Si veda la «Nota di aggiornamento» alla fine dell’articolo. Sergio Corona (ps.) è di origine siciliana, vive in Germania e si presenta come conduttore della «Chiesa
Evangelica Universale», probabilmente di sua fondazione, con sede a Düsseldorf.
Sottotitola la sua impresa ecclesiale come «Ministerio riformato» e indica come
riferimento la «Scuola Biblica on-line Charis» (Roma), emanazione della
«Ceiam»
di credo pentecostale. Tra le singolari «riforme, che vuole introdurre nella sua
chiesa, c’è il «Clergyman» per i pastori maschi e femmine; quindi, caldeggia
anche il pastorato femminile. Tuttavia, non è di questo che vogliamo parlare
qui.
Le sue tesi, che qui affrontiamo, sono due: ▪ 1. Anche durante il
giudizio finale Dio darà occasione agli uomini perduti di ravvedersi. ▪ 2. Dio
farà sciogliere Satana, per dargli occasione di ravvedimento. Questa seconda
tesi viene usata per confermare la prima.
1. RAVVEDIMENTO DURANTE IL GIUDIZIO FINALE?
1.1. LA
QUESTIONE: In un suo post, che mi è stato segnalato, Sergio Corona (ps.),
parlando di Dio, afferma quanto segue: «So che Lui avrà un grande amore, nel
giorno del giudizio». {20-10-2014}
Tale asserzione ha allarmato diversi credenti, che l’hanno letta. C’è stato chi
mi ha scritto, per sapere come rispondere.
1.2.
OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Non credo che lo staff della scuola biblica
«Charis» e la conduzione della «Chiesa Evangelica Internazionale», da cui
dipende tale scuola, siano d’accordo con lui, visto che nella loro
dichiarazione di fede si afferma: «Crediamo nella resurrezione dei salvati e
dei non salvati; i primi in resurrezione di vita e i secondi in resurrezione di
condanna (Apocalisse 20,4-6.11-15)». Quella che da noi è conosciuta come la
«chiesa di Via Chiovenda» non crede in un ravvedimento dopo la morte.
Nel giorno del giudizio non si dovrà stabilire tanto la condanna alla morte
eterna degli empi e degli impenitenti, poiché il destino è già segnato nel
momento della morte: o si va in Paradiso o nell’Ades. «È stabilito che gli
uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio» (Eb 9,27).
Nella rivelazione di Gesù su Lazzaro e il ricco, il loro destino eterno si
decise subito dopo la loro morte: il primo era presso Abramo nel Paradiso,
l’altro nella sofferenza dell’Ades (Lc 16,19ss).
Il
Paradiso («terzo cielo» o «seno d’Abramo», ossia il luogo dove si sta a tu
per tu con Abramo, il padre della fede) è il luogo preventivo di godimento,
prima della risurrezione finale dei giusti e dell’accesso al regno eterno.
L’Ades è il luogo preventivo di punizione, prima della risurrezione finale
degli empi e dell’accesso allo Stagno di fuoco eterno. L’Ades con tutto il suo
contenuto verrà gettato nello
Stagno di fuoco (Ap 20,14); quindi, chi sta nell’uno, passa direttamente
nell’altro, dopo che viene stabilita la misura della sanzione.
Infatti, nel giorno del giudizio verrà stabilita
l’entità della pena per gli empi, che sarà secondo le colpe effettive. Sarà
un aspetto formale e giuridico verso coloro, che già si trovano sotto l’ira e la
condanna di Dio (Gv 3,36 «l’ira di Dio
resta sopra lui»). Il luogo
della misericordia e dell’amore di Dio è questa vita e riguarda i viventi. Nel
giudizio finale la pietà non avrà alcuna rilevanza. Infatti, gli empi saranno
condannati secondo le loro proprie opere e nient’altro (2 Cor 11,15; Ap 20,12s).
Non ci sarà luogo ad alcun pentimento post mortem. Chi non si ravvedrebbe
dinanzi al giudizio di Dio, sapendo quale destino gli spetta, se ne avesse la
possibilità? In tal caso, l’Ades smetterebbe di essere un «carcere preventivo» e
diverrebbe una specie di Purgatorio pro tempore. Tale dottrina di
Sergio Corona (ps.) assomiglia, quindi, molto alla credenza della chiesa romana sul
Purgatorio e a quella dell’universalismo, secondo cui Dio alla fine
salverà tutti. Allora bisognerà chiamare la sua comunità, a ragione, «Chiesa
Universalista».
