Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Escatologia

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I DUE PROFETI APOCALITTICI

 

 di Benito Viapiana - Nicola Martella

 

Un lettore mi ha inviato un suo articolo sull’Apocalisse, aggiungendo le seguenti parole: «Quando Dio parla degli ultimi due profeti, paragonandoli a due ulivi: Di chi parla? Chi sono secondo te questi due profeti? Vorrei sapere il tuo parere. Ti ringrazio e sono certo che risponderai come al solito con le tue idée chiare e soddisfacenti».

    La sua tesi è che si tratta di Enok e di Elia, e al riguardo cerca di sfatare alcune concezioni di natura «simbolica». Altri parlano di Mosè ed Elia. Farò delle obiezioni a tali tesi e mostrerò una possibilità, a mio parere, molto più storica e praticabile.

     Vivendo egli da molto tempo in Canada e usando un foglio di stile inglese, ho dovuto fare un certo lavoro redazionale per dare allo scritto i criteri richiesti. Oltre a ciò, faccio qui e là delle note redazionali già in tale testo, per farlo comprendere meglio.

 

 

1.  GLI ULTIMI DUE PROFETI (Benito Viapiana): La Bibbia ci descrive chiaramente in quale condizione sarà il mondo negli ultimi tempi. In Apocalisse 11 descrive la pessima condizione degli uomini. Ma Dio vuole parlare loro, mandando due suoi servi a testimoniare di Lui con potenza di Spirito. «Ma io darò ai miei due testimoni di profetizzare, ed essi profetizzeranno milleduecentosessanta giorni, vestiti di sacco. E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà» (Apocalisse 11,3.7).

 

Condizione dopo il rapimento

     Per capire il ministero di questi due profeti è necessario sapere perché saranno qui? C’è sempre una ragione per ogni cosa che Dio fa. Perciò il Signore avrà un motivo per far venire questi due profeti a testimoniare con la sua potenza per «1260 giorni» (Ap 11,3). Nei primi 3 anni e ½ del «giorno del Signore» (o «tribolazione finale»), ogni persona che per mezzo dello Spirito Santo testimonierà d’essere un credente, sarà messo a morte. «Quando egli aperse il quinto sigillo, io vidi sotto l’altare le anime di coloro, che erano state uccisi a motivo della parola di Dio e a motivo della testimonianza che aveva resa» (Ap 6,9). [N.d.R.: qui si tratta dei martiri di tutta la storia]. I credenti del tempo avranno a che fare con le forze sataniche, che domineranno tramite l’anticristo e tutti quelli che saranno messi a morte durante il «giorno del Signore», entreranno in Paradiso come martiri.

     Nel Vecchio Testamento Dio aveva tanti profeti che testimoniavano di Lui. Uomini come Enok, Noè, Mosè, Giosuè, Samuele, Sansone, Elia e tanti altri.

     Oggi la Chiesa deve testimoniare di Dio. [N.d.R.: Con la morte di Giovanni Battista terminò l’era dei profeti teocratici e iniziò, l’epoca dei proclamatori dell’Evangelo, il quale ha a che fare primariamente con Cristo.] È alla Chiesa che Dio assegnò il compito d’evangelizzare e l’autorità di professare la sua Parola. «Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria a fino all’estremità della terra» (Atti 1,8).

     Alla fine dei tempi, durante i primi 3 anni e ½ del «giorno del Signore», 144.000 Israeliti saranno ripieni di Spirito Santo per compiere l’opera d’evangelizzazione (Ap 7,2-4.9-14; 14,1-5). Il «giorno del Signore» sarà cosi pesante, che questa moltitudine dovrà trovare rifugio nel deserto. La Scrittura dice: «La donna fuggi nel deserto, dove ha un luogo preparato da Dio, perché vi sia nutrita durante 1260 giorni» (Ap 12,6). Sarà qui che il Signore ricorderà al popolo d’Israele l’amore che Egli ha per loro. Egli sosterrà il suo popolo con il cibo materiale e spirituale.

