Alcuni lettori
ci ha presentato le seguenti questioni.
■ Caro Nicola, intanto ti ringrazio per i continui e interessantissimi
aggiornamenti che mi mandi. Ho il seguente quesito: «Gli animali, quando
muoiono, finiscono nel nulla per
mancanza d’anima, o che altro?». Quando i ragazzi mi fanno questa
domanda, sono un po’ imbarazzato in quanto non riesco a essere pienamente
esauriente. Mi puoi aiutare? {Mauro Bolognesi; 15-09-2007}
■
Gli animali possono andare in Paradiso? Se non fosse così, posso sapere
dove vanno o che fine fanno? Grazie per la pazienza che avete a
rispondere alla gente forse un po’ «curiosa», se così si può chiamarla. Grazie e
che il Signore vi benedica molto. Ciao. {Gianni Cini; ottobre 2008}
■ Caro Nicola, il mio piccolo figlio
Alan Renato Diprose
avrebbe una domanda per il tuo sito: «Che
fine fanno
gli animali (domestici), quando muoiono, e perché?». Andrea Diprose (il suo
papà). {17-01-2012}
Ad aspetti rilevanti di tali questioni rispondiamo qui di seguito. |
1. La Bibbia affronta direttamente questo tema?
Ho affrontato direttamente la questione «I bimbi morti
vanno in paradiso?» [in Nicola Martella (a cura di),
Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 390ss].
Ammetto però che non ho direttamente affrontato la questione escatologica
degli animali.
Ci sono cristiani che ipotizzano una specie di «paradiso
degli animali». La Bibbia però tace riguardo a uno «stato intermedio» degli
animali, ossia per il periodo che va dalla morte alla risurrezione. Si parla
della «risurrezione della carne (o del corpo)» (Mt 27,52; Rm 8,11; 1 Cor
15,35.42.44), limitandosi all’uomo, ma non di quella «di ogni specie di carne».
Non si può dire che ci sarà una risurrezione degli
animali né il contrario. Si deve semplicemente prendere atto che
la Bibbia non affronta questo tema; quindi, ambedue le possibilità sono
aperte e questo «mistero» risiede in Dio e nel suo sovrano consiglio. La
Scrittura parla, in ogni modo, dell’attesa da parte dell’intera creazione
riguardo alla liberazione dalla corruzione (Rm 8).
2. Genesi e fine dei terrestri
Per venirne a capo, per prima cosa bisogna capire la
composizione delle «anime viventi» alla loro creazione e il loro destino
al momento della decomposizione dell’essere (morte). Solo allora saranno
comprensibili e interessanti alcune riflessioni fatte dall’Ecclesiaste (se si
parte dal testo ebraico!) riguardo a che cosa accada alla
rûach «spirito» dell’uomo e dell’animale nel momento della
morte. Ecco alcune indicazioni, tratte dalle mie opere, che possono aiutare il
lettore a venire a capo del problema.
■ Nell’articolo «La creazione dell’uomo», in Nicola
Martella, Temi delle origini.
Le Origini 1(Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 232-247,
mostro che sia l’uomo sia l’animale sono «anime viventi», ossia composti
d’uno spirito e d’un corpo. Ciò che cambia è la qualità, non la quantità, delle
parti. Si può approfondire inoltre specificatamente la questione in Nicola
Martella, «Antropologia 3: componenti principali»,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 89s.
■ Alcuni aspetti inerenti alla creazione, alla
differenza fra uomo e animale e all’escatologia personale d’ambedue, si trovano
sempre in Temi delle origini,
nell’articolo «Morte primordiale», specialmente nelle pp. 309s. Qualche
nota significativa, che mostra la corrispondenza costitutiva dell’essere alla
creazione e alla morte si trova in Nicola Martella,
Esegesi delle origini.
Le Origini 2
(Punto°A°Croce, Roma 2006), alle pp. 122 (Tutto è «polvere») e 126
(4.3.2. L’uomo e le altre creature).
■ Non bisogna dimenticare assolutamente di leggere in
Temi delle origini, l’articolo
«La relazione fra
animali e uomo nella creazione», pp. 359-367, specialmente il punto 3.
«Il gemito delle creature», pp. 365s.
3. Altri aspetti
Bisogna anche tenere presente il fatto che presso il
trono di Dio esistono degli esseri celesti (Ap 4-7; 14s; 19), chiamati altrove
Serafini (Is 6,2.6). Queste straordinarie creature sono chiamate in greco
zôa «[anime] viventi, animali» (cfr. Eb 13,10; 2 Pt 2,12; Gd 1,10) e
in latino animalia. In Ap 4 viene data la loro descrizione: erano
rispettivamente simili a un leone, un vitello, un uomo e un’aquila. Bisognerebbe
riflettere che cosa ciò abbia a che fare con il nostro tema.
Riguardo alla nuova terra è scritto: «E le
nazioni cammineranno alla sua luce; e i re della terra vi porteranno la loro
gloria. E le sue porte non saranno mai chiuse di giorno (la notte quivi non sarà
più); e in lei si porterà la gloria e l’onore delle nazioni» (Ap 22,24ss).
Il brano parallelo si trova in Isaia 60,11 e, sebbene parli della situazione al
ripristino del regno messianico, è proprio quello, che ispirò Giovanni riguardo
alla Nuova Gerusalemme: «Le tue porte saranno sempre aperte; non saranno
chiuse né giorno né notte, per lasciar entrare in te la ricchezza delle nazioni,
e i loro re in corteggio» (v. 5: «l’abbondanza del mare si volgerà verso
te, la ricchezza delle nazioni verrà a te»; vv. 19s «Non più il sole sarà
la tua luce, nel giorno; e non più la luna t’illuminerà col suo chiarore; ma
l’Eterno sarà la tua luce perpetua, e il tuo Dio sarà la tua gloria...»).
Nel contesto si parla proprio di animali, e cioè di cammelli e dromedari
(v. 6), di greggi e montoni (v. 7). Chiaramente ci saranno anche altri animali.
Dopo che i lettori avranno studiato a fondo queste parti, sono disponibile a
leggere le loro riflessioni in merito e a dialogare con loro (e con altri) su
questo tema alquanto interessante.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Paradiso_degli_animali_Esc.htm
17-09-2007; Aggiornamento: 24-01-2012 |