Un lettore mi ha
inviato un suo articolo sull’Apocalisse, aggiungendo le seguenti parole: «Quando
Dio parla degli ultimi due profeti, paragonandoli a due ulivi: Di chi
parla? Chi sono secondo te questi due profeti? Vorrei sapere il tuo parere. Ti
ringrazio e sono certo che risponderai come al solito con le tue idée chiare e
soddisfacenti».
La sua tesi è che si tratta di Enok e di Elia, e al riguardo cerca di
sfatare alcune concezioni di natura «simbolica». Altri parlano di Mosè ed Elia.
Farò delle obiezioni a tali tesi e mostrerò una possibilità, a mio parere, molto
più storica e praticabile.
Vivendo egli da molto
tempo in Canada e usando un foglio di stile inglese, ho dovuto fare un certo
lavoro redazionale per dare allo scritto i criteri richiesti. Oltre a ciò,
faccio qui e là delle note redazionali già in tale testo, per farlo comprendere
meglio. |
1. GLI ULTIMI DUE PROFETI (Benito Viapiana):
La Bibbia ci descrive chiaramente in quale condizione sarà il mondo negli ultimi
tempi. In Apocalisse 11 descrive la pessima condizione degli uomini. Ma Dio
vuole parlare loro, mandando due suoi servi a testimoniare di Lui con potenza di
Spirito.
«Ma io darò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi
profetizzeranno milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco. E quando avranno
compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra
contro di loro, li vincerà e li ucciderà» (Apocalisse 11,3.7).
Condizione dopo il rapimento
Per capire il ministero di questi due profeti è necessario sapere perché saranno
qui? C’è sempre una ragione per ogni cosa che Dio fa. Perciò il Signore avrà un
motivo per far venire questi due profeti a testimoniare con la sua potenza per
«1260 giorni» (Ap 11,3). Nei primi 3 anni e ½ del «giorno del Signore» (o
«tribolazione finale»), ogni persona che per mezzo dello Spirito Santo
testimonierà d’essere un credente, sarà messo a morte.
«Quando egli aperse il quinto sigillo, io vidi sotto l’altare le anime
di coloro, che erano state uccisi a motivo della parola di Dio e a motivo della
testimonianza che aveva resa» (Ap 6,9). [N.d.R.: qui si tratta dei
martiri di tutta la storia]. I credenti del tempo
avranno a che fare con le forze sataniche, che domineranno tramite l’anticristo
e tutti quelli che saranno messi a morte durante
il «giorno del Signore», entreranno in Paradiso
come martiri.
Nel Vecchio Testamento Dio aveva tanti profeti che testimoniavano di Lui. Uomini
come Enok, Noè, Mosè, Giosuè, Samuele, Sansone, Elia e tanti altri.
Oggi la Chiesa deve testimoniare di Dio. [N.d.R.: Con la morte di
Giovanni Battista terminò l’era dei profeti teocratici e iniziò, l’epoca dei
proclamatori dell’Evangelo, il quale ha a che fare primariamente con Cristo.] È
alla Chiesa che Dio assegnò il compito d’evangelizzare e l’autorità di
professare la sua Parola. «Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito
Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la
Giudea, in Samaria a fino all’estremità della terra» (Atti 1,8).
Alla fine dei tempi, durante i primi 3 anni e ½ del «giorno del Signore»,
144.000 Israeliti saranno ripieni di Spirito Santo per compiere l’opera
d’evangelizzazione (Ap 7,2-4.9-14; 14,1-5). Il «giorno del Signore» sarà cosi
pesante, che questa moltitudine dovrà trovare rifugio nel deserto. La Scrittura
dice: «La donna fuggi nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio,
perché vi sia nutrita durante 1260 giorni» (Ap 12,6). Sarà qui che il
Signore ricorderà al popolo d’Israele l’amore che Egli ha per loro. Egli
sosterrà il suo popolo con il cibo materiale e spirituale.
Sarà durante l’assenza di questi 144.000 che il Signore manifesterà la sua
potenza tramite i due testimoni. Il Signore ha sempre le sue risorse. Quando il
profeta Elia fuggiva per paura, perché avevano ucciso i profeti della falsa
religione di Baal, e credeva che volessero uccidere anche lui; disse: «Sono
rimasto io solo, ed essi cercano di togliermi la vita» (1 Re 19,10). Ma il
Signore gli rispose: «Ho lasciato un residuo di settemila uomini, tutti che
non hanno piegato le loro ginocchia a Baal e che non l’hanno baciato con la loro
bocca» (1 Re 19,18).
