Un lettore ci
ha presentato le seguenti questioni.
Leggendo la Bibbia
mi è sorto un dubbio, precisamente su questi versi: Matteo 23,14; Luca 12,47-48.
Da quanto ho capito esiste una differenziazione della pena? Ovvero i peccati non
sono giudicati in egual modo? Se uno ruba per «amore dei soldi» e invece un
bisognoso «ruba» per fame, il loro gesto sarà misurato in egual modo? Mentre
quelli che in buona fede hanno creduto alla religione popolare o ad altre
«credenze» ingannatrici, come considerarli?
Mi scuso per la banalità della domanda, ma non riesco a darmi pace. Ti ringrazio
nuovamente. Fraterni saluti in Gesù Messia… {Vincenzo Russillo; 19-03-2009}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. ENTRIAMO IN TEMA:
Rubare significa appropriarsi indebitamente dei beni altrui. Ciò valeva anche
nella teocrazia d’Israele. Lì c’era però una differenza fra prendere dei frutti
della terra e mangiarli lì per lì, perché affamati, e prenderli per portarseli
via (Deuteronomio 23,24s); il primo caso non era neppure reato, il secondo sì.
Questo dipendeva dal fatto che la vita era considerata più dei beni (cfr.
Levitico 12,23), soccorrere l’affamato era meritevole (Isaia 58,10) e perché Dio
era considerato il vero proprietario della terra (Esodo 19,6; Levitico 25,23).
Anche oggigiorno le legislazioni evolute riconoscono lo «stato di necessità».
Quanto alla «buona fede», un detto afferma che d’essa è tappezzato l’inferno. La
legge non ammette ignoranza, né quella umana né quella divina. Chiaramente le
guide religiose hanno al riguardo maggiore responsabilità. Gesù
imprecava: «Guai a voi, scribi e Farisei ipocriti, perché scorrete mare e
terra per fare un proselito; e fatto che sia, lo rendete figlio della geenna il
doppio di voi» (Matteo 23,15). Lo stesso Gesù, pur ritenendo mandanti ed
esecutori colpevoli d’un reato, disse a Pilato: «Chi m’ha dato nelle tue
mani, ha maggiore colpa» (Giovanni 19,11).
Anche la legislazione umana attesta chi è innocente e chi colpevole
(Deuteronomio 25,1). E neppure Dio «terrà il colpevole per innocente»
(Esodo 34,7; Nahum 1,3), e viceversa (1 Re 8,32). Una persona può essere
dichiarata più giusta di un’altra (1 Re 2,32; Habakuk 1,13), e cioè anche tra
fedifraghi (Geremia 3,11; Ezechiele 16,52), oppure uno può ammettere che l’altro
sia più giusto di se stesso (Genesi 38,26; 1 Samuele 24,18).
Anche nel
giudizio Dio farà una differenza di pena fra i peccatori impenitenti. Gesù
disse della città che avrebbe rifiutato i suoi discepoli quali predicatori
dell’Evangelo: «In verità io vi dico che il paese di Sodoma e di Gomorra, nel
giorno del giudizio, sarà trattato con
meno rigore di quella città» (Matteo 10,15). In particolare nel
«giorno del giudizio» la sorte di Tiro, di Sidone e di Sodoma, dove mai arrivò
il Messia, «sarà più tollerabile» di quella di Korazin, di Betsaida e di
Kapernaum, dove Gesù fece opere potenti (Matteo 11,21-24). Ciò mostra che ci
saranno vari gradi di pena per i colpevoli.
Nella questione della differenza fra i peccati bisogna distinguere
necessariamente i seguenti e differenti aspetti:
■ Peccati e salvezza
■ Peccati e giustizia terrena
■ Peccati e giudizio divino.
Inoltre bisogna
distinguere fra peccato (natura peccaminosa) e peccati (colpe,
trasgressioni). La confusione di tali differenti aspetti ha portato a malsane
dottrine all’interno delle denominazioni cristiane.
2. APPROFONDIAMO LE QUESTIONI
■ Peccati e salvezza: Biblicamente parlando, l’uomo non diventa peccatore
nel momento che pecca (solo per Adamo ed Eva fu così); ma, essendo peccatore, è
immancabile che pecchi, al pari di un albero che fa i frutti corrispondenti.
Distinguere fra «peccati veniali» e «peccati mortali» è una concezione
fuorviante e fatale. Per togliere all’uomo tali pie illusioni di essere meglio
di altri e di potersi salvare per i meriti umani propri o altrui, ubbidendo a
una legge religiosa, Dio ha fatto un decreto nella storia: «La Scrittura ha
rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi alla fede in Gesù
Cristo fossero dati ai credenti» (Galati 3,22). Per tale motivo, Dio ha da
sempre un solo strumento per salvare: «È per grazia che voi siete stati
salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio»
(Efesini 2,8). Ciò toglie ogni pia illusione ai religiosi (cfr. il Fariseo in
Luca 18,10ss) di potersi salvare osservando precetti ecclesiali particolari e
apre le porte ad accettare la salvezza che Dio ha procurato per i meriti di suo
Figlio.