L’universalismo ha una concezione della storia come di una commedia, in cui
alcuni recitano la parte dei «buoni» e altri quella dei «cattivi». Quando, poi,
il sipario cala, tutti si abbracciano, avendo solo recitato la loro parte.
2. ANCHE SATANA AVRÀ UNA CHANCE PER RAVVEDERSI?
1.1. LA
QUESTIONE: Quanto segue viene usato da Sergio Corona (ps.) come «prova» per
la sua tesi, che è abbastanza simile a quella dell’universalismo. «Se
Dio ridarà opportunità a Satana, come pensi che possa abbandonare i
testardi!? Dio ha la testa più dura ed è molto paziente…». {22-10-2014} E
ancora, dopo aver citato Apocalisse 20,1-14, aggiunge: «Io continuo a leggere
che dopo mille anni satana verrà sciolto. È satana che non si ravvede, non
Dio che non gli concede di farlo». {23-10-2014}
1.2.
OSSERVAZIONI E OBIEZIONI: Ci sarebbe da chiedere a Sergio Corona (ps.)
quale sia la sua preparazione teologica e se sia in grado di fare
l’esegesi contestuale di un brano, per accertarne il contenuto secondo verità.
Perché Satana sarà segregato per mille anni, ossia per la durata del regno
messianico? Leggiamo che un angelo «lo
gettò nell’abisso, che chiuse e sigillò sopra di lui,
perché non seducesse più le nazioni, finché fossero compiuti i mille
anni; dopo i quali dovrà essere sciolto per un po’ di tempo»
(Ap 20,3). Quindi, Satana venne messo fuori uso, per non permettergli di sedurre
le nazioni (i popoli ancora irredenti).
Ora, perché Satana «dovrà essere sciolto
per un po’ di tempo». Secondo
Sergio Corona (ps.) è per dargli una seconda chance di salvezza! Ma che cosa
afferma l’apostolo Giovanni? «E quando i mille
anni saranno compiti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per
sedurre le nazioni,… per adunarle per la battaglia»,
ossia «contro il campo dei santi e la città diletta», ma tali nazioni di
sedotti e impenitenti verranno consumate dal Signore (Ap 20,7ss).
Che Satana sarà sciolto per avere un’altra possibilità di ravvedersi, proviene
non dal testo biblico, ma dal convincimento personale di Sergio Corona
(ps.), che
egli dovrebbe dimostrare con una chiara esegesi contestuale, per essere probante.
Per gli spiriti non c’è ravvedimento e perdono, né ora, né mai. Cristo
divenne uomo per morire per degli uomini, non per gli spiriti. Gesù affermò che
il «fuoco eterno» fu «preparato per il diavolo e per i suoi
angeli» (Mt 25,41). In tutti gli incontri, che
Gesù ebbe con i demoni, essi erano ben coscienti del loro destino eterno, non
chiesero mai di poter scampare da tale sorte, ma lo supplicarono soltanto di non
essere tormentati «prima del tempo». A Gadara gli spiriti impuri chiamati
«Legione», che parlarono per bocca dei demonizzati, affrontarono così Gesù,
gridando: «Che c’è fra noi e te, Figlio di Dio? Sei venuto qua prima del
tempo a tormentarci?» (Mt 8,29). Quindi, anche per tali demoni non c’era
alcuna possibilità di ravvedimento e di perdono. Quindi, poi, quando il tempo
venne, «il diavolo… fu gettato nello stagno di fuoco e
di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati
giorno e notte, nei secoli dei secoli» (Ap
20,10).
3. ASPETTI CONCLUSIVI
■ La falsa teodicea: La teodicea, ossia il tentativo di
giustificare Dio, per farlo apparire più comprensibile
nella sua natura e nei suoi atti, ha istillato nella mente degli uomini varie
false concezioni su Dio. In tal modo sono state create false immagini di Dio,
che sono alla base di altrettante false dottrine.