Chi o che cosa
sono i due testimoni?
Apocalisse 11,10 dice: «E gli abitanti della terra si rallegreranno su di
loro, faranno festa e si manderanno doni gli uni agli altri, perché questi due
profeti avevano tormentato gli abitanti della terra». [N.d.R.: Questa
è la reazione della gente alla loro morte in Gerusalemme.]
La prima cosa che vediamo, è che vengono chiamati profeti. I profeti sono stati
sempre persone che hanno parlato per mezzo dello Spirito di Dio. Alcuni pensano
che questi due testimoni siano simbolici. [N.d.R.: È difficile
morire simbolicamente! Non si capirebbe neppure la reazione della gente del
mondo. Perché poi Dio dovrebbe risuscitare dei simboli?]
Questi due testimoni saranno due uomini ripieni di Spirito Santo, pronti per
predicare la Parola di Dio, l’Evangelo durante il tempo del
«giorno del Signore».
Alcuni hanno ipotizzato che questi due testimoni sono
Gesù e lo Spirito Santo. Ma se consideriamo il fatto che questi due
testimoni dovranno essere uccisi dalla bestia, o dal sistema della bestia,
questa interpretazione, non può reggere. Gesù è morto e ha pagato una volta per
sempre. E come si potrà mai uccidere lo Spirito Santo? [N.d.R.: Infatti
uno
spirito non può morire, ma solo chi è fatto di carne. Chi è morto e
risuscitato come Gesù, non può morire nuovamente (Rm 6,10; Eb 9,27).]
Altri dicono che i due testimoni sarebbero il
Vecchio e il Nuovo Testamento. Ma la Scrittura stessa afferma che questi due
testimoni, «hanno potestà di chiudere il cielo, perché non cada alcuna
pioggia nei giorni della loro profezia; essi hanno pure potestà sulle acque, per
convertirle in sangue e per percuotere la terra con qualunque piaga, ogni volta
che vorranno» (Ap 11,6). Di conseguenza devono essere uomini, che hanno
questo potere. È sempre appropriato prendere la Parola di Dio letteralmente, a
eccezione di quando dimostra essa stessa diversamente.
Per quanto tempo
profetizzeranno?
Essi profetizzeranno per 1260 giorni (Ap 11,3). Il Signore manderà questi due
testimoni a predicare con potenza di Spirito Santo per 3 anni e ½ durante
il «giorno dell'ira», che sarà su questa terra. La domanda che ci poniamo
spesso è la seguente: Chi saranno in concreto questi due testimoni o profeti?
Io sono convinto, come anche altre persone, che questi due testimoni saranno
Enok ed Elia. Vi sono due ragioni perché si crede che siano Elia ed Enok. Ci
viene detto in Ebrei 9,27: «È stabilito che gli uomini muoiono una sola
volta, e dopo ciò viene il giudizio». Dalla
Parola di Dio sappiamo che sino a questo giorno, in
tutta la storia dell’umanità, vi sono solo due uomini che non hanno conosciuto
la morte. Sia Elia che Enok furono rapiti in cielo. Perciò anche essi dovranno
morire secondo la volontà di Dio. Essi ritorneranno con lo stesso Spirito che
Dio aveva dato loro, e predicheranno con la stessa potenza che avevano nel V.T.
Secondo questa profezia i due profeti verranno uccisi alla fine del loro
ministero, per adempire la Parola di Dio di Ebrei 9,27. Era
necessario che questi due grandi uomini di Dio facessero l’esperienza della
morte.
Enok camminò con il Signore per ben 365 anni sempre in comunione con lui, e poi
il Signore lo rapì in cielo. Lo stesso fu per Elia di Tišbe. Il Signore lo rapì
con un carro di fuoco (2 Re 2,11). Il Signore nel suo piano divino, prese questi
due uomini, per poi rimandarli sulla terra per ministrare durante il tempo più
critico dell’umanità (il «giorno del Signore»).
