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1.
Entriamo in tema
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2. Facciamo luce sui
termini
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3. Cambiamenti finali
e situazione odierna
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4.
Una questione aperta |
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1.
ENTRIAMO IN TEMA:Secondo
alcuni i credenti morti non solo sono alla diretta presenza di Dio, presso il
suo trono, ma possono anche
rivolgergli delle preghiere. Mentre sul primo punto diversi cristiani
concordano, sebbene non tutti, il secondo punto è assai controverso.
Un lettore mi ha scritto: «Poco tempo fa in uno studio biblico di una comunità
ADI, il pastore ha detto che i morti in Cristo riposano dalle loro opere (in
attesa di quel glorioso giorno dell’eterna redenzione) e sono
coscienti alla presenza di Dio come parla Gesù nel racconto di Lazzaro e
del ricco epulone. Il pastore ha detto che i morti nel Signore
sono vigili e pregano sotto l’altare di Cristo. Sono rimasto un po’
turbato in quanto non mi è mai capitato di leggere nella Bibbia che ci sia
un qualche riferimento alla preghiera dei morti in Cristo. Vorrei sapere se,
secondo voi, esiste un qualche riferimento ai morti sotto la grazia che pregano.
Fattemi sapere e che il Signore, il nostro grande Dio, vi benedica». {C.C.,
CAGLIARI}
Come stanno, quindi, le cose? Accenniamo alla questione, evidenziando alcuni
elementi di base.
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2.
FACCIAMO LUCE SUI TERMINI: Secondo la Bibbia, quando i credenti si
dipartono da questa vita, vanno in «paradiso», detto anche «seno d’Abramo» o
«terzo cielo». Il termine «paradiso» viene dal persiano e intende «parco
(del re)» e nella Bibbia è usato per descrivere il giardino d’Eden quale luogo
di delizie, così pure il luogo di godimento preventivo dei redenti, prima del
giudizio finale, quando entreranno nella gloria; il luogo di punizione
preventiva è l’ades. Al tempo della fine, tale
«paradiso» scenderà insieme alla città celeste sulla nuova terra (cfr. l’albero
della vita in essa). Gesù disse al ladrone in croce che quel giorno stesso
sarebbe stato con lui in paradiso. A Maria Maddalena, disse però che non era
ancora salito al Padre. Quindi, il paradiso e il «cielo» non sono la stessa
cosa.
Il termine «seno d’Abramo» intendeva nel linguaggio d’allora il luogo in
cui i redenti sono a tavola col patriarca e godono il riposo in vista della
redenzione finale. Si noti che nella rivelazione di Gesù relativa a Lazzaro e il
ricco, Dio non compare, ma la massima autorità è Abramo. Questo perché —
contrariamente a quanto affermano molti — il paradiso non è il «cielo», dove sta
il trono di Dio e il santuario celeste.
Il termine «terzo cielo» corrisponde al paradiso (2 Cor 12,2.4). Esso,
però, non è il «cielo» nel senso del luogo dove Dio ha il suo trono, al di sopra
della distesa (mare di vetro).
Un appunto bisogna farlo riguardo ad Apocalisse 6,9ss. Qui Giovanni disse di
aver visto le anime (= persone) dei martiri della tribolazione di tutta
la storia, che erano «sotto l’altare» (Ap 6,9) e che invocavano Dio. Si noti che
qui essi poterono farlo, perché erano già resuscitati e possedevano un corpo
materiale tale da poter essere rivestito con una veste d’onore.
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3.
CAMBIAMENTI FINALI E SITUAZIONE ODIERNA:
Solo durante la grande tribolazione, i
cieli saranno aperti, come Gesù annunziò (Gv 1,51; cfr. la caparra
visionaria per Stefano in At 7,56; per Pietro At 10,11). Giovanni vide una «porta
aperta nel cielo» (Ap 4,1). In seguito Giovanni disse che «il tempio
di Dio, che è nel cielo, fu aperto» (Ap 11,19), poi il luogo santissimo
(Ap 15,5). Infine, Giovanni vide il
cielo aperto all’avvento del Messia (Ap 19,11).