■ Peccati e giustizia terrena: Per evitare l’arbitrio umano, secondo cui
chi ha potere o potenza dà sfogo a una rappresaglia sproporzionata, e ciò
accende infinite faide, Dio stabilì una pena conforme al danno reale arrecato al
prossimo: risarcimento, pena corporale, danno fisico uguale e pena capitale. A
ciò si deve la seguente norma: «…sarà condannato all’ammenda… e la pagherà
come determineranno i giudici; ma se ne segue danno, darai vita per vita, occhio
per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per
scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione» (Esodo 21,22-25;
Levitico 24,19s; Deuteronomio 19,21). [►
«Occhio per occhio» o «porgi l’altra guancia»?] «Quando sorgerà una lite fra alcuni, e verranno in
giudizio, i giudici che li giudicheranno assolveranno l’innocente e
condanneranno il colpevole. E se il colpevole avrà meritato d’esser battuto, il
giudice lo farà distendere per terra e battere in sua presenza, con un numero di
colpi proporzionato alla gravità della sua colpa» (Deuteronomio 25,1s). Ciò
mostra che le trasgressioni, i peccati e le colpe non erano tutti uguali, così
nemmeno le pene.
■ Peccati e giudizio divino: Qui o si è salvati o si è perduti. I primi
riceveranno premi in base alla loro fedeltà e ubbidienza al Signore; i perduti
riceveranno una pena proporzionale al male fatto. Secondo Luca 20,47, chi occupa
posti di guida ha maggiore responsabilità di chi segue; le guide religiose
riceveranno maggiore condanna dei sottoposti. Luca 12,47-48 mostra che la
punizione o il premio sarà proporzionale all’infedeltà o alla fedeltà mostrata.
Per i redenti vale questo principio: «Nessuno può porre altro
fondamento che quello già posto,
cioè Cristo Gesù. Ora, se uno edifica
su questo fondamento oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia,
l’opera d’ognuno sarà manifestata,
perché il giorno di Cristo la paleserà; poiché quel giorno ha da apparire qual
fuoco; e il fuoco farà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno. Se l’opera
che uno ha edificata sul fondamento
sussiste, egli ne riceverà
ricompensa; se l’opera sua sarà
arsa, egli ne avrà il danno;
ma egli stesso sarà salvo, però
come attraverso il fuoco» (1 Corinzi 3,11-15).
Nella sua visione Giovanni vide coloro che non erano scritti nel «libro della
vita», «furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le opere loro»
(Apocalisse 20,12s); e tutto ciò, sebbene la destinazione dei perduti sarà «la
morte seconda, cioè lo stagno di fuoco» (vv. 14s). [Per l’approfondimento si
vedano in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Il giudizio universale», pp. 313s; «L’inferno», pp.
315-321.] Per i redenti «ciascuno riceverà il proprio premio secondo la
propria fatica» nell’opera del Signore (1 Corinzi 3,8). Infatti Gesù
affermò: «Ecco, io vengo improvvisamente, e il mio premio è con me per
rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua» (Apocalisse 22,12). A tal
riguardo si parla di corone (= onori), privilegi e doni differenti per i redenti
(Matteo 19,28; 1 Corinzi 9,25; 2 Tm 4,8; Giacomo 1,12; 1 Pietro 5,4; Apocalisse
2,7.17.10.26; 3,11.21).
3. ASPETTI CONCLUSIVI:
L’aspetto pratico è che nella vita di tutti i giorni, siamo chiamati a fare
scelte, sia personali, sia ecclesiali. Quando votiamo i politici, scegliamo
coloro che ci sembrano i più onesti. Quando scegliamo i nostri conduttori di
chiesa, ci orientiamo a coloro che corrispondono maggiormente al modello morale
e spirituale di 1 Timoteo 3 e Tito 1. Una missione si accerta che il candidato
sia moralmente sano, oltre che competente.
Per deporre un conduttore o un servitore, non basta che egli abbia dei pensieri
immorali ma, sebbene l’igiene mentale sia necessaria, bisogna che siano
accertate pratiche immorali oggettivamente provate. Anche l’intervento
ecclesiale verso i credenti dipende dalla gravità del loro peccato: esortazione
personale, ammonizione personale, rimprovero pubblico, intervento disciplinare
e, infine, fuori comunione. La Scrittura parla di credenti «deboli nella
fede» (Romani 14,1) e di peccati commessi per debolezza della carne
(Romani 6,19) e in genere della costituzione umana (Romani 8,26; 1 Corinzi 2,3;
2 Corinzi 11,30; 12,9). Essa parla anche della corruzione che può avere
diversi gradi e arrivare fino al diversi stadi di perversione; infatti,
alcune persone vengono chiamate «perverse» (Genesi 38,7 [= 1 Cronache 2,3];
Deuteronomio 13,13; 1 Samuele 22,27; Giobbe 11,11; Salmo 71,4; 89,22; Proverbi
3,32; 11,20…).
L’allontanamento da persone, che si chiamano impropriamente fratelli, è
richiesto in presenza di particolari peccati dottrinali, morali e
spirituali: «Quello che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che,
chiamandosi fratello, sia un
fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un
rapace; con un tale non dovete neppure
mangiare. Poiché, ho io forse da giudicare quelli di fuori? Non giudicate
voi quelli di dentro? Quelli di fuori li giudica Dio.
Togliete il malvagio di mezzo a voi
stessi» (1 Corinzi 5,11s). Ciò mostra che non tutti i peccati sono uguali.
Inoltre, chi predica un altro Cristo e un Evangelo diverso è colpito dall’anatema
apostolico (1 Corinzi 12,3; 16,22; Gal 1,8s).
►
Esiste una differenza tra i peccati? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Il peccato e la differenziazione dei peccati {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Peccati_differenza_Mds.htm
20-03-2009; Aggiornamento: 31-03-2009
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