La seconda ragione, perché si crede che sono Elia ed Enok, è perché tutti e due
erano dei grandi profeti, che portarono giudizio sulla casa d’Israele. Nel libro
di Giuda 1,14-15 leggiamo: «Ebbene, per loro profetizzò Enok, il
settimo d’Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi,
per far giudizio contro tutti e per convincere tutti gli empi di tutte le
opere d’empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che
gli empi peccatori hanno proferito contro di lui». Qui possiamo capire che
Dio aveva rivelato a Enok certe cose che riguardavano il ritorno di Cristo.
Inoltre il libro di Malachia chiaramente dice che Elia ritornerà prima del
«giorno del Signore» (Malachia 4,5).
Questi due grandi profeti vengono descritti come due piante d’ulivi e due
candelabri (Ap 11,4). Quando si parla d’ulivi nella Bibbia si parla di
benedizioni, e quando parla di candelabri parla di luce, di splendore. Cosi è
evidente che quando questi due profeti verranno, durante
il «giorno del Signore», porteranno sia luce che benedizioni, affinché le
genti nonostante la Chiesa di Cristo sia rapita, la potenza di Dio potrà essere
manifestata mediante questi due testimoni. La potenza di Dio sarà manifestata
sopra i loro nemici, ossia i nemici della Parola di Dio (Ap 11,5).
Quando Elia era in cima d’un monte, dietro ordine del Re Acazia, andarono per
arrestare Elia (2 Re 1,9-10). Elia fece scendere dal cielo fuoco. Elia farà la
medesima cosa durante il «giorno del Signore».
Durante il regno del Re Acab, Elia ebbe il potere di serrare i cieli e per 3
anni e ½ (1 Re 17,1; 18,1,2). Per questo crediamo che Elia è uno dei due
testimoni perché ha le stesse caratteristiche descritte nell’Apocalisse 11,6.
Questi anni del
«giorno del Signore»
saranno un tempo orribile, dove il Signore punirà il mondo per aver
rigettato il suo Figlio. Si potrebbe pensare che in un tempo simile la gente si
pentirà e verrà al Signore. Ma, invece di rivolgersi a Dio e chiedergli perdono,
lo bestemmieranno e gli chiuderanno il pugno in segno di sfida (Ap 16,9). Tutto
quello che Dio ha profetizzato nella sua Parola, verrà a compimento. Mentre
riguardo a tutti quelli che affermano d’essere profeti di Dio, se ciò che hanno
profetizzato non s’adempirà, non procede altro che dalla propria mente. Sperando
almeno che siano in buona fede e non lo facciano per avido guadagno. [N.d.R.:
Ma ciò non li scuserà dinanzi a Dio, ossia se hanno proclamato cose false.]
Fratello Nicola, il tuo parere sarà gradito. {7 gennaio 2009}
2. ALCUNE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola
Martella): Ammetto che questo non è uno dei temi che mi appassiona più di tanto.
Già in passato mi è stata fatta questa domanda nelle chiese o dai miei studenti,
ed ho dovuto perciò riflettere in merito. Su questo tema ho anche già scritto
per rispondere a coloro che si ritengono di essere profeti particolari e
addirittura «l’Elia che deve venire», pur essendo essi Gentili. [►
Profeti di Ap 11 saranno Gentili?] In particolare intendo qui
l’autonominato e defunto «profeta» modalista W.M. Branham [►
Branham, profeta maggiore ed Elia?] e un suo seguace africano, Emile
Okoka, che volentieri ne prenderebbe il posto [►
Emile Okoka è l’Elia escatologico?]. Quello che segue, vuole
aiutare alla riflessione per addivenire a un quadro più completo.
Partiamo da qualche nota preliminare al testo dl mio interlocutore.
■ I
profeti andarono fino a Giovanni Battista, l’Elia che doveva venire.
Nell’AT specialmente Mosè, Samuele ed Elia furono chiamati espressamente
profeti, quindi non Enok, Noè e Sansone (era un giudice). Noè venne chiamato nel
NT onorificamente «predicatore di giustizia» (2 Pt 2,5). Di Enok si cita un
apocrifo come letteratura, che attesta che lui proclamò qualcosa, ma ciò non è
attestato nell’AT. Nella Bibbia i profeti teocratici iniziarono solo con Samuele
(At 3,24; Eb 11,32).