     Sarà durante l’assenza di questi 144.000 che il Signore manifesterà la sua potenza tramite i due testimoni. Il Signore ha sempre le sue risorse. Quando il profeta Elia fuggiva per paura, perché avevano ucciso i profeti della falsa religione di Baal, e credeva che volessero uccidere anche lui; disse: «Sono rimasto io solo, ed essi cercano di togliermi la vita» (1 Re 19,10). Ma il Signore gli rispose: «Ho lasciato un residuo di settemila uomini, tutti che non hanno piegato le loro ginocchia a Baal e che non l’hanno baciato con la loro bocca» (1 Re 19,18).

 

Chi o che cosa sono i due testimoni?

     Apocalisse 11,10 dice: «E gli abitanti della terra si rallegreranno su di loro, faranno festa e si manderanno doni gli uni agli altri, perché questi due profeti avevano tormentato gli abitanti della terra». [N.d.R.: Questa è la reazione della gente alla loro morte in Gerusalemme.]

     La prima cosa che vediamo, è che vengono chiamati profeti. I profeti sono stati sempre persone che hanno parlato per mezzo dello Spirito di Dio. Alcuni pensano che questi due testimoni siano simbolici. [N.d.R.: È difficile morire simbolicamente! Non si capirebbe neppure la reazione della gente del mondo. Perché poi Dio dovrebbe risuscitare dei simboli?]

    Questi due testimoni saranno due uomini ripieni di Spirito Santo, pronti per predicare la Parola di Dio, l’Evangelo durante il tempo del «giorno del Signore».

     Alcuni hanno ipotizzato che questi due testimoni sono Gesù e lo Spirito Santo. Ma se consideriamo il fatto che questi due testimoni dovranno essere uccisi dalla bestia, o dal sistema della bestia, questa interpretazione, non può reggere. Gesù è morto e ha pagato una volta per sempre. E come si potrà mai uccidere lo Spirito Santo? [N.d.R.: Infatti uno spirito non può morire, ma solo chi è fatto di carne. Chi è morto e risuscitato come Gesù, non può morire nuovamente (Rm 6,10; Eb 9,27).]

     Altri dicono che i due testimoni sarebbero il Vecchio e il Nuovo Testamento. Ma la Scrittura stessa afferma che questi due testimoni, «hanno potestà di chiudere il cielo, perché non cada alcuna pioggia nei giorni della loro profezia; essi hanno pure potestà sulle acque, per convertirle in sangue e per percuotere la terra con qualunque piaga, ogni volta che vorranno» (Ap 11,6). Di conseguenza devono essere uomini, che hanno questo potere. È sempre appropriato prendere la Parola di Dio letteralmente, a eccezione di quando dimostra essa stessa diversamente.

 

Per quanto tempo profetizzeranno?

     Essi profetizzeranno per 1260 giorni (Ap 11,3). Il Signore manderà questi due testimoni a predicare con potenza di Spirito Santo per 3 anni e ½ durante il «giorno dell'ira», che sarà su questa terra. La domanda che ci poniamo spesso è la seguente: Chi saranno in concreto questi due testimoni o profeti?

     Io sono convinto, come anche altre persone, che questi due testimoni saranno Enok ed Elia. Vi sono due ragioni perché si crede che siano Elia ed Enok. Ci viene detto in Ebrei 9,27: «È stabilito che gli uomini muoiono una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio». Dalla Parola di Dio sappiamo che sino a questo giorno, in tutta la storia dell’umanità, vi sono solo due uomini che non hanno conosciuto la morte. Sia Elia che Enok furono rapiti in cielo. Perciò anche essi dovranno morire secondo la volontà di Dio. Essi ritorneranno con lo stesso Spirito che Dio aveva dato loro, e predicheranno con la stessa potenza che avevano nel V.T.

     Secondo questa profezia i due profeti verranno uccisi alla fine del loro ministero, per adempire la Parola di Dio di Ebrei 9,27. Era necessario che questi due grandi uomini di Dio facessero l’esperienza della morte.

     Enok camminò con il Signore per ben 365 anni sempre in comunione con lui, e poi il Signore lo rapì in cielo. Lo stesso fu per Elia di Tišbe. Il Signore lo rapì con un carro di fuoco (2 Re 2,11). Il Signore nel suo piano divino, prese questi due uomini, per poi rimandarli sulla terra per ministrare durante il tempo più critico dell’umanità (il «giorno del Signore»).

