Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Escatologia

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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OGGI TU SARAI CON ME IN PARADISO (Luca 23,43)

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore

La risposta

 

Prima di porre una domanda, il lettore si accerti che non ci sia già una risposta all'interno del sito «Fede controcorrente». È anche possibile che l'autore abbia già trattato l'argomento in uno di suoi libri; in tal caso verrà inviato al lettore il riferimento all'opera e alle pagine. In alcuni casi il gestore del sito si avvarrà dell'ausilio di un competente collaboratore perché venga data una risposta alla domanda del lettore.

 

 

La questione del lettore  

 

Sto preparando un insegnamento sull’aldilà: ossia su cosa c’è tra la morte e la resurrezione. Luca 23,43 è particolarmente interessante al riguardo. Secondo coloro che sostengono il sonno dell’anima, il verso nei testi originali non ha punteggiatura e l’avverbio «oggi» si riferirebbe al primo verbo «dico». Ho controllato il testo di Nestle-Aland, ma vi ho trovato la punteggiatura: c’è una virgola dopo (lego «dico») e prima di (semeron «oggi») a confermare la traduzione: «Io ti dico, oggi sarai con me in paradiso». Puoi fornirmi una consulenza? Grazie. {Pietro Speradio, ps.; 22-09-2008}

 

 

La risposta ▲

 

Sul «sonno dell’anima» si può trovare abbastanza materiale nella sezione «Lo stato intermedio» della mia opera Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 182-212. Si veda qui particolarmente l’articolo «Il sonno dell’anima?», pp. 197-209; qui dico di Luca 23,43: «Nella promessa di Gesù al ladrone in croce: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Lc 23,43), si noti che sarebbe stata una cosa insensata e irragionevole (oltre che inutile) che una persona sofferente e moribonda potesse dire ciò a un’altra nella stessa situazione, a meno che non volesse dire proprio qualcosa di particolare (e speranzoso)!» (pp. 197s).

     Sui manoscritti è bene non speculare troppo, poiché quelli più antichi erano in «scrittura continua» (scripto continua), quindi con una punteggiatura scarsa o inesistente. In pratica le parole maiuscole erano accodate l'una all'altra pressoché senza interruzione e a volte contenevano della abbreviazioni per le parole più ricorrenti (si pensi al linguaggio dei messaggini che alcuni usano anche nelle lettere). Eppure gli antichi imparavano a leggere tali manoscritti nel modo giusto, essendo essa la loro lingua e imparando a farlo dai loro maestri. In seguito nei manoscritti le maiuscole furono sostituite dalle minuscole, ma le questioni a cui abbiamo accennato rimasero. D'altra parte, ci aiutano al riguardo le citazioni fatte dagli antichi scrittori cristiani e le traduzioni in altre lingue; gli uni e le altre ci mostrano come nei primi secoli d.C. i cristiani abbiano inteso tali versi. La Vulgata, ad esempio, tradusse così: «Amen dico tibi: "Hodie mecum eris in paradiso"»; come si vede essa riferì l'avverbio «oggi» (hodie) al secondo verbo (eris). Questa è un'antichissima tradizione sia nei manoscritti, in cui poi vennero aggiunti i segni d'interpunzione, sia negli antichi scrittori.

     Un procedimento molto più fruttuoso è l'analisi della logica interna alle lingue e alle culture che sottostanno al testo biblico, ossia come le persone all'interno della Bibbia si sono espressi nel loro specifico tempo, usando le possibilità del loro rispettivo linguaggio. Analizzando la combinazione particolare fra «dico» e «oggi» in tutti i brani della Bibbia, in cui essi ricorrono, arriviamo a una struttura simile a quella affermata per Lc 23,43, ossia che l'avverbio «oggi» è riferito sempre al secondo verbo e non a «dico»:

     ■ Jotam disse: «Se, io dico, oggi avete agito con fedeltà e con integrità verso Jerubbaal e la sua casa, godetevi Abimelek, e Abimelek si goda di voi!» (Gdc 9,19).