Una di tali false immagini di Dio è quella dello «zio buono», tutto
zucchero e panna, il cui buonismo porta a chiudere un occhio anche nel giudizio
finale. Ricordiamo che Sergio Corona (ps.) ha affermato di Dio quanto segue: «So
che Lui avrà un grande amore, nel giorno del giudizio». Sia lui, sia altri,
affermano: «Come fa un Dio d’amore a… (fare questo o quello)», ad esempio a
condannare per l’eternità. Potremmo chiedere a lui e a quelli come lui: Come
farà un Dio d’amore a vedere gli uomini empi e impenitenti, il
diavolo e tutti gli angeli a lui connesso, la bestia
e il falso profeta nello Stagno di fuoco, dove saranno tormentati giorno
e notte, nei secoli dei secoli? (Ap 19,20; 20,10.15; 21,8). Dio potrà farlo
senz’altro, visto che accadrà; il Creatore onnipotente non dovrà giustificarsi
dinanzi alle sue limitate creature. Egli ha dato agli uomini il riscatto e
l'occasione per ravvedersi, cosa che essi hanno rifiutato. Il problema non sta
in Dio, che alcuni cercano di «giustificare», ma sta negli uomini, che si
dichiarano cristiani, ma che non conoscono Dio per quello, che veramente è.
■ Restringere Dio a una sola qualità: Sergio Corona (ps.) ha chiaramente una
falsa immagine di Dio. Egli citando che «Dio è amore», aggiunge:
«Come possiamo pensare che Dio smetta di usare la stessa sostanza, di cui Lui
stesso è fatto, nel giorno del giudizio? Dio non potrà mai rinnegare Se stesso».
{20-10-2014} Come si vede, restringendo Dio a una sua
unica qualità, a una sola faccia della medaglia, ci si crea una falsa
immagine di Dio e si propaga una falsa dottrina. Questa immagine, secondo cui
Dio viene fatto apparire come tutto e solo amore (1 Gv 4,8.16), alimenta il
liberalismo morale e spirituale.
Lo stesso errore lo fanno coloro, che restringono Dio a una qualità antitetica
all’amore, ad esempio: «L’Eterno, il tuo Dio, è un
fuoco consumante, un Dio geloso»
(Dt 4,24; cfr. 2 Sm 22,9 = Sal 18,8; Eb 12,29). Questa immagine, secondo cui Dio
viene fatto apparire come tutto e solo fuoco consumante, alimenta il
massimalismo morale e spirituale.
Per comprendere Dio, bisogna considerare le sue qualità apparentemente
antitetiche. Il Signore è un Dio d’amore e di verità, di misericordia
e di giustizia, e cioè allo stesso tempo. Non bisogna mai separare tali qualità,
se non ci si vuole creare un «Dio a propria immagine» e andare così fuori
dottrina. È scritto che «l’Eterno è pietoso e giusto»
(Sal 116,5), «grande in bontà e in verità»
(Sal 86,15). L’amore e la verità sono connessi insieme non solo in Dio (2
Gv 1,3), ma anche sono richiesti agli uomini (Lc 11,42), specialmente ai
credenti (Ef 4,15; 2 Ts 2,10; 1 Pt 1,22; cfr. 1 Tm 6,11; 2 Tm 2,22).
Quindi, è vero che l’Eterno è «il Dio
misericordioso e pietoso, lento
all’ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la sua bontà fino alla millesima
generazione, che perdona l’iniquità, la trasgressione e il peccato,
tuttavia non terrà il colpevole
per innocente» (Es 34,6s; cfr. Na 1,3).
■ Il giudice imparziale nella storia:
A un giusto giudice non viene chiesto di
esprimere sentimenti personali, ma di applicare correttamente la legge. Egli non
è «cattivo», perché dà la giusta sentenza in proporzione al reato
commesso. Se il suo giudizio non fosse giusto, ma pieno di favoritismi,
sarebbe squalificato per parzialità. Così richiedeva Dio ai giudici d’Israele: «Non
commetterete iniquità nel giudicare; non avrai riguardo alla persona del
povero, né tributerai speciale onore alla persona del potente; ma giudicherai il
tuo prossimo con giustizia» (Lv 19,15;
cfr. invece Mal 2,9). L’Eterno stesso «non ha riguardi personali
e non accetta regali», ma giudica con giustizia
(Dt 19,17s; cfr. Gb 34,19; Rm 2,11). Tale imparzialità viene richiesta anche ai
servitori del Signore (1 Tm 1,21; cfr. Gcm 3,17).
■ Il giudice imparziale alla fine dei tempi: La Scrittura afferma che Dio
giudica giustamente nella storia, essendo
il «giudice di tutta la terra» (Gn 18,25);
Egli ha costituito Cristo «giudice dei vivi e dei morti» (At 10,42; 2 Tm 4,1).
Perché dovrebbe sorprendere proprio che Dio sarà coerente con se stesso e
mostrerà imparzialità nel giudizio finale, retribuendo ciascuno secondo
le sue opere? No, non deve meravigliare che Paolo abbia affermato riguardo al
giudizio del Signore: «Chi agisce ingiustamente riceverà la
retribuzione del torto, che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi»
(Col 3,25).
