Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ANIMALI E LOGICA DEI SACRIFICI

 

 di Nicola Martella

 

 

1.  LE QUESTIONI: Un lettore ha richiesto il mio intervento riguardo a una questione dibattuta fra lui e suoi amici. «Caro Nicola, ecco una domanda per te... Ed ecco anche un paio di risposte che ho ricevuto. Invoco su di te le Sue benedizioni». {Sandro Bertone; 17-12-2010}

 

     ■ Un credente gli ha posto la seguente questione: «Confesso che, oggi, il mio più grave fardello è costituito dal fatto che trovo difficile comprendere la logica dei sacrifici. Sarò certamente eretico, ma se posso capire i pagani, che non avevano altri mezzi, non riesco a capire la necessità per Elohim di annusare il profumo di olocausti e vedere sangue versato. Onestamente, non ho barlumi di comprensione, a cui aggrapparmi; se me ne puoi dare qualcuno, ti sarò grato… Alfa, ps.».

     Egli ha scritto ad alcuni suoi contatti: «Mi aiutate a dare una risposta? Magari anche più di una... Grazie, Sandro».

 

     ■ Un altro credente gli ha risposto: «Caro Sandro, consiglierei vivamente al fratello in questione di leggere con attenzione l’epistola agli Ebrei, nella quale questi argomenti vengono trattati. Il sistema degli olocausti e dei sacrifici mostrava la necessità di una vittima per riconciliare l’uomo con Dio. Evidentemente il sangue di animali non bastava (Ebrei 10), perciò è stato necessario un sacrificio eccellente (Cristo). Un caro saluto in Cristo… Beta, ps.».

 

     ■ Ecco, infine, un terzo intervento: «Caro Sandro, la risposta di Beta, ps. è sufficiente da sola alla comprensione del fatto dal punto di vista teologico. Chi pensa con orrore ai sacrifici, forse non si accontenterà, perché alla base c’è una distorsione del pensiero dovuta alla «filosofia animalista», dove non c’è differenza fra uomo e animali. Sono gli stessi che si chiedono se il sacrificio di Gesù non valga anche per il loro gatto! A queste persone bisogna ricordare che prosciutto, mortadella, coppa, mocetta, capocollo, bresaola, salame, petto di pollo, bistecche, arrosti, pesce, bottarga, ecc., ecc. si ottengono con «sacrifici» di animali, non per Dio, ma per il ventre dell’uomo, e lì va tutto bene, anche se finisce tutto... in cacca. Espresso in altro modo: per il mio stomaco va bene, ma… Dio come osa? Ben scrisse l’Apostolo: “...il cui dio è il ventre”! Vedi, dunque, se questa riflessione ti può essere utile. Ciao… Gamma, ps.».

 

 

2.  ALCUNE RISPOSTE: Vi è una grande ignoranza oggigiorno, anche fra i cristiani, riguardo ai sistemi sacrificali, che nei millenni passati hanno caratterizzato i vari tipi di paganesimo, il cui cuore era spesso il sacrificio umano; uno studio approfondito dell’AT mostra tale prassi usuale e diffusa, che venne copiata anche da israeliti apostati (figli sacrificati Dt 18,10; 2 Re 16,3; 17,17; 21,6; 23,10; Gr 32,35; Ez 16,21; 20,26.31; 23,37; uomini scannati ritualmente Os 13,2; figli scannati ritualmente in culti esoterici Is 57,5; Ez 16,21; inaugurazione di città con sacrificio di figli 1 Re 16,34; cfr. Gs 6,26 maledizione; sacrificio del primogenito da parte di re di Moab e orrore in Israele 2 Re 3,26s). Se non si conoscono i veri fatti del paganesimo, si nutrirà una visione romantica d’esso.

