Pace, caro fratello. Volevo sottoporle il seguente
quesito: mi è capitato di leggere l’affermazione di un credente, che dice che
ama la moglie per grazia di Dio e che la gloria di Cristo è all’opera
nelle loro vite. Ora, se la prima affermazione mi sembra dottrinalmente
corretta, in quanto una moglie o un marito credenti sono un dono e quindi segno
di un favore immeritato (sbaglio?), la seconda (la gloria di Cristo) mi lascia
un po’ perplessa. Cioè, spetta a noi dire, se la gloria di Cristo è presente
nelle nostre vite? Non è un’affermazione un poco presuntuosa?
Grazie per le risposte, che
vorrà darmi. Dio la benedica. {Vera Poloni; 21-11-2012} |
1.
ENTRIAMO IN TEMA: L’asserzione, secondo
cui la gloria di Cristo sarebbe all’opera nelle vite
di tale coppia, si tratta di un tema un po’ vago. In un tema del genere
ci saranno vari punti di vista e sfaccettature, a seconda della base di
partenza. Alcuni sono mossi dal
sentimento religioso attuale e per «gloria di Cristo» intendono qualcosa di
spirituale, probabilmente indefinibile, che condensano in tale termine, sebbene
magari la Bibbia chiami la stessa cosa diversamente, ad esempio «presenza del
Signore» (At 3,20; 2 Cor 2,17), essere spirituali (2 Cor 2,15
uomo spirituale), essere
ferventi di spirito (At 18,25; Rm 12,11; cfr.
Ap 3,15s), avere zelo nel servizio (Rm 12,11), cammino nella santificazione (Eb
12,14s; cfr. Rm 6,19.22; 2 Cor 7,1) o simili. È addirittura possibile che
intendano la «grazia di Cristo» (Gal 1,6), sebbene la chiamino impropriamente
«gloria di Cristo». In chi è affetto dalla teologia dell’esperienza,
l’approssimazione dottrinale è spesso di casa.
Non ci resta altro da fare che mettere alla pubblica discussione tale argomento.
Io stesso mi limiterò a un’analisi scritturale, che mi pare coerente con
messaggio globale della Scrittura, lasciando ad altri la possibilità di
aggiungere aspetti concomitanti, su cui discutere insieme.
2. LA GLORIA È FUTURA:
La gloria di Cristo è all’opera nella vita dei credenti? Non si può dire
proprio così; tutt’al più essa si può manifestare nelle vite dei credenti (Is
44,23), ma ciò è un’altra cosa. Infatti, il termine «gloria» e il verbo
«operare» (e suoi derivati) non ricorrono mai insieme in tal senso nella Bibbia.
Perciò, nella Bibbia manca il concetto stesso per esprimere una cosa del genere.
L’opera di Dio appare a
favore dei suoi servi e la gloria si manifesta sopra i loro figli (Sal
90,16). La gloria di Dio o di Cristo si può vedere, quando Egli agisce
(Es 16,7s; 33,18; Is 66,18; Mt 24,30; Gv 11,40; Eb 2,9), si può contemplare
(Gv 1,14; 2 Cor 3,18). In genere, la gloria non è mai posta su singoli uomini in
un modo tale che si possa vederla splendere lì in modo particolare e affermare
che sia lì presente in modo stabile e duraturo. È scritto a proposito di Stefano
che «tutti quelli che sedevano nel
sinedrio, fissati gli occhi su di lui, videro il suo viso simile a quello di un
angelo» (At 6,15), ossia di un messaggero,
che stava per parlare da parte di Dio, come poi avvenne; tuttavia,
singolarmente, qui non si parla di gloria.
La gloria «dei figli di Dio»
è futura (Rm 8,21). Dio manifesterà la sua gloria, ad esempio, in Israele
(Is 49,3). Gesù è stato certo onorato e glorificato in momenti specifici in
terra (2 Pt 1,17), ebbe da Dio la gloria di essere sommo Sacerdote in cielo (Eb
5,5), quando fu glorificato (Gv 7,9), tuttavia Cristo stesso si manifesterà in
gloria solo
alla fine dei tempi (Mt 16,27; 19,28; 24,30; 25,31).
Se la gloria di Dio fosse
all’opera nella vita dei credenti oggi, essi sarebbero fisicamente
trasfigurati come lo fu Gesù (Mt 17,2), apparirebbero col corpo di
risurrezione (Fil 3,21), e tutti noterebbero tale cambiamento; ma questo non è
il caso. L’unica cosa che
possiamo fare oggi, è glorificare noi Dio nel nostro corpo (1 Cor 6,20),
come pure Cristo, sia con la vita, sia con la morte
(Fil 1,20). Tutt’al più «noi tutti, a viso scoperto, contemplando come
in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa
immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo
Spirito» (2 Cor 3,18; uno specchio era allora un rame levigato). Questo,
però, nel contesto, è un discorso spirituale di conoscenza di Gesù nella
Scrittura senza il velo dei Giudei, che lo rifiutano come Messia (vv. 12-17); in
pratica si tratta della superiorità del nuovo patto rispetto a quello mosaico
(vv. 5-11). Tutt’al più tale verso parla di somiglianza a Cristo nel carattere,
non tanto di manifestazione di gloria.
