Il lettore, stimolato da un altro tema di discussione,
formula qui di seguito una tesi riguardo al peccato e allo scopo della legge
mosaica e cerca di dimostrarla. A essa risponde Nicola Martella con osservazioni
e obiezioni, quindi con un’antitesi. Sia il lettore stesso ad approfondire
ulteriormente le questioni e a trarre le sue eventuali conclusioni.
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1. La tesi
{Guerino De Masi}
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Caro Nicola, grazie
per la tua risposta che di rimbalzo affronta l’altro argomento di «peccato e
peccati». [►
Pena di morte e nuovo patto? Parliamone]
Ho letto il tuo rimando su peccati e loro differenziazione e capisco il pericolo
delle antitesi: tra bonisti e legalisti. [►
Peccati e loro differenziazione]
A mio modesto parere, questo rischio è scongiurato quando ci atteniamo alle cose
certe che la Parola c’indica.
■ Innanzitutto, tutti hanno peccato.
■ Il peccato è la trasgressione della legge di Dio. E su questo non ci
«dovrebbe» piovere!
■ I comandamenti sono qua a indicarci come ogni uomo è trasgressore e
impossibilitato di soddisfare tutta la legge di Dio.
■ La trasgressione verso uno dei comandamenti ci rende colpevole verso tutti gli
altri.
La sola
differenziazione che trovo è quella in Corinzi dove è specificata la maggior
gravità del peccato d’adulterio e/o fornicazione in quanto tale peccato
coinvolge il nostro corpo che è «tempio» dello Spirito Santo. Unire il corpo
alla prostituta equivale a rendere il corpo di Cristo membra d’una prostituta.
Di là la raccomandazione esortazione: «Fuggite la fornicazione» (1 Cor
6,12-20).
Anche se s’entra in un’altro tema, gradirei le tue considerazioni. Grazie. Dio
benedica questo prezioso sito {14-12-2007}.
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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È evidente che ogni
patto biblico abbia la sua legge. Come il patto mosaico si aggiunse come
estensione etnica della «fase amministrativa» (cfr. Gn 17; 26,5) del patto
abramitico (Gn 15), così anche nel nuovo patto alla «fase salvifica» si aggiunge
quella amministrativa. Ciò che salva è la grazia di Dio, ma a questa segue un
mutamento in chi è stato redento e a lui Dio chiede l’ubbidienza.
Affermare quindi che lo scopo di una legge sia solo di mostrare la
trasgressività o peccaminosità dell’uomo, è come dire che lo stato fa le leggi
per fare maggiori ed esose contravvenzioni. Lo scopo di una legge è quella di
educare alla giustizia, di regolare rapporti giusti all’interno di una compagine
sociale, di impedire il male, l’arbitrio e la corruzione morale e di sanzionare
in modo giusto le eventuali trasgressioni (cfr. 2 Tm 3,16s). Che una legge
mostri che essa venga trasgredita, non è l’intento principale, ma l’efflusso del
fatto che l’uomo è debole e incline al male (Rm 7,7ss.14ss.23ss).
La critica del NT della legge mosaica era derivata dal fatto che, nei secoli fra
i due Testamenti, gli accenti furono spostati dalla grazia giustificante
all’ubbidienza quale dimostrazione di una giustizia personale, intesa anch’essa
in senso giustificante. Così al tempo di Gesù e degli apostoli, si dava
all’ubbidienza della legge mosaica (e anche della tradizione) un aspetto
salvifico. Non a caso, durante il concilio interecclesiale di Gerusalemme, i
Farisei divenuti cristiani ritenevano che la circoncisione e l’ubbidienza della
legge fossero assolutamente necessarie alla salvezza dei Gentili (At 15,1.5).
Pietro insisté però sull’esperienza dello Spirito rigenerante sia nei Giudei,
sia nei Gentili divenuti cristiani.
Perciò Paolo sentenziò: «Per le opere della legge nessuno sarà giustificato
al suo cospetto; poiché mediante la legge è data la conoscenza del peccato»
(Rm 3,20). La legge mosaica ha certamente reso comprensibile il bisogno dei
credenti riguardo a una giustificazione di Dio basata sulla grazia (Rm 5,20s).
