1. LE QUESTIONI: Un lettore
ha richiesto il mio intervento riguardo a una questione dibattuta fra lui e suoi
amici. «Caro Nicola, ecco una domanda per te... Ed ecco anche un paio di
risposte che ho ricevuto. Invoco su di te le Sue benedizioni». {Sandro Bertone;
17-12-2010}
■ Un credente gli ha posto la seguente questione: «Confesso che, oggi, il
mio più grave fardello è costituito dal fatto che trovo difficile comprendere la
logica dei sacrifici. Sarò certamente eretico, ma se posso capire i pagani,
che non avevano altri mezzi, non riesco a capire la necessità per Elohim di
annusare il
profumo di olocausti e vedere sangue versato. Onestamente, non ho
barlumi di comprensione, a cui aggrapparmi; se me ne puoi dare qualcuno, ti sarò
grato… Alfa, ps.».
Egli ha scritto ad alcuni suoi contatti: «Mi aiutate a dare una risposta? Magari
anche più di una... Grazie, Sandro».
■ Un altro credente gli ha risposto: «Caro Sandro, consiglierei vivamente
al fratello in questione di leggere con attenzione l’epistola agli Ebrei,
nella quale questi argomenti vengono trattati. Il sistema degli olocausti e dei
sacrifici mostrava la necessità di una vittima per riconciliare l’uomo
con Dio. Evidentemente il sangue di animali non bastava (Ebrei 10), perciò è
stato necessario un sacrificio eccellente (Cristo). Un caro saluto in
Cristo… Beta, ps.».
■ Ecco, infine, un terzo intervento: «Caro Sandro, la risposta di Beta,
ps. è sufficiente da sola alla comprensione del fatto dal punto di vista
teologico. Chi pensa con orrore ai sacrifici, forse non si accontenterà, perché
alla base c’è una distorsione del pensiero dovuta alla «filosofia animalista»,
dove non c’è differenza fra uomo e animali. Sono gli stessi che si chiedono se
il sacrificio di Gesù non valga anche per il loro gatto! A queste persone
bisogna ricordare che prosciutto, mortadella, coppa, mocetta, capocollo,
bresaola, salame, petto di pollo, bistecche, arrosti, pesce, bottarga, ecc.,
ecc. si ottengono con «sacrifici» di animali, non per Dio, ma per il ventre
dell’uomo, e lì va tutto bene, anche se finisce tutto... in cacca. Espresso
in altro modo: per il mio stomaco va bene, ma… Dio come osa? Ben scrisse
l’Apostolo: “...il cui dio è il ventre”! Vedi, dunque, se questa
riflessione ti può essere utile. Ciao… Gamma, ps.».
2. ALCUNE RISPOSTE: Vi è
una grande ignoranza oggigiorno, anche fra i cristiani, riguardo ai
sistemi sacrificali, che nei millenni passati hanno caratterizzato i vari tipi
di paganesimo, il cui cuore era spesso il sacrificio umano; uno studio
approfondito dell’AT mostra tale prassi usuale e diffusa, che venne copiata
anche da israeliti apostati (figli sacrificati Dt 18,10; 2 Re 16,3; 17,17; 21,6;
23,10; Gr 32,35; Ez 16,21; 20,26.31; 23,37; uomini scannati ritualmente Os 13,2;
figli scannati ritualmente in culti esoterici Is 57,5; Ez 16,21; inaugurazione
di città con sacrificio di figli 1 Re 16,34; cfr. Gs 6,26 maledizione;
sacrificio del primogenito da parte di re di Moab e orrore in Israele 2 Re
3,26s). Se non si conoscono i veri fatti del paganesimo, si nutrirà una visione
romantica d’esso.
Vi è una grande ignoranza fra i cristiani anche riguardo al complesso sistema
sacrificale ebraico e, quindi, riguardo alla differenza fra «peccato»
(natura peccaminosa) e «peccati» (trasgressioni; cfr. 1 Gv 1,8ss). Per questo vi
sono concezioni un po’ «povere» e riduttive riguardo al sacrificio di Cristo. Il
principio di base di ogni sacrificio, prescritto da Dio, è questo:
espiazione (copertura del peccato) e sostituzione: una vita innocente viene
sacrificata, affinché il colpevole penitente ottenga giustificazione e possa
continuare a vivere. Qui vengono coniugati insieme la giustizia divina, che
reclama il giusto giudizio, e la sua misericordia, che dona la giustificazione
nel sostituto al peccatore penitente.