     La seconda ragione, perché si crede che sono Elia ed Enok, è perché tutti e due erano dei grandi profeti, che portarono giudizio sulla casa d’Israele. Nel libro di Giuda 1,14-15 leggiamo: «Ebbene, per loro profetizzò Enok, il settimo d’Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi, per far giudizio contro tutti e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che hanno commesso empiamente e di tutte le parole offensive che gli empi peccatori hanno proferito contro di lui». Qui possiamo capire che Dio aveva rivelato a Enok certe cose che riguardavano il ritorno di Cristo. Inoltre il libro di Malachia chiaramente dice che Elia ritornerà prima del «giorno del Signore» (Malachia 4,5).

     Questi due grandi profeti vengono descritti come due piante d’ulivi e due candelabri (Ap 11,4). Quando si parla d’ulivi nella Bibbia si parla di benedizioni, e quando parla di candelabri parla di luce, di splendore. Cosi è evidente che quando questi due profeti verranno, durante il «giorno del Signore», porteranno sia luce che benedizioni, affinché le genti nonostante la Chiesa di Cristo sia rapita, la potenza di Dio potrà essere manifestata mediante questi due testimoni. La potenza di Dio sarà manifestata sopra i loro nemici, ossia i nemici della Parola di Dio (Ap 11,5).

     Quando Elia era in cima d’un monte, dietro ordine del Re Acazia, andarono per arrestare Elia (2 Re 1,9-10). Elia fece scendere dal cielo fuoco. Elia farà la medesima cosa durante il «giorno del Signore». Durante il regno del Re Acab, Elia ebbe il potere di serrare i cieli e per 3 anni e ½ (1 Re 17,1; 18,1,2). Per questo crediamo che Elia è uno dei due testimoni perché ha le stesse caratteristiche descritte nell’Apocalisse 11,6.

     Questi anni del «giorno del Signore» saranno un tempo orribile, dove il Signore punirà il mondo per aver rigettato il suo Figlio. Si potrebbe pensare che in un tempo simile la gente si pentirà e verrà al Signore. Ma, invece di rivolgersi a Dio e chiedergli perdono, lo bestemmieranno e gli chiuderanno il pugno in segno di sfida (Ap 16,9). Tutto quello che Dio ha profetizzato nella sua Parola, verrà a compimento. Mentre riguardo a tutti quelli che affermano d’essere profeti di Dio, se ciò che hanno profetizzato non s’adempirà, non procede altro che dalla propria mente. Sperando almeno che siano in buona fede e non lo facciano per avido guadagno. [N.d.R.: Ma ciò non li scuserà dinanzi a Dio, ossia se hanno proclamato cose false.]

     Fratello Nicola, il tuo parere sarà gradito. {7 gennaio 2009}

 

 

2.  ALCUNE OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): Ammetto che questo non è uno dei temi che mi appassiona più di tanto. Già in passato mi è stata fatta questa domanda nelle chiese o dai miei studenti, ed ho dovuto perciò riflettere in merito. Su questo tema ho anche già scritto per rispondere a coloro che si ritengono di essere profeti particolari e addirittura «l’Elia che deve venire», pur essendo essi Gentili. [► Profeti di Ap 11 saranno Gentili?] In particolare intendo qui l’autonominato e defunto «profeta» modalista W.M. Branham [ Branham, profeta maggiore ed Elia?] e un suo seguace africano, Emile Okoka, che volentieri ne prenderebbe il posto [ Emile Okoka è l’Elia escatologico?]. Quello che segue, vuole aiutare alla riflessione per addivenire a un quadro più completo.

     Partiamo da qualche nota preliminare al testo dl mio interlocutore.

     ■ I profeti andarono fino a Giovanni Battista, l’Elia che doveva venire. Nell’AT specialmente  Mosè, Samuele ed Elia furono chiamati espressamente profeti, quindi non Enok, Noè e Sansone (era un giudice). Noè venne chiamato nel NT onorificamente «predicatore di giustizia» (2 Pt 2,5). Di Enok si cita un apocrifo come letteratura, che attesta che lui proclamò qualcosa, ma ciò non è attestato nell’AT. Nella Bibbia i profeti teocratici iniziarono solo con Samuele (At 3,24; Eb 11,32).

