Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Offensiva intorno a Gesù 1

 

Cristologia

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIOVANNI 18,5-8 E «SON IO»

 

 di Nicola Martella

 

Nicola, tu dici che in Giovanni 8,58 l’espressione «io sono» di Gesù non allude al nome di Dio, Jahwè (Es 3,14). [► Geova, Geovizzanti e affini? Parliamone (2° contributo)] Però in Giovanni 18,6 è scritto: «Appena Gesù ebbe detto “Io sono”, indietreggiarono e caddero in terra» (NR). Se Gesù neanche in questo passo allude al nome di Dio (Jahwè), come mai le guardie caddero a terra, dopo che Lui ebbe detto: «Io sono»? {Alessio Rando; 10-02-2012}

 

1. Entriamo in tema

     Ribadisco ancora una volta che «Jahwè» non significa «io sono», essendo la 3a persona singolare del verbo hāwāh e non la 1a persona singolare del verbo hājāh, da cui deriva ’ëhejëh «io sono qui, intervengo» in Es 3,14.

     Io credo fermamente nella deità di Gesù; ritengo però che bisogna attestarla mediante chiari brani didattici del NT e non mediante artifici linguistici evidenti solo ai moderni, ma non ai contemporanei dei fatti descritti negli Evangeli. Restando nell’Evangelo di Giovanni, il Logos (= Rivelatore) è chiamato «Dio» (θεός) «presso Dio» (πρὸς τὸν θεόν; Gv 1,1s), creatore di tutte le cose (v. 3) e la sua assoluta unicità sta nel fatto che Egli è «l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre» (ὁ μονογενὴς υἱός, ὁ ὢν εἰς τὸν κόλπον τοῦ πατρός; v. 18), ossia a tu per tu col Padre. [► E Dio era il Logos]

 

2. L’evento specifico

     In Giovanni 18,5-8 bisognerebbe tradurre correttamente in italiano «sono io», come fa la Luzzi, o «sono io costui» (cfr. similmente la Diodati, Elbefelder, Lutero). A ciò si aggiunga che alcune varianti hanno in Giovanni 18,5: egō eimi [ho] Iēsous «Sono io [il] Gesù».

     In tale brano Gesù rispose per due volte alla richiesta di cercare Gesù il Nazareno (Gv 18,5.8). Coloro, che vennero ad arrestarlo, caddero indietreggiando la prima, ma non la seconda volta. Quindi, tali persone indietreggiarono, non perché egli disse: «Sono io» (che avrebbe dovuto dire?), ma per altri motivi, che bisogna appurare. Ad esempio, ciò avvenne perché Gesù lo aveva detto con un tono particolare e con una particolare autorità; dall’altro canto, essi indietreggiarono e caddero semplicemente perché, ritenendo che Gesù fosse un profeta di Dio e avendo visto i suoi potenti atti prodigiosi, o almeno udito di essi, temevano il peggio, ossia che egli potesse far loro del male (ad esempio, ben conoscevano la storia di Elia, che fece cadere fuoco dal cielo contro chi era andato ad arrestarlo; 2 Re 1,10.12.14; cfr. l’eventualità in Lc 9,54).

 

3. Il normale linguaggio quotidiano

     Quante volte disse Gesù dinanzi ai Giudei e ai discepoli: «Io sono...» o «Sono io» e nessuno cadde a terra! (cfr. Mt 14,27; 18,20; Gv 6,20; 8,16.18.24.28; 12,26; 13,19; 14,3; 15,16). Ciò faceva parte del normale linguaggio quotidiano (essere e avere sono i due verbi ausiliari!), di cui tutti si servivano (cfr. Giovanni Battista Mt 3,14; Gv 1,31; Gesù in preghiera Gv 17,24; falsi profeti Mc 16,13; cieco Gv 9,9; Pilato Gv 18,35); nessuno di loro pensava a particolari risvolti teologici, ossia a quelli che vivono soprattutto nelle menti dei cristiani odierni.