Certo si può citare 1 Pietro 4,14: «Se siete insultati per il nome di Cristo,
beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di
voi». Tuttavia, non bisogna dimenticare che lo Spirito c’è dato come caparra
(1 Cor 1,22; 2 Cor 5,5), in vista del pieno saldo alla fine dei tempi (cfr. Ef
1,13s; 4,30). Lo Spirito di Dio è chiamato «Spirito di gloria», poiché anticipa
e ci porta alla gloria finale; non è la gloria all’opera, ma lo Spirito, del
quale è detto per altro che riposa sui credenti.
3. LA GRAZIA È ATTUALE:
La grazia, quella sì che è all’opera. Essa è il
favore immeritato di Dio ed opera nel credente per la salvezza, la
santificazione, il ministero, la crescita e in tutte le difficoltà della vita.
■ La grazia può fare quanto segue: Rende abile
al servizio (1 Pt 4,10; cfr. At 6,8; 14,3), è connessa alla sapienza (At 7,9s).
■ La grazia può essere quanto segue: È
gloriosa (Ef 1,6), è maggiore in misura (Gcm
4,6s), è ricca (Ef 1,7; 2,7),
è abbondante (2 Cor 9,8), è
sovrabbondante (1 Tm 1,14), è nella misura del
dono ricevuto (Ef 4,7), è consolante (2 Ts
2,16s), è soccorritrice (Eb 4,16),
concerne la vita (1 Pt 3,7), si può
vedere manifestata (At 11,23).
■ Nella grazia si può fare quanto segue: In essa si può perseverare (At
13,43), rinsaldare i cuori (Eb 13,9),
stare saldi (Rm 5,1s), fortificarsi (2
Tm 2,1), crescere (2 Pt 3,17s).
4. ASPETTI CONCLUSIVI:
Di tutto ciò, che abbiamo detto della grazia, difficilmente possiamo dirlo al
momento della gloria, visto che essa è nel suo adempimento ancora futura. Ora, è
il tempo della grazia (Is 49,8; 61,8; Lc 4,19), non della gloria. Oggi
possiamo dire all’incirca che per fede (anzi, secondo la grazia) siamo
glorificati in Cristo e specialmente Egli in noi (2 Ts 1,12; cfr. 1 Pt 4,11), ma
la glorificazione storica con Lui è ancora futura (Rm 8,17); parimenti la
manifestazione della gloria di Dio o di Cristo nella nostra vita avverrà dopo
la risurrezione (cfr. Rm 8,18s; Col 3,4; 1 Pt 5,1). Allora Dio manifesterà
la sua gloria sui suoi figli.
Al presente è la «grazia
di Cristo» (cfr. Gal 1,6) a essere all’opera nella vita dei credenti, non
tanto la gloria di Cristo. Tutt’al più la «gloria di Cristo» si manifesta
con la «luce dell’Evangelo» (2 Cor 4,4), che mediante la predicazione di
«Cristo Gesù quale Signore»
Dio fa brillare nei nostri cuori, «per
far risplendere la conoscenza della gloria di Dio, che rifulge sul volto di
Cristo» (vv. 5s). È come se, mediante la
predicazione dell’Evangelo, la gloria del Sole (Dio) proiettasse la sua luce
sulla faccia della Luna (Cristo), che poi riverbera sulla Terra (i credenti).
Subito dopo, Paolo spiegò: «Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra,
affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non a da noi» (v. 7).
Infatti, subito dopo parlò delle difficoltà della vita a causa della fede e del
ministero, in cui il Signore protegge dagli estremi (vv. 8s); ma qui, nel nostro
corpo, la «morte di Gesù» e la «vita di Gesù» si manifestano
contemporaneamente (vv. 10s). Tutto ciò fa sì che «quantunque il nostro uomo
esterno si disfaccia, pure il nostro uomo interno si rinnova di giorno in
giorno» (v. 16). E, guardando alle cose, che non si vedono, e soppesando le
afflizioni attuali con l’attesa della «quantità smisurata, eterna di
gloria», di cui già sentiamo il «peso», esse ci appaiono leggere (vv. 17s).
Inoltre, possiamo considerare i nostri fratelli quale «gloria di Cristo»
(2 Cor 8,23), ossia ciò che porta onore a Gesù (cfr. Flm 1,6).
Che la gloria di Cristo sia
all’opera nella vita dei credenti, abbiamo visto che nella Bibbia manca del
tutto il concetto stesso.
Accontentiamoci dell’opera attuale della grazia, puntando gli occhi sulla
gloria futura, il cui riverbero già ora, in qualche modo ci colpisce,
rifulgendo, spiritualmente parlando, dal volto di Cristo, quando meditiamo la
sua Parola e ci consoliamo reciprocamente con essa.
Fatto sta che viviamo in un tempo, in cui parecchi vogliono «potenza»,
«gloria» e varie altre cose spettacolari, che il Signore ha riservato per il
secolo venturo. Alcuni non vogliono saperne di una porta stretta e di una via
angusta, né tanto meno di seguire Cristo portando la propria croce. Vorrebbero
qui una chiesa trionfante, mentre in gran parte del mondo essa è
sofferente e angariata.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Gloria_opera_OiG.htm
04-12-2012; Aggiornamento: 05-12-2012 |