     ■ Gli Israeliti che, durante il «giorno del Signore», crederanno che Gesù è il loro Messia (identificati con la «donna» protetta dal Signore nel deserto, Ap 12,6), saranno molto più numerosi dei solo 144.000, che saranno solo una minoranza di maschi e vergini.

     ■ Di per sé il testo biblico recita letteralmente così: «Ed Enok camminò con Dio; egli non era più qui, perché Dio lo tolse via» (Gn 5,24). Se avessimo soltanto questo brano, dovremmo concludere che qui non è scritto espressamente che Dio lo rapì da vivo, né tanto meno che lo avesse rapito in cielo. Chiaramente un gran ruolo lo ha avuto la tradizione giudaica. In ogni modo, il NT sembra darci la possibile interpretazione: «Per fede Enok fu trasportato, perché non vedesse la morte; e non fu trovato, perché Dio l’aveva trasportato; poiché avanti il trasporto, egli ha avuto la testimonianza che è piaciuto a Dio» (Eb 11,5). Quindi l'autore dell'epistola agli Ebrei non aveva dubbi che fosse stato tolto via «perché non vedesse la morte». Che significa però tale espressione? Chi segue la tesi del rapimento nella trascendenza, potrebbe dire che Enok fosse stato trasportato nell'aldilà senza morire. L'altra possibilità è però che Enok fosse stato tolto via da questo mondo, perché non vedesse non la sua morte personale, ma quella universale, che sarebbe venuta mediante il diluvio (v. 7; Gn 5,28ss; 6,8ss). Il brano non spiega sufficientemente questa questione. Meraviglia che Giuda non parli di questo fatto, pur citando in qualche modo un apocrifo del tempo (Gd 1,14s).

 

Altri aspetti li affronteremo sotto. I due testimoni escatologici saranno proprio Enok ed Elia? È possibile, ma non vi è sicurezza, visto che la Bibbia tace in merito. Di per sé non è neppure importante sapere chi siano. Se ho accettato di leggere criticamente le argomentazioni sopra esposte, è perché voglio usare l’occasione per una lezione di ermeneutica, ossia su come interpretare correttamente i dati biblici, specialmente quando essi sono esigui. Il pericolo è di partire da una certa tesi indimostrata (assunto) e poi di «rimpolparla» con argomenti derivati e non direttamente probatori, che costruiscono l’uno sull’altro, senza dimostrare veramente nulla di concreto; nonostante ciò, si pensa, alla fine, di aver dimostrato qualcosa e si insegna che le cose stiano «biblicamente» così. Veramente dimostrato è solo ciò, di cui c’è un’evidenza chiara e incontrovertibile; il resto è fatto di ipotesi.

     Sui due testimoni escatologici quali persone concrete ci sono varie ipotesi. Quelle maggiori e più credibili sono le seguenti due. Poi farò seguire alcune obiezioni e, infine, una mia proposta. Evito di parlare in dettaglio del «giorno del Signore», rimandando al riguardo al seguente ampio articolo: «La tribolazione», pubblicato in Escatologia biblica essenziale. (Escatologia 1, pp. 246-269).

 

     Enok ed Elia: Tale ipotesi si basa sull’assunto che tutti i mortali debbano morire. Perciò questi due credenti dell’AT, non ancora morti, dovrebbero tornare per avere il destino di tutti i figli di Adamo (Eb 9,27).

     Il fatto che Elia deve tornare, per preparare la via del Signore, è annunciato in Malachia 4,5s; 4,5s (cfr. Is 40,3ss). Gesù vide tale funzione come adempiuta in Giovanni Battista (Mt 11,13s; 17,11s); sennonché il rifiuto di Gesù come Messia da parte del giudaismo, gli impedì di «ristabilire ogni cosa» e fece rimandare il ritorno del Signore in gloria, per regnare, alla fine dei tempi. La «dinamica predizionale» (cfr. nel Manuale Teologico dell’Antico Testamento, p. 138) permette un adempimento quale «caparra» in vista del compimento finale e pieno. Quindi, l’avvento di Giovanni Battista nella sua funzione preparatrice non toglie un adempimento completo della predizione di Elia in modo personale oppure in un servitore, che agirà come lui. Di Enok parleremo sotto nelle obiezioni.