Una mirabile e illustrativa ricorrenza era quella dell’annuale «gran giorno
delle espiazioni» (Lv 16). Il principio era questo: vita per vita (cfr. Es
21,24; Lv 24,18; Dt 19,21). In questo giorno, un capro moriva, mentre l’altro
veniva lasciato libero. Il sangue veniva portato dal sommo sacerdote nel luogo
santissimo e spruzzato sul coperchio dell’arca del patto (= il trono di Dio o
della grazia). Nell’arca c’era la Legge, su cui si basava la giustizia di Dio,
che reclamava la morte del peccatore. Il sangue, sparso sul coperchio dell’arca,
faceva da «copertura»: la legge era appagata dalla morte di una vittima
innocente e Dio faceva grazia al peccatore penitente. «La vita della carne è
nel sangue. Per questo vi ho ordinato di porlo sull’altare per far l’espiazione
per le vostre persone; perché il sangue è quello che fa l’espiazione a costo
della vita» (Lv 17,11). «E secondo la legge, quasi ogni cosa è purificata
con sangue; e senza spargimento di sangue non c’è remissione» (Eb 9,22).
Chi ha problemi con i sacrifici rituali di animali, probabilmente non si rende
conto della gravità del suo peccato dinanzi a Dio, né si rende conto di
quanto è costato a Gesù Cristo il suo riscatto: un uomo giusto dovette morire,
affinché lui, il reo, potesse ottenere riscatto e giustificazione. Infatti, il
principio è lo stesso, solo che Gesù portò il suo sangue nel santuario celeste a
testimonianza di una salvezza eterna (Eb 9,12ss.24ss).
Se la devozione deve accadere a proprio arbitrio, cadiamo nuovamente nel
paganesimo, che pretende di dare a Dio un riscatto mediante le proprie opere
giuste o mediante i sacrifici. Nei sacrifici dell’antico patto era Dio che
dava il riscatto all’uomo mediante delle vite innocenti; nel nuovo patto è
la stessa cosa, solo che ciò è costato la vita di Gesù Cristo. Se togliamo al
cristianesimo il concetto di espiazione (copertura e sostituzione) quale via
della giustificazione, essa diventa un umanesimo cristianizzato, basato
su un’etica delle buone opere, quindi un paganesimo moraleggiante.
Per
l’approfondimento di quanto richiesto, rimando alla seguente letteratura.
■ Nicola Martella, «Relazione fra animali e uomo nella creazione», Temi delle origini.
Le Origini 1 (Punto°A°Croce, Roma 2006), pp. 359-367. Qui troviamo la «questione
animalista», che è stata cristianizzata e introdotta addirittura nei culti
con animali.
■ In Nicola Martella, Esegesi delle origini.
Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006), si vedano i seguenti articoli: «Il
ristabilimento spirituale 3,21», pp. 252-255; «La reazione divina verso
le offerte e gli offerenti 4,3-7», pp. 282-289. Nel primo articolo troviamo il
principio pedagogico del rivestimento, da cui presero il via
l’espiazione (copertura del peccato mediante la vita innocente) e, quindi, i
sacrifici. Nel secondo articolo troviamo già una pratica consolidata dei
sacrifici, che non viene spiegata, visto che era conosciuta in Israele; qui si
evidenzia l’arbitrio devozionale, che vuol stabilire ciò, che debba
essere gradito a Dio, disattendendo le sue direttive. Caino, invece di «far
bene» (ossia sacrificare secondo i precetti divini), come richiesto da Dio,
passa dalla falsa religiosità a un altro arbitrio: all’omicidio.
■ In Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), si vedano i seguenti articoli: «Sacrificio», pp. 310s; «Sacrifici:
tabella», pp. 311-314.
►
Animali e logica dei sacrifici? Parliamone {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Animali_sacrifici_Sh.htm
15-01-2011; Aggiornamento: 19-01-2011 |