Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

Cristologia

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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FU GIUSTIFICATO NELLO SPIRITO (1 Tm 3,16)

 

 di Nicola Martella

 

Volevo chiederti una cosa riguardo a 1 Timoteo 3,16. Gesù ebbe bisogno di essere «giustificato»? Gli accadde questo in quanto vero uomo? Che significa essere reso giusto «nello spirito»? {Ivano Acunto; 17-04-2012}

 

Facciamo dapprima una traduzioni il più letterale possibile del testo:

«E notoriamente grande è il mistero della devozione:

Colui che fu manifestato in carne,

fu giustificato in spirito,

apparve ad angeli,

fu predicato a nazioni,

fu creduto nel mondo,

fu elevato in gloria».

 

1. Aspetti testuali

     In corrispondenza a vari manoscritti greci alcune traduzioni (p.es. la vecchia Elberfelder, Lutero) hanno all’inizio Theós «Dio». Questa è la quintessenza della fede cristiana: tò tōs eusebeias mystōrion «il mistero della devozione».

     Per prima cosa si tratta di un inno, quindi esprime la verità in modo poetico. Si noti il contrasto fra i termini «carne» e «spirito». Inoltre si comincia con la «carne» e si termina con la «gloria». Infine, alla dimensione dello «spirito» e degli «angeli» viene contrapposto quello delle «nazioni» e del «mondo».

     Il participio «giustificato» ha le accezioni di «reso giusto» o di «dichiarato giusto». Gesù non aveva bisogno di essere «reso giusto», essendo senza peccato. L’attestazione della sua giustizia era un aspetto sociale e storico importante, dopo che era stato presentato, accusato e condannato pubblicamente come un malfattore; si trattava del ripristino pubblico del suo onore. Il passivo (edikaiōthē) mostra che fu Dio a dichiararlo giusto. Ciò avvenne mediante la risurrezione dai morti.

     Un altro aspetto del problema è la locuzione greca [edikaiōthē] en pneumati «in spirito». Ci sono almeno due possibilità. ▪ 1. È descritto lo stato: Gesù fu dichiarato giusto, dopo che era morto, quando si trovava nel regno dei morti ed era, perciò, nello stato di spirito. ▪ 2. È descritto lo strumento: Gesù fu dichiarato giusto per mezzo dello Spirito Santo (in gr. «en strumentale»). Io protendo per la prima possibilità. In ambedue i casi lo strumento usato per la dichiarazione di giustizia di Gesù quale Messia fu la risurrezione.

 

2. Il ripristino dell’onore nell’antichità

     Il ripristino pubblico dell’onore di chi era stato accusato ingiustamente, era importante nell’antichità; tale atto era chiamato appunto «giustificazione». L’obbligo dei giudici era appunto quello di ripristinare l’onore di chi era accusato ingiustamente e sanzionare i loro accusatori o diffamatori, giudicando con giusti giudizi (Dt 1,16s; 16,18; 2 Cr 19,8ss; cfr. Es 23,7s; Mi 3,11). L’attività dei calunniatori era avversata dalla legge (Es 23,1; Lv 19,16; cfr. Sal 15,3; Pr 10,18; 30,10).

     Un esempio era dato dal fatto che Abimelek, credendo che Sara fosse sorella di Abramo, mentre ne era la moglie, la fece venire da lui e ne aveva così infangato l’onore, sebbene non si fosse accostata sessualmente a lei (Gn 20,2ss). Sotto la minaccia del giudizio di Dio, che gli apparve in sogno (vv. 3ss), egli non solo rimproverò Abramo, ma disse a Sara: ««Ecco, io ho dato a tuo fratello mille pezzi d’argento; questo ti sarà un velo sugli occhi di fronte a tutti quelli che sono teco, e sarai giustificata dinanzi a tutti» (v. 16). In tal modo, mediante il risarcimento pubblico, egli la dichiarava giusta e la riabilitava agli occhi degli altri.

     Un altro esempio era dato dal caso, in cui un marito accusa pubblicamente la moglie di non essere stata vergine al momento del matrimonio (Dt 22,14ss). Per contrastare tale «accusa di cose infami», i genitori producevano «i segni della verginità della giovane» dinanzi agli anziani della città (erano i giudici popolari), ossia il lenzuolo della prima notte, macchiato di sangue; ciò era importante, poiché ne andava della vita della donna (vv. 20s). In tal caso, gli anziani castigavano tale uomo, lo condannavano a una pesante ammenda (era destinata al padre della donna) e proibivano all’uomo di mandare via la moglie durante tutta la sua vita (vv. 18s).

 

3. La giustificazione del Messia

     Anche in Isaia 53 c’è prima l’ingiusta condanna del Messia e poi la sua giustificazione da parte dell’Eterno, che riportò in vita il «servo dell’Eterno» (vv. 10ss). La reazione della gente a tale giustificazione pubblica del Messia da parte di Dio si può leggere anche in Isaia 52,13ss.

     Anche Pietro parlò a Pentecoste di tale contrasto fra la condanna da parte dei Giudei e la «giustificazione» pubblica di Gesù quale Messia: «Quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per mano d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa ritenuto. [...] Sappia, dunque, sicuramente tutta la casa d’Israele che Dio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,23s.36).

     Ad Antiochia di Pisidia, nella sinagoga, Paolo portò avanti un discorso simile a quello di Pietro a Pentecoste, sebbene più ampio. Egli evidenziò che gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi non avevano riconosciuto Gesù (ossia come Messia) e lo condannarono (At 13,27); e «benché non trovassero in lui nulla, che fosse degno di morte, chiesero a Pilato che fosse uccisoMa Dio lo risuscitò dai morti» (vv. 28.30). Tale risurrezione, su cui Paolo insistette, fu la giustificazione pubblica e storica di Gesù quale Messia (vv. 32-37), essendo che ciò lo stabiliva come Re, secondo il patto di Dio con Davide (v. 33; cfr. Sal 2).

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Giustific_in_spirito_OiG.htm

18-04-2012; Aggiornamento: 19-04-2012

 

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