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La questione del lettore
▲
Una questione che
mi ha presentato un Testimone di Geova e che giro a te, è la seguente: «Gesù
Cristo non è mai chiamato l’Onnipotente. Ecco perché per noi non è Dio».
Contrariamente a quanto afferma lui, però, leggendo il brano d’Apocalisse
1,4-8,
vediamo che Gesù viene definito
«colui che è, che era e che viene» (v. 4). E alla fine il Signore Dio si autodefinisce «colui che è, che era e
che viene, l’Onnipotente» (v. 8). Non è
singolare?
Sappiamo che colui che deve venire è Gesù! Mi sfugge qualcosa? Puoi aiutarmi? {Gaio
Rannuni, ps.; 28-11-2007}
La risposta ▲
La dicotomia
predizionale
Si noti che anche in Ap 1,7 è scritto: «Ecco, egli viene con le nuvole
e ogni occhio lo vedrà». Questa ambivalenza fra ciò che dice il Signore Dio
(vv. 4.8) e ciò che realizzerà il Messia (vv. 5.7) è la tipica dicotomia
predizionale
dell’AT, in cui Jahwè annunziò di venire per istaurare il regno, ma poi venne in
pratica nel Messia-Re. Ecco qui di seguito un unico ed esemplare esempio.
■ Nell’Antico Testamento: «La voce d’uno grida: “Preparate nel deserto
la via di Jahwè, appianate nei
luoghi aridi una strada per il
nostro Dio! 4Ogni valle
sia colmata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano
livellati, i luoghi scabri diventino pianura. 5Allora la
gloria
di Jahwè sarà rivelata, e ogni
carne, a un tempo, la vedrà; perché la bocca di Jahwè l’ha detto”» (Is
40,3ss). La Settanta (traduzione greca dell’AT) ha tradotto Jahwè con Kyrios
«Signore».
■ Nel Nuovo Testamento: «Di lui [= Giovanni Battista] parlò infatti il
profeta Isaia quando disse: V’è una voce d’uno che grida nel deserto: “Preparate
la via del Signore, addirizzate i
suoi sentieri”» (Mt 3,3). Qui Kyrios «Signore» si riferisce a Gesù
Cristo, di cui Giovanni era precursore e araldo (cfr. Mc 1,1-4; Lc 3,3-6; Gv
1,22ss). L’unica gloria contemplata dagli uomini e di cui Isaia parlò, fu quella
del «Logos di Dio», di Gesù Cristo: «E noi abbiamo contemplata la
sua gloria, gloria come Unigenito
presso al Padre» (Gv 1,14; cfr. v. 18).
Per l’approfondimento si veda in Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000), nell’articolo «La deità del Messia»
(specialmente «La conformità fra il Messia e Dio», p. 117; e «Il Messia è Dio»,
pp. 118ss). Cfr. anche in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica
essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l’articolo
«Jahwè e l’escatologia», pp. 116-121 (specialmente «4. Avvento di Jahwè in
connessione con Davide» e «5. Simbiosi fra Jahwè e Messia», pp. 120s).
Nell’AT vene
continuamente annunziato l’avvento
personale di Jahwè; ma quando finalmente viene, ecco che è venuto nel «nuovo
Davide», nel Messia-Re. Anche nell’Apocalisse c’è la stessa logica: il Signore
Dio afferma che viene, ma a venire in terra per regnare sul mondo sarà in
effetti il Messia, suo Figlio (Ap 19s), poiché Dio verrà in Lui, essendo Egli
Dio da Dio: «Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il
principe dei re della terra… 7Ecco, egli viene con le nuvole e ogni
occhio lo vedrà» (Ap 1,4.7).
L’onnipotente
Rimane aperta ancora la seguente questione del seguace della Torre di Guardia:
«Gesù Cristo non è mai chiamato l’Onnipotente. Ecco perché per noi non è Dio».
■ Nell’Antico Testamento: Per prima cosa il termine «onnipotente» non
esiste nel testo ebraico dell’AT, sebbene si traduca così il nome divino ’el
šaddaj; ’el era un sostantivo comune che significava «potente,
potere» e šaddaj intendeva «cima, apice, sommità». Tale nome significa
perciò in effetti «Potente della cima (o che sta all’apice)» ed è un termine
arcaico che dapprima fu affiancato da ’el ’ëlejon
«Potente altissimo» e poi fu sostituito da quest’ultimo (rimase solo in poesia,
cfr. in italiano Padreterno). Per l’approfondimento cfr. in Nicola Martella,
«Potente (Dio)»,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002), pp. 227s.