 

     Mosè ed Elia: Questa accoppiata è data dal fatto che i due testimoni escatologici faranno cose che solo loro hanno fatto al loro tempo. Fu Mosè che ebbe «potestà sulle acque, per convertirle in sangue» e che percosse «la terra con qualunque piaga» (Ap 11,6; Es 4,9; 7,19.21; 9,14). Fu Elia che ebbe «potestà di chiudere il cielo», perché non cadesse «alcuna pioggia» (Ap 11,6; 1 Re 17,1; 18,1.41.44). Quindi, potrebbe essere verosimile che tali due testimoni saranno Mosè ed Elia oppure due servitori, che agiranno come loro. A ciò si aggiunga che chi segue questa ipotesi, fa notare che sul monte della trasfigurazione c’erano loro due, e non Enok, a conversare con Gesù (Mt 17,2ss). E cioè tali «due uomini… appariti in gloria, parlavano della dipartenza che egli stava per compiere in Gerusalemme» (Lc 9,30s).

 

     Obiezioni alle due ipotesi: Il teorema di Enok si basa sull’ipotesi che ogni mortale debba morire prima o poi. Da nessuna parte viene espressamente detto che si tratta di loro; siamo perciò nel campo delle supposizioni. I libri apocrifi del giudaismo sembrano confermare la figura «profetica» ed escatologica di Enok, attribuendo a lui un libro sulla fine dei tempi. Mai viene detto che Enok sia stato un profeta d’Israele, essendo vissuto ancor prima di Noè. Quanto a Giuda 1,14-15 starei molto attento, trattandosi di una citazione tratta probabilmente da un apocrifo (anche Paolo citò un poeta cretese come appoggio alla sua tesi); in ogni modo il testo parla del ritorno del Signore Dio in giudizio, non di Cristo, essendo un testo giudaico. Inoltre Malachia 4,5s è stato interpretato da Gesù come riferentesi a Giovanni Battista.

     Si dimentica comunque un aspetto importante: nessun mortale può esistere fisicamente nella trascendenza, senza essere trasformato al momento del rapimento mediante una risurrezione o senza che il mortale venga sopravvestito mediante l’incorruttibile. Così sarà per i credenti viventi al momento del rapimento o della resurrezione (2 Cor 5,2ss; 1 Ts 4,17). Ammesso e non concesso che Enok ed Elia non avessero gustato la morte, per essere nel Paradiso, devono essere stati rivestiti di incorruttibilità (cfr. 1 Cor 15,53s), come una primizia e una caparra delle cose future; infatti chi è corruttibile renderebbe contaminato l’aldilà e il regno di Dio (v. 50). Un problema, però, si pone qui con le affermazioni del NT, secondo cui Gesù come primo risuscitato è il «primogenito dai morti» (Col 1,18; Ap 1,5). Quindi, nessuno, che sia mai stato «rapito» nella trascendenza, può aver ricevuto il corpo di risurrezione prima di Cristo; per quanto possiamo immaginarci, essi dovrebbero aver gustato la morte fisica come tutti i mortali, non essendoci lì le condizioni, che noi sappiamo, che corpi fatti di carne e sangue possano sopravvivere in altre dimensioni, senza una qualche trasformazione.

     Abbiamo visto sopra che Genesi 5,24 non afferma espressamente che Enok fosse stato rapito nella trascendenza, ma che Dio lo tolse via; è difficile dire che cosa sia veramente successo. Abbiamo visto sopra che Ebrei 11,5 chiarisce alcune cose, ma non dà l'ultima risposta se si trattasse della sua propria morte o della morte di massa mediante il diluvio; in fin dei conti si parla di «vedere» e non di «gustare» la morte.