Gli uomini hanno l’oggi, quale tempo propizio, per ravvedersi e scampare
al giudizio. «Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il
giorno della salvezza!» (2 Cor 6,2). Poi, gli empi impenitenti in vita «renderanno
conto a colui, che è pronto a giudicare i vivi e i morti» (1 Pt 4,5).
Dio non farà sconti a nessuno. «Dio è un giusto giudice, un Dio che
si sdegna ogni giorno» riguardo agli empi e alle loro iniquità,
preparando il suo giudizio di morte verso l’empio (Sal 7,11ss; cfr. 9,4s; Gr
11,20). Stando così le cose, cambierebbe Egli questa sua intenzione proprio nel
massimo del giudizio? Non sarebbe un Dio credibile, che smette di fare una
differenza fra giustizia ed empietà.
Al contrario, siamo convinti che solo chi ama
l’apparizione del Signore riceverà la « «corona di giustizia», che il «Signore,
il giusto giudice», gli assegnerà in quel giorno (2 Tm
4,8). Per gli empi impenitenti rimangono, invece, «una terribile
attesa
del giudizio e l’ardore di un fuoco, che divorerà i ribelli»
(Eb 10,27).
■ Dall’approssimazione alla falsità dottrinale: Le false dottrine non
nascono sempre da affermazioni, che stanno agli antipodi rispetto alle
affermazioni della Scrittura, ma spesso sono il risultato di alcune mezze verità
o dello spostamento di alcuni accenti.
Già nel giardino dell’Eden, il diavolo parlò del fatto che gli uomini non
potessero mangiare «il frutto di tutti gli
alberi del giardino» (Gn 3,2), mentre Dio
permise tutti gli albero tranne uno (Gn 2,16s). Anche Eva parlò «del frutto
dell’albero, che è in mezzo al giardino» (Gn 3,3a), mentre era
l’albero della vita soltanto a essere al suo centro (Gn 2,9). Dio aveva ingiunto
agli uomini di non mangiare di tale frutto, ma Eva aggiunse che Dio avesse
comandato di non toccarlo affatto (Gn 3,3b). Come si vede, bastarono
piccoli spostamenti, perché Dio fosse messo in cattiva luce e perché la
seduzione avesse effetto.
Similmente è bastato spostare la «livella»
della natura di Dio del tutto verso l’amore, dimenticando la sua giustizia (Sal
7,9; Is 45,21), per costruire un’immagine distorta di Dio e, quindi, una falsa
dottrina. È bastato menzionare il fatto che Satana verrà sciolto dopo il
regno messianico, per inventarsi una seconda possibilità per lui, mentre il
testo parla solo del suo compito: sedurre le nazioni.
Stiamo quindi attenti, poiché un «quasi evangelo» è un «altro evangelo»,
ossia un «falso evangelo» (Gal 1,6-9; 1 Cor 11,3ss).
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Nota di aggiornamento:
Nel mese di novembre 2018, il mio interlocutore mi telefonò chiedendomi di togliere il suo nome dagli scritti, che lo riguardavano, e dicendomi di aver rivisto il suo pensiero, che
affermava a suo tempo. Ecco come si è espresso, tra altre cose, in una lettera: «Mi chiedi giustamente cosa ho capito rispetto alle cose
“errate” che ho avuto modo di affermare nell’anno 2014, e umilmente confermo di aver diffuso opinioni contro dottrina.
Più precisamente, e questo anche grazie a te, ho capito che non è dottrinale insegnare cose che vanno contro le Sacre Scritture, e che tanto ancora meno queste possano essere considerate
“rivelazioni dello Spirito Santo” in quanto Egli (lo Spirito Santo) lavora per Dio e non contro Dio.
Lo Spirito Santo non abroga mai il “Verbo”.
Mi pento, ero pieno di me stesso, ho sbagliato tanto!» (18/11/2018). Per questo,
pur lasciando intatti gli scritti, che lo riguardano, gli ho dato uno pseudonimo
(Sergio Corona); il suo nome e il suo cognome resteranno quindi il nostro comune
segreto.
►
Un falso evangelo escatologico? Parliamone {Nicola Martella} (T)
►
Matteo 25,46 e la pena eterna {Nicola Martella} (D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Escat_falsa_Esc.htm
15-12-2014; Aggiornamento: 20/11/2018 |