 

4. L’autorità di Gesù

     Altre volte i Giudei cercarono di mettere le mani addosso a Gesù (Lc 20,19) o di lapidarlo (Gv 10,31; 11,8). Allora Egli non si appellò a una espressione «io sono», oggigiorno troppo strapazzata, ma fece leva sulla sua autorità, come avvenne nel Getsemani. «Cercavano perciò di catturarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso, perché l’ora sua non era ancora venuta… Le guardie dunque tornarono dai capi sacerdoti e dai Farisei, i quali dissero loro: “Perché non l’avete condotto?”. Le guardie risposero: “Nessun uomo parlò mai come quest’uomo!”» (Gv 7,30.44ss).

     A Nazaret, dove nella sinagoga attestò d’essere il Messia (Lc 4,30ss), Gesù venne ai ferri corti con i Giudei, talché essi, «all’udire queste cose, furono ripieni d’ira. E levatisi, lo cacciarono fuori della città, e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era fabbricata la loro città, per precipitarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò» (vv. 28ss). Qui non troviamo l’espressione «io sono», ma certamente una dimostrazione della sua autorità: i Giudei fremevano d’ira e tentavano di ucciderlo, ma Gesù passò a testa alta fra di loro.

     In un’altra occasione, in cui troviamo l’espressione «io sono», nessuno indietreggiò e cadde, ma anzi i Giudei «presero delle pietre per tirargliele; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio» (Gv 8,59). In questo ragionamento di Gesù l’attenzione non stava sull’espressione «io sono» in sé, che nessuno colse, ma sul fatto che Gesù affermò di esistere già prima di Abramo (v. 58). Questo era per i Giudei inaudito, irricevibile e assurdo. Se Gesù avesse usato un altro verbo, la sostanza non sarebbe cambiata. I Giudei avrebbero capito lo stesso e avrebbero preso lo stesso le pietre nell’intento di lapidarlo.

 

5. Aspetti conclusivi

     Dai fatti avvenuti presso il Sinai (Es 3) al quelli del Monte degli Ulivi erano passati più di 1.400 anni di storia, durante la quale la cultura, i costumi e il linguaggio degli Ebrei si erano del tutto trasformati. Fin dalla cattività (prima assira e poi babilonese) gli Ebrei impararono l’aramaico, lingua degli imperi, che si succedettero (assiro, babilonese, persiano); inoltre, leggevano il cosiddetto tetragramma come adonāj «Signore»; per cui tale collegamento fra tetragramma e «io sono» non era per loro così evidente. Poi, nel quarto secolo a.C. il Medio Oriente fu occupato dai Greci; nel terzo secolo a.C. gli Ebrei ebbero una traduzione dell’AT in greco. Infatti, la stragrande maggioranza degli Ebrei al tempo del NT vivevano nella diaspora e parlavano greco.

     Per questi motivi, oggigiorno tali presunte evidenze si tengono in piedi non su fatti storici ed esegetici evidenti, ma sul consenso dottrinale e su un approccio speculativo alla Scrittura. Vedo che ad alcuni piacciono le speculazioni, mentre nella Bibbia ci sono ricchezze di cose chiare ed evidenti! Ritengo, perciò, che bisogna cercare la verità delle chiare evidenze e non attaccarsi a cose, che non erano manifeste a chi era coinvolto allora in tali eventi o a chi successivamente leggeva gli Evangeli, che era in greco. Di una presunta «teologia dell’io sono» non troviamo nessun accenno nel NT, poiché non era neppure pensata a quel tempo. Come ho accennato sopra, per la deità di Gesù bisogna cercare brani e argomenti ben più solidi nel NT, che attaccarsi a un’espressione linguistica così ovvia, ricorrente e quotidiana! [► Correlazione fra Padre e Figlio nella Deità]

 

Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella, Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma 2008), nel capitolo «Giovanni» il punto 4.5. «Io sono...», pp. 154ss.

 

Giovanni 8 e «io sono» {Nicola Martella} (T/A)

Una «teologia dell’io sono» nell’Evangelo di Giovanni? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gv18-5_son-io_OiG.htm

17-02-2012; Aggiornamento: 23-02-2012

 

Bild-Pac ▲ Vai a inizio pagina ▲
Proprietà letteraria riservata
© Punto°A°Croce