     Nel caso di Elia, la «coreografia» del carro di fuoco serviva a Eliseo e agli altri per evitare che nascesse una venerazione del profeta (anche il corpo di Mosè fu seppellito da Dio per evitare l’idolatria; Dt 34,6). È difficile per un corpo umano stare nel fuoco e non bruciarsi interamente; chiaramente parliamo di ciò che conosciamo nella nostra esperienza (un caso straordinario, ma momentaneo, è stato quello degli amici di Daniele, Dn 3,20-26; coloro  che li buttarono nella fornace furono inceneriti, v. 22; insieme a tali tre uomini fu visto un quarto personaggio, vv. 24s). Eliseo vide il suo maestro salire al cielo (ossia andare il alto) in un turbine (2 Re 2,11), ma l’autore non spiegò che cosa successe poi di lui e del suo corpo.

     Si noti inoltre che Ebrei 9,27 afferma ciò che normalmente avviene agli uomini, essendo una legge generale, secondo cui non si possa morire due volte (contro la reincarnazione che trovava simpatie tra alcuni rabbini). Tale verso non afferma che, poiché tutti gli uomini devono immancabilmente morire, anche quelli rapiti da Dio devono tornare in terra per farlo; come abbiamo visto sopra, non sappiamo che cosa sia accaduto veramente ai «rapiti» dell'AT. Inoltre, ciò dovrebbe anche applicarsi ai rapiti della chiesa alla fine dei tempi (1 Ts 4,17) e ai 144.000 ebrei (Ap 14,1 monte Sion; v. 3 davanti al trono); essi però subiranno una trasformazione tale che diverranno istantaneamente dei risorti.

 

     Chi è stato glorificato, non può morire nuovamente: Si noti che in Malachia 4,4ss Dio ingiunse agli israeliti di ricordarsi di Mosè (la Legge) e di aspettare Elia, non ambedue. Elia, per poter accedere alla trascendenza da vivo (se così fosse mai stato), doveva essere stato trasformato al momento del suo rapimento; e se le cose fossero state veramente così, avendo egli oramai un corpo glorificato, non potrebbe morire nuovamente.

     Inoltre, se si accetta l’ipotesi che il rapimento escatologico precede il «giorno del Signore» e si fa coincidere tale evento con il momento escatologico (giorno del Signore), in cui Giovanni è stato rapito misticamente al cielo (Ap 1,10; 4,1), allora Enok, Mosè ed Elia sono stati resuscitati o trasformati al più tardi qui, ottenendo un corpo glorioso; perciò non possono morire nuovamente sulla piazza di Gerusalemme.

 

     Due servitori simili a Mosè ed Elia: Abbiamo visto che Israele aspettava Elia e che Gesù disse che Giovanni Battista lo era in qualche modo («E se lo volete accettare…»; Mt 11,14). Ciò significa allora che tali due testimoni escatologici agiranno con caratteristiche simili a Mosè e a Elia, quasi agissero nel loro spirito.

     Voglio portare un esempio molto attinente. I «due ulivi» ricordano, quanto ad espressione, il governatore Zerubabele e il sacerdote Giosuè, al tempo del ritorno dalla cattività (Zc 4,3.11). Essi furono coraggiosi nel tornare in patria e nel ricostruire la casa di Dio (v. 9), furono chiamati «unti» (v. 14) e stavano in connessione col candelabro (vv. 2s). Similmente dei «due testimoni» dell’Apocalisse fu detto: «Questi sono i due ulivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signore della terra» (Ap 11,3s). Sarebbe affrettato identificare gli uni con gli altri. Ciò mostra che con i paralleli bisogna stare molto attenti; una cosa sono le similitudini, altra cosa sono le identificazioni.

     Il testo non parla di testimoni, che proveranno dalla trascendenza. Leggendo il testo senza preconcetti, tutto sembra contestuale all’immanenza di quei tempi; ossia si tratterebbe di persone nate e vissute alla fine dei tempi e operanti come proclamatori del Signore, aventi una particolare vicinanza a Lui. Alcuni tratti li assomigliano, ora a questo uomo di Dio dell’antichità, ora a quello, specialmente a Mosè e ad Elia. Come detto, però, si tratta di somiglianze, non di identificazioni. Questa ipotesi mi sembra quella più praticabile e soddisfacente. Poi il resto è un mistero che solo Dio sa.

 

I due profeti apocalittici? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Due_profeti_apocalittici_Avv.htm

14-01-2009; Aggiornamento: 22-05-2012

 

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