Mi sono fatto la briga di andare a controllare a uno a uno i brani in cui in
italiano compare il termine Onnipotente. È interessante notare che nella Torà la
Settanta tradusse ’el šaddaj semplicemente con
Theós «Dio», come se šaddaj non ci fosse o fosse solo un
rafforzativo trascurabile di ’el «potente» (Gn 17,1; 28,3; 35,11; 43,14;
48,3; Es 6,3; Nu 24,4.16).
Il primo luogo in cui šaddaj ricorre da solo e viene tradotto è in Rt
1,20s con hikanós «sufficiente [a se stesso]».
Solo in Giobbe šaddaj venne tradotto solo a volte con
pantokrátōr (da pan «tutto, ogni» e krataiós
o kraterós «forte, robusto, vigoroso, potente»; cfr. in italiano cratere;
Gb 5,17; 11,7; 22,17.25; 23,16; 27,11.13; 32,8; 33,4; 34,10.12; 35,13). Ciò non
avviene però sempre, traducendo spesso šaddaj semplicemente con Kyrios
(Gb 6,4.14; 8,3.5; 13,3; 21,20; 22,3.23.26; 24,1; 27,1; 31,35). In certi casi
per šaddaj c’è addirittura Kyrios pantokrátōr (Gb 15,25) o
hikanós (Gb 21,15; 31,2; 40,2) oppure addirittura il semplice pronome (Gb
27,10) o niente (Gb 29,5); in ebraico šaddaj sta in Gb 37,23, ma in greco
compare pantokrátōr nel v. 22. Si noti che nello stesso capitolo
šaddaj viene tradotto in greco in modi differenti (p.es. Gb 21s; 27); ciò
mostra che non era così importante il significato.
Nel resto dell’AT ricorre quanto segue. In Salmo 68,14 (= LXX 67,15) non
c’è pantokrátōr. Nel Salmo 91,1 (= LXX 90,1) per
šaddaj c’è «Dio del cielo». In Is 13,6 c’è semplicemente «Dio». In Ez 1,24
«come la voce di šaddaj» non viene tradotto. In Ez 10,5 ’el šaddaj
viene tradotto con Theòs Saddai, come fosse un nome! In Gle 1,15
«devastazione mandata da šaddaj» è tradotto con «pena da pena (o
tribolazione da tribolazione)».
■ Nel Nuovo Testamento: Dapprima Kyrios pantokrátōr
ricorre come un’indistinta citazione dell’AT in 2 Cor 6,18 (l’autore citò a
senso e mise insieme parti di versi di varie brani).
Poi il resto delle ricorrenze di pantokrátōr si trova tutto in
Apocalisse. Qui serve per distinguere le persone della Deità e ciò è dovuto
all’incarnazione di Cristo (cfr. Fil 2,5ss; Gv 1,1s.14). Nell’Apocalisse Dio
Padre è chiamato «Signore Dio, il pantokrátōr» o «Colui che siede sul
trono», essendo attualmente l’autorità suprema a causa dell’incarnazione di Dio
Figlio (lo Spirito Santo è attualmente sulla terra e nella chiesa); il
riconoscimento universale di Cristo e la sua investitura è ancora futura! (Ap
5). Nell’Apocalisse Gesù compare specialmente per la sua funzione storica di
redenzione come «l’Agnello». Egli viene visto sul trono di Dio, in simbiosi con
Lui e come ricevente gli onori che sono destinati solo a Dio. L’Agnello realizza
storicamente ciò che il Signore Dio annuncia di fare personalmente. Questa
dicotomia predizionale è il «mistero di Cristo».
«Il Signore Dio che è, che era e che viene, il pantokrátōr» (Ap 1,8), è
menzionato subito dopo l’annuncio dell’avvento di Gesù (v. 7). Anche in Ap 4,8
si parla del «Signore Dio, il pantokrátōr, che era, che è, e che viene».
In Ap 11,17 in un’anticipazione della fine il «Signore Dio, il pantokrátōr»
viene ringraziato per aver «assunto il regno». In Ap 15,3 il «Signore
Dio, il pantokrátōr» viene chiamato «Re delle nazioni». Poi questa
espressione ricorre in Ap 16,7 unitamente ai giudizi veraci e giusti; nel v. 14
viene ricordata la «battaglia del gran giorno del Dio pantokrátōr». Dopo
la caduta di Babilonia, viene innalzata la lode universale «poiché il Signore
Dio nostro, il pantokrátōr, ha preso a regnare» (Ap 19,6).
Ciò che segue non è però l’avvento di «Colui che siede sul trono», ma la
scena è tutta per l’Agnello! (Ap 19,7ss). Poi a venire è infatti il «Logos
di Dio» (cfr. Gv 1,1s.14), riconoscibile dalla veste tinta di sangue (Ap 19,13).