Durante la tribolazione si vedrà Dio, in qualche modo, anche dalla terra, e sarà
possibile vedere i fatti, che accadranno nella trascendenza (Ap 6,16). Allora,
non solo grideranno a Dio i martiri di tutta la storia, oramai resuscitati, ma
si griderà in altro modo anche dalla terra. Se si tiene presente l’episodio di
Lazzaro e del ricco, si noti che i redenti e i perduti potevano vedere gli uni
gli altri, ma nessuno di loro disse che poteva vedere né in su (a Dio) né in giù
(agli uomini sulla terra).
Mai viene detto che i redenti pregano nel paradiso. Fino alla risurrezione i
cieli sono serrati per le creature umane defunte; per questo i martiri di
tutta la storia (Ap 6,9s) potranno gridare a Dio solo dopo essere stati
risuscitati. Per la Bibbia i morti sono «impuri» e, fino alla
risurrezione, sono tagliati fuori dalla presenza del Dio vivente. Per questo
Gesù non poté salire al Padre, prima di essere risuscitato. Per questo i
redenti morti non possono avere comunione con Dio fino alla loro resurrezione.
Quindi, la convinzione delle persone nella Bibbia è che le loro
preghiere dei morti sono inesistenti, perché non vengono ascoltate (Sal
115,17; Is 38,11.18s).
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4.
QUESTIONI APERTE: Rimane un mistero che cosa significhi l’espressione «partire
dal corpo» e «abitare col Signore» (2 Cor 5,8); la menzione
del tribunale di Cristo (v. 10) farebbe pensare alla
fine dei tempi. Si noti che Paolo non disse «abitare con Dio», ma «col
Kyrios», espressione che di solito era riferita a
Cristo (At 2,36) per distinguerlo da Dio Padre (Signore Dio; v. 39). — Si veda
al riguardo la combinazione disgiuntiva di Dio (cioè Padre) e Signore (cioè
Cristo; At 2,47; Rm 1,4.7; 5,1; 6,23; 7,25; 8,39; 10,9; 14,6.8; 1 Cor 1,9; 4,5;
1 Cor 6,13s; 8,6; 12,3; 2 Cor 1,3; 5,11; 8,5; Fil 1,14; 2,11; 4,6; Col 1,10;
ecc.). Si veda anche la combinazione esplicativa (apposizione, variazione) di
Signore Dio (At 3,22; 7,37), di Dio… Signore (At 4,24; 10,33; 11,23; 16,14;
17,24; Rm 12,19) o di Signore... Dio (At 12,23; Rm 14,11; 1 Cor 7,17).
In Filippesi 1,23 Paolo spiegò il concetto, affermando il suo «desiderio di
partire e di
essere con Cristo»; la chiesa al quel tempo aspettava il ritorno del
Signore in brevissimo tempo. Perciò, dalle parole di Paolo non bisogna derivare
questo falso sillogismo: Cristo sta presso Dio — perciò, i credenti stanno
presso Dio. A ciò si aggiunga che una cosa è il «desiderio» di Paolo, altra cosa
è la realtà della trascendenza. Ciò può significare che Cristo abbia accesso al
Paradiso, dove consola i credenti e fa loro parte della sua presenza? Può darsi,
ma il NT non ci dice nulla di specifico in merito. Resta la domanda: «Quando
i credenti saranno con Cristo?». Nello stesso capitolo Paolo parlò del fatto che
i credenti dovevano essere «limpidi e irreprensibili per
il giorno di Cristo» (v. 10). Questo avverrà con la risurrezione,
quando i credenti riceveranno il loro premio, ed è storia futura. Infatti,
solo alla risurrezione «saremo sempre con il Signore» (1 Ts 4,17).
Anche la certezza di Pietro era questa: «Sarò pure partecipe della gloria,
che deve essere manifestata» (1 Pt 5,1). La speranza dei credenti dell’AT e
del NT era rivolta alla risurrezione, quale unica possibilità per ritornare
nella «terra dei viventi» e per tornare ad avere comunione con Dio e, quindi,
per lodarlo e pregarlo.
Per
l’approfondimento si vedano in
Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), gli articoli: «Sce’ol», pp. 323ss; «Speranza
trascendentale», pp. 335s; «Vita dopo la morte», p. 382. Si veda pure in
Nicola Martella (a cura di),
Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l'articolo «I credenti morti
possono pregare nell’aldilà?», pp. 210ss; sullo «stato intermedio» si vedano qui
le pagine 182-212. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Morti_pregano_R12.htm
07-04-2007; Aggiornamento: 27-09-2015 |