     Vi è una grande ignoranza fra i cristiani anche riguardo al complesso sistema sacrificale ebraico e, quindi, riguardo alla differenza fra «peccato» (natura peccaminosa) e «peccati» (trasgressioni; cfr. 1 Gv 1,8ss). Per questo vi sono concezioni un po’ «povere» e riduttive riguardo al sacrificio di Cristo. Il principio di base di ogni sacrificio, prescritto da Dio, è questo: espiazione (copertura del peccato) e sostituzione: una vita innocente viene sacrificata, affinché il colpevole penitente ottenga giustificazione e possa continuare a vivere. Qui vengono coniugati insieme la giustizia divina, che reclama il giusto giudizio, e la sua misericordia, che dona la giustificazione nel sostituto al peccatore penitente.

     Una mirabile e illustrativa ricorrenza era quella dell’annuale «gran giorno delle espiazioni» (Lv 16). Il principio era questo: vita per vita (cfr. Es 21,24; Lv 24,18; Dt 19,21). In questo giorno, un capro moriva, mentre l’altro veniva lasciato libero. Il sangue veniva portato dal sommo sacerdote nel luogo santissimo e spruzzato sul coperchio dell’arca del patto (= il trono di Dio o della grazia). Nell’arca c’era la Legge, su cui si basava la giustizia di Dio, che reclamava la morte del peccatore. Il sangue, sparso sul coperchio dell’arca, faceva da «copertura»: la legge era appagata dalla morte di una vittima innocente e Dio faceva grazia al peccatore penitente. «La vita della carne è nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per far l’espiazione per le vostre persone; perché il sangue è quello che fa l’espiazione a costo della vita» (Lv 17,11). «E secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata con sangue; e senza spargimento di sangue non c’è remissione» (Eb 9,22).

     Chi ha problemi con i sacrifici rituali di animali, probabilmente non si rende conto della gravità del suo peccato dinanzi a Dio, né si rende conto di quanto è costato a Gesù Cristo il suo riscatto: un uomo giusto dovette morire, affinché lui, il reo, potesse ottenere riscatto e giustificazione. Infatti, il principio è lo stesso, solo che Gesù portò il suo sangue nel santuario celeste a testimonianza di una salvezza eterna (Eb 9,12ss.24ss).

     Se la devozione deve accadere a proprio arbitrio, cadiamo nuovamente nel paganesimo, che pretende di dare a Dio un riscatto mediante le proprie opere giuste o mediante i sacrifici. Nei sacrifici dell’antico patto era Dio che dava il riscatto all’uomo mediante delle vite innocenti; nel nuovo patto è la stessa cosa, solo che ciò è costato la vita di Gesù Cristo. Se togliamo al cristianesimo il concetto di espiazione (copertura e sostituzione) quale via della giustificazione, essa diventa un umanesimo cristianizzato, basato su un’etica delle buone opere, quindi un paganesimo moraleggiante.

 

Per l’approfondimento di quanto richiesto, rimando alla seguente letteratura.

     ■ Nicola Martella, «Relazione fra animali e uomo nella creazione», Temi delle origini. Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 359-367. Qui troviamo la «questione animalista», che è stata cristianizzata e introdotta addirittura nei culti con animali.

 

     ■ In Nicola Martella, Esegesi delle origini. Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), si vedano i seguenti articoli: «Il ristabilimento spirituale 3,21», pp. 252-255; «La reazione divina verso le offerte e gli offerenti 4,3-7», pp. 282-289. Nel primo articolo troviamo il principio pedagogico del rivestimento, da cui presero il via l’espiazione (copertura del peccato mediante la vita innocente) e, quindi, i sacrifici. Nel secondo articolo troviamo già una pratica consolidata dei sacrifici, che non viene spiegata, visto che era conosciuta in Israele; qui si evidenzia l’arbitrio devozionale, che vuol stabilire ciò, che debba essere gradito a Dio, disattendendo le sue direttive. Caino, invece di «far bene» (ossia sacrificare secondo i precetti divini), come richiesto da Dio, passa dalla falsa religiosità a un altro arbitrio: all’omicidio.

 

     ■ In Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), si vedano i seguenti articoli: «Sacrificio», pp. 310s; «Sacrifici: tabella», pp. 311-314.

 

Animali e logica dei sacrifici? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Animali_sacrifici_Sh.htm

15-01-2011; Aggiornamento: 19-01-2011

 

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