Quanto preannunziato per «Colui che siede sul trono», viene adempiuto dal «Logos
di Dio»: «E dalla bocca gli usciva una spada affilata per percuotere con essa
le nazioni; ed egli le reggerà con una verga di ferro, e calcherà il tino del
vino dell’ardente ira del Dio pantokrátōr. 16E sulla veste e sulla
coscia porta scritto questo nome:
Re dei re, Signore dei signori»
(19,15s). È Lui a realizzare la battaglia escatologica preannunziata in Ap 16,14
(19,19ss; 20,8s). È Lui ad assumere il regno annunziato in Ap 11,17 (20,4.6). È
lui a diventare il «Re delle nazioni» (15,3).
Questa è la dicotomia predizionale della Bibbia: Dio annunzia di venire
personalmente e viene nel «Logos di Dio» (Theòs pròs tòn Theón «Dio
presso Dio»; Gv 1,1s), nel Figlio di Dio! «Colui che siede sul trono» e
l’Agnello, sebbene distinti come personalità, sono presentati come un’unità: il
«Signore Dio, il pantokrátōr, e l’Agnello sono il suo tempio» (Ap 21,22),
ossia l’unico luogo d’adorazione della nuova Gerusalemme.
«La benedizione e l’onore e la gloria e l’impero, nei secoli dei secoli»
da parte di tutte le creature valgono per ambedue (Ap 5,13). L’ira dell’uno è
anche quella dell’altro, sebbene in Ap 6,16s sia evidenziata specialmente «l’ira
dell’Agnello; 17perché è venuto il gran giorno della
sua ira, e chi può reggere in piè?» (cfr. Ap 19,15 l’Agnello
esecutore «dell’ardente ira del Dio pantokrátōr»). Ribadiamo che questo è
il «mistero di Cristo».
La
corrispondenza dinamica
Nella logica e nella matematica si afferma che se A = X e B = X,
allora A = B! Nell’Apocalisse avviene proprio ciò.
■ Jahwè disse nell’AT: «Io sono il
primo e sono
l’ultimo, e fuori di me non v’è Dio»
(Is 44,6; 48,12). Il Signore Dio dice nell’Apocalisse: «Io sono
l’alfa e l’omega» (Ap 1,8), «il
principio e la fine» (Ap 21,6). Solo chi è tale, è Dio.
■ Gesù dice (cfr. Ap 22,16): «Ecco, io vengo improvvisamente, e il mio
premio è con me per rendere a ciascuno secondo che sarà l’opera sua. 13Io
son
l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine» (vv.
12s). «Io sono il primo e l’ultimo,
e il Vivente; e fui morto, ma ecco son vivente per i secoli dei secoli» (Ap
1,18; 2,8).
Se due persone
dicono di essere
la stessa cosa, appartengono alla stessa categoria. Ambedue dicono di sé
di essere «il primo e l’ultimo» (= alfa e omega = principio e fine) e di
stare per venire per regnare. Qui sia il Padre sia il Figlio sono parte della
stessa categoria, che noi chiamiamo «Dio», e formano in essa un’unità.
Questa corrispondenza logica si può vedere anche e proprio nel fatto che viene
detto sia di Dio Padre sia di Gesù, che è «colui che è, che era e che viene»
(Ap 1,4.7.8); infatti colui che «viene con le nuvole», verrà visto anche
da «quelli che lo trafissero» (v. 7; venire con le nubi era espressione
della teofania divina; Dt 33,26; Sal 97,1s; Gle 2,1s; Na 1,3; cfr. 1 Ts 4,17).
In effetti a venire in terra per regnare sarà solo l’Agnello, chiamato il «Logos
di Dio» e «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,13.16). Il Signore Dio verrà
in Lui, poiché l’Agnello è il «Logos di Dio» (Ap 19,13) e «Dio presso Dio» (Gv
1,1s) e come tale porterà alla realizzazione di quei piani storici ed
escatologici che nell’AT Jahwè aveva annunziato di realizzare personalmente ed
esclusivamente.
Questo è il «mistero di Cristo» (Ef 3,4; Col 4,3), dinanzi al quale si
può solo adorare; e, adorando, si riesce a capirlo un po’.
►
Deità, pluralità e unità? Parliamone
{Nicola Martella} (T)
►
I Geovisti e il loro direttorio mondiale {Nicola Martella} (A)
►
Il Cristo della Bibbia e quello dell’esoterismo {Emilio Spedicato - Nicola Martella} (T/A)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Deita_dicotomia_Ori.htm
03-12-2007; Aggiornamento: 14-10-2008
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