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La questione del lettore
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Sto preparando un
insegnamento sull’aldilà: ossia su cosa c’è tra la morte e la resurrezione.
Luca 23,43 è particolarmente interessante al riguardo. Secondo coloro che
sostengono il sonno dell’anima, il verso nei testi originali non ha
punteggiatura e l’avverbio «oggi» si riferirebbe al primo verbo «dico».
Ho controllato il testo di Nestle-Aland, ma vi ho trovato la punteggiatura: c’è
una virgola dopo (lego
«dico») e prima di (semeron «oggi») a confermare la traduzione: «Io ti
dico, oggi sarai con me in paradiso». Puoi fornirmi una consulenza? Grazie.
{Pietro Speradio, ps.; 22-09-2008}
La risposta ▲
Sul «sonno
dell’anima» si può trovare abbastanza materiale nella sezione «Lo stato
intermedio» della mia opera Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce,
Roma 2007), pp. 182-212. Si veda qui particolarmente l’articolo «Il sonno
dell’anima?», pp. 197-209; qui dico di Luca 23,43: «Nella
promessa di Gesù al ladrone in croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso”
(Lc 23,43), si noti che sarebbe stata una cosa insensata e irragionevole (oltre
che inutile) che una persona sofferente e moribonda potesse dire ciò a un’altra
nella stessa situazione, a meno che non volesse dire proprio qualcosa di
particolare (e speranzoso)!» (pp. 197s).
Sui manoscritti è bene non speculare
troppo, poiché quelli più antichi erano in «scrittura continua» (scripto
continua), quindi con una punteggiatura scarsa o inesistente. In pratica le
parole maiuscole erano accodate l'una all'altra pressoché senza interruzione e a
volte contenevano della abbreviazioni per le parole più ricorrenti (si pensi al
linguaggio dei messaggini che alcuni usano anche nelle lettere). Eppure gli
antichi imparavano a leggere tali manoscritti nel modo giusto, essendo essa la
loro lingua e imparando a farlo dai loro maestri. In seguito nei manoscritti le
maiuscole furono sostituite dalle minuscole, ma le questioni a cui abbiamo
accennato rimasero. D'altra parte, ci aiutano al riguardo le citazioni fatte
dagli antichi scrittori cristiani e le traduzioni in altre lingue; gli uni e le
altre ci mostrano come nei primi secoli d.C. i cristiani abbiano inteso tali
versi. La Vulgata, ad esempio, tradusse così: «Amen dico tibi: "Hodie mecum
eris in paradiso"»; come si vede essa riferì l'avverbio «oggi» (hodie)
al secondo verbo (eris). Questa è un'antichissima tradizione sia nei
manoscritti, in cui poi vennero aggiunti i segni d'interpunzione, sia negli
antichi scrittori.
Un procedimento molto più fruttuoso è l'analisi della logica interna alle
lingue e alle culture che sottostanno al testo biblico, ossia come le persone
all'interno della Bibbia si sono espressi nel loro specifico tempo, usando le
possibilità del loro rispettivo linguaggio. Analizzando la combinazione
particolare fra «dico» e «oggi» in tutti i brani della Bibbia, in
cui essi ricorrono, arriviamo a una struttura simile a quella affermata per Lc
23,43, ossia che l'avverbio
«oggi» è riferito sempre al secondo verbo e non a «dico»:
■ Jotam disse: «Se,
io dico, oggi avete agito
con fedeltà e con integrità verso Jerubbaal e la sua casa, godetevi Abimelek, e
Abimelek si goda di voi!» (Gdc 9,19).
■ Gesù disse: «In verità
io ti dico che tu, oggi, in questa stessa
notte, avanti che il gallo abbia
cantato due volte, mi rinnegherai tre volte» (Mc 14,30).
■ «Pietro,
io ti dico che oggi
il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi»
(Lc 22,34).
Inoltre possiamo
analizzare tutti gli altri casi in cui «oggi» è combinato col verbo
«dire»: in 61 versi con «disse», in 6 versi con «dissero», in 1 verso con
«dissi», in 2 versi con «diceva», in 3 versi con «dicevano», in 3 versi con
«direte», in 5 versi con «dice», in 1 verso con «dicono», in 1 verso con «dirò»,
in 1 verso con «dirai», in 1 verso con «dirà» e in 1 verso con «diranno». Allora
prendiamo atto che tale combinazione non ricorre pressoché mai nel senso di
«dire oggi: questo o quello...». L’unica eccezione è Gn 22,14: «E
Abrahamo pose nome a quel luogo Jahwè-Jireh. Per questo
si dice [ancora] oggigiorno: “Al
monte dell’Eterno sarà provveduto”». Ciò è tuttavia comprensibile a causa
della distanza fra il tempo d’Abramo e quello dello scrittore finale della
Genesi (cfr. 1 Sm 9,9 per la stessa logica). In tutti gli altri brani in cui il
verbo «dire» e l’azione che segue è contemporanea, «l’oggi» non è mai riferito
al verbo «dire», ma a ciò che segue.
Varie volte i termini «dire» e «oggi» sono direttamente
contigui come in Lc 23,43, tuttavia tranne che in tale caso di Gn
22,14, dove c’è la disparità temporale, mai l’avverbio è riferito al verbo
«dire», ma a ciò che segue, specialmente per introdurre una novità:
■ «I figli d’Israele si pentivano di quel che
avevano fatto a Beniamino loro fratello, e
dicevano: “Oggi
è stata soppressa una tribù d’Israele”» (Gdc 21,6 dopo la battaglia
d’Israele contro Beniamino, che fu quasi completamente distrutto).
■ «Joab si gettò con la faccia a terra, si
prostrò, benedisse il re, e
disse: “Oggi
il tuo servo riconosce che...”» (2 Sm 14,22 dopo che Davide accetto di
rivedere Absalom).
■ «E la mattina
dite: “Oggi
tempesta, perché il cielo rosseggia cupo!”» (Mt 16,3).
■ «E tutti furono presi da stupore e
glorificavano Dio; e pieni di spavento,
dicevano: “Oggi
abbiamo visto cose strane”» (Lc 5,26
guarigione del paralitico).
■ «E Gesù gli
disse: “Oggi
la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d’Abramo”»
(Lc 19,9 dopo il ravvedimento di Zaccheo).
■ «Ed ora a voi che
dite: “Oggi
o domani andremo nella tale città...» (Gcm 4,13).
Si notino quanti
casi in totale, in cui «dire» e «oggi» sono contigui, provengono proprio
dall’Evangelo di Luca (4 volte) e hanno la stessa struttura.
Quindi non c’era nulla di strano nella promessa di Gesù al ladrone, rispettando
la struttura del testo greco, se essa doveva avere una logica nel contesto e
doveva essere una buona notizia per chi stava lì per lì per morire: «Veramente
io ti dico: “Oggi con me tu sarai
in Paradiso”» (Lc 23,43). Infatti l’avverbio temporale era particolarmente
marcato per posizione e l’accento stava su tale «oggi
con me tu», che contrastava con l’indefinito futuro prospettato dal
ladrone: «Ricordati di
me quando tu vieni
nel tuo regno» (v. 42).
►
Discutendo sullo «stato intermedio»
{Nicola Martella} (T)
►
I credenti morti possono pregare
nell’aldilà? {Nicola Martella} (A)
►
Stato intermedio e sonno dell’anima
{Nicola Martella - Argentino Quintavalle} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Oggi_in-Paradiso_Lc23-43_Esc.htm
23-09-2008; Aggiornamento: 24-09-2008
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