del peccato e del mondo (cfr. Rm 6,5ss).

     ■ Durante il processo di santificazione, il Signore ci libera dalla forza del diavolo, del peccato e del mondo (Ef 4,22ss).

     ■ Alla risurrezione, il Signore ci libererà dalla presenza del diavolo, del peccato e del mondo (1 Cor 15,54ss).

 

Fino alla morte personale (o alla risurrezione per chi sarà ancora vivente), la natura peccaminosa coabita nell’uomo ed esercita ancora la propria forza nel credente (cfr. Ef 4,26ss). La vecchia natura e quella nuova coabitano insieme (Rm 7,20-25). Per questo veniamo esortati a «mortificare» o «svestire» il vecchio uomo, ossia a metterlo continuamente fuori uso come «sistema operativo», e a «vestire» l’uomo nuovo (Ef 4,22ss; Col 3,10). La differenza oggettiva la fa lo Spirito di Dio che abita nel credente (Rm 8,9); la differenza soggettiva fra il credente carnale e quello spirituale la fa l’ubbidienza alla volontà di Dio, espressa nel nuovo patto.

     Per approfondire questo tema bisogna inoltre distinguere fra «peccato» (natura peccaminosa) e «peccati» (trasgressioni, colpe). Per il primo era prevista l’espiazione, per i secondi bisognava offrire il sacrificio per le colpe per ottenere il perdono. Il sacrificio di Gesù contiene questi due aspetti (oltre che altri). Lascio questo alla ricerca dei lettori.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccato_originale_cancellato_Ori.htm

26-02-2009; Aggiornamento: 23-11-2011

 

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