■ Gli
Israeliti che, durante
il «giorno del Signore»,
crederanno che Gesù è il loro Messia (identificati con la «donna» protetta dal
Signore nel deserto, Ap 12,6), saranno molto
più numerosi dei solo 144.000, che saranno solo una minoranza di maschi e
vergini.
■ Di per sé il testo biblico recita letteralmente
così: «Ed Enok camminò con Dio; egli non era più qui, perché Dio lo
tolse via» (Gn 5,24). Se avessimo soltanto questo brano, dovremmo concludere
che qui non è scritto espressamente che Dio lo rapì da vivo, né tanto meno che
lo avesse rapito in cielo. Chiaramente un gran ruolo lo ha avuto la tradizione
giudaica. In ogni modo, il NT sembra darci la possibile interpretazione: «Per
fede Enok fu trasportato, perché non vedesse la morte; e non fu trovato, perché
Dio l’aveva trasportato; poiché avanti
il trasporto,
egli ha avuto la testimonianza che è piaciuto a Dio»
(Eb 11,5). Quindi l'autore dell'epistola agli Ebrei non aveva dubbi che fosse
stato tolto via «perché non vedesse la morte». Che significa però tale
espressione? Chi segue la tesi del rapimento nella trascendenza, potrebbe dire
che Enok fosse stato trasportato nell'aldilà senza morire. L'altra possibilità è
però che Enok fosse stato tolto via da questo mondo, perché non vedesse non la
sua morte personale, ma quella universale, che sarebbe venuta mediante il
diluvio (v. 7; Gn 5,28ss; 6,8ss). Il brano non spiega sufficientemente questa
questione. Meraviglia che Giuda non parli di questo fatto, pur citando in
qualche modo un apocrifo del tempo (Gd 1,14s).
Altri aspetti li affronteremo sotto. I due testimoni escatologici saranno
proprio Enok ed Elia? È possibile, ma non vi è sicurezza, visto che la Bibbia
tace in merito. Di per sé non è neppure importante sapere chi siano. Se ho
accettato di leggere criticamente le argomentazioni sopra esposte, è perché
voglio usare l’occasione per una lezione di ermeneutica, ossia su come
interpretare correttamente i dati biblici, specialmente quando essi sono esigui.
Il pericolo è di partire da una certa tesi indimostrata (assunto) e poi di
«rimpolparla» con argomenti derivati e non direttamente probatori, che
costruiscono l’uno sull’altro, senza dimostrare veramente nulla di concreto;
nonostante ciò, si pensa, alla fine, di aver dimostrato qualcosa e si insegna
che le cose stiano «biblicamente» così. Veramente dimostrato è solo ciò, di cui
c’è un’evidenza chiara e incontrovertibile; il resto è fatto di ipotesi.
Sui due testimoni escatologici quali persone concrete ci sono varie ipotesi.
Quelle maggiori e più credibili sono le seguenti due. Poi farò seguire alcune
obiezioni e, infine, una mia proposta. Evito di parlare in dettaglio del
«giorno del Signore», rimandando al riguardo al seguente ampio articolo:
«La tribolazione», pubblicato in Escatologia biblica essenziale. (Escatologia
1, pp. 246-269).
■ Enok ed Elia: Tale ipotesi si basa sull’assunto che tutti i mortali
debbano morire. Perciò questi due credenti dell’AT, non ancora morti, dovrebbero
tornare per avere il destino di tutti i figli di Adamo (Eb 9,27).
Il fatto che
Elia deve tornare, per preparare la via del Signore, è annunciato in
Malachia 4,5s; 4,5s (cfr. Is 40,3ss). Gesù vide tale funzione come adempiuta in
Giovanni Battista (Mt 11,13s; 17,11s); sennonché il rifiuto di Gesù come Messia
da parte del giudaismo, gli impedì di «ristabilire ogni cosa» e fece
rimandare il ritorno del Signore in gloria, per regnare, alla fine dei tempi. La
«dinamica predizionale» (cfr. nel
Manuale Teologico dell’Antico Testamento,
p. 138) permette un adempimento quale «caparra» in vista del compimento finale e
pieno. Quindi, l’avvento di Giovanni Battista nella sua funzione preparatrice
non toglie un adempimento completo della predizione di Elia in modo personale
oppure in un servitore, che agirà come lui. Di Enok parleremo sotto
nelle obiezioni.