La grazia non diventa però una licenza al peccato (Rm 6,14ss), ma rende «servi
della giustizia» (v. 18; cfr. v. 13) e spinge alla santificazione (v. 19).
Nell’antico patto la legge venne data a chi era già entrato nel patto abramitico
e aveva sperimentato la liberazione dall’Egitto. Come detto, il patto mosaico
rappresentava l’estensione etnica della fase amministrativa del patto
abramitico, perciò quest’ultimo non poté essere abrogato dall’altro (Gal 3,17).
Anche nel nuovo patto alla grazia immeritata segue la fase amministrativa.
Infatti nessun patto potrebbe funzionare nella pratica solo basandosi sulla
grazia, poiché i deboli, i furbi, gli immaturi, eccetera si approfitterebbero
degli onesti, misericordiosi, leali, eccetera. Nel nuovo patto c’è la «legge
dello Spirito della vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2). Il cristiano rigenerato
si trova sotto la «legge di Cristo» (1 Cor 9,21), legge che vuole essere
adempiuta (Gal 6,2). Già Gesù diceva ai suoi discepoli: «Se voi mi amate,
osserverete i miei comandamenti» (Gv 14,15.21; 15,10.14). L’osservanza dei
comandamenti del Signore quale afflusso dell’amore per Lui, fu evidenziato già
nell’AT (Es 20,6; Dt 5,10; 7,9; 11,1.13.22; 19,9; 30,16; Gs 22,5; Ne 1,5; Dn
9,4). Non era quindi nulla di particolare che fosse ricordato anche nel nuovo
patto (1 Gv 5,3; 2 Gv 1,6).
Già al tempo di Paolo succedeva che alcuni credenti, poco inclini al lavoro,
vivessero a spese di altri; ciò era un’ingiustizia da denunciare (2 Ts 3,10ss).
Anche all’interno del nuovo patto, i rapporti fra i generi all’interno del
matrimonio, fra datori di lavoro e dipendenti, fra genitori e figli, fra persone
diverse, eccetera necessitano di direttive alfine di essere regolamentati e
amministrati e per evitare il soggettivismo, l’arbitrio, le prevaricazioni, il
lassismo e il caos. Perciò, sebbene il nuovo patto non sia regolato dalla legge
mosaica, non è senza legge e senza comandamenti (cfr. 1 Cor 7,10; 14,37; 1 Ts
4,2; 2 Pt 3,2; Ap 12,17; 14,12). L’ubbidienza ai comandamenti è la prova del
nove di una fede efficace, che ha accettato la grazia di Dio, e della
rigenerazione (1 Gv 2,3ss; 3,22.24; 4,21; 5,2s). Tutte le compagini sociali,
quindi anche la chiesa e le chiese, devono essere amministrate, affinché in esse
regni il decoro, l’ordine (1 Cor 14,40) e la pace (senza giustizia non c’è pace)
e si possa in esse elogiare gli ubbidienti, educare alla giustizia, attestare la
verità, dare ragione agli innocenti, dare torto a chi non ha ragione, ammonire i
trasgressori, rimproverare i ribelli, contrastare il male ed espellere i
malvagi.
Certo anche la legge del nuovo patto mostra le insufficienze dei credenti e il
bisogno della grazia di Dio. È nella grazia che i credenti sono saldi (Rm 5,2; 1
Pt 5,12), poiché è essa a rendere il cuore saldo (Eb 13,9). Non è mai stata però
la pretesa di una legge di creare una giustizia perfetta o di redimere. Come
detto la legge è data a chi è già nel patto di grazia e all’interno di
quest’ultimo vuole regolamentare i rapporti e presentare le rivendicazioni di
Dio verso coloro che Egli ha già salvato.
Per l’approfondimento si vedano in
Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), gli
articoli: «Patto (Dinamica del ~)», p. 263; «Patto amministrativo», p. 263;
«Patto di grazia», p. 265; cfr. qui anche «Patti di Dio», pp. 254-260. |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Comandamenti_scopo_Lv.htm
21-12-2007; Aggiornamento: 15-05-2009
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