     ■ Gesù disse: «In verità io ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, avanti che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte» (Mc 14,30).

     ■ «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi» (Lc 22,34).

 

Inoltre possiamo analizzare tutti gli altri casi in cui «oggi» è combinato col verbo «dire»: in 61 versi con «disse», in 6 versi con «dissero», in 1 verso con «dissi», in 2 versi con «diceva», in 3 versi con «dicevano», in 3 versi con «direte», in 5 versi con «dice», in 1 verso con «dicono», in 1 verso con «dirò», in 1 verso con «dirai», in 1 verso con «dirà» e in 1 verso con «diranno». Allora prendiamo atto che tale combinazione non ricorre pressoché mai nel senso di «dire oggi: questo o quello...». L’unica eccezione è Gn 22,14: «E Abrahamo pose nome a quel luogo Jahwè-Jireh. Per questo si dice [ancora] oggigiorno: “Al monte dell’Eterno sarà provveduto”». Ciò è tuttavia comprensibile a causa della distanza fra il tempo d’Abramo e quello dello scrittore finale della Genesi (cfr. 1 Sm 9,9 per la stessa logica). In tutti gli altri brani in cui il verbo «dire» e l’azione che segue è contemporanea, «l’oggi» non è mai riferito al verbo «dire», ma a ciò che segue.

     Varie volte i termini «dire» e «oggi» sono direttamente contigui come in Lc 23,43, tuttavia tranne che in tale caso di Gn 22,14, dove c’è la disparità temporale, mai l’avverbio è riferito al verbo «dire», ma a ciò che segue, specialmente per introdurre una novità:

     ■ «I figli d’Israele si pentivano di quel che avevano fatto a Beniamino loro fratello, e dicevano: “Oggi è stata soppressa una tribù d’Israele”» (Gdc 21,6 dopo la battaglia d’Israele contro Beniamino, che fu quasi completamente distrutto).

     ■ «Joab si gettò con la faccia a terra, si prostrò, benedisse il re, e disse: “Oggi il tuo servo riconosce che...”» (2 Sm 14,22 dopo che Davide accetto di rivedere Absalom).

     ■ «E la mattina dite: “Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo!”» (Mt 16,3).

     ■ «E tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio; e pieni di spavento, dicevano: “Oggi abbiamo visto cose strane”» (Lc 5,26 guarigione del paralitico).

     ■ «E Gesù gli disse: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d’Abramo”» (Lc 19,9 dopo il ravvedimento di Zaccheo).

     ■ «Ed ora a voi che dite: “Oggi o domani andremo nella tale città...» (Gcm 4,13).

 

Si notino quanti casi in totale, in cui «dire» e «oggi» sono contigui, provengono proprio dall’Evangelo di Luca (4 volte) e hanno la stessa struttura.

     Quindi non c’era nulla di strano nella promessa di Gesù al ladrone, rispettando la struttura del testo greco, se essa doveva avere una logica nel contesto e doveva essere una buona notizia per chi stava lì per lì per morire: «Veramente io ti dico: “Oggi con me tu sarai in Paradiso”» (Lc 23,43). Infatti l’avverbio temporale era particolarmente marcato per posizione e l’accento stava su tale «oggi con me tu», che contrastava con l’indefinito futuro prospettato dal ladrone: «Ricordati di me quando tu vieni nel tuo regno» (v. 42).

 

Discutendo sullo «stato intermedio» {Nicola Martella} (T)

I credenti morti possono pregare nell’aldilà? {Nicola Martella} (A)

Stato intermedio e sonno dell’anima {Nicola Martella - Argentino Quintavalle} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Oggi_in-Paradiso_Lc23-43_Esc.htm

23-09-2008; Aggiornamento: 24-09-2008

 

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