■ Mosè ed Elia: Questa accoppiata è data dal fatto che i due testimoni
escatologici faranno cose che solo loro hanno fatto al loro tempo. Fu Mosè che
ebbe «potestà sulle acque, per convertirle in sangue»
e che percosse «la
terra con qualunque piaga» (Ap
11,6; Es 4,9; 7,19.21; 9,14). Fu Elia che ebbe «potestà di chiudere il cielo»,
perché non cadesse «alcuna pioggia» (Ap 11,6; 1 Re 17,1;
18,1.41.44). Quindi, potrebbe essere verosimile che tali due testimoni saranno
Mosè ed Elia oppure due servitori,
che agiranno come loro. A ciò si aggiunga che chi segue questa ipotesi, fa
notare che sul monte della trasfigurazione c’erano loro due, e non Enok, a
conversare con Gesù (Mt 17,2ss). E cioè tali «due uomini… appariti in gloria,
parlavano della dipartenza che egli stava per compiere in Gerusalemme» (Lc
9,30s).
■ Obiezioni alle due ipotesi: Il teorema di Enok si basa
sull’ipotesi che ogni mortale debba morire prima o poi. Da nessuna parte viene
espressamente detto che si tratta di loro; siamo perciò nel campo delle
supposizioni. I libri apocrifi del giudaismo sembrano confermare la figura
«profetica» ed escatologica di Enok, attribuendo a lui un libro sulla fine dei
tempi. Mai viene detto che Enok sia stato un profeta d’Israele, essendo vissuto
ancor prima di Noè. Quanto a
Giuda 1,14-15 starei molto attento, trattandosi
di una citazione tratta probabilmente da un apocrifo (anche Paolo citò un poeta
cretese come appoggio alla sua tesi); in ogni modo il testo parla del ritorno
del Signore Dio in giudizio, non di Cristo, essendo un testo giudaico. Inoltre
Malachia 4,5s è stato interpretato da Gesù come riferentesi a
Giovanni Battista.
Si dimentica comunque un aspetto importante: nessun mortale può esistere
fisicamente nella trascendenza, senza essere trasformato al momento del
rapimento mediante una risurrezione o senza che il mortale venga sopravvestito
mediante l’incorruttibile. Così sarà per i credenti viventi al momento del
rapimento o della resurrezione (2 Cor 5,2ss; 1 Ts 4,17). Ammesso e non concesso
che Enok ed Elia non avessero gustato la morte, per essere nel Paradiso, devono
essere stati rivestiti di incorruttibilità (cfr. 1 Cor 15,53s), come una
primizia e una caparra delle cose future; infatti chi è corruttibile renderebbe
contaminato l’aldilà e il regno di Dio (v. 50). Un problema, però, si pone qui
con le affermazioni del NT, secondo cui Gesù come primo risuscitato è il
«primogenito dai morti» (Col 1,18; Ap 1,5). Quindi, nessuno, che sia mai stato
«rapito» nella trascendenza, può aver ricevuto il corpo di risurrezione prima di
Cristo; per quanto possiamo immaginarci, essi dovrebbero aver gustato la morte
fisica come tutti i mortali, non essendoci lì le condizioni, che noi sappiamo,
che corpi fatti di carne e sangue possano sopravvivere in altre dimensioni,
senza una qualche trasformazione.
Abbiamo visto sopra che Genesi 5,24 non afferma espressamente che Enok
fosse stato rapito nella trascendenza, ma che Dio lo tolse via; è difficile dire
che cosa sia veramente successo. Abbiamo visto sopra che Ebrei 11,5
chiarisce alcune cose, ma non dà l'ultima risposta se si trattasse della sua
propria morte o della morte di massa mediante il diluvio; in fin dei conti si
parla di «vedere» e non di «gustare» la morte.
Nel caso di Elia, la «coreografia» del carro di fuoco serviva a Eliseo e
agli altri per evitare che nascesse una venerazione del profeta (anche il corpo
di Mosè fu seppellito da Dio per evitare l’idolatria; Dt 34,6). È difficile per
un corpo umano stare nel fuoco e non bruciarsi interamente; chiaramente parliamo
di ciò che conosciamo nella nostra esperienza (un caso straordinario, ma
momentaneo, è stato quello degli amici di Daniele, Dn 3,20-26; coloro che
li buttarono nella fornace furono inceneriti, v. 22; insieme a tali tre uomini
fu visto un quarto personaggio, vv. 24s). Eliseo vide il suo maestro salire al
cielo (ossia andare il alto) in un turbine (2 Re 2,11), ma l’autore non spiegò
che cosa successe poi di lui e del suo corpo.
Si noti inoltre che Ebrei 9,27 afferma ciò che normalmente avviene
agli uomini, essendo una legge generale, secondo cui non si possa morire due
volte (contro la reincarnazione che trovava simpatie tra alcuni rabbini). Tale
verso non afferma che, poiché tutti gli uomini devono immancabilmente morire,
anche quelli rapiti da Dio devono tornare in terra per farlo; come abbiamo visto
sopra, non sappiamo che cosa sia accaduto veramente ai «rapiti» dell'AT.
Inoltre, ciò dovrebbe anche applicarsi ai rapiti della chiesa alla fine dei
tempi (1 Ts 4,17) e ai 144.000 ebrei (Ap 14,1 monte Sion; v. 3 davanti al
trono); essi però subiranno una trasformazione tale che diverranno
istantaneamente dei risorti.
■
Chi è stato glorificato, non può morire nuovamente: Si noti che in
Malachia 4,4ss Dio ingiunse agli israeliti di ricordarsi di Mosè
(la Legge) e di aspettare Elia, non ambedue. Elia, per poter
accedere alla trascendenza da vivo (se così fosse mai stato), doveva essere
stato trasformato al momento del suo rapimento; e se le cose fossero state
veramente così, avendo egli oramai un corpo glorificato, non potrebbe morire
nuovamente.
Inoltre, se si accetta l’ipotesi che il
rapimento escatologico precede il «giorno del
Signore» e si fa coincidere tale evento con il momento escatologico
(giorno del Signore), in cui Giovanni è stato rapito misticamente al cielo (Ap
1,10; 4,1), allora Enok, Mosè ed Elia sono stati resuscitati o trasformati al
più tardi qui, ottenendo un corpo glorioso; perciò
non possono morire nuovamente sulla piazza di Gerusalemme.
■ Due servitori simili a Mosè ed Elia: Abbiamo visto che Israele
aspettava Elia e che Gesù disse che Giovanni Battista lo era in qualche modo («E
se lo volete accettare…»; Mt 11,14). Ciò significa allora che tali due
testimoni escatologici agiranno con caratteristiche simili a Mosè e a Elia,
quasi agissero nel loro spirito.
Voglio portare un esempio molto attinente. I «due ulivi» ricordano,
quanto ad espressione, il governatore Zerubabele e il sacerdote Giosuè, al tempo
del ritorno dalla cattività (Zc 4,3.11). Essi furono coraggiosi nel tornare in
patria e nel ricostruire la casa di Dio (v. 9), furono chiamati «unti» (v. 14) e
stavano in connessione col candelabro (vv. 2s). Similmente dei «due testimoni»
dell’Apocalisse fu detto: «Questi sono i due ulivi e i due
candelabri che stanno nel cospetto del Signore della terra» (Ap 11,3s).
Sarebbe affrettato identificare gli uni con gli altri. Ciò mostra che con i
paralleli bisogna stare molto attenti; una cosa sono le similitudini, altra cosa
sono le identificazioni.
Il testo non parla di testimoni, che proveranno dalla trascendenza. Leggendo il
testo senza preconcetti, tutto sembra contestuale all’immanenza di quei tempi;
ossia si tratterebbe di persone nate e vissute alla fine dei tempi e
operanti come proclamatori del Signore, aventi una particolare vicinanza a Lui.
Alcuni tratti li assomigliano, ora a questo uomo di Dio dell’antichità, ora a
quello, specialmente a Mosè e ad Elia. Come detto, però, si tratta di
somiglianze, non di identificazioni. Questa ipotesi mi sembra quella più
praticabile e soddisfacente. Poi il resto è un mistero che solo Dio sa.
►
I due profeti apocalittici? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Due_profeti_apocalittici_Avv.htm
14-01-2009; Aggiornamento